giovedì 26 febbraio 2009

Incontro del Papa con il clero romano: lo splendido commento di Salvatore Izzo


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E' con grande piacere ed onore che pubblichiamo questo splendido resoconto dell'incontro del Papa con il clero di Roma, preparato da Salvatore Izzo (Agi).
Si tratta di una vera "chicca", tutta da leggere.
C'e' anche la trascrizione di due simpatici siparietti
:-)
R.

PAPA: RINGRAZIA PARROCI, PORTATE LA REALTA' IN VATICANO

di Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 feb.

Per Benedetto XVi e' molto importante incontrare i sacerdoti della diocesi di Roma, "per conoscere la vita delle parrocchie".
"Vorrei anche io imparare - ha detto ai parroci romani ricevuti questa mattina - ad avvicinarmi alla realta', perche' nel Palazzo Apostolico sono anche un po' distante.
Voi vivete giorno per giorno la realta' delle vostre parrocchie". Rispondendo a braccio alle domande dei sacerdoti il Papa ha chiarito che considera quello di oggi un dialogo "in famiglia". "E' un momento - ha spiegato - di riposo spirituale. Non parla un oracolo, ma siamo in un momento di scambio familiare".
In un'ora e mezzo il Papa ha risposto a otto domande sui temi piu' diversi, come la liturgia, la pastorale giovanile fino alla crisi economica. E lo ha fatto con semplicita' partendo dalla propria esperienza personale. "Non e' sufficiente - ha ricordato - predicare o fare pastorale con il bagaglio prezioso della teologia ma deve essere personalizzato da una conoscenza accademica in visione personale della mia vita per arrivare alle altre persone". Da qui la raccomandazione di non perdere "la semplicita' della verita': Dio c'e' e non e' un essere ipotetico e lontano, ma e' vicino parla con me. Non proponiamo riflessioni o una filosofia, ma proponiamo l'annuncio semplice di Dio che ha agito anche con me". Per Papa Ratzinger, sempre, "il primo aiuto e' la nostra esperienza personale".
"Noi inviamo uomini sulla luna, siamo uomini di questo tempo, viviamo con i mass media di oggi", ma resta per tutti il problema di "farci capire anche agli altri: chi conosce meglio gli uomini di oggi se non il parroco?", si e' chiesto. "Vengono da noi - ha osservato - gli uomini spesso senza maschera, non con alti pretesti, nella situazione della sofferenza, della malattia, della morte, nel confessionale senza maschera, con il loro essere".
Nel suo dialogo con i parroci, il Papa ha offerto anche indicazioni pastorali concrete.
Ad esempio, in tema di pastorale giovanile ha ricordato che "e' necessaria la permanenza del giovane sacerdote in una parrocchia per dare orientamento ai giovani" in quanto, "senza dubbio, la relazione personale con l'educatore e' importante, e serve un certo periodo per orientare insieme".
"Dunque non si puo' cambiare parrocchia ogni giorno, se no si perde questo orientamento. Ma e' anche vero - ha aggiunto - che il giovane sacerdote deve fare esperienze diverse in ambienti culturali diversi, per arrivare alla maturita' come parroco e dedicarsi stabilmente a una comunita'".

Questo periodo, secondo il Pontefice, potrebbe essere di tre anni: "dai 16 ai 19 anni di eta', infatti, i giovani - ha spiegato - maturano una crescita e dei cambiamenti che sono paragonabili a quelli di un decennio, ad esempio a come si cambia tra i 40 e i 50, si forma loro personalita' e si avvia un cammino interiore di grande estensione esistenziale.

Ecco - ha detto il Papa - penso che tre anni per il vice parroco siano un tempo sufficiente per formare una generazione e dunque possono essere il tempo giusto per riconciliare i due bisogni: da una parte la crescita del sacerdote giovane per arricchire la sua esperienza unmana, dall'altra parte la crescita dei giovani".

Poi sorridendo Joseph Ratzinger si e' rivolto al cardinale vicario Agostino Vallini che in concreto deve poi decidere le destinazioni del clero: "non so cosa ne direbbe?", ha chiesto mentre i sacerdoti ridevano e applaudivano.

E Vallini non si e' sottratto: "Padre Santo - ha risposto il successore di Ruini - naturalmente condivido le due esigenze e la necessita' della composizione delle due esigenze. Mi sembra che gia' da prima del mio arrivo si stia cercando di conservare questa permanenza sufficiente dei giovani sacerdoti. Il problema talvolta nasce pero' nella relazione tra parroco e vicario parrocchiale, tocco un nervo scoperto, e poi c'e' anche il problema della scarsita' di giovani sacerdoti: per il numero delle vocazioni forse dovremo fare di piu', credo che il Signore continui a chiamare anche oggi i giovani al sacerdozio, si tratta di ascoltare questa chiamata".
I sacerdoti presenti nell'Aula delle Benedizioni sembravano ancora non soddisfatti e allora Vallini ha promesso: "per quello che potro' mi regolero' nelle linee che ci ha indicato il Santo Padre". E il Papa lo ha ringraziato "per la fiducia che Roma puo' dare piu' candidati. Dobbiamo tutti - ha esortato - fare il nostro meglio per incoraggiare i giovani e dire loro che e' bene lavorare per il Signore".
Al termine dell'incontro, un religioso ha letto un sonetto in romanesco dedicato alla visita che Benedetto XVI compira' il prossimo 9 marzo in Campidoglio.

