sabato 30 maggio 2009

Benedetto XVI: "Per dire la verità non avrei mai pensato di diventare Papa". Il commento di Salvatore Izzo


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Riceviamo e con profonda gratitudine pubblichiamo questo bel riassunto di di Salvatore Izzo alla "confessione" del Santo Padre.

BENEDETTO XVI: NON AVREI MAI PENSATO DI DIOVENTARE PAPA MA LO ACCETTO

di Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 mag.

"Per dire la verita' non avrei mai pensato di diventare Papa: sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in una piccola provincia dimenticata".
Benedetto XVI ha risposto cosi' ai bambini della Pontificia Infanzia Missionaria. "Il Papa - ha ricordato - allora era Pio XI: lo conoscevamo e lo vedevamo come nostro padre, ma in una realta' molto lontana e superiore a noi. E ancora non riesco a capire come il Signore abbia scelto me per questo ministero, che mi sembra molto superiore alle mie forze. Ma lo accetto".
Per i 6 mila ragazzi riuniti nell'Aula Nervi, il Pontefice tedesco -che la piccola portavoce del gruppo ha paragonato a "un nonno dal quale ci si aspettano racconti sulla sua vita" - ha ricostruito la sua infanzia, trascorsa con il fratello Georg a Traunstein, nella Baviera, quasi al confine con l'Austria "in un piccolo paese - ha detto - di 400 abitanti, lontano dalle grandi citta'".
"Da piu' di 70 anni - ha rivelato - non sono piu' stato in quel paese, ma siamo ancora amici". "Negli anni delle elementari eravamo un po' ingenui", ha continuato il Papa alludendo proprio alla lontananza di Traunstein dalle citta'.
"C'erano - ha osservato - alcuni ricchi, altri meno. Noi eravamo arrivati da poco con i nostri genitori (il padre era un commissario della Gendarmeria trasferito da Marktl am Inn, ndr) eravamo un po' stranieri, ma siamo stati accolti bene dagli altri ragazzi, che ci hanno insegnato il loro dialetto e con i quali abbiamo bene collaborato e qualche volta anche litigato.
Ma qualche volta e' inevitabile litigare: l'importante e' poi riconciliarsi senza non lasciare amarezza nell'anima". "Con i nostri compagni - ha aggiunto Joseph Ratzinger - siamo andati insieme sulla nostra strada. Tutti eravamo cattolici e questo e' stato un grande aiuto: abbiamo imparato insieme il catechismo, ci siamo preparati a riceve la prima comunione e quello e' stato un giorno splendido: Gesu' viene da me e entra nella mia propria anima.
E' un incontro concreto con Gesu' che viene da noi tutti". "Al catechismo - ha ricordato ancora l'anziano Pontefice - ci hanno insegnato a riconciliarci.
Abbiamo fatto anche piccoli spettacoli. Poi a 8- 9 anni mi sono fatto chierichetto.
Allora le ministranti non c'erano ancora, le ragazze pero' leggevano meglio di noi. Le differenze di ricchezza e intellignza non contavano. E' importante che ci accettiamo e insieme impariamo a vivere bene".
Ai "piccoli missionari", giunti da tutta Italia e anche da altri Paesi, il Papa teologo ha poi proposto una riflessione a partire dal loro "bel programma: ascoltare, pregare, conoscere, condividere la solidarieta'".
"La preghiera - ha detto - e' una ralta': Dio ci ascolta e entra nella nostra terra, e' operante.
E' importante aiutarsi nel pregare. Bisogna cominciare il giorno con una piccola preghiera e finirla ugualmente con una preghiera al Signore. Cosi' come ringraziarlo insieme ai genitori per i pasti. E una domenica senza la messa non e' una vera domenica perche' manca il cuore, la luce della stettimana". "Dobbiamo aiutare - ha aggiunto - chi non sa pregare". "anche conoscere - ha sottolineato - e' importante: le Scritture ci aiurano a conoscere Gesu'".
"Condividere - ha concluso - e' non volere le cose solo per me stesso. E se l'altro e' meno dotato aiutarlo come in una grande famiglia.
Viviamo in questa grande famiglia della Chiesa. La solidarieta' e' opera missionaria, grazie alla quale il Vangelo diventa realta' del nostro mondo".

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