lunedì 22 giugno 2009

Il Papa da San Pio in ginocchio come umile pellegrino (Il Tempo)


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Forse è solo un caso, che in meno di due giorni dall'inizio dell'Anno Sacerdotale, il Papa sia passato dalla memoria del Santo curato di Ars, Giovanni Maria Vianney, alla memoria di San Pio di Pietrelcina.
Come a indicare, a tanti preti periclitanti sulla strada della coerenza col loro ministero, che la via della santità sta nell'ostia consacrata, vale a dire nella celebrazione della messa, e nel sacramento del perdono, ovvero la confessione.
La messa e la confessione come centri e cuore della vita del sacerdote. Il pane e il perdono. Cristo e la sua misericordia. Dopo le icone, i modelli raffinati, sembra che in Benedetto XVI si faccia strada una teologia che fa i conti con la devozione popolare.
Eccolo nei santuari mariani, eccolo ad esaltare le virtù di un curato d'Ars, eccolo inginocchiato davanti all'urna di cristallo che contiene le spoglie mortali del cappuccino con le stimmate. Del pellegrinaggio al Gargano, a San Giovanni Rotondo, forse è il momento che rimane impresso di più nella memoria e che segna, in un modo particolare, questo tratto del pontificato ratzingeriano.
L'avevamo visto a Pavia davanti all'urna di Sant'Agostino d'Ippona. Poi a Montecassino per pregare Benedetto, padre del monachesimo occidentale.
In Valle d'Aosta ricorderà Anselmo d'Aosta, filosofo e teologo; in settembre a Civita di Bagnoregio, San Bonaventura.
Queste visite rappresentano la geografia spirituale e intellettuale di Joseph Ratzinger, i punti fermi della sua teologia o, per meglio dire, «teodicea», il discorso su Dio.
Ma poi è arrivato Manoppello ed ora la calda e variegata fede, in tutte le sue iridescenze mediterranee, di Francesco Forgione, del più universale dei frati cappuccini, di quel figlio di Francesco d'Assisi che ha stupito e incantato, con la sua fede senza misure, il mondo intero. Un altro scarto, si diceva. Sì, perché sino a ieri, era un esercizio (giornalistico, soprattutto) difficile accostare due figure apparentemente così lontane: il Papa teologo e lo stigmatizzato del Gargano; il cultore di una «fede ragionevole» o di una ragione illuminata dalla fede e il mistero delle estasi, delle bilocazioni, ferite d'amore al cuore, trasverberazione, tutti segni dei prodigi divini (per chi crede) che hanno accompagnato l'incredibile parabola di vita di San Pio da Pietrelcina. Padre Pio, robusto uomo di preghiera, manovale del rosario, già in ginocchio alle quattro del mattino, stakanovista del confessionale, col carisma di leggere nel cuore della gente, di trattarla male a fin di bene, di attirare folle incredibili di fedeli, anche i più lontani, i ribelli, i riottosi, i peccatori incalliti che si sentivano benevolmente ed inesorabilmente scrutati fin nelle viscere.
Accanto a Papa Benedetto XVI, nella cripta di Santa Maria delle Grazie, è inginocchiato il vertice della Chiesa Cattolica: il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, il sostituto Filoni; l'intero episcopato pugliese; fuori attendono, trepidanti e commossi, decine di migliaia di pellegrini. I Gruppi di Preghiera, i vip venuti «per grazia ricevuta», i semplici e i professori universitari; gli ambasciatori e i giovani. C'è quasi una suggestione simbolica, ma dev'essere di una potenza inusitata se solo pensiamo che in quattordici mesi di "ostensione"del corpo glorificato di Padre Pio oltre sei milioni e mezzo di fedeli sono giunti sin qui. Dunque, un inedito «faccia a faccia» o incontro spirituale fra Papa Benedetto e Padre Pio.
«I rischi dell'attivismo e della secolarizzazione sono sempre presenti - dice il Papa specie alla folta rappresentanza dei Frati Minori Cappuccini - .
Molti di voi, siete talmente presi da mille incombenze richieste dal servizio ai pellegrini, oppure ai malati nell'ospedale, da correre il rischio di trascurare la cosa veramente necessaria: ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio». È lo «spirito del mondo» che corrode le anime e che si trasforma in attivismo umanitario senza respiro trascendente. È la cultura del fare per il fare che inaridisce la sorgente dello spirito, che rende anche il cristiano insensibile al richiamo dell'assoluto.
Tutto è così sospeso a San Giovanni Rotondo con un Papa, sorridente e felice, pellegrino fra i pellegrini, che ascolta con dolente partecipazione il racconto di Anna Daniele all'ospedale «Casa Sollievo della Sofferenza» («io sono una persona che si è ammalata di cancro»), che esorta il clero di Manfredonia «a non rassegnarsi mai a vedere i confessionali deserti né a limitarsi a constatare la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità e di pace», che avverte l'angoscia dei giovani del Mezzogiorno per la mancanza di lavoro. La visita è scandita dalle bizze del tempo.
Temporali a raffica che risparmiano miracolosamente la celebrazione eucaristica.
È l'artista-prete e teologo sloveno, Marko Ivan Rupnik a raccogliere le espressioni di meraviglia del pontefice. Duemila metri quadrati di rampe e l'intera chiesa inferiore di San Padre Pio (disegno e progetto dell'archistar Renzo Piano) coperti con una sequenza travolgente di mosaici. Cinquantaquattro scene, realizzate col Centro «Aletti» di Roma, di rara efficacia stilistica ed estetica. Oro a profusione, interamente donato dai fedeli. È l'oro della «Santità di Dio». Un'altra opera dal richiamo irresistibile per San Giovanni Rotondo, di una seducente, misteriosa bellezza.

© Copyright Il Tempo, 22 giugno 2009 consultabile online anche qui.

4 commenti:

chiara ha detto...

questo articolo è di de carli.
lo sapete che tempo fa ha detto ai cappuccini che la devozione di ratzinger per padre pio non è radicata come quella del suo predecessore?
l'ha detto uno dei frati sul canale di padre pio.
insomma,mentre tutti erano felici per l'arrivo del papa,de carli pensava solo ai suoi continui e noiosi confronti.
ha stufato..
saluti chiara

Anonimo ha detto...

Ha deluso, oltre che stufato. Lo so ben io, e altri, tacciati nel blog rai vaticano di essere "laici così clericali" per aver osato, in alcuned occasioni, non essere d'accordo con lui.
Ciao, Raffa, buona settimana!
Alessia

euge ha detto...

Per chiara:
Purtroppo, nel fare informazione De Carli non è obiettivo; per quanto egli si spertichi a dire che non ama i confronti, ci ricade continuamente.
Evidentemente, anche lui, fa parte di quei giornalisti " nostalgici " che si rifiutano di ammettere l'evidenza dei fatti e cioè che nonostante le campagne denigratorie ed i continui attacchi interni ed esterni, Papa Benedetto XVI, ha conquistato e sta conquistando i cuori di tanta gente. E' ovvio che a certi questa cosa non va giù........! Ed allora quando se ne presenta l'occasione, ecco che si prova anche in maniera soft, di far passare Benedetto XVI per quello che non è.
Ringraziando Dio, non tutti si lasciano abindolare da questo continuo, insistende e disumano confronto, tra due Papi che prima di tutto, sono stati due amici che hanno collaborato fianco a fianco, per il bene della chiesa.

Raffaella ha detto...

Buona settimana :-))
R.