mercoledì 13 maggio 2009
Zio Pseudo-Berlicche scrive a Pseudo-Malacoda per complimentarsi per le azioni di boicottaggio del viaggio dell'uomo vestito di bianco...
Cari amici, ho appena ricevuto in forma del tutto anonima (perche' non vuole farsi riconoscere!) una "scottante", e' il caso di dirlo, lettera dall'inferno. Eh si'...ci ha scritto lo zio Pseudo-Berlicche.
Perche' ha scritto a noi?
Ma non e' ovvio? Sta cercando suo nipote Pseudo Malacoda ma non riesce a trovarlo...cosi' gli invia questa lettera aperta.
Leggiamola anche noi (ma non facciamoci beccare a sbirciare nella busta!) perche' e' veramente da manuale :-)
R.
"Caro Pseudo-Malacoda,
sarò breve perché so che ti trovi ancora in terra Nemica, a lavorare per il fallimento del viaggio del Papa, dove immagino che ci sia veramente tanta carne da mettere al fuoco, e noi di fuoco ce ne intendiamo. Ma quando il Papa avrà terminato il suo pellegrinaggio in quei luoghi che conobbero i giorni terreni del Nemico fatto Uomo, ricordati di mandare un omaggio, coi complimenti della casa, al giornalista e storico Tom Segev, che sottilizzando sulla differenza tra ebrei “uccisi” e non “sterminati”, come se “fossero stati vittima di un incidente stradale”, ha innalzato un bel muro contro un’eventuale interpretazione positiva del discorso di Benedetto XVI allo Yad Vashem.
Me ne compiaccio, alla faccia dell’ulivo che il vecchietto biancovestito si è dato da fare a piantare come segno di pace. Forse, dico forse, riusciremo a far passare la visita al memoriale dell'Olocausto come l’ennesima gaffe nei discorsi tenuti da Ratzinger e, sempre forse, la prossima volta che lui userà il vocabolo “sterminati” o “sterminio” potremo dire che ha fatto una doverosa “marcia indietro”, benché “tardiva” e ormai “insufficiente”.
Povero me, comincio a parlare con la prevedibilità di certi giornalisti, i cui argomenti puzzano di stantio fin quaggiù, che è tutto dire.
E così Benedetto XVI è di nuovo servito: quelle due parole che potevano sembrare sinonimi, perfettamente intercambiabili ai più, ecco che ora, dopo essere passate sotto la lente d’ingrandimento di un autorevole storico, emergono meglio nella loro differenza. Lo sterminio ti trasmette subito, credo ne converrai, oltre all’idea della pianificazione, anche quella dell’enormità, della massa e dei grandi numeri. Numeri erano infatti quelli con cui i deportati venivano indelebilmente marchiati come animali: una prova altrettanto indelebile che in quegli anni del secolo scorso ci siamo aggirati in Europa assai efficacemente. Noi siamo per i numeri, non per gli individui: “la Bestia è il numero e trasforma in numeri”.
E’ una frase del cardinal Ratzinger, che a quanto pare, ci ha studiati bene, almeno tanto quanto noi teniamo d’occhio lui.
Uccidere è sinonimo di sterminare fino a un certo punto. Mantiene l’azione su un piano più individuale. Uccisi ad uno ad uno. Così ad uno ad uno ti sembra quasi di rivederli, sei milioni di persone, non più numeri, non carne da macello, ma volti e occhi e sguardi, sebbene allucinati dall’orrore, devastati dalle privazioni, squassati dal male ricevuto. Li vedi meno numeri, e più persone, ognuno con il proprio nome e, quindi, la propria individualità e dignità. E’ tipico di chi ragiona alla sequela del Nemico, che ha un nome e chiama per nome le Sue creature; Egli è persona, e cerca la persona.
Guardati bene dal dirlo, ma potrebbe essere questo aspetto che Benedetto XVI ha voluto sottolineare anche con la scelta della parola “uccisi”.
Dirai che le mie sono elucubrazioni esagerate, e potresti aver ragione, ma con questo Papa teologo è sempre meglio non credere alla storiella che “è stato mal consigliato”. Non a caso, il discorso che ha letto al memoriale dello Yad Vashem, suppongo scritto da lui personalmente, va in questa direzione: il nome non dimenticato, l’individuo non cancellato… leggi e dimmi se non è così: “Essi persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi: questi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia, e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l’umanità. I loro nomi, in particolare e soprattutto, sono incisi in modo indelebile nella memoria di Dio Onnipotente” (devo tirare il fiato un attimo , quasi mi sono sentito male a dover trascrivere il nome del Nemico).
E ancora: “Fissando lo sguardo sui volti riflessi nello specchio d’acqua che si stende silenzioso all’interno di questo memoriale, non si può fare a meno di ricordare come ciascuno di loro rechi un nome”. Vedi che quadra? E’ tutto incentrato sulla persona, sul singolo essere umano che, sebbene ucciso da altri uomini nel modo più atroce che siamo stati capaci di consigliare, non sarà mai dimenticato dal Nemico. Non sai quanto tutto ciò renda furioso il nostro signore e padrone: nemmeno le camere a gas e le fosse comuni hanno annientato la speranza? Nemmeno quella spaventosa e superba prova di potenza infernale? Non vogliamo nemmeno pensarci. Per fortuna sembrano non volerci pensare nemmeno coloro che hanno ascoltato o letto il discorso di Benedetto XVI, definendolo inadeguato.
La sua ultima parola a Yad Vashem è stata: sperare. Da un po’ di tempo questo Papa si è odiosamente fissato sulla speranza e non gli basta scriverci su un’intera enciclica per infondere ai suoi quella virtù, ma addirittura, ora cerca di proporla anche a chi professa una religione diversa; ci mancava che citasse “Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei Cieli”!
Per fortuna gli ebrei non credono nel Nuovo Testamento, per cui abbiamo forse qualche chance in più che, alla fine, si facciano prendere dalla disperazione.
Tuo affezionato zio Pseudo-Berlicche"
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5 commenti:
Fantastico!
bellissima
Comunque hanno vinto ancora loro. Non si parla del pellegrinaggio se non per i rapporti coll'ebraismo, per la "gaffe" del mausoleo, per le "colpe" di Pio XI, per gli uccisi e non sterminati, per le scuse non ripetute, eccetera. Che rottura! Quando la smetteremo di fargli la corte?
Spero molto presto...e' tempo di concentrarsi sulla Chiesa Cattolica.
R.
Non hanno vinto loro. Non vincono mai. Si illudono.
Almeno noi dovremmo essere certi. Il discorso di Benedetto allo Yad Vashem ascoltiamolo davvero. Almeno noi.
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