domenica 31 maggio 2009

Il Papa ha presieduto una delle liturgie più intense e solenni del suo Pontificato: il bellissimo commento di Salvatore Izzo


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Il Papa: "Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale" (Straordinaria omelia del Papa)

Il Papa: L'uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso, si dichiara autonomo, libero, adulto...

Il Papa: bisogna forse che la Chiesa sia meno "affannata" per le attività e più dedita alla preghiera

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Pugno duro di Papa Ratzinger sulla doppia vita dei vescovi in Africa (Bevilacqua)

Riceviamo e con grande gioia e profonda gratitudine pubblichiamo questo bellissimo commento di Salvatore Izzo che analizza l'omelia del Santo Padre in un'ottima particolare e speciale.
Grazie davvero :-)

R.

PAPA: IMMORALITA' E AUTODETERMINAZIONE DISTRUGGONO

(AGI) - CdV, 31 mag.

(di Salvatore Izzo)

Dopo la visita allo Yad Vashem di Gerusalemme, dove ha invocato che non si dimentichi mai il nome di ognuno dei 6 milioni di ebrei uccisi dai nazisti, e la preghiera per i caduti di tutte le guerre, domenica scorsa al cimitero militare polacco di Montecassino sulle tombe di migliaia di ragazzi morti per donare la liberta' al nostro Paese, il Papa tedesco ricorda oggi "le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l'energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite".
Quanto e' accaduto, dice, dovrebbero rappresentare un "perenne monito" per l'uomo di oggi, tentato di "affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell'universo".
Sono parole molto forti quelle usate da Papa Ratzinger, che nel giorno di Pentecoste ha presieduto una delle liturgie piu' solenni e intense del suo Pontificato.
Come non ci si deve assuefare "ai veleni dell'aria, e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi una priorita', altrettanto si dovrebbe fare per cio' che corrompe lo spirito", raccomanda ai fedeli presenti nella Basilica di San Pietro, denunciando nell'omelia l'assuefazione della nostra societa' "a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre societa', ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l'uomo e la donna".
"A questo sembra che ci si abitui senza difficolta'", osserva con tristezza Benedetto XVI che certamente non ignora come i teorici dell'autodeterminazione affermino che "questo e' liberta'" e non siano disposti a riconoscere "che tutto cio' inquina, intossica l'animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa liberta'".
"La metafora del vento impetuoso di Pentecoste (lo Spirito che soffia, ndr) fa pensare - ricorda loro - a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l'aria salubre dello spirito che e' l'amore".
"L'uomo non vuole piu' essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto", rileva il Papa tedesco, per il quale "evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si e' costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del Padre".
Nella grande Baslica (dove le note della straordinaria Harmoniemesse di Franz Joseph Haydn eseguite - nel bicentenario della morte del grande compositore - dalla Kammerorchester di Colonia e dal Coro del Duomo hanno affiancato, durante il rito, la Cappella Musicale Pontificia, che ha eseguito brani di canto gregoriano e lavori di Domenico Bartolucci e del maestro direttore Giuseppe Liberto) la voce dell'anziano Pontefice si alza d'un tratto e ricorda nel tono quella che dovette avere - nella fantasia di Alessandro Manzoni - Fra Cristoforo quando rammento' a Don Rodrigo il suo destino mortale invocando giustizia in nome di "quel Dio, al cui cospetto dobbiamo tutti comparire".
"Nelle mani di un uomo cosi' - ammonisce - il 'fuoco' e le sue enormi potenzialita' diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l'umanita' stessa, come dimostra purtroppo la storia". Questo e' accaduto con i bombardamenti atomici sul Giappone ma, per il Papa, "si potrebbero in verita' trovare molti esempi, meno gravi eppure altrettanto sintomatici, nella realta' di ogni giorno".
Ma quali siano questi esempi Joseph Ratzinger non lo dice, non sceglie cioe' tra le tragedie di Eluana e Terry Schiavo, nelle quali l'autodeterminazione di chi pretende di sostituirsi a Dio per lui ha certamente giocato un ruolo, e la commedia nostrana di un gossip diventato arma impropria fino a mettere in subbuglio le istituzioni.
E in sintonia con i vescovi italiani che si sono rifiutati di commentare vicende personali di politici, raccomanda invece che "la Chiesa sia meno 'affannata' per le attivita' e piu' dedita alla preghiera".
L'attivismo, infatti, potrebbe renderla sorda alla voce dello Spirito che, disceso nel Cenacolo, "l'ha resa missionaria, inviandola ad annunciare a tutti i popoli la vittoria dell'amore divino sul peccato e sulla morte".
"Senza di Lui - si chiede - a che cosa essa si ridurrebbe?
Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria". E, ammette, "in verita' e' cosi' che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un'ottica di fede.
In realta' pero' nella sua vera natura e anche nella sua piu' autentica presenza storica, la Chiesa e' incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore".
Lo testimonia, sottolinea infine salutando i fedeli polacchi, "il servo di Dio Giovanni Paolo II che trent'anni fa ha invocato a Varsavia: 'Scenda il Tuo Spirito! E rinnovi il volto della terra. Questa Terra!". "Noi - conclude dando atto che in quel caso, con la caduta del comunismo, un cambiamento radicale ci fu - siamo testimoni dei cambiamenti che avvengono nel mondo, ma il rinnovarsi del volto della terra non e' possibile senza il rinnovamento dei cuori degli uomini".

