martedì 25 novembre 2008
Il Papa nel messaggio alle Pontificie Accademie: Rinnovare il dialogo tra bellezza e verità per un nuovo umanesimo cristiano (Radio Vaticana)
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Rinnovare il dialogo tra bellezza e verità per un nuovo umanesimo cristiano: così, il Papa nel messaggio alle Pontificie Accademie
Impegnarsi in modo “appassionato e creativo” per promuovere nelle culture contemporanee “un nuovo umanesimo cristiano che sappia percorrere con chiarezza e decisione la via dell’autentica bellezza”: è l’invito di Benedetto XVI contenuto nel messaggio al presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, in occasione della tredicesima seduta pubblica delle sette Pontificie Accademie, apertasi stamani in Vaticano. Il messaggio del Papa è stato letto dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. L’evento, organizzato quest’anno dalla Pontifica Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi del Pantheon, è incentrato sul tema “Universalità della bellezza: estetica ed etica a confronto”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
E’ urgente “un rinnovato dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza, verità e bontà”: è l’esortazione di Benedetto XVI che rileva come questa necessità ci venga riproposta “non solo dall’attuale dibattito culturale ed artistico, ma anche dalla realtà quotidiana”. A diversi livelli, scrive il Papa, “emerge drammaticamente la scissione, e talvolta il contrasto tra le due dimensioni, quella della ricerca della bellezza, compresa però riduttivamente come forma esteriore, come apparenza da perseguire a tutti i costi, e quella della verità e bontà delle azioni che si compiono per realizzare una certa finalità”.
“Una ricerca della bellezza che fosse estranea o avulsa dall'umana ricerca della verità e della bontà - costata il Papa - si trasformerebbe, come purtroppo succede, in mero estetismo e, soprattutto per i più giovani, in un itinerario che sfocia nell'effimero, nell'apparire banale e superficiale o addirittura in una fuga verso paradisi artificiali, che mascherano e nascondono il vuoto e l'inconsistenza interiore”. Questa ricerca, “apparente e superficiale”, aggiunge il Papa, “non avrebbe certo un afflato universale, ma risulterebbe inevitabilmente del tutto soggettiva, se non addirittura individualistica, per terminare talvolta persino nell'incomunicabilità”. Come rispondere dunque a questa sfida? Nel messaggio, Benedetto XVI sottolinea “la necessità e l’impegno di un allargamento degli orizzonti della ragione”. In questa prospettiva, è l’esortazione del Papa, “bisogna tornare a comprendere anche l’ultima connessione che lega la ricerca della bellezza con la ricerca della verità e della bontà”. E avverte: “Una ragione che volesse spogliarsi della bellezza risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di ragione si ridurrebbe ad una maschera vuota ed illusoria”.
Il Papa riprende, dunque, il suo intervento sul rapporto tra bellezza e ragione nell’incontro con il clero della diocesi di Bressanone, dello scorso agosto. “Dobbiamo - è la sua esortazione - mirare ad una ragione molto ampliata nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano”. Se questo impegno è valido per tutti, prosegue il Santo Padre, lo è ancor più per il credente “chiamato dal Signore a rendere a ragione a tutti della bellezza e della verità della propria fede”. La bellezza delle opere di cui ci parla il Vangelo, si legge ancora, “rimanda oltre, ad un’altra bellezza, verità e bontà che soltanto in Dio hanno la loro perfezione e la loro sorgente ultima”.
“La nostra testimonianza - è il richiamo del Papa - deve nutrirsi di questa bellezza, il nostro annuncio del Vangelo deve essere percepito nella sua bellezza e novità”. Per questo, prosegue il messaggio, “è necessario saper comunicare con il linguaggio delle immagini e dei simboli; la nostra missione quotidiana deve diventare eloquente trasparenza della bellezza dell'amore di Dio per raggiungere efficacemente i nostri contemporanei, spesso distratti e assorbiti da un clima culturale non sempre propenso ad accogliere una bellezza in piena armonia con la verità e la bontà, ma pur sempre desiderosi e nostalgici di una bellezza autentica, non superficiale ed effimera”.