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CRISI: PAPA, DIETRO CROLLO GRANDI BANCHE PECCATO IDOLATRIA

(AGI) - CdV, 26 feb.

"Il crollo delle grandi banche americane mostra quello che e' l'erorre di fondo: l'avarizia e l'idolatria che oscurano il vero Dio, ed e' sempre la falsificazione di Dio in Mammona che ritorna". Lo ha detto Benedetto XVI rispondendo a una domanda sulla crisi economica mondiale nel corso del dialogo a braccio di oggi con i parroci romani. "La Chiesa - ha spiegato - ha sempre questo compito di essere vigilante, di cercare essa stessa, comprendendo le ragioni del mondo economico, di illuminare questo ragionamento con la fede che ci libera dal peccato. Per questo deve farsi sentire ai diversi livelli per aiutare a correggere tanti interessi personali e di gruppi, nazionali e sopranzionali, che si oppongono alle correzioni alla radice dei problemi". E anche se non riesce mai a promuovere "una correzione radicale e totale, dobbiamo fare di tutto perche' ci siano correzioni sufficienti per far vivere e ostacolare l'affermarsi dell'egoismo che si presenta anche sotto le forme della scienza".
Per il Papa e' anche sul terreno della riflessine sull'economia che bisogna saper rispondere, infatti, ha aggiunto, "i grandi moralismi non aiutano se non sono sostanziati con la conoscenza della realta' che aiuta a capire cosa si puo' in concreto fare per cambiare la situazione". "Prepariamo - ha confermato - un'enciclica su questi punti, e vedo come e' difficile parlare con competenza e consapevolezza etica, creata e educata da un'esperienza formata dai Vangeli".
Nella sua risposta Papa Benedetto ha ricordato i due livelli della presente crisi finanziaria: quello della "macroeconomia" e quello della vita concreta delle persone che perdono il lavoro o la casa. In entrambi, ha spiegato, la Chiesa deve impegnarsi. Ma in entrambi dobbiamo fare i conti con "la realta' del peccato originale, e dobbiamo fare appello a una ragione lucida". Se non esitesse il peccato originale, infatti, "la buona volonta' basterebbe a risolvere i problemi, ma non e' cosi': la ragione e' oscurata dalla tentazione di ciascuno di volere il mondo per se'. E' oscurata cioe' da false premesse che ci fanno fare grandi passi avanti sulla strada sbagliata". Per questo, ha osservato, il "dialogo e' difficile senza la luce della fede che entra nella nostra vita". Senza di essa, infatti, "non sappiamo vedere la strada da percorrere, che e' quella della rinuncia a me stesso, di correzione della mia volonta' in favore dell'altro"
Da parte sua la Chiesa deve alzare la sua voce con una "denuncia ragionevole e ragionata degli errori, nella quale le ragioni concrete si fanno comprensibili". E' questo, ha scandito Ratzinger, "un mandato della Chiesa da sempre: da Leone XIII si cerca di fare denunce, ma non sono sufficienti: l'assenso della ragione esige poi la correzione dei comportamenti". Il problema con il quale confrontarsi "non e' un concetto astratto di peccato, si riferisce alla giustizia che Dio ci da' e la giustizia non si puo' creare solo con modelli economici buoni, che sono necessari, ma si realizza solo se ci sono i giusti: se non ci sono, se non c'e' lavoro umile e quotidiano per convertire i curoi a Dio, allora non c'e' neanche la giustizia collettiva". Per il Pontefice, cioe', "le strutture buone non si realizzano se si oppone ad esse l'egoismo, anche quello di persone competenti". Cosi' "per arrivare ai grandi scopi dell'umanita' bisogna dare degli orientamenti, come gia' fanno i vescovi e le Conferenze Episcopali, perche' tutti dobbiamo erudire alla giustizia. Ma questo non basta: ce lo insegna il dialogo tra Dio e Abramo nel Vecchio Testamento, quando Abramo chiede di salvare la citta' perche' ci sono 100 giusti, e il Signore gli risponde che anche solo dieci sono sufficienti. Ma - ha affermato il Papa teologo - se mancano 10 giusti con tutta la dottrina la citta' non sopravvive: il nostro lavoro nelle parrocchie e' che ci siano tanti giusti e cosi' ci sia giustiza nel mondo". I due livelli quello della macroeconomia e quello della formazione delle coscienze, ha concluso, "sono inscindibili, come ricorda la mia prioma enciclica (la "Deus caritas est", ndr) la carita' rimane oltre la giustizia, la carita' e' educare alla fede e guidare a Dio".