© Copyright (AGI)

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Viaggio Apostolico del Papa nella Repubblica Ceca: comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

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ACCADUTO IERI A ROMA E LASCERÀ IL SEGNO

Piccolo, scandaloso dialogo tra un bambino e il Papa

MARINA CORRADI

Dialogo fra il Papa e un bambino.
«Ma tu, avevi mai pensato di diventare Papa?»
E lui, Benedetto: «Non me lo sarei mai immaginato. Ancora ho difficoltà a capire come il Signore abbia pensato a me, destinato proprio me a questo ministero, ma lo accetto dalle sue mani, anche se è una cosa che va molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta».
Accade spesso, e chi ha figli lo sa, che siano i bambini a fare le domande più autentiche: quelle che mettono a nudo, e costringono a guardarsi dentro. Ma tu, avevi mai immaginato di diventare Papa? No, ha sorriso Benedetto XVI, riandando col pensiero a sé, bambino nella Germania della guerra: « Ero un ragazzo abbastanza ingenuo, in un piccolo paese» .
Ma il giovane interlocutore ha spinto il Papa ancora oltre nella sincerità.
Quell’ « ancora ho difficoltà a capire perché il Signore abbia scelto proprio me » sa di un interrogarsi interiore lungamente frequentato, dal giorno dell’elezione al soglio di Pietro; forse già dalle ore in cui sapeva che i voti del Conclave convergevano sulla sua persona.
«Perché proprio me? Questo compito va oltre le mie forze» .
Il segreto lavorio della coscienza del Papa, rivelato dalla domanda di un ragazzino. E ci sarà forse chi se ne stupisce, e chi se ne smarrisce: il Papa, che avverte il suo compito superiore alle sue forze? Che si domanda perché è toccato proprio a lui? Certo, è difficile immaginare che si pongano questa stessa domanda i capi delle nazioni, e i presidenti delle multinazionali che governano il mondo.
Non hanno di queste inquietudini, solitamente, gli uomini che praticano il potere. E se proprio qualcuno glielo chiedesse, se fossero sinceri direbbero: sono qui perché sono il migliore, il più intelligente, il più abile, il più scaltro. Sono qui per il mio merito e per la decisione con cui ho costruito il mio personale progetto. E invece l’uomo che siede sul soglio pontificio ragiona in tutta un’altra prospettiva. Quella di chi è stato scelto per un compito, che non immaginava e a lui stesso pareva troppo gravoso.
Quella di chi, tuttavia, aderisce ad un disegno non suo: certo che Dio lo aiuta. La differenza di sguardo contenuta in quella breve risposta, è radicale.
È lo scarto fra la vita intesa come un proprio autocentrato progetto, o invece come un disegno di Dio, cui liberamente aderire. Nel ' mondo' è così obbligatoria e diffusa la prima prospettiva – la tensione a seguire se stessi, le proprie inclinazioni, e il denaro, la gloria, il potere – che la risposta del Papa a qualcuno potrà sembrare quasi incomprensibile.
Invece quest’uomo ci dice semplicemente che, lì dove è seduto, non ci si è portato da sé, né ha lavorato in tal senso. Ci è stato chiamato, messo, da un disegno altrui e sconosciuto, cui pure ha consentito, per servire la Chiesa.
Perché i cristiani sanno che c’è un disegno per ciascuno: umile, apparentemente comune, o straordinario, ma in nessun caso irrilevante. La risposta dell’uomo a questo disegno si chiama vocazione: ciascuno ha la propria, ognuno è chiamato a un compito, in cui realizzerà la propria vita. Non solo per sé, ma per gli altri. Ogni vita è servizio per gli altri. Ora, oggi questa idea dell’umano destino può apparire sorprendente e scandalosa, nel tempo in cui libertà è solo culto e soddisfazione di inclinazioni, gusti, o di mode. Per il cristiano invece il destino è in un ' sì'; in fin dei conti, in una obbedienza. Ma questa parola da molti anni non piace: vecchia, impronunciabile, proibita. Che assurdità: il nostro destino, ce lo fabbrichiamo solo da noi. E Dio, se anche c’è, è un Dio che con la nostra vita, quella di ogni mattina, non c’entra.
«Ancora ho difficoltà a capire come il Signore abbia potuto pensare a me… » . Piccolo, scandaloso dialogo, a Roma, tra un bambino e un cristiano.

