lunedì 22 giugno 2009

Nuova e importante intervista a Mons Bernard Fellay, Superiore della Fraternità San Pio X (Messainlatino)


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Dal blog degli amici di Messainlatino:

Nuova e importante intervista a mons. Fellay.

- Come va il dialogo tra la FSSPX e Roma, che ha creato tanto polverone in gennaio?

Ci siamo chiarite le idee all’inizio di giugno. La decisione del Papa sullo schema dei colloqui verrà annunziato tra pochi giorni. E’ vero che una commissione speciale sarà costituita per la discussione, con alcuni teologi di Roma e alcuni nostri preti.

- Qual è lo scopo di questo riavvicinamento: una struttura speciale per voi in una piccola nicchia, oppure è un cambiamento fondamentale nella Chiesa, secondo Lei?

Bella domanda: chi o che cosa dovrebbe esser cambiato? E’ sbagliato, naturalmente, se qualcuno pretende che l‘intera Chiesa debba cambiare. Noi non siamo il grande nemico. La nostra situazione è comparabile piuttosto a un termometro che mostra la febbre in un corpo. Il fatto è che c’è un problema da risolvere. E non è un problema nostro, ma di leadership nella Chiesa. La Chiesa soffre una crisi seria, e Roma vuole trattarla così blandamente che la malattia si è sviluppata e non si vede più la fine della crisi. Noi proponiamo misure che potrebbero aiutare.

- Ci sono due punti di conflitto: da una parte la vostra tesi, il deposito della Fede è generalmente in pericolo, e il vostro rifiuto di documenti specifici del Concilio Vaticano II. Volete che Roma ritiri o modifichi tali documenti, o è possibile un accordo del tipo: "siamo d’accordo che voi non siate d’accordo"?

La confusione attuale viene in larga parte da una crisi culturale del mondo e non solo della Chiesa: una crisi del pensiero, della filosofia. Alcuni punti della crisi comunque hanno anche preso forma concreta al Concilio. Noi vediamo alcune cause della crisi nel Concilio. Roma dovrebbe prepararsi a chiarificare, perché ci sono molte interpretazioni del Concilio Vaticano. Che cosa esattamente noi dovremmo riconoscere? Ogni teologo interpreta i documenti in modo così diverso. Il Santo Padre ha già dovuto condannare l’interpretazione del Concilio come discontinuità e rottura col passato.
Ma l’80% dei vescovi e dei teologi vogliono questa frattura. In questa materia, non siamo noi il problema.

- Voi non solo rifiutate certe interpretazioni ma anche alcuni documenti conciliari in se stessi, quando si tratta di libertà religiosa e rispetto per altre religioni.

Un esempio. La dichiarazione sulla collegialità dei vescovi (Lumen Gentium) che fu perfino corretta durante il Concilio dal Papa Paolo VI...
Il testo conciliare può essere interpretato in un senso cattolico con un testo che il Papa emanò, la cosiddetta Nota praevia (Paolo VI stabilì che i vescovi possono condurre la Chiesa, come collegio, solo "sotto e con il Papa"). Purtroppo alcuni leggono il Concilio senza la Nota praevia.

- Una Nota praevia papale su queste due dichiarazioni disputate soddisferebbe le vostre richieste?

Non possiamo pretendere di dettare cosa e come la Chiesa pensa. Non è mai stata la nostra idea. Noi diciamo: la Chiesa finora ha insegnato così e così, e ora sorge qualcosa che non è chiaro. Chiediamo questo chiarimento.

- L’altra principale asperità tra voi e Roma è il rito tridentino. Vista la riautorizzazione del Papa di questo rito, ciò è stato in buona parte risolto. E’ sufficiente così per voi, o vi sareste aspettati ancora di più?

Sono sicuro che arriverà ancora di più in futuro. Non per noi, ma per Roma stessa la situazione liturgica va migliorata. Arriverà.

- Il Papa ha facilmente adattato il vecchio rito, per esempio per una revisione della preghiera del Venerdì Santo per gli Ebrei. Voi pregate la vecchia versione?

Sì, preghiamo la vecchia.

- Sarebbe possibile per voi seguire il Papa e introdurre la nuova preghiera?

Sì, sarebbe possibile. Quanto dice il Papa, non contraddice la fede. E’ più un problema contro la Storia, anche per l’attitudine del fedele. La preghiera del Venerdì Santo è una delle più antiche preghiere che abbiamo.

- Per una riconciliazione con Roma, probabilmente occorre dare qualche dichiarazione di lealtà. La potete dare anche se la Chiesa non torna a vestirsi in tutti i punti con gli abiti pre-Vaticano II?

