lunedì 22 giugno 2009

Il Papa nella terra di Padre Pio: «L'amore nel cuore, ma era uomo di preghiera». Attenti ai rischi di «attivismo e secolarizzazione» (Bobbio)


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Su segnalazione della nostra Elisabetta leggiamo:

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«L'amore nel cuore, ma era uomo di preghiera». Attenti ai rischi di «attivismo e secolarizzazione»

nostro servizio

Alberto Bobbio

San Giovanni Rotondo (Foggia).

Padre Pio è l'esempio della «forza dell'amore di Cristo». Joseph Ratzinger si inginocchia davanti alla teca di cristallo che contiene la salma di Padre Pio da Pietrelcina nella cripta nella vecchia chiesa di San Giovanni Rotondo. Dall'anno scorso, cioè da quando le spoglie mortali di uno dei santi più amati del mondo sono state esposte alla devozione pubblica, sono passati qui davanti quasi sei milioni e mezzo di pellegrini, oltre 18 mila al giorno. Benedetto XVI è il primo di questa mattina di vento, freddo e pioggia.
Lo attendono 50 mila fedeli sulla piazza della nuova chiesa dedicata a San Pio, realizzata da Renzo Piano.
La visita di Benedetto XVI è la corona di un anno di eccezione per questa piccola cittadina del Gargano e per tutti i devoti del santo delle stimmate.
Ratzinger usa più spesso l'espressione «Padre Pio», che non quella di «San Pio», perché è così che la gente ama rivolgersi a lui.
Ne traccia la personalità, accenna «al temperamento» del frate, che qualche volta non venne capito anche da uomini di Chiesa. Celebra la Messa con il suo calice.
E conferma che «Padre Pio conservò i propri doni naturali, ma offrì ogni cosa a Dio, che ha potuto servirsene liberamente per prolungare l'opera di Cristo: annunciare il Vangelo, rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nella spirito». È l'ultimo risarcimento per le incomprensioni, le ostilità, perfino le persecuzioni patite da Padre Pio.
Benedetto XVI insiste su una vita tutta dedicata all'amore e alla carità. E sottolinea che oggi l'amore per gli altri, incarnato in vita da Padre Pio, va speso per i migranti e i rifugiati.
Ratzinger ha legato all'Angelus l'uomo «segno privilegiato della misericordia di Dio» alla necessità dell'«accoglienza» per «le persone che cercano rifugio in altri Paesi sfuggendo da situazioni di guerra, persecuzioni e calamità».
Ha spiegato che l'accoglienza può porre «non poche difficoltà», ma «è tuttavia doverosa» e ha auspicato che con «l'impegno di tutti si riesca a rimuovere le cause di un fenomeno tanto triste». Benedetto XVI ieri ha riproposto la lezione sull'amore, centrale nel suo pontificato, davanti alle spoglie di Padre Pio, uomo che «portava l'amore nel cuore», intrecciandola con la riflessione sulla situazione «difficile e talora drammatica dei rifugiati», il giorno dopo la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite, indicando in padre Pio un esempio dell'amore di Gesù, di «solidarietà fattiva con i sofferenti». Eppure a tutto ciò si arriva solo con la preghiera.
Ratzinger ha riproposto le parole di Paolo VI sul frate di Pietrelcina, pronunciate ai padri capitolari cappuccini nel 1971: «Era un uomo di preghiera e di sofferenza». Poi ha aggiunto che le «sue giornate erano un rosario vissuto», sempre «attento alle situazioni reali delle persone e delle famiglie». È per via della «carità evangelica animata dalla preghiera» che Padre Pio ha voluto costruire la «Casa sollievo della sofferenza», diventato oggi uno degli ospedali di eccellenza in Italia.
Il Papa ha tuttavia messo in guardia dai rischi «dell'attivismo e della secolarizzazione» e ha invitato a comportarsi come Padre Pio, che faceva molto, ma insieme pregava molto. Era insomma anche un buon esempio di sacerdote, che Ratzinger indica a modello nei giorni in cui si avvia l'Anno sacerdotale, ricordando il «fervore» con cui Padre Pio celebrava la Messa ed esercitava il suo ministro in confessionale, facendo scoprire «ai suoi parrocchiani la bellezza della penitenza sacramentale».
Benedetto XVI torna di nuovo a sottolineare che «il sacramento della penitenza va ancor più valorizzato, e i sacerdoti non dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali». Lo dice ai preti, ai religiosi e alle suore riuniti nel pomeriggio nella basilica di Renzo Piano.
È una preoccupazione costante di Joseph Ratzinger quella del ruolo dei sacerdoti e del loro impegno: «Talora si può essere presi da un certo scoraggiamento dinanzi all'affievolimento e persino all'abbandono della fede, che si registra nelle nostre società secolarizzate. Sicuramente occorre trovare nuovi canali per comunicare la verità evangelica agli uomini e alle donne del nostro tempo, ma poiché il contenuto essenziale dell'annuncio cristiano resta sempre lo stesso, è necessario tornare alla sua sorgente originaria, a Gesù Cristo».
La stessa cosa vale per la scienza, di cui ha parlato nella breve visita alla «Casa sollievo della sofferenza» che deve «curare il malato, ma non deve mai disgiungersi dalla filiale fiducia verso Dio». L'altra preoccupazione di Benedetto XVI è per i giovani, soprattutto per quelli provati dalla «disoccupazione» nel «Mezzogiorno d'Italia».
Il Papa li esorta a non perdersi d'animo e li assicura che «la Chiesa non vi abbandona», ma voi, aggiunge, «non abbandonate la Chiesa».