© Copyright Avvenire, 31 maggio 2009

SANTA MESSA E REGINA COELI DI PENTECOSTE: I VIDEO


REGINA COELI: VIDEO INTEGRALE DI THE VATICAN

VIDEO REPUBBLICA TV (Omelia Santa Messa)

SERVIZIO DI STEFANO MARIA PACI (Messa e Regina Coeli)

SERVIZIO THE VATICAN (Santa Messa)

SERVIZIO THE VATICAN (Regina Coeli)

SERVIZIO THE VATICAN (Conclusione mese mariano)

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Benedetto XVI ai bambini: "A dire la verità, non avrei mai pensato di diventare Papa perchè sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo..." (Trascrizione dello splendido dialogo del Papa con i bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria)

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Benedetto XVI: "Mai pensato di diventare Papa". "Difficile ma accetto" (Tgcom)

Il Papa riceve il Presidente ceco Klaus e conferma il viaggio a Praga

Viaggio Apostolico del Papa nella Repubblica Ceca: comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

Divorziati risposati, Mons. Inos Biffi: sono pienamente nella Chiesa (Izzo)

Com’è difficile governare la curia della Santa Sede. E fuori pressano le lobby (Rodari)

Card. Bagnasco: lobby contro la Chiesa, ma non possiamo tradire il Vangelo (Izzo)

Crisi economica, il Papa: la povertà minaccia la pace. L'aids si vince con la fedeltà (Izzo)

"Potenti lobbies cercano di soffocare la voce del Papa". Bagnasco: «Pressioni molto forti da parte di gruppi economici e finanziari» (Galeazzi)

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Papa: Mondo avvelenato da inquinamento morale - punto

