venerdì 13 febbraio 2009

Il Papa: La Shoah? Un crimine contro Dio e l'umanità (Pinna)


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DISCORSO DEL PAPA AGLI EBREI: I VIDEO

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Intervista a Fellay: "Mons. Lefebvre ha accettato il Concilio alla luce della Tradizione" (Prima parte)

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La Shoah? Un crimine contro Dio e l'umanità

Ratzinger chiede perdono e ricuce con gli ebrei. Confermato il viaggio in Israele, si terrà a maggio

Elisa Pinna

CITTA' DEL VATICANO

La Shoah è «un crimine contro Dio e l'umanità» ed è «inaccettabile e intollerabile» chi la dimentica o la minimizza tra gli uomini di Chiesa. Nel suo inglese dal forte accento tedesco, papa Ratzinger, scandisce una per una le parole che ricuciono lo strappo con il mondo ebraico e gli aprono la strada per la sua prossima visita di maggio in Israele, dopo la crisi scoppiata con la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani, tra cui il negazionista Richard Williamson.
Davanti a lui, nella Sala del Concistoro, ci sono una sessantina di rappresentanti delle potente Conferenza dei presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane: è il primo incontro diretto dopo il terremoto provocato dalle dichiarazioni del vescovo ultra-tradizionalista e Benedetto XVI torna a chiedere perdono, a nome del cattolicesimo, «per tutte le ingiustizie che il popolo ebraico ha dovuto soffrire», ma sopratutto afferma che, dopo il Concilio Vaticano II, non c'è posto per gli antisemiti revisionisti nella Chiesa di Roma. È ciò che i suoi ospiti, accolti in un'udienza inserita solo pochi giorni fa nel calendario pontificio, volevano ascoltare.
«Nessun equilibrato osservatore ebreo potrebbe chiedere niente di più al Papa di quanto ha detto oggi», ha commentato a fine udienza David Rosen, uno dei rabbini più impegnati nel dialogo interreligioso. Disco verde dunque per il viaggio in Israele. «La Terra Promessa attende il vostro arrivo», ha annunciato a Ratzinger il rabbino Arthur Schneier che a New York, lo scorso aprile aveva ricevuto il Papa nella East Park Synagogue.
Il Papa sarà accolto da qualsiasi governo si formerà in Israele, ha assicurato ai giornalisti un terzo rabbino presente all'udienza di ieri mattina, rav. Malcolm Hoenlein. Del resto, ha scherzato padre Norbert Hofmann, segretario della Pontificia Commissione per il dialogo con gli ebrei, se si aspetta «che tutti i problemi siano risolti in Terra Santa, si rischia di aspettare fino all'eternità».
Si sta lavorando – hanno riferito i rabbini- per un viaggio in maggio. Le tappe dovrebbero essere la Giordania e il Monte Nebo, da cui Mosè guardò la Terra Promessa, e poi Gerusalemme, Betlemme e Nazareth.
Una delle condizioni poste dal Vaticano è che gli arabi cristiani dei territori e di Gaza possano avere il permesso di superare i check-point per assistere agli incontri con Benedetto XVI. Rimane ancora un grosso punto interrogativo sullo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto dove è posta una targa che accusa Pio XII di silenzio sulla Shoah. Forse Benedetto XVI si fermerà solo sulla porta.
Sicuramente Ratzinger farà tappa al Muro del Pianto: ieri ha ricordato l'immagine simbolo del suo predecessore che, nel 2000, pregò davanti alle possenti pietre di ciò che rimane del Tempio di Erode. «Adesso – ha detto ai suoi interlocutori - faccio mia la sua preghiera: "Signore dei nostri padri, che scegliesti Abramo e i suoi discendenti per portare il tuo Nome alle Nazioni: siamo profondamente addolorati per il comportamento di coloro che nel corso della storia hanno causato sofferenza ai tuoi figli e, nel chiedere perdono, vogliamo impegnare noi stessi per una autentica fratellanza con il Popolo dell'Alleanza"». La Chiesa cattolica – ha poi aggiunto – è «profondamente e irrevocabilmente impegnata nel rifiutare ogni anti-semitismo». «I duemila anni di storia dei rapporti tra giudaismo e Chiesa hanno attraversato molte differenti fasi, alcune delle quali dolorose da ricordare. Ora che siamo in grado di incontraci in uno spirito di riconciliazione – ha concluso – non dobbiamo permettere alle difficoltà del passato di impedirci di offrirci vicendevolmente la mano in nome dell'amicizia».
Con queste parole dovrebbero essere tacitati molti degli osservatori che nei giorni scorsi hanno duramente criticato il Vaticano per non aver detto una parola definitiva sull'Olocausto.

© Copyright Gazzetta del sud, 13 febbraio 2009 consultabile online anche qui.

Leggo:

Nel suo inglese dal forte accento tedesco...

Mah! Probabilmente io leggerei lo stesso discorso con forte accento italiano...e alura?

Rimane ancora un grosso punto interrogativo sullo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto dove è posta una targa che accusa Pio XII di silenzio sulla Shoah. Forse Benedetto XVI si fermerà solo sulla porta.

Beh, quella targa non puo' essere tolta o corretta?
R.

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