sabato 30 maggio 2009

Benedetto XVI ai bambini dell'Infanzia missionaria: non mi aspettavo di diventare Papa, ma il Signore mi aiuta (Radio Vaticana)


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Benedetto XVI ai bambini dell'Infanzia missionaria: non mi aspettavo di diventare Papa, ma il Signore mi aiuta

Grande entusiasmo, stamani, in Aula Paolo VI per la Festa “Ragazzi, Missionari come Paolo”: 7 mila Bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria provenienti da tutto il mondo si sono riuniti in Vaticano per incontrare Benedetto XVI e per riflettere sulla figura di San Paolo.
Con loro il Papa ha parlato della sua infanzia in Germania e dell’importanza della preghiera e della condivisione. Né ha mancato di confidare i suoi sentimenti al momento dell’elezione a Pontefice. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il servizio di Alessandro Gisotti:


Canti festosi, cori gospel, sventolio di drappi colorati e, ancora, testimonianze e video sulla vita di Gesù e l’Apostolo delle Genti hanno preceduto il momento clou della mattinata in Aula Paolo VI: il colloquio tra il Santo Padre e tre bambini dell’Opera per l’Infanzia Missionaria. Papa Benedetto ha risposto a braccio alle domande dei ragazzi e non ha mancato di soddisfare la curiosità di uno dei piccoli fedeli:

D. - Avresti mai pensato di diventare Papa?

R. - A dire la verità non avrei mai pensato di diventare Papa perché, come ho già detto, sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in un piccolo paese lontano dai centri, nella provincia dimenticata. Eravamo felici di essere in questa provincia e non pensare ad altre cose (…) Devo dire che ho ancora difficoltà a capire come il Signore abbia potuto pensare a me, destinare me per questo Ministero, ma lo accetto dalle Sue mani anche se è una cosa sorprendente e che mi sembra molto oltre le mie forze, ma il Signore mi aiuta.

Rispondendo ad un’altra domanda, il Papa ha ricordato la sua infanzia serena in un piccolo paese bavarese di 400 abitanti. Tra bambini, ha affermato, ci si aiutava e si viveva in uno spirito di comunione, rinvigorito dalla comune fede cattolica. Abbiamo imparato insieme il catechismo, ha detto, ci siamo preparati a ricevere la Prima Comunione e quello è stato un giorno splendido. Tuttavia, ha riconosciuto, non mancavano litigi. Un ricordo che ha dato lo spunto al Pontefice di offrire una riflessione valida per tutti:

“Qualche volta nella vita umana sembra inevitabile litigare, ma è importante l’arte di riconciliarsi, il perdono, ricominciare di nuovo e non lasciare amarezza nell’anima”.

Ma come un bambino può aiutare il Papa ad annunciare il Vangelo? A questo interrogativo, Benedetto XVI ha risposto incoraggiando i ragazzi innanzitutto a pregare, perché con la preghiera, ha detto, apriamo il nostro cuore all’azione di Gesù. Pregare, ha ribadito, è una cosa molto importante che può cambiare il mondo perché rende presente la forza di Dio. Quindi, ha offerto dei consigli pratici su come corredare i momenti importanti della giornata con la preghiera:

“E’ importante cominciare il giorno con una preghiera e finire il giorno con una piccola preghiera, ricordare i genitori con la preghiera prima del pranzo, della cena e alla comune celebrazione della domenica. Una domenica senza la Messa, la grande preghiera comune della Chiesa, non è una vera domenica, manca proprio il cuore della domenica, e così anche la luce per la settimana”.

Pregare ma anche ascoltare e condividere. Il Papa ha evidenziato quanto sia importante fin da piccoli vivere la solidarietà nei confronti dei più bisognosi, come pure di chi non ci risulta particolarmente simpatico:

“Se vediamo un altro che forse ha bisogno, è meno dotato, bisogna aiutarlo e così rendere presente l’amore di Dio senza grandi parole (…) e così divenire insieme una famiglia dove uno ha rispetto dell’altro, sopportare l’altro nella sua alterità, accettare anche gli antipatici, non lasciare che uno sia marginalizzato, ma aiutarlo a integrarsi nella comunità”.

Dopo le parole del Papa, la festa dei giovani è continuata con canti gioiosi. Un entusiasmo che oggi pomeriggio si trasferirà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Qui i giovani pellegrini e parteciperanno alla Messa nel corso della quale rinnoveranno le promesse del Battesimo e il loro impegno missionario nei confronti dei loro coetanei.

E ascoltiamo ora le voci dei bambini presenti in Aula Paolo VI: le ha raccolte Virginia Volpe:

D. – Quanti anni hai e da dove vieni?

R. – Ho 11 anni e vengo da Termoli.

D. – Chi è San Paolo per te?

R. – San Paolo, per me, è come un amico, una persona su cui posso contare e che ha dato se stesso per tutti noi.

D. – Perché sei qui oggi?

R. – Prima di tutto perché possiamo trascorrere un po’ più di tempo insieme, per conoscere persone di altri Paesi e per vedere il Papa.

D. – Da dove vieni e quanti anni hai?

R. – Dall’Abruzzo e ho 14 anni.

D. - Chi è, nel tuo cuore, San Paolo?

R. – E’ una grande persona che ha cercato di portare l’amore in tutto il mondo.

R. – Vengo da Nuoro, dalla Sardegna, ed ho 11 anni.

D. – Perché sei qui oggi?

R. – Perché oggi è la vigilia della Pentecoste e siamo venuti per il Papa.

D. – E nel tuo cuore, chi è Gesù?

R. – E’ un amico, un fratello.

R. – Ho 14 anni e vengo da Venosa, in provincia di Potenza.

D. – Come mai hai fatto così tanta strada per essere qui oggi?

R. – Perché noi, la scorsa estate, abbiamo fatto un campo scuola già in onore di San Paolo, e quindi volevamo ripercorrere il suo cammino.

D. – Chi è San Paolo per te?

R. – E’ una figura molto importante.

D. – E Gesù?

R. – E’ ancora di più: è tutto!

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