Se si allontana da Dio uomo crea nuove Hiroshima e Nagasaki

APCOM

Monito 'ecologista' di Benedetto XVI: "L'inquinamento atmosferico avvelena l'ambiente e gli esseri viventi" ma "esiste anche un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l'esistenza spirituale".
Il Papa celebra la solenne messa di Pentecoste, nella Basilica di San Pietro, e lancia un richiamo a una società in crisi di valori.
"L'impegno ecologico rappresenta oggi una priorità", dice Ratzinger.
"Quello che l'aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l'ambiente e gli esseri viventi - prosegue - così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l'esistenza spirituale".
Ed ancora: "Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell'aria - e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi una priorità - altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito.
Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l'uomo e la donna - prosegue Benedetto XVI - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà.
Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l'animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l'aria salubre dello spirito che è l'amore!". Poi un richiamo anche a quell'uomo che si vuole ergere a dio, mettendo da parte il Creatore dell'universo.
"L'essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell'universo", afferma il Papa teologo.
"L'uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso - dice Ratzinger, spiegando l'immagine dello Spirito Santo - si dichiara autonomo, libero, adulto.
Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre. Nelle mani di un uomo così - prosegue Benedetto XVI - il 'fuoco' e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l'umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia.
A perenne monito - ribadisce - rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l'energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite". Dal Papa anche un invito alla Chiesa.
"Sia "meno 'affannata' per le attività e più dedita alla preghiera". "Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca a un semplice rito o a una pur suggestiva commemorazione - sottolinea il Pontefice - ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l'umile e silenzioso ascolto dell sua parola".
Prima della recita del Regina Coeli - la preghiera mariana di questo periodo liturgico - Joseph Ratzinger ricorda che la Chiesa non è "un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale" o "una sorta di agenzia umanitaria" ma è "un corpo vivo".
"Lo Spirito Santo - dice - è l'anima della Chiesa. Senza di Lui a che cosa essa si ridurrebbe? Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria.
Ed in verità è così che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un'ottica di fede. In realtà, però - prosegue Benedetto XVI - nella sua vera natura e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore. E' un corpo vivo - conclude - la cui vitalità è appunto frutto dell'invisibile Spirito divino".

© Copyright Apcom

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Benedetto XVI: Mai avrei pensato di diventare Papa, ma ho detto sì (Apcom)

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Il Papa: Ho ancora difficoltà a capire perché Dio mi ha scelto (Velino)

Il Papa: "Non so perché Dio abbia scelto me" (Il Giornale)

Il Papa conclude il mese mariano alla Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani (Radio Vaticana)

Benedetto XVI ai bambini dell'Infanzia missionaria: non mi aspettavo di diventare Papa, ma il Signore mi aiuta (Radio Vaticana)

Il Papa: Ero un "bambino ingenuo, e mi capitava di litigare" (Repubblica)

Benedetto XVI: "Per dire la verità non avrei mai pensato di diventare Papa". Il commento di Salvatore Izzo

Benedetto XVI: "Mai pensato di diventare Papa". "Difficile ma accetto" (Tgcom)

Il Papa riceve il Presidente ceco Klaus e conferma il viaggio a Praga

Viaggio Apostolico del Papa nella Repubblica Ceca: comunicato della Sala Stampa della Santa Sede

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Card. Bagnasco: lobby contro la Chiesa, ma non possiamo tradire il Vangelo (Izzo)

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Benedetto XVI nella solennità di Pentecoste: lo Spirito Santo scaccia la paura, ci fa sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d'amore. Al Regina Caeli aggiunge: la Chiesa è un corpo vivo, la cui vitalità è frutto dello Spirito divino

La Chiesa è oggi in festa per la solennità di Pentecoste. Benedetto XVI ha presieduto stamani la Santa Messa nella Basilica Vaticana per celebrare la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli nel Cenacolo.
Cinquanta giorni dopo la Pasqua si realizza quanto Gesù aveva promesso ai discepoli: il battesimo nello Spirito Santo e l’effusione di una potenza dall’alto per avere la forza di annunciare il Vangelo a tutte le nazioni. Con la Pentecoste si compie il progetto di Dio di dar vita ad un popolo nuovo e nasce la Chiesa.
Nell’omelia il Santo Padre si è soffermato sulle immagini con cui viene rappresentato lo Spirito Santo.
Al Regina Caeli ha aggiunto che lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


Riferendosi al racconto della Pentecoste negli Atti degli Apostoli, Benedetto XVI ricorda che lo Spirito Santo è rappresentato dalle immagini della tempesta e del fuoco. La tempesta è descritta come “vento impetuoso”. Questa metafora – osserva il Santo Padre - “fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere”. L’aria e lo Spirito Santo – aggiunge il Papa - sono entrambi indispensabili per la vita:

“Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale”.

Al parallelismo tra aria e Spirito Santo il Papa accosta poi un’altra similitudine: “Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria - e per questo l'impegno ecologico rappresenta oggi una priorità - altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo Spirito”. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste – aggiunge Benedetto XVI - fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, “l’aria salubre dello spirito che è l’amore”.

“Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà”.

Il Pontefice si sofferma poi sul fuoco, l’altra immagine dello Spirito Santo che troviamo negli Atti degli Apostoli:

“Il vero fuoco, lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce”.

