lunedì 23 marzo 2009

Il viaggio del Papa in Camerun ed Angola: le speranze dell'Africa, le colpe dell'Occidente (Casavola)


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IL PAPA IN ANGOLA: VIDEO

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Il Papa: "Oggi nessuno dovrebbe più dubitare del fatto che le donne, sulla base della loro dignità pari a quella degli uomini, hanno pieno diritto di inserirsi attivamente in ogni ambito della vita pubblica, e il loro diritto deve essere affermato e protetto anche mediante strumenti legali, là dove questi appaiano necessari" (Discorso ai Movimenti Cattolici per la Promozione della Donna)

Festa africana per Benedetto XVI che, nel nome di Cristo, all’abbraccio del continente si è consegnato senza riserve (Muolo)

Un milione di persone per il Papa in Angola: le foto

UN MILIONE DI FEDELI PER IL PAPA

Il Papa: "Popolo di Dio in Angola e in tutta l’Africa del Sud: Alzatevi! Ponde-vos a caminho! (2 Cr 36, 23). Guardate al futuro con speranza, confidate nelle promesse di Dio e vivete nella sua verità" (Omelia nella Spianata di Cimangola a Luanda)

Guerra al Papa in nome del preservativo (Bordero)

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Il Papa e la rosa (vivente) disegnata dai bambini angolani (Osservatore Romano)

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IL PAPA IN CAMERUN ED ANGOLA: I VIDEO, I PODCAST E LE FOTO

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE IN CAMERUN ED ANGOLA

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I ritardi del continente

LE SPERANZE DELL’AFRICA, LE COLPE DELL’OCCIDENTE

di FRANCESCO PAOLO CASAVOLA

LA settimana in Africa di Benedetto XVI si conclude con la messa celebrata a Luanda in Angola dinanzi a due milioni di cattolici africani.
Nell’incontro con tali moltitudini non c’è, né deve essere rilevato alcun disegno trionfalistico.
Al contrario, il Papa richiama quelle folle, e il mondo intero con esse, al drammatico presente delle popolazioni africane, che hanno bisogno di pace politica e militare all’interno e all’esterno di ciascuno dei loro Stati. Hanno bisogno di economie sane, di istruzione, di sanità. Occorre, superare tradizioni arcaiche e superstizioni, ostilità tribali che accendono pulsioni al genocidio. Una sessualità disordinata insidia la salute pubblica e la funzione ordinante della famiglia. L’intero universo sociale degli africani chiede di non essere abbandonato dai Paesi che in altri continenti hanno raggiunto condizioni di stabilità e benessere.
Se la Chiesa si fa voce degli africani, le speranze per un’Africa avviata a liberarsi dalle sue tante piaghe diverrano sempre più forti e partecipate anche da popoli e Stati non africani. Un segno non marginale di questo futuro possibile è l’iniziativa dell’attuale segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, di affidare a Romano Prodi la presidenza di un gruppo di lavoro per promuovere una più stretta collaborazione tra Onu e Unione africana, quest’ultima ad imitazione del modello dell’Unione europea. Checché se ne pensi e dica, le strutture istituzionali fanno quello che gli uomini, cui sono preposti, sanno nelle loro coscienze di dover fare. Delle convinzioni di un cattolico come Prodi vedremo buon frutto.
Il viaggio del Papa romano è servito anche a risvegliare l’interesse di governi e opinioni pubbliche di Europa, America, Asia intorno alle realtà dell’Africa. Cinquantaquattro Stati così diversi tra loro, sol che si segua le tante storie dislocate sulle varie latitudini di quel continente, dal Mediterraneo che bagnò terre avanzate e civili fin dalla più remota antichità, alle aree equatoriali ove si spinse il colonialismo dei maggiori imperi europei, al Sud-Africa anglo-boero. Francesi, iberici, belgi, tedeschi, italiani, anglo-sassoni hanno colonizzato quel continente immenso. Ma lo hanno civilizzato?
Certo, infrastrutture e tecnologie sono state importate ma non accompagnate da principi e regole cui le classi dirigenti locali avrebbero dovuto attenersi per dare alla condizione umana la stessa dignità riconosciuta agli esseri umani nati sotto altri cieli. Salvo poche aree, l’arretratezza del continente africano è frutto della inadeguata solidarietà internazionale, in particolare delle nazioni ricche dell’Occidente, e dei vizi particolaristici e corporativi dei ceti politici africani. L’Onu dovrebbe poter canalizzare più risorse per il riscatto civile dell’Africa per trovarsi meno esposta ad inviarvi truppe in missione di pace, finora apparse non all’altezza del compito. Chi ha operato meglio e disinteressatamente per gli africani lo si deve cercare nel volontariato umanitario e tra i religiosi. La Chiesa cattolica, con la rete dei suoi episcopati, si è come integrata con i suoi vescovi e preti e missionari e suore nei bisogni fisici e spirituali di quelle popolazioni. L’organizzazione gerarchica, centripeta e universale della Chiesa cattolica le dà una capacità di annuncio e di ascolto non comparabile con quella di alcun altra agenzia culturale e sociale, che abbia irradiazione sulla terra intera.

© Copyright Il Messaggero, 23 marzo 2009 consultabile online anche qui.

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