mercoledì 9 dicembre 2009
Il Papa all'udienza: "pazienza e benevolenza di Dio verso l'uomo peccatore" (Izzo)
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo bellissimo ed articolato commento di Salvatore Izzo che ricollega la catechesi di oggi al discorso del Papa in Piazza di Spagna:
PAPA: PAZIENZA E BENEVOLENZA VERSO I PECCATORI
(AGI) - CdV, 9 dic.
(di Salvatore Izzo)
"L'origine del male e' nell'uomo stesso e nell'uso sbagliato della liberta' umana". Benedetto XVI ha voluto riaffermarlo nella catechesi dell'Udienza Generale di oggi, tenuta nell'Aula Nervi per circa 8 mila fedeli, ai quali ha spiegato la "pazienza e benevolenza di Dio verso l'uomo peccatore" con le parole di Ruperto de Deutz, abate benedettino del 12esimo secolo.
Nelle sue pagine, ha sottolineato, "Paolo VI trasse la citazione di Maria 'portio optima et portio maxima' della Chiesa nell'omelia di chiusura del Concilio Vaticano II, l'8 dicembre 1965".
Una citazione che collega il discorso di oggi al monito fatto ieri dal Pontefice in piazza di Spagna e che oggi il Servizio Informazione Religiosa della Chiesa Italiana commenta definendolo "non un anatema o una censura ma un appello alla responsabilita' e alla realta'".
Un monito, e' evidente, al rispetto della dignita' delle persone, anche quelle coinvolte in fatti di cronaca e che dopo essere state "sfruttate fino in fondo" tornano ad essere "invisibili".
La richiesta cioe' "a tenere conto, nel mondo di oggi, per muoversi nella societa' di oggi, non solo dell'ecologia ambientale, ma anche di quella umana". "Cosa dice Maria alla citta'?", si e' chiesto il Papa davanti a 20 mila fedeli e alle autorita' civili di Roma e del Lazio.
E su Avvenire Marina Corradi sintetizza cosi' la risposta: "insegna a guardare agli altri come li guarda Dio.
A guardarli con misericordia, con tenerezza infinita, specialmente i piu' soli e disprezzati".
"Che rivoluzione - commenta la giornalista - dall'indice puntato, dalla 'onesta' indignazione, alla coscienza di un male che tutti ci riguarda, in una comune poverta', e dunque all'abbraccio di una misericordia autenticamente materna. Che capovolgimento inaudito in quello sguardo, ogni volta che un cristiano se ne lascia prendere. Ricominciando ogni mattina. Senza astio, senza scandalo, senza grida. Piu' forte del clamore dei titoli dei giornali, lo sconvolgente annuncio di un Dio che largamente perdona".
"Ognuno nel suo modo puo' incontrare il Signore Gesu' che incessantemente accompagna il nostro cammino e si fa realmente presente nel Pane Eucaristico", ha scandito oggi il Pontefice teologo, che ha anche voluto mettere in guardia oggi gli ottomila fedeli presenti nell'Aula Nervi dal "pericolo di ridimensionare il mistero eucaristico".
Ruperto di Deutz, "scrittore fecondo, attivo in varie e importanti discussioni teologiche del tempo - ha ricordato - intervenne con determinazione nella controversia eucaristica", che nel 1077 aveva condotto alla condanna di Berengario di Tours, colpevole di aver dato "un'interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell'Eucaristia, definendola solo simbolica". Anche se "nel linguaggio della Chiesa non era entrato ancora il termine transustanziazione", ha precisato il Pontefice, Ruperto "si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico".
Altro monito, questo, valido anche nel "nostro tempo", in cui "dimentichiamo troppo facilmente che nell'Eucaristia e' presente Cristo Risorto con il suo corpo, per tirarci fuori da noi, incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci cosi' alla vita nuova", ha aggiunto il Papa a braccio.
"E' veramente un grande dono - ha osservato - la presenza reale di Cristo nel Sacramento dell'Eucaristia". "E' un mistero da adorare e da amare", ha affermato citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, in cui si proclama che "sotto le specie eucaristiche del pane e del vino" e' presente "Cristo tutto intero: Dio e uomo".
"Quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedelta' alla sana dottrina e dona serenita' e liberta' interiore", ha detto ancora Benedetto XVI sempre citando questo abate benedettino del XII secolo. In tempi "segnati da contrasti tra il Papato e l'Impero", a causa della cosiddetta "lotta delle investiture", con la quale "il papato voleva impedire
che la nomina dei vescovi e l'esercizio della loro giurisdizione dipendessero dalle autorita' civili, che erano guidate per lo piu' da motivazioni politiche ed economiche, non certo pastorali", Ruperto - ha affermato - si distinse "per l'integerrima dirittura morale e per il forte attaccamento alla sede di Pietro".
"Nel 1116 - ha rievocato il Papa - gli avversari vollero addirittura processare Ruperto, che benche' assolto da ogni accusa preferi' recarsi per un certo tempo a Siesburg. Poiche', pero', le polemiche non erano ancora cessate quando fece ritorno nel monastero di Liegi, decise di stabilirsi definitivamente in Germania. Nominato abate di Deutz nel 1120, vi rimase fino al 1129, anno della sua morte. Se ne allontano' solo per un pellegrinaggio a Roma, nel 1124".
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