Dio vuole continuare a donare questo “fuoco” ad ogni generazione umana ed essendo spirito “soffia dove vuole”. La via che Dio ha scelto per “gettare il fuoco sulla terra” – spiega il Papa - è “Gesù, il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto”. Ma l’uomo oggi “sembra affermare se stesso come dio”. Vuole trasformare il mondo “escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo”:

“L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio, conseguenza di una falsa immagine che di Lui si è costruita, come il figlio prodigo della parabola evangelica che crede di realizzare se stesso allontanandosi dalla casa del padre”.

Questo allontanamento non si traduce solo in una deriva spirituale ma anche in un pericolo per l’intera umanità:

“Nelle mani di un uomo così, il ‘fuoco’ e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”.

Ricevere il dono dello Spirito significa comprendere il significato del vivere in comunità alla luce della Scrittura. Nel racconto che descrive la Pentecoste si sottolinea che i discepoli “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”. Questo luogo – spiega il Santo Padre – è il Cenacolo dove “Gesù aveva fatto coi i suoi apostoli l’Ultima Cena, dove era apparso loro risorto”.

“Gli Atti degli Apostoli tuttavia, più che insistere sul luogo fisico, intendono rimarcare l’atteggiamento interiore dei discepoli: ‘Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera’ (At 1,14). Dunque, la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo; e presupposto della concordia è la preghiera”.

Questo presupposto – aggiunge il Papa – vale anche per la Chiesa di oggi:

“Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio mediante l’umile e silenzioso ascolto della sua Parola. Perché la Pentecoste si rinnovi nel nostro tempo, bisogna forse – senza nulla togliere alla libertà di Dio – che la Chiesa sia meno ‘affannata’ per le attività e più dedita alla preghiera”.

Lo Spirito Santo vince la paura. I discepoli – ricorda Benedetto XVI - si erano rifugiati nel Cenacolo dopo l’arresto del loro Maestro e “vi erano rimasti segregati per timore di subire la sua stessa sorte”. A Pentecoste, quando lo Spirito Santo si posò su di loro, quegli uomini “uscirono fuori senza timore e incominciarono ad annunciare a tutti la buona notizia di Cristo crocifisso e risorto”. Non avevano alcun timore – sottolinea il Santo Padre - perché si sentivano nelle mani del più forte:

“Sì, cari fratelli e sorelle, lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona”.

Non si può aver timore – afferma il Papa - se ci si affida a questo amore infinito:

“Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore”.

Al Regina Caeli Benedetto XVI sottolinea poi come lo Spirito Santo, “disceso sulla Chiesa nascente”, l'ha resa missionaria, inviandola ad annunciare a tutti i popoli la vittoria dell'amore divino sul peccato”. Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui - si chiede il Papa - a che cosa si ridurrebbe la Chiesa?

“Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria. Ed in verità è così che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un’ottica di fede. In realtà, però, nella sua vera natura e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore. E’ un corpo vivo, la cui vitalità è appunto frutto dell’invisibile Spirito divino”.

Ricordando che quest'anno la solennità di Pentecoste cade nell'ultimo giorno del mese di maggio, in cui abitualmente si celebra la festa mariana della Visitazione, il Pontefice fa notare che la giovane Maria è “icona stupenda della Chiesa nella perenne giovinezza dello Spirito, della Chiesa missionaria del Verbo incarnato”. Dopo il Regina Caeli, il pensiero del Santo Padre è andato infine ai giovani dell'Abruzzo che in questi giorni si stanno raccogliendo numerosi intorno alla Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù, portata in pellegrinaggio nella loro regione da un gruppo di volontari.

"In comunione con i giovani di quella terra duramente colpita dal terremoto, chiediamo a Cristo morto e risorto di effondere su di loro il suo Spirito di consolazione e di speranza".

© Copyright Radio Vaticana

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VATICANO

Papa: Senza lo Spirito, la Chiesa sarebbe solo un’agenzia umanitaria

Davanti a oltre 30 mila persone Benedetto XVI sottolinea la “giovinezza” della Chiesa che lo Spirito santo spinge alla testimonianza del Verbo incarnato e alla carità. Un ricordo ai perseguitati a causa di Gesù e ai giovani dell’Abruzzo.