Io direi piuttosto: se i principi cattolici sono stati chiariti, anche se non tutto è stato risolto, allora è possibile. C’è una questione molto pratica, che è ora evidente e che è: Come siamo accettati? C’è un blocco molto forte. Questo al momento ci impedisce di andare avanti. Se vediamo troppa opposizione, allora diciamo semplicemente: bene aspettiamo ancora un poco.

- Un attuale punto di contesa è l’annunzio della FSSPX delle ordinazioni di 3 preti il 27 giugno a Zaitzkofen in Germania. Molti vedono questo come una provocazione per Roma e il Papa, la cui mano spiegata ora viene respinta.

Mi spiace che ciò sia visto come una provocazione. Queste ordinazioni sono state fatto ogni anno per 30 anni nella stessa forma. Quando abbiamo parlato con Roma delle scomuniche ecc., mai è stata sollevata alcuna questione che queste ordinazioni non dovessero più avvenire. Per noi è questione di vita, come respirare, abbiamo bisogno di questi preti.

- Tutto non può dipendere da queste tre ordinazioni. Non sarebbe stato prudente sospendere le ordinazioni per migliorare il clima.

Il problema è solo in Germania. A Roma, c’è simpatia per queste ordinazioni, anche se dicono che è illegale e non conforme al diritto canonico. Ci hanno detto che siamo in uno stato intermedio in cui possiamo parlare di pace, in cui Roma può anche osservarci. Noi non abbiamo nulla in contrario, se Roma volesse mandarci un osservatore. Lo abbiamo offerto, ma forse non abbastanza chiaramente.

- Vi ha sorpreso che Roma non abbia posto condizioni per revocare le scomuniche?

No, no davvero. Riguarda un riavvicinamento, Questo può solo avvenire attraverso piccoli passi, per via di tutte le ferite e di ciò che è successo. In questo senso, quel gesto del Papa, che noi accettiamo con gratitudine, aveva anche lo scopo di migliorare il clima. Per nostra parte, c’è apertura, ma in nessun caso per cambiare il nostro lavoro.

- Con la revoca delle scomuniche, il Papa è stato spesso comparato al padre che riprende il figliol prodigo che torna pieno di rimorsi. E’ stato così, o voi non vi vedete come figliol prodigo pentito?

Sì, sì, ma non più in quella direzione. Ma c’è un’apertura da parte nostra. Abbiamo chiesto questi colloqui, e la richiesta è stata accettata. Ci spiace che certuni cerchino di sabotarli, con il loro attuale odio.

- Perché non fare le ordinazioni sacerdotali altrove? L’aspra reazione dei vescovi tedeschi era prevedibile.

A questo punto, uno vede che c’è mala fede. Possiamo fare quel che si vuole, noi siamo la pecora nera comunque. Questa è la mia impressione. A un certo punto, noi diciamo che non faremo altre ritirate. Dovete capire.

- Voi quindi non ravvisate alcun ripudio del Papa nei vostri atti

Quella sarebbe una errata interpretazione dei fatti. Questo non è un atto ostile, l’ho scritto al Papa e chiesto a lui, dovrebbe considerare queste ordinazioni come non un atto di ribellione, ma un passo di sopravvivenza in circostanze complesse e difficili.

- Comunque Lei voglia interpretare le ordinazioni, il Papa è messo in ogni caso in una situazione spiacevole.

Lo capisco bene. Questa situazione è molto spiacevole per tutti. Mi lasci ripetere: questo problema viene dalle differenti correnti nella Chiesa, che anche loro possono difficilmente sopportare. Questo problema alla fine può solo essere risolto dal papa. Ma io non sono nemmeno sicuro se potrà mai essere risolto.

- Che cosa sta facendo mons. Williamson ora?

E’ a Londra. Prega, studia, null’altro.

- C’è una fine prevedibile al suo esilio interno.

Io non la vedo. L’intera questione dipende da lui.

- Lei vorrebbe una maggior presa di distanza dalla sua negazione dell’Olocausto.

Se una dichiarazione come quella si ripetesse, allora sarebbe intollerabile.

Fonte: Die Presse, via Cathcon

Messainlatino.it

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella intervista.
Mons. Fellay mi sta proprio simpatico.

Antonio

matteo ha detto...

Ha detto Mons. Fellay: "Per noi è questione di vita, come respirare, abbiamo bisogno di questi preti". Questi preti? Mi domando allora, ma quante categorie di sacerdoti esistono per Mons. Fellay? I sacerdoti prendono linfa vitale da Cristo, che parla a tutti e a tutto in un modo solo. Maddai, per favore...

Matteo