© Copyright Eco di Bergamo, 22 giugno 2009

7 commenti:

Giovanni ha detto...

Ieri ero all'incontro con i giovani nella chiesa di Renzo Piano. E' stato un momento di vera festa e vera gioia. L'abbraccio che il Santo Padre ha piu' volte rivolto a noi giovani è stato come l'abbraccio di un nonno affettuoso. Un nonno consapevole dei problemi della sua "famiglia" e premuroso di farci forza con le sue parole e i suoi gesti. L'aula liturgica era piena in ogni ordine di posti, alcuni banchi erano vuoti solo perchè le persone han preferito stare in piedi piu' vicino al papa. Il calore dei presenti verso il Santo Padre, all'inizio gli impediva quasi di iniziare il discorso, i cori quasi da stadio verso "Benedetto" provenivano soprattutto dai settori dei giovani e, personalmente, mai come in questa occasione ho potuto constatare quanto numerosi siano coloro che amano il papa, checche' ne dica la stampa e la tv. Poi, il papa, come sempre ha saputo calamitare l'attenzione piuttosto che su di se, sul messaggio che aveva da portarci e il calore, questa volta piu' rispettoso, ha sottolineato con applausi tutti i tratti salienti e toccanti del suo breve discorso. E' andato via abbracciandoci di nuovo e assicurandoci la sua preghiera per noi. La chiesa non ci abbandona, noi non abbandoneremo la chiesa.

Gianni

euge ha detto...

Grazie Gianni per la tua eloquente testimonianza!

mariateresa ha detto...

grazie per le belle parole e per la testimonianza.
Lo ripeto: ascoltare il Santo Padre è come bere un bicchiere di acqua di montagna, pura e fresca. Questo è vero sempre, ma in questi ultimi tempi in modo particolare.
E' come disintossicarsi dal buano che siamo costretti a respirare quotidianamente.

Anonimo ha detto...

cos'è l'aula liturgica?

Giovanni ha detto...

Ho voluto condividere la mia esperienza con i "compagni di viaggio" di questo blog perchè da questo blog traggo sempre ottime notizie per la mia formazione cristiana. Mi è sembrato bello poter contribuire nel mio piccolo.
Grazie a tutti voi,
Gianni

Giovanni ha detto...

Nell'architettura post-conciliare si dice aula liturgica:
"L’aula [...] riservata all’assemblea. Essa comprende la navata, il presbiterio, aerea battesimale e penitenziale. Inoltre, d’essa fanno parte integrante e ad essa convengono spazi e luoghi complementari.. L’aula deve essere articolata in modo tale che l’altare ne costituisca il punto principale di riferimento." tratto da "ABC della Liturgia" di don Pietro Jura

Raffaella ha detto...

Grazie di cuore, Gianni :-)
R.