Città del Vaticano (AsiaNews)

“Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa”. Senza di esso, la Chiesa sarebbe solo “un’agenzia umanitaria”, come è spesso considerata da coloro che non la guardano con gli occhi della fede. Così il papa alla recita del Regina Caeli quest’oggi, solennità di Pentecoste, che ricorda il dono dello Spirito santo ai discepoli e a Maria riuniti nel cenacolo.
Davanti a una fiumana di almeno 30 mila pellegrini, Benedetto XVI ha detto: “Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui a che cosa essa si ridurrebbe? Sarebbe certamente un grande movimento storico, una complessa e solida istituzione sociale, forse una sorta di agenzia umanitaria. Ed in verità è così che la ritengono quanti la considerano al di fuori di un’ottica di fede. In realtà, però, nella sua vera natura e anche nella sua più autentica presenza storica, la Chiesa è incessantemente plasmata e guidata dallo Spirito del suo Signore. E’ un corpo vivo, la cui vitalità è appunto frutto dell’invisibile Spirito divino”.
La solennità di oggi cade nel giorno in cui la Chiesa celebra la Visitazione di Maria ad Elisabetta (31 maggio). Il pontefice prende spunto da questa coincidenza per parlare della giovinezza di Maria e di quella della Chiesa: “La giovane Maria, che porta in grembo Gesù e, dimentica di sé, accorre in aiuto del prossimo, è icona stupenda della Chiesa nella perenne giovinezza dello Spirito, della Chiesa missionaria del Verbo incarnato, chiamata a portarlo al mondo e a testimoniarlo specialmente nel servizio della carità”.
“Invochiamo – ha concluso il papa - l’intercessione di Maria Santissima, perché ottenga alla Chiesa del nostro tempo di essere potentemente rafforzata dallo Spirito Santo. In modo particolare, sentano la presenza confortatrice del Paraclito le comunità ecclesiali che soffrono persecuzione per il nome di Cristo, perché, partecipando alle sue sofferenze, ricevano in abbondanza lo Spirito della gloria (cfr 1 Pt 4,13-14)”.
Dopo la recita della preghiera mariana il papa ha ricordato in particolare i giovani dell’Abruzzo che in questi giorni si sono radunati per ricordare le Giornate della Gioventù. “In comunione con i giovani di quella terra duramente colpita dal terremoto – ha detto - chiediamo a Cristo morto e risorto di effondere su di loro il suo Spirito di consolazione e di speranza”.

© Copyright AsiaNews

30mila? Suvvia...
R.

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Via le croci dal cimitero: danneggiano l’ambiente

