sabato 14 marzo 2009

Lefebvriani, il sacrificio di Papa Ratzinger


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Lefebvriani il sacrificio di Ratzinger

Gennaro Acquaviva

È certamente la prima volta che un Papa dichiara pubblicamente di essere «sinceramente rammaricato» del fatto che alcuni suoi collaboratori non hanno ritenuto di consultare Internet prima di rendere pubblica una decisione della Santa Sede.
Ma accanto a questo indubbio primato, la lettera di Benedetto XVI ai «cari confratelli nel ministero episcopale» sollecita molte questioni, anche di grande rilievo. Proviamo ad estrarne almeno tre.
La prima è del tutto contingente ma, se assolta, poteva addirittura rendere inutili le varie spiegazioni che il Pontefice si è sentito in dovere di dare pubblicamente circa i comportamenti seguiti nella vicenda della remissione della scomunica ai quattro vescovi lefrebviani.
Sarebbe infatti bastata la comunicazione di uno o più avvicendamenti nell’incarico per quei prelati dimostratisi così inefficienti o maldestri da aver fatto apparire il Papa tedesco quasi un negazionista.

Se il Papa non ha ritenuto di seguire questa via (diventa, certamente, con precedenti e comunque più semplice rispetto alla stesura di una lettera impegnativa), ci saranno state delle ragioni.

E queste ci conducono alla seconda questione: l’amarezza (e anche la durezza) che pervade molta parte della missiva. Papa Benedetto usa San Paolo per rivolgersi ai suoi confratelli: ma dire, senza mezze misure, che nella Chiesa esiste tuttora l’abitudine «di mordere e divorare» «come espressione di una libertà mal interpretata» è comunicare una convinzione profonda.
Una convinzione che ci dà vivido segnale dei suoi sentimenti e anche della sua sofferenza. Perché il Papa è così dispiaciuto? Si è sentito chiamato direttamente in causa, lui così profondamente tedesco, dal montare violento della contestazione contro la supposta negazione della Shoah mossa anche dai suoi confratelli del Nord Europa? Oppure un riacutizzarsi della polemica «conciliare», tema preferito dai suoi tradizionali detrattori che si sono autocollocati alla sinistra di Dio, lo ha vi è più confermato nel suo convincimento che l’esperienza conciliare non debba essere stravolta, e che occorra tenere ben ferma la barra della nave di Pietro? È probabile che l’insieme di queste preoccupazioni sia l’origine dei complessi sentimenti che oggi il Papa vuole rendere espliciti a tutti. Ma ad essi aggiungerei una terza, e finale conclusione: di fronte al mondo che si allontana da Dio, Benedetto XVI ritiene che ci sia assoluto bisogno di una compattezza cristiana, che va richiamata alla sua responsabilità ed omogeneità, sia nella direzione che nella guida. La questione non è naturalmente limitata ai numeri della comunità lefrebviana, anche se essi, non a caso, vengono puntigliosamente elencati dal Papa fin nei decimali; piuttosto va ricercata nelle caratteristiche storiche della tradizione della Chiesa, che ha sempre cercato di costruire l’appartenenza e ha voluto fortemente l’inclusione.

Nel confronto con la modernità Ratzinger sa che può ancora contare sulla fede di un grande popolo; assai meno sul contributo e la fedeltà delle élite.

E sa che questa è una questione che rischia di costituire una gigantesca frattura storica nell’Occidente; egli e la sua Chiesa vogliono dunque continuare ad impegnarsi affinché la religione non sia ridotta obbligatoriamente a un mero fatto privato ma continui a rappresentare un senso di appartenenza realmente collettivo.

Forse proprio per questo un Papa che viene dal cuore dell’Europa ha deciso di svelare pubblicamente una parte di se stesso, facendoci entrare, almeno per il tempo di una lettera, nelle pieghe più intime del suo animo profondo.

© Copyright Il Mattino, 13 marzo 2009 consultabile online anche qui.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Der Spiegel all'attacco

Papa. Ratzinger autorizzò suo testo per libro estrema destra
Spiegel: Segretario allora cardinale diede via libera

Berlino, 14 mar. (Apcom) - Nel 1998 il segretario di Josef Ratzinger autorizzò la ristampa di un articolo dell'allora cardinale su un libro di un editore austriaco di estrema destra. Lo riporta il settimanale tedesco Der Spiegel.

Nelle scorse settimane il portavoce dell'arcidiocesi di Vienna ha spiegato che, prima di ripubblicare il saggio, l'editore Aula non chiese alcuna autorizzazione all'odierno Papa Benedetto XVI. Uno scambio di lettere tra l'allora redattore di Aula Gerhoch Reisegger e il Vaticano dimostra però il contrario, scrive lo Spiegel. In una lettera del 30 settembre 1997 il segretario di Ratzinger, Clemens, diede il via libera alla pubblicazione dell'articolo nella rivista Aula. Il testo uscì nel 1998 nella raccolta intitolata "1848 - Erbe und Auftrag" ("1848 - Eredità e impegno"), edito da due noti estremisti di destra, riporta lo Spiegel. Appena tre anni prima l'editore di Aula, Herwig Nachtmann, aveva preso le parti del negazionista Walter Lueftl. Persino la Fpoe del defunto Joerg Haider - di cui la rivista "Di Aula" rappresentava fino ad allora l'organo ufficiale - prese a quel punto le distanze dal giornale e dall'editore.
Alessia

Raffaella ha detto...

Sono proprio alla disperazione...
E' il momento che i vescovi dimostrino con i fatti cio' che hanno detto ieri.
R.

gemma ha detto...

ma quanto sono piccoli....
cos'è una guerra?