D’altro canto, rileva, anche nel recente Sinodo dei Vescovi è stata evidenziata l’importanza “del saper leggere e scrutare la bellezza delle opere d’arte”, come anche è stata ribadita “la bontà e l’efficacia” della via della bellezza. E’ questa via, scrive il Papa, “uno dei possibili itinerari, forse quello più attraente ed affascinante per comprendere e raggiungere Dio”. Invita quindi a riprendere in mano, a dieci anni dalla pubblicazione, la Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II. Un testo che ci invita a riflettere “sull’intimo e fecondo dialogo tra la Sacra Scrittura e le diverse forme artistiche”. Una Lettera, aggiunge il Papa, che esorta a rinnovare la riflessione “sulla creatività degli artisti e sul fecondo quanto problematico dialogo tra questi e la fede cristiana, vissuta nella comunità dei credenti”. Infine, l’esortazione di Benedetto XVI agli Accademici e agli Artisti a “suscitare meraviglia e desiderio del bello, formare la sensibilità degli animi e alimentare la passione per tutto ciò che è autentica espressione del genio umano e riflesso della Bellezza divina”.
A chiusura del messaggio, il Papa esprime parole di elogio per il vincitore del Premio delle Pontificie Accademie, assegnato quest'anno al dott. Daniele Piccini, studioso della letteratura italiana. Menzione di merito anche per il dott. Giulio Catelli, giovane pittore, e alla Fondazione d'arte italiana "Stauròs", insigniti di una Medaglia del Pontificato.
Nel suo intervento per l’occasione, mons. Gianfranco Ravasi ha sottolineato che nella Bibbia troviamo una fusione tra etica ed estetica che non esclude la contemplazione del bello. Nel Vecchio come nel Nuovo Testamento, ha aggiunto il presule, la bellezza è sempre anche un’epifania di Dio e non c’è mai un estetismo fine a se stesso. La vera estetica, ha quindi concluso il capo dicastero, non può distaccarsi dal suo fondamento. E proprio sulla possibile armonia tra le due dimensioni dell’etica e dell’estetica, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon:
R. - Il bello, che è pietra angolare del concetto di “forma”, è stato posto spesso a confronto con il bene e il vero, e in questo senso si può pensare ad un’armonizzazione. Il bello rappresenta un po’ la sintesi di queste altre due categorie, del bene e del vero. Il bello come si raggiunge, se non con l’arte? Già Paolo VI disse che la Chiesa aveva bisogno degli artisti. Lo ha ripetuto Giovanni Paolo II in una sua ormai memorabile Lettera del 1999: lui, che era stato attore, che continuava a scrivere poesie, si rivolse ai suoi “colleghi” artisti, ricordando che il concetto di “bello” ha attraversato i secoli ed ha accomunato mondi lontani, ha superato le ideologie, le divisioni e in questo senso il bello ha una sua universalità.
D. - In un’udienza generale del maggio scorso, Benedetto XVI ha sottolineato che la fede è gioia: perciò crea bellezza. Ecco, una sua riflessione su queste parole del Papa…
R. - Certo: la fede è gioia. La fede è qualcosa di interiore, la fede è un dono, diciamo noi cristiani. La fede si può accomunare al bello, alla bellezza. Perché? Perché è la fede che riesce a illuminare la vita. In questo senso, le parole del Papa mi sembra siano definitive. E’ un assoluto, potrei definirlo, “ontologico”, in una parola. D’altra parte, il Papa essendo tedesco, ricapitola nella sua cultura quella che è stata anche la grande estetica che è venuta da quel grande Paese: l’estetica che nasce nel mondo moderno, con Kant, e si sviluppa poi nel Settecento, nell’Ottocento, fino a Goethe e Schiller, fino ai grandi dell’estetica tedesca. Dunque, è sul piano della fede e sul piano anche della vita quotidiana che l’estetica, il bello, danno gioia, suscitano emozione.
D. - Professore, quali sono le sue aspettative per questo evento che riunisce le Pontificie Accademie sul tema universale della bellezza?
R. - Il nostro tempo si è forse troppo concentrato sul concetto di giustizia e ha dimenticato quello di bellezza e di amore. La bellezza e l’amore possono tornare a vivere se noi avremo la volontà, ancora una volta, di credere in essi. E' ciò che io mi aspetto. Sul piano pratico, è difficile dare delle formule, perché poi la creatività degli artisti, attraverso la quale si raggiunge il bello, non ha bisogno di ricette o di formule. La forma artistica è qualcosa di misterioso, è qualcosa che appartiene alla creatività dell’artista, in particolare. E in questo senso, è uno dei più grandi doni che il Creatore ci ha fatto.
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