di Emanuele Conti

A Lugo di Romagna la croce sparisce dalle lapidi.
Lo stabilisce una delibera della giunta comunale, datata 6 maggio. Il documento dichiara guerra ai simboli sulle tombe: è vietato l’emblema della cristianità ma son pure vietate la stella di Davide e la mezzaluna islamica così come l’eventuale stemma di famiglia. Bandite dalla nuova area del cimitero anche poesie, motti e dediche varie, fosse anche l’innocuo «la vedova inconsolabile lo ricorda con tanto amore».
L’allegato tecnico alla rivoluzionaria seduta di giunta non lascia dubbi. Al punto 3, relativo ai dati anagrafici, stabilisce che «le scritte ammesse sulla lapide sono due». Cioè: «Nome e cognome, data di nascita e morte». Stop. O, meglio, la maggioranza guidata dal sindaco Raffaele Cortesi (Pd) si dilunga sull’altezza dei caratteri, sul carattere tipografico di stampa, sull’allineamento a destra ma niente dice su quelle due assi incrociate che da sempre accompagnano nell’aldilà i lughesi nonché qualche miliardo di esseri umani. Anzi, Cortesi e compagni qualche riga sotto ribadiscono che «la data di nascita e quella di morte non deve essere precedute da alcun simbolo». Una prosa in linea con le disposizioni: contenuto e forma se ne infischiano delle tradizioni, siano religiose e o grammaticali.
La fotografia del defunto, quella sì, è ammessa. Per lo meno fino a quando a qualche assessore non verrà in mente che si rischia una violazione della privacy o di chissà che cosa. Ma anche con le immagini c’è poco da scherzare: l’allegato sentenzia che «la cornice che contiene la fotografia raffigurante il defunto dovrà essere rigorosamente in metallo cromato non lucido e di dimensioni massime pari al formato A6 verticale».
La massima libertà concessa dalla singolare livella lughese è quella di piazzare una pianta sulla singola sepoltura. «Anche ad arbusto». Consapevoli di essersi spinti un po’ oltre, gli amministratori romagnoli hanno pensato bene di vietare qualsiasi sistema di illuminazione votiva.
Il pacchetto di norme, che vale esclusivamente per le tombe a terra della nuova zona del cimitero, ha fatto sobbalzare sulla sedia tutti i religiosi locali, a cominciare dal vescovo Tommaso Ghirelli.
Il prelato, per ora, si è chiuso in un prudente silenzio, in attesa di sviluppi. A farsi sentire è stato invece il Pdl locale che per bocca del candidato Franco Della Corte ha bollato la decisione di Cortesi - in corsa per la rielezione a sindaco - come «assurda». «E non è solo una faccenda di libertà religiosa - osserva l’esponente del Pdl - ma di espressione nel senso più ampio».
Eppure dopo il patatrac qualcuno ha provato a metterci una pezza. Il progetto, spiega il vicesindaco cattolico Fausto Cavina, andrebbe valutato in termini di «omogenizzazione tipologica», «arredo» uniforme e «funzione». Giusto quella: «La funzione del verde dovrà nel tempo prevalere sull’edificato». Insomma, la croce è stata bandita a causa di una profonda sensibilità ambientalista. Vuoi mettere la spiritualità dell’arbusto?
Cavina prova pure a negare l’evidenza: «A nessuno è mai venuto per la testa di mettere un divieto di porre insegne religiose». Il vicesindaco parla di «semplici indicazioni finalizzate a omogeneizzare gli elementi cercando di limitare, per quanto possibile, l’effetto di disomogeneità». Peccato ci sia la delibera di giunta a smentirlo. E soprattutto qualcuno ha già scoperto gli altarini (quei pochi rimasti, naturalmente). A spiegare come in effetti stanno le cose è l’avvocato Alessandra Nannini, dell’Adiconsum della provincia di Ravenna: «Un cliente si è rivolto a noi per protestare verso un regolamento che gli negava di mettere una semplice croce sulla lapide di un familiare defunto». Emblematica la risposta degli addetti comunali: «Dicono che la scelta di evitare segni sia stata presa per non urtare le diverse sensibilità religiose». Intanto il sindaco, consapevole di averla fatta grossa, sta meditando di scrivere una lettera ai parroci per tranquillizzarli sulle sue intenzioni. Perché i morti, croce o non croce, non votano ma i cattolici a Lugo hanno ancora un certo peso elettorale. Specie la settimana prima del voto.

© Copyright Il Giornale, 31 maggio 2009 consultabile online anche qui .

Al tg5 hanno appena detto che il sindaco, evidentemente terrorizzato (siamo a sei giorni dal voto!), si e' rimangiato tutto.
Io non sono una cittadina di quel paese ma, se lo fossi, avrei gia' costellato di croci (appunto!) il mio taccuino elettorale.
Siamo davvero all'assurdo...

R.

Il Papa: "Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Senza di Lui a che cosa essa si ridurrebbe?"

Clicca qui per leggere le parole del Papa alla recita del Regina Coeli.

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VATICANO

Papa: Lo Spirito è fuoco d’amore, tempesta che purifica l’aria, vincitore della paura

Hiroshima e Nagasaki frutto dell’uomo moderno che come Prometeo, strappa il fuoco agli dei per dimostrarsi “adulto”, ma rischia di compiere opere contro la vita e l’umanità. È urgente un’ecologia non solo verso la natura, ma anche contro i veleni che inquinano lo spirito. Occorre una Chiesa “meno affannata” nelle attività e più dedita alla preghiera perché sia “prolungamento” dell’opera di Cristo.