Raffaella ha detto...

Non vogliono mollare l'osso ma stanno rasciando il fondo del barile e rischiano di apparire per quello che sono: ridicoli!
R.

Anonimo ha detto...

Per chi volesse leggere l'articoloin tedesco il link è questo:
http://www.spiegel.de/panorama/0,1518,613294,00.html
(anche se nella vita ci sono molte altre cose più edificanti e intelligenti da leggere)

Raffaella ha detto...

Non trovate anche voi strano che oggi, per ben due volte, abbiamo letto il nome di Joseph Clemens?
Coincidenza?
R.

mariateresa ha detto...

ci ho pensato anch'io, Raffella. Può darsi che con tutto questo buano si sia instaurata in noi la cronica puzza sotto il naso. Però è strano Che il povero siluro sia per Clemens?

Raffaella ha detto...

Si', credo che il vero obiettivo sia Mons. Clemens!
Riflettiamo: non sentiamo citare spesso il suo nome e oggi, guarda caso, lo leggiamo per ben due volte?
Mah...
R.

mariateresa ha detto...

A suo tempo lessi che Clemens è veramente una specie di King Kong, caratteraccio e temperamento poco mansueto.
mah. Potrebbe andare bene per questi tempi.

Anonimo ha detto...

Raffa, hai notato che sia ieri che oggi su Avvenire non si trova traccia non dico del (peraltro breve) comunicato di risposta di Fellay in forma integrale, ma neanche del passaggio (cruciale quanto...scomodo!) "Lungi dal voler fermare la Tradizione al 1962, vogliamo considerare il Concilio vaticano II e l'insegnamento post-conciliare alla luce di questa Tradizione...".

E' pazzesco: due paginate oggi per spiagarti come la pensano TUTTI GLI ALTRI (da Zoellitsch ai Neocatecumenali) , ma... dei "diretti interessati", nessuna traccia!

(E pensa: tutte le interviste/dichiarazioni che straparlano di "lezione di amore e accoglienza e unità..." del Papa...)


[Sul serio: Raffa , io ci farei un post-editoriale da par tuo! ;]

mariateresa ha detto...

lcaro Vatikanista, a lettera non è indirizzata ai lefevriani. calmiamo gli spiriti.
Certo non avrebbe fatto schifo un panorama completo, ma ...
questa omissione fa capire che non ci si fida molto degli ex scomunicati.
Di sicuro della strada ne devono ancora fare, anche se non è giusto fare finta che non esistano.
Eh, che pazienza.

Anonimo ha detto...

MT, Concordo che la lettera non nè indirizzata "a quelli" - anche se li riguarda eccome.. Concordo in pieno sul piano logico. Concordo anche sul non fidarsi (ancora) di quelli! I "semplici" , lettori di Avvenire, andrebbero protetti dalla "supponenza" di Fellay, ok. Posso accettare l'osservazione.

Però, Boffo & Co. mi fanno ****** comunque..

Raffaella ha detto...

Ho notato...ho notato!
Oggi hanno dato la versione dei vescovi e dei movimenti, tutte reazioni tardive.
Forse ci vuole tempo per tradurre dal francese la nota di Mons. Fellay e forse la troveremo fra qualche ora...
Chissa'...
Aspettiamo almeno fino a domani anche perche' voglio vedere se si parlera' ancora della lettera.
L'Osservatore, per esempio, se ne e' occupato per due giorni e ora gia' e' sparita dall'orizzonte...e si tratta del "giornale del Papa".
R.

Anonimo ha detto...

Non interessa o deve interessare al lettore medio di Avvenire, il Fellay-pensiero. Daccordo. In compenso, però, oggi il cei-giornale ci dispensa (approposito della Lettera!) queste ponderate quanto pertinenti parole di Donnini, del Cammino Neocatecumenale: "[Il Papa] pur essendo accusato di voler ritornare al passato e ignorare il Concilio , per quanto riguarda la Liturgia, noi del Cammino Neocatecumenale riteniamo che nell’approvazione definitiva degli Statuti ha voluto salvaguardare la prassi in atto che vede nella Veglia di Pasqua il massimo fulgore dell’Amore di Dio che si spezza per noi e risorge regalandoci la vita eterna."


Lui "è dentro alla Chiesa", e può.

Anonimo ha detto...

"L'Osservatore, per esempio, se ne e' occupato per due giorni e ora gia' e' sparita dall'orizzonte...e si tratta del "giornale del Papa".

Raffa, sulla "home page" della Santa Sede, per esempio, la lettera ai cattolici cinesi durò per mesi - mentre il motu proprio ebbe vita breve. Quest'ultima lettera del papa, invece, l'hanno già nascosta in seconda fila, in partenza.

Raffaella ha detto...

Infatti...non sia mai che la leggano in tanti :-)
R.

Anonimo ha detto...

Che fine ha fatto la "Redemptionis sacramentum" le cui norme altro non son altro che le rubriche del Messale? Nel cestino.
Nessuna meraviglia. Se il papa non comincia ad usare il potere coercitivo è finito. Chi pecora si fa lupo lo mangia.
Il Papa dev'esser il pastore: e allora usi il bastone.

Anonimo ha detto...

L'articolo è stato scritto nel 1996 per la rivista "Communio" e solo nel 1998 ripubblicato da "Aula", che, nonostante le leggi severamente repressive del negazionismo, esce regolamente. Il comunicato della Conferenza episcopale autriaca, sulla pubblicazione non autorizzata, denota un vero clima di terrore. Oppure è un siluro contro Clemens. Saluti, Eufemia