lunedì 22 giugno 2009

Il Papa in ginocchio da San Pio: "Più preghiera e meno attivismo" (Tornielli)


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Il Papa in ginocchio da San Pio "Più preghiera e meno attivismo"

di Andrea Tornielli

San Giovanni Rotondo

Lo sguardo di Benedetto XVI, il Papa teologo, è fisso sull’urna di vetro che racchiude le spoglie del frate dei miracoli. Inginocchiato, nella cripta del convento di Santa Maria delle Grazie illuminata a giorno, Papa Ratzinger vive il momento più intimo della sua giornata a San Giovanni Rotondo, compiendo gli stessi gesti che prima di lui hanno compiuto milioni di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Prega davanti al corpo di Padre Pio, l’uomo che disse di essere «un mistero a se stesso», capace di rivivere l’esperienza del Calvario. Il santo che trascorreva la maggior parte della giornata in confessionale. Lo sguardo indugia su quel che resta delle mani ormai consunte e annerite che sbucano dai mezzi guanti con cui copriva le stimmate, quelle mani che migliaia di fedeli hanno baciato. È una preghiera breve ma intensa, quella di Papa Ratzinger.
Appena si rialza dall’inginocchiatoio, due frati gli porgono una teca contenente cuore di Padre Pio, l’unica reliquia asportata dal corpo. Benedetto XVI vi appoggia sopra entrambe le mani, quasi per accarezzarlo.
La visita papale era incominciata con un cambio di programma: a causa del maltempo, il Papa arriva in aereo, non più in elicottero. I fedeli, forse cinquantamila, sono pronti a sfidare la pioggia per abbracciare il secondo pontefice venuto qui per pregare sulla tomba del santo.
Davanti al nuovo santuario di pietra a forma di conchiglia, Benedetto XVI celebra messa e ricorda che san Pio ha vissuto immerso nella preghiera, chiedendo ai frati e ai laici che si occupano dei pellegrini di seguire il suo esempio, per non «trascurare la cosa veramente necessaria», dato che «i rischi dell’attivismo della secolarizzazione sono sempre presenti».
All’Angelus Ratzinger parla della Giornata mondiale del rifugiato, spiegando che l’accoglienza di chi fugge da situazioni di guerra, persecuzione e calamità, pur ponendo «non poche difficoltà», è «tuttavia doverosa».
Appena conclusa la cerimonia, un fulmine e un tuono squarciano il cielo sopra San Giovanni Rotondo. Un nubifragio si abbatte sulla folla, che cerca riparo come può. Nel pomeriggio, il Papa vive un secondo momento particolarmente toccante, davanti all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, dove ad accoglierlo c’erano molti malati.
Una di loro, che lavorava in ospedale e da un anno è stata colpita dal cancro, gli dice: «Non ci lasciate soli con i nostri pensieri, le nostre paure e quando non avete nulla da dire non vi preoccupate, basta che ci prendiate per mano e poi sapremo e sentiremo che ci siete» .
Ratzinger l’abbraccia.
E nel discorso afferma che «il soffrire costituisce un enigma imperscrutabile alla ragione», ricordando «l’intima relazione fra la croce di Gesù e il nostro dolore», e le parole di Padre Pio, che aveva definito ricoverati, medici e sacerdoti dell’ospedale come «riserve di amore».
Poi, l’ultimo atto della visita, nel grande santuario. Ai religiosi, Benedetto XVI propone Padre Pio come esempio per i sacerdoti, facendo un parallelo con il santo curato d’Ars e citando il fervore con cui il frate del Gargano «riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica» e il tempo da lui dedicato alle confessioni.
Infine, rivolgendosi ai giovani, dice di aver presente i loro problemi, in particolare «il fenomeno della disoccupazione, che interessa in maniera drammatica non pochi giovani e ragazze del Mezzogiorno»: «La Chiesa non vi abbandona - aggiunge -. Voi non abbandonate la Chiesa!».

© Copyright Il Giornale, 22 giugno 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

don Marco (orante) ha detto...

speriamo lo capiscano i preti!!
sanno fare di tutto e parlano di tutto, ma quando predicano c'è da mettersi le mani nei capelli.

Regalate ai vostri parroci un buon trattato di teologia.