Città del Vaticano (AsiaNews)

In una basilica di san Pietro tutta addobbato di rosso - fiori, paramenti, altare – Benedetto XVI ha celebrato la messa nella solennità di Pentecoste, che ricorda il dono dello Spirito donato agli apostoli e Maria riuniti nel Cenacolo.
A dare maggiore solennità, oltre al coro della cappella Sistina, vi è stata la presenza del coro del Duomo e della Kammerorchester di Colonia, un insieme di circa 200 elementi che hanno eseguito la Harmoniemesse, una delle ultime messe di Joseph Haydn, nel bicentenario della sua morte.
Il papa, ringraziandoli, ha definito l’opera “una sublime sinfonia per la gloria di Dio”.
Fra tutte le solennità, ha detto il papa, la Pentecoste “si distingue per importanza, perché in essa si attua quello che Gesù stesso aveva annunciato essere lo scopo di tutta la sua missione sulla terra”: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12,49). “Il vero fuoco - ha spiegato - lo Spirito Santo, è stato portato sulla terra da Cristo. Egli non lo ha strappato agli dèi, come fece Prometeo, secondo il mito greco, ma si è fatto mediatore del ‘dono di Dio’ ottenendolo per noi con il più grande atto d’amore della storia: la sua morte in croce”.
Il papa ha precisato che oggi, “la via normale” per incontrare le Spirito e ricevere questo “fuoco” è la Chiesa. Ma per riceverlo, perché la Chiesa sia “il prolungamento dell’opera rinnovatrice di Cristo”, occorre che i cristiani siano come i discepoli “perseveranti e concordi nella preghiera”. Occorre, ha detto, che “la Chiesa sia meno ‘affannata’ per le attività e più dedita alla preghiera”.
Riferendosi poi al racconto della Pentecoste negli Atti degli apostoli, il pontefice si è soffermato sulla descrizione che lì si fa dello Spirito come “tempesta”.
“Chiaramente san Luca [l’autore degli Atti] ha in mente la teofania del Sinai, raccontata nei libri dell’Esodo (19,16-19) e del Deuteronomio (4,10-12.36). Nel mondo antico la tempesta era vista come segno della potenza divina, al cui cospetto l’uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Ma vorrei sottolineare anche un altro aspetto: la tempesta è descritta come ‘vento impetuoso’, e questo fa pensare all’aria, che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci permette di vivere su di esso. Quello che l’aria è per la vita biologica, lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale; e come esiste un inquinamento atmosferico, che avvelena l’ambiente e gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito, che mortifica ed avvelena l’esistenza spirituale. Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria – e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità –, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società - ad esempio immagini che spettacolarizzano il piacere, la violenza o il disprezzo per l’uomo e la donna - a questo sembra che ci si abitui senza difficoltà. Anche questo è libertà, si dice, senza riconoscere che tutto ciò inquina, intossica l’animo soprattutto delle nuove generazioni, e finisce poi per condizionarne la stessa libertà. La metafora del vento impetuoso di Pentecoste fa pensare a quanto invece sia prezioso respirare aria pulita, sia con i polmoni, quella fisica, sia con il cuore, quella spirituale, l’aria salubre dello spirito che è l’amore!”.
Riprendendo poi la similitudine del fuoco, Benedetto XVI spiega più in profondità la differenza fra l’eroe mitico Prometeo e Gesù. Prometeo è il simbolo dell’uomo moderno: “Impossessatosi delle energie del cosmo – il ‘fuoco’ – l’essere umano sembra oggi affermare se stesso come dio e voler trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L’uomo non vuole più essere immagine di Dio, ma di se stesso; si dichiara autonomo, libero, adulto”.
“Nelle mani di un uomo così – ha continuato il papa - il ‘fuoco’ e le sue enormi potenzialità diventano pericolosi: possono ritorcersi contro la vita e l’umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia. A perenne monito rimangono le tragedie di Hiroshima e Nagasaki, dove l’energia atomica, utilizzata per scopi bellici, ha finito per seminare morte in proporzioni inaudite”.
Ritornando infine ancora al racconto della Pentecoste (in cui i discepoli, prima rinchiusi nel Cenacolo, poi coraggiosi annunciatori del Vangelo), Benedetto XVI afferma che lo Spirito “vince la paura”. “Lo Spirito di Dio – ha concluso - dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti i santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore. Con questa fede e questa gioiosa speranza ripetiamo oggi, per intercessione di Maria: ‘Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra!’”.

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