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PAPA: PRIMATO PETRINO GARANTISCE CHIESA DA NAZIONALISMI

(AGI) - CdV, 26 feb.

"Il ministero di Pietro garantisce l'universalita' della Chiesa e la trascendenza dai nazionalismi e da altre frontiere, e 'si realizza nella carita'".
Benedetto XVI lo ha ricordato oggi ai parroci di Roma. "Il primato - ha spiegato - non e' da intendere come una volonta' di supremazia, ma rappresenta il bisogno, avvertito anche da altre chiese, di un punto unificante, necessario per non cadere nel nazionalismo, per evitare cioe' l'identificazione con una determinata cultura e essere sempre costretti ad aprirsi a tutti gli altri".

Lo scopo del primato dunque e "garantire la cattolicita' nella ricchezza delle culture e nello stesso tempo escludere ogni tipo di assolutizzazione. E'una garanzia contro le mode, i particolarismi, le eresie sempre assunte in funzione di un aspetto, mentre la fede guarda all' integralita".

Solo cosi' la Chiesa, secondo il Papa, "puo' dare esempio della carita' che significa soprattutto 'amore per gli altri e responsabilita' per i poveri e gli abbandonati'.
Tra le domande dei parroci, una riguardava il problema delle indulgenze e delle pratiche tradizionali di pieta' cristiana come i 9 venerdi' del mese, un po' in disuso dopo il Concilio.
"Nessuno - ha risposto il Papa teologo - deve 'disprezzare' le indulgenze e le manifestazioni di devozione popolare: anche attraverso di esse si partecipa - ha concluso - alla comunione della Chiesa".

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CATTOLICI: PAPA, IMPEGNO PER GIUSTIZIA, MORALITA' E VERITA'

(AGI) - CdV, 26 feb.

"I cristiani devono essere oggi fermento di giustizia, di integrita' morale, di carita', perche' la societa' ha bisogno di persone che vivano non per se stesse ma per gli altri". Lo ha detto Benedetto XVI nell'incontro di oggi con 500 sacerdoti della diocesi di Roma. "Questo aspetto della testimonianza - ha aggiunto - va unito a quello della parola: e' la prima, infatti, che da' credibilita' alla seconda, rivelando che la fede non e' una filosofia o un'utopia ma una realta' che fa vivere. A questa opera di evangelizzazione sono necessari percio' preti e catechisti formati culturalmente, ma soprattutto capaci di parlare all'uomo di oggi con la semplicita' della verita'. Per mostrargli che Dio, in realta', non e' un essere lontano ma una persona che parla e che agisce nella vita di ciascuno. Anche qui - ha sottolineato il Pontefice - risulta prezioso il ruolo del parroco, il quale nel suo lavoro pastorale incontra gli uomini senza maschera, nelle situazioni di gioia e di sofferenza che appartengono alla vita quotidiana".

Per il Papa, luogo privilegiato per fare esperienza della vicinanza di Dio e' la liturgia, che essenzialmente e' "una scuola per imparare l'arte di essere uomo e per sperimentare la familiarita' di Cristo.

In questo senso, la catechesi sacramentale e' anche una catechesi esistenziale, perche' mostra che la liturgia non e' una realta' misteriosa e distante, ma e' il cuore dell'essere cristiani e, allo stesso tempo, genera nel credente l'apertura all'altro e al mondo. L'Eucaristia, in particolare, va vissuta come segno e seme di carita'". Il Pontefice ha quindi offerto la sua riflessione su un tema a lui particolarmente caro quale e' quello dell'emergenza educativa. Compito dei sacerdoti, ha rilevato, fin dall'oratorio e' offrire ai giovani una formazione umana integrale. Ed ha ribadito che oggi viviamo in un mondo dove molte persone hanno tante conoscenze ma senza orientamento interiore etico. Per questo, la Chiesa ha il dovere di proporre una formazione umana illuminata dalla fede. Aprirsi dunque alla cultura del nostro tempo, ma indicando criteri di discernimento. Nell'incontro non sono mancati momenti simpatici come quando un parroco del quartiere della Casilina ha declinato un sonetto in romanesco per celebrare la prossima visita di Benedetto XVI in Campidoglio.

Una poesia che Papa Ratzinger ha particolarmente gradito: "Grazie! Abbiamo sentito parlare il cuore romano, che e' un cuore di poesia. E' molto bello sentire un po' di romanesco e sentire che la poesia e' profondamente radicata nel cuore romano. Questo forse - ha concluso il Pontefice - e' un privilegio naturale che il Signore ha dato ai romani, e' un carisma naturale che precede i privilegi ecclesiali ".

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