lunedì 7 dicembre 2009

Il Papa diciassettesimo nella classifica del “Foreign Policy Magazine”: il commento di Roberto Pepe


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Note a freddo - e quindi non emotive - sulla sentenza sul Crocifisso (Pietro De Marco)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Il Papa ed il “Foreign Policy Magazine”

Roberto Pepe

L’aver posizionato al diciassettesimo posto, Papa Benedetto XVI nella speciale classifica indetta dal “Foreign Policy Magazine” statunitense che cita le personalità dell’anno che si sono distinte maggiormente nel campo della Politica estera, lascia alquanto perplessi.
Quasi il 90% dei personaggi «fautori delle grandi idee che hanno dato sostanza al nostro mondo» sono nordamericani e quasi un quarto di questi sono quei banchieri, economisti, finanzieri riabilitati, fautori o compartecipanti o quanto meno persone completamente assenti che hanno “vissuto” l’ultimo terribile crack finanziario statunitense, senza aver mai percepito o visto e sentito nulla di allarmante circa il fallimentare mercato immobiliare locale…
Nell’elenco dei top 100, al primo posto, ovviamente, c’è Ben Bernanke, chairman della Federal Riserve, mentre al secondo, appare il Presidente Obama, ma spicca all’onorevolissimo diciassettesimo posto, Papa Ratzinger, che francamente, pare che sia posto in quell’ordine per un atto formale di cortesia, visto che tra i rappresentanti dell’Europa appaiono un paio di francesi, uno spagnolo, uno svedese, un ceco, uno svizzero un polacco, qualche amico britannico e poi rappresentanti vari di Uganda, Birmania, Bamgladesh,…
Ovviamente nessun italiano, ma bisogna comprendere che nel mondo anglosassone, la Città del Vaticano è vista come una sorte di Italia internazionale.
L’ignoranza nordamericana nei confronti della Cultura o in generale del semplice evolversi dei fatti politici europei continentali è enorme, ma per quanto riguarda la Chiesa Cattolica, è abissale.
Questo atteggiamento non è determinato da cattiveria o antipatia o per minimizzare, con atti di superiorità, l’insieme della vita del vecchio Continente, ma avviene proprio per una forma di ignoranza crassa dovuta alla brevissima storia che gli americani hanno alle spalle, che tende a valorizzare (giustamente per loro) pragmaticamente prima ciò che avviene a casa loro, valutando con il loro metro d’importanza ciò che succede fuori…
Basta leggere la stringa giustificatrice: Papa Benedetto è stato omaggiato dagli statunitensi con il 17° posto tra i maggiori pensatori del mondo…“per aver dimostrato che anche il presunto infallibile può cambiare”
Ma è la motivazione in forma più estesa che segue, quella che mette in luce il metro a dir poco ridicolo, di valutazione: L'elezione del Cardinale Joseph Ratzinger come papa nel 2005 è stata una sorpresa per tutti, incluso se stesso.
Egli è chiamato il "Rottweiler di Dio", per le sue purghe inferte ai riformisti liberali,… Come papa, Benedetto XVI ha certamente spostato l’attuale chiesa ai tempi antecedenti alle riforme apportate dal Concilio Vaticano II, avendo questo tradizionalismo raccolto il plauso in alcuni ambienti, ma ha anche polemiche, soprattutto nell’aver riaccolto un vescovo, noto negazionista dell'Olocausto.
Benedetto XVI è stato schietto sui pericoli del capitalismo senza scrupoli, nella scia della crisi finanziaria e ha messo in guardia contro i pericoli del cambiamento climatico. Ha avuto inizialmente delle incomprensioni con il mondo musulmano, ma ha creato anche sconcerto negli ambienti anglicani, in quanto questi vedono nei suoi atti, tentativi di attirare gli stessi disillusi conservatori anglicani alla Chiesa cattolica di Roma. Comunque, il Papa ha lavorato duramente per il dialogo interreligioso.
Tutto questo è sconcertante, in quanto, per essere citato in quella posizione di classifica doveva esserci qualcosa di veramente importante, invece da quanto è scritto, pare che sia una descrizione, che rappresenta solo una serie di luoghi comuni, di pettegolezzi, di basse insinuazioni citate dai giornali d’opinione, generalmente in antitesi al mondo cattolico.
Questi fatti, però non vanno sottovalutati, in quanto, sono esemplificativi di un modo di intendere il cattolicesimo che parte e proviene proprio dai nostri “critici”, dai nostri “giornalisti”, dai nostri “politici” e, persino, da qualche nostrano cattolicissimo esponente militante. E' chiaro e pure logico, poi, che all'estero, non cattolico, si dia enfasi alle polemiche che emergano proprio in Italia, in antitesi alla Chiesa cattolica, tendenti a stravolgere l'operato del Papa.
Il nostro grande Papa “filosofo” che cerca a tutti i costi di riconsegnare alla dottrina cattolica il vero significato di ispirazione trascendente, a fronte di una relativizzazione progressiva acquisita in modo esponenziale in questi ultimi tempi per questioni esterne (politico pragmatiche), appare nella fotografia che scaturisce da “FP magazine”, terribilmente sbiadito, tanto da non riconoscerlo… Pare quasi una caricatura.
No, non è Lui. (E chissà quante fesserie saranno scritte sugli altri "vincitori" della top 100. E' meglio che non ci sia alcun italiano!)

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