martedì 23 giugno 2009

Il Papa in ginocchio davanti alle spoglie di Padre Pio (Galeazzi)


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GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A SAN GIOVANNI ROTONDO (FG)

Ha deplorato la disoccupazione («problema drammatico dei ragazzi del Sud»), ha messo in guardia la Chiesa dall'attivismo e dalla secolarizzazione e, dopo settimane di strali vaticani contro i respingimenti degli extracomunitari, ha ribadito al governo italiano e all'Ue che accogliere i rifugiati è «doveroso». Nel santuario di Padre Pio («uomo di preghiera e di sofferenza»), davanti a 50 mila fedeli rimasti sotto un nubifragio spaventoso, Benedetto XVI ha ammonito i sacerdoti a non rassegnarsi ai confessionali vuoti, a non farsi travolgere dai servizi, pur necessari, ai bisognosi, ai pellegrini, ai malati e a non perdere di vista ciò che veramente conta, ovvero la fede.
Mentre fa subito il giro del mondo l'immagine storica dell'ex capo del Sant'Uffizio inginocchiato davanti al corpo di Padre Pio, parla direttamente alla vita politica l'appello sugli stranieri («accogliere chi fugge da guerre e calamità è un dovere, nonostante le difficoltà») alla luce soprattutto dei timori della Santa Sede di uno spostamento del governo sulle posizioni intransigenti della Lega uscita rafforzata dalle ultime elezioni.
Nella cripta del santo perseguitato per decenni da inchieste e proibizioni vaticane, il Papa ha acceso due lampade accanto all'urna. «La vera lotta di Padre Pio non fu contro nemici terreni, ma contro lo spirito del male, le più grandi minacce erano gli assalti del diavolo, dai quali egli si difese con lo scudo della fede», ha scandito Joseph Ratzinger, primo pontefice a rendere omaggio alle spoglie del cappuccino dopo l'elevazione agli onori degli altari. I segni mistici lo resero un «crocifisso ambulante» e fu proprio l’aver vissuto dai 30 anni in poi in perenne fama di santità a procurargli una miriade di devoti, ma anche di nemici.
Nel calvario del santo c’è pure un arcivescovo, Pasquale Gagliardi, che giura il falso pur di dichiarare che «Padre Pio è un ossesso, un indemoniato», e un altro presule, il francescano Girolamo Bortignon, che per mettere le mani sulle donazioni e salvare dal crack finanziario la diocesi di Padova, ne denunciò a Giovanni XXIII «i loschi traffici». Benedetto XVI chiude simbolicamente decenni di ingiustizie indicando Padre Pio come modello per la Chiesa del terzo millennio.
Non solo, ma ieri si è rivolto direttamente ai «religiosi e religiose talmente presi dalle mille incombenze» da «non ascoltare Cristo per compiere la volontà di Dio».
Nel pomeriggio ha inaugurato e benedetto la nuova cappella dove sarà traslata la salma del cappuccino, se le discordie locali non lo impediranno. Tuttavia, in questo angolo depresso del Mezzogiorno il Pontefice non ha nemmeno trascurato i problemi sociali attuali, a partire dalla «drammatica disoccupazione» che toglie speranza ai giovani meridionali. «Non perdetevi d'animo - ha incoraggiato i ragazzi -. La Chiesa non vi abbandona».
Il maltempo ha scandito la giornata sin dall'inizio: anziché arrivare in elicottero, il Papa è stato costretto a trasferirsi da Roma a Foggia in aereo e poi in macchina fino a San Giovanni Rotondo. Subito dopo l'Angelus si è abbattuto un nubifragio che ha costretto la folla a fuggire in una calca indescrivibile. Dopo pranzo, di fronte ai malati che all'aperto e sotto la pioggia lo ascoltavano, Benedetto XVI ha parlato del mistero della sofferenza, causata dalla potenza del male che «anche nel presente cresce in modo inarrestabile» e non si può eliminare con le sole forze umane. Ne fu vittima anche Padre Pio, ma per la gente il frate campano è santo da quel 29 settembre 1918 in cui ricevette le stimmate, mostrando doti da predestinato (dalla facoltà di leggere il pensiero a quella di prevedere il futuro) e dando origine ad una sequela di profezie e guarigioni miracolose. Ora è il santo più celebrato del XX secolo malgrado l'ostilità di tanti nemici potenti e del Sant’Uffizio, che dal 1922 al 1931 emanò una serie di disposizioni durissime per impedire a Padre Pio ogni contatto con i fedeli. Ieri l'ex capo del Sant'Uffizio gli ha reso il supremo omaggio.

© Copyright La Stampa, 22 giugno 2009

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