venerdì 29 maggio 2009
Il Papa sulla crisi: c'è bisogno di più solidarietà (Accornero)
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Il Papa sulla crisi: c'è bisogno di più solidarietà
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Difesa della vita «in ogni momento» ed emergenza educativa: «Forma essenziale di carità intellettuale su cui impegnarsi»
Pier Giuseppe Accornero
Città del Vaticano
«Da mesi stiamo constatando gli effetti di una crisi finanziaria ed economica che ha colpito duramente lo scenario globale e ha raggiunto in varia misura tutti i Paesi».
Nonostante le misure intraprese a vari livelli, «gli effetti sociali della crisi si fanno sentire, anche duramente» e stanno colpendo «le fasce più deboli della società e soprattutto le famiglie».
Di qui la necessità di intensificare gli interventi di solidarietà o anche di inventare nuovi tipi di aiuto. Perché «non c'è dubbio che dallo spirito cristiano attinga vitalità sempre rinnovata quel senso di solidarietà che è profondamente radicato nel cuore degli italiani e che trova modo di esprimersi con particolare intensità in alcune circostanze drammatiche della vita del Paese, ultima delle quali è stato il devastante terremoto che ha colpito l'Abruzzo».
Se il tema centrale della 59a assemblea generale della Cei - che si conclude oggi in Vaticano con l'intervento finale e la conferenza stampa del presidente cardinale Angelo Bagnasco - è «il compito urgente dell'educazione», non c'è dubbio che a Papa Benedetto stiano molto a cuore gli interventi di solidarietà per le popolazioni variamente colpite.
Per questo, nel discorso all'assemblea generale, elogia la decisione congiunta della Conferenza episcopale italiana e dell'Associazione bancaria italiana di lanciare un fondo di solidarietà, significativamente denominato «Prestito della speranza», che avrà domenica, solennità di Pentecoste, «un momento di partecipazione corale con la colletta nazionale», che costituirà il primo mattone del fondo stesso e che andrà a favore delle famiglie numerose rimaste senza reddito per la perdita del posto di lavoro.
È un'iniziativa, questa del «Prestito della speranza», per la quale Papa Ratzinger desidera esprimere «il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento».
Ma è urgente affrontare anche l'emergenza educativa «in un tempo in cui è forte il fascino delle concezioni relativistiche e nichilistiche della vita» e in un tempo in cui «la legittimità stessa dell'educazione è posta in discussione».
La Chiesa italiana - dice il Papa nel suo discorso, lo ha affermato il presidente Bagnasco nella sua prolusione, lo hanno ribadito molti vescovi in assemblea e nei gruppi di studio - constata che «la difficoltà di formare autentici cristiani si intreccia, fino a confondersi, con la difficoltà di far crescere uomini e donne responsabili e maturi», nei quali e per i quali «la coscienza della verità e del bene e la libera adesione a essi siano al centro del progetto educativo».
Il vero educatore - aggiunge - «sa unire autorità ed esemplarità». Intervenendo a braccio, Benedetto XVI cita una frase che Papa Paolo VI ripeteva spesso: «Oggi servono più testimoni che maestri».
E «una forma essenziale di carità», sulla quale le Chiese in Italia devono vivamente impegnarsi, è «la carità intellettuale». Ne è un esempio - cita Ratzinger - l'impegno «per la promozione di una diffusa mentalità a favore della vita in ogni suo aspetto e momento, con attenzione particolare a quella segnata da grande fragilità e precarietà». Un impegno ben testimoniato - aggiunge - dal manifesto «Liberi per vivere. Amare la vita fino alla fine», che vede il laicato cattolico «concorde nell'operare affinché non manchi nel Paese la coscienza della piena verità sull'uomo e la promozione dell'autentico bene delle persone e della società. I "sì" e i "no" che vi si trovano disegnano i contorni di una vera azione educativa e sono espressione di un amore forte e concreto per ogni persona».
A proposito del terremoto in Abruzzo, Benedetto XVI ricorda con accenti accorati la sua visita agli sfollati «e i lutti, il dolore e i disastri prodotti dal terribile sisma», ma si dice ammirato «dalla fortezza d'animo di quelle popolazioni e dal movimento di solidarietà che si è prontamente avviato da tutte le parti d'Italia».
A margine il nunzio Giuseppe Bertello ha informato che è di circa 10 mila euro la cifra che i vescovi devolveranno ai terremotati dell'Abruzzo: è frutto della rinuncia al tradizionale ricevimento con cena che abitualmente, in occasione dell'assemblea, avviene presso la nunziatura.
© Copyright Eco di Bergamo, 29 maggio 2009
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