giovedì 10 dicembre 2009
Irlanda: mea culpa dei vescovi su abusi, domani incontro col Papa (Bandini)
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Irlanda: mea culpa dei vescovi su abusi, domani incontro col Papa
Roma, 10 dic (Velino)
“Noi, come vescovi chiediamo perdono a tutti coloro che da bambini sono stati abusati dai preti, alle loro famiglie e a tutte le persone che si sentono giustamente indignate e deluse dalla mancanza di autorità morale e di responsabilità che emerge dal Rapporto”: è il mea culpa dei vescovi irlandesi all’indomani della pubblicazione del Murphy Commission Report (sugli abusi del clero di Dublino), e alla vigilia dell’incontro del Papa con il cardinale Sean Brady, presidente della Conferenza episcopale irlandese, e l’arcivescovo di Dublino, monsignor Diarmuid Martin, domani in Vaticano.
È stato lo stesso Benedetto XVI a volere l’incontro, per “essere informato e valutare la dolorosa situazione della Chiesa in Irlanda a seguito della recente pubblicazione della Murphy Commission Report”, avvenuta il 26 novembre scorso, hanno riferito i due presuli. All’incontro parteciperanno anche i responsabili dei dicasteri della Curia Romana competenti per l’argomento e il nunzio in Irlanda, monsignor Giuseppe Leanza.
I vescovi riuniti in questi giorni a Maynooth per l’Assemblea generale, hanno sospeso l’ordine del giorno predisposto, e dedicato la sessione di ieri al dibattito sul Rapporto.
“Siamo profondamente scioccati dalla dimensione e dalla depravazione degli abusi descritti - continua la nota -. Siamo pieni di vergogna per il modo in cui gli abusi sono stati coperto nella arcidiocesi di Dublino e riconosciamo che questo indica una cultura che era diffusa nella Chiesa. Evitare lo scandalo e preservare la reputazione dei singoli e della Chiesa hanno avuto la precedenza sul benessere dei bambini. Questo non sarebbe mai dovuto succedere e non deve ripetersi. Chiediamo umilmente perdono”.
Già nel giugno scorso Benedetto XVI aveva ricevuto il cardinale Brady e monsignor Martin. In quell’occasione, il Papa aveva esortato la Chiesa a “stabilire la verità di quel che è successo”, ad “assicurare che sia fatta giustizia per tutti”, a “vigilare che le misure messe in atto per prevenire il ripetersi degli abusi siano pienamente applicate” e ad “aiutare il processo di guarigione alle vittime degli abusi”.
Martedì scorso, il nunzio in Irlanda ha incontrato il ministro degli Esteri Michael Martin, che aveva sollevato dure accuse contro la Chiesa e il Vaticano per mancata collaborazione alle richieste della Commissione incaricata di redigere il Rapporto. In particolare sarebbero state inevase due lettere inviate alla nunziatura.
Al termine di un colloquio di circa 45 minuti, il nunzio ha dichiarato: “Ho espresso ancora una volta il mio shock, il mio sgomento e di sicuro comprendo la rabbia e la sofferenza delle vittime degli abusi. Condanniamo totalmente queste azioni e se ci sono stati errori dalla nostra parte chiediamo scusa per questo”.
Il nunzio ha aggiunto che da parte della Chiesa Cattolica “non c’era l’intenzione di non cooperare con la commissione” che ha realizzato l’inchiesta. Quanto alle lettere, il nunzio ha dichiarato che non ha risposto perché pensava fossero copie “per conoscenza”. Quanto al Vaticano, “si sta studiando attentamente” il contenuto del dossier” ha riferito, garantendo che il Papa “prenderà ogni provvedimento necessario”.
Il ministro ha dichiarato di aver chiesto la piena collaborazione della Chiesa su un’ulteriore indagine, riguardante gli abusi commessi nella diocesi di Cloyne, dicendo di attendersi “risposte esaustive”.
Secondo quel rapporto, le pratiche di protezione dei minori a Cloyne sarebbero state “inadeguate e sotto certi aspetti dannose”, e proprio per questo i bambini erano stati “messi a rischio”. Il 7 gennaio scorso la commissione d’inchiesta dell’arcidiocesi di Dublino è stata incaricata di esaminare quello che accadeva nella diocesi retta da John Magee. Una settimana più tardi il cardinale Sean Brady, primate cattolico, aveva risposto a chi pretendeva le dimissioni del vescovo, spiegando che Magee aveva promesso “cambiamenti e progressi nella sua diocesi”. All’inizio di marzo il Magee - segretario privato di tre pontefici, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II - si è dimesso, travolto dalle polemiche per come aveva gestito un'inchiesta su presunti casi di pedofilia nella sua diocesi.
Sul tavolo del Papa potrebbe ora arrivare anche la rinuncia al governo pastorale di monsignor Donal Murray, attualmente vescovo di Limerick, accusato di aver coperto alcuni casi nel corso dei 14 anni in cui è stato vescovo ausiliare di Dublino. Il presule si è difeso dicendo che se c’è stata mancanza di informazione da parte sua non è stata “né deliberata né volontaria” e in alcuni casi lui stesso aveva informazioni lacunose.
Il cardinale Brady ha dichiarato che se dovesse essere dichiarato colpevole monsignor Murray dovrebbe dimettersi. “Il vescovo è in contatto con me - ha detto -. Sta considerando la propria posizione e spera di essere in condizione di commentare presto, e sono fiducioso che farà la cosa giusta”.
Nella loro riunione a Maynooth, i vescovi irlandesi hanno anche discusso delle iniziative da prendere in futuro sulla base di una azione che sarà fondata su “carità, verità, integrità e trasparenza”.
Come prima risposta alla relazione – scrivono i vescovi - abbiamo deciso di chiedere al Consiglio nazionale per la tutela dell’infanzia nella Chiesa cattolica di esplorare con i servizi competenti del governo e delle autorità preposte, un meccanismo che consenta di garantire che le politiche e le pratiche messe in atto dalla Chiesa per la protezione dei bambini siano le migliori e che le accuse di abuso siano adeguatamente trattate”. Inoltre, ammettono, “il Rapporto solleva questioni molto importanti per la Chiesa in Irlanda, compreso il funzionamento della Conferenza episcopale e come i fedeli laici possono essere più efficacemente coinvolti nella vita della Chiesa” scrivono, promettendo a breve considerazioni maggiormente dettagliate.
© Copyright Il Velino, 10 dicembre 2009 consultabile online anche qui.
Le spiegazioni del nunzio sono in effetti inaccettabili soprattutto per la "leggerezza" (per usare un eufemismo) con cui ha trattato le lettere.
R.
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