mercoledì 29 aprile 2009
Il Papa: la fede ci aiuti a vedere la luce di Dio nella Chiesa e nell'umanità, oltre la sporcizia del peccato (Radio Vaticana)
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Benedetto XVI all'udienza generale: la fede ci aiuti a vedere la luce di Dio nella Chiesa e nell'umanità, oltre la sporcizia del peccato
Anche se il peccato e la sporcizia ne oscurano il volto, la fede deve aiutarci a vedere la presenza di Dio nella Chiesa e in ogni persona. Con questa affermazione Benedetto XVI ha concluso la sua catechesi all’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, dedicata a un antico Patriarca di Costantinopoli, Germano. Il Papa lo ha presentato ai circa 40 mila fedeli come un protagonista della lotta contro l’iconoclastia e come autore di importanti intuizioni mariologiche.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Cosa può venire da un uomo di Dio che 1300 anni fa arrivò ad auto-esiliarsi pur di non cedere a un imperatore che voleva impedire il culto delle icone perché temeva che sfociasse nell’idolatria? Da Germano Patriarca di Costantinopoli, che credeva nel valore spirituale e formativo della venerazione delle immagini sacre, arrivano a noi - ha spiegato Benedetto XVI - tre insegnamenti fondamentali. Primo, ha rilevato:
“C’è una certa visibilità di Dio nel mondo, nella Chiesa, che dobbiamo imparare a percepire. Dio ha creato l’uomo a sua immagine, ma questa immagine è stata coperta dalla tanta sporcizia del peccato, in conseguenza della quale quasi Dio non traspariva più (...) Le sante immagini ci insegnano a vedere Dio nella raffigurazione del Volto di Cristo. Dopo l’incarnazione del Figlio di Dio, è diventato quindi possibile vedere Dio nelle immagini di Cristo ed anche nel volto dei Santi, nel volto di tutti gli uomini in cui risplende la santità di Dio”.
Secondo insegnamento, ha proseguito il Papa, riguarda la liturgia. Se essa “è bella e dignitosa” fa “vedere lo splendore di Dio”. E terzo insegnamento, ha proseguito, parla dell’amore alla Chiesa:
“Proprio a proposito della Chiesa, noi uomini siamo portati a vedere soprattutto i peccati, il negativo; ma con l’aiuto della fede, che ci rende capaci di vedere in modo autentico, possiamo anche, oggi e sempre, riscoprire in essa la bellezza divina (...) Preghiamo Dio perché ci insegni a vedere nella Chiesa la sua presenza, la sua bellezza, a vedere la sua presenza nel mondo, e ci aiuti ad essere anche noi trasparenti alla sua luce”.
Questi tre pensieri, formulati in rapida sequenza nelle battute finali della catechesi, hanno suggellato una riflessione partita dal Settecento dopo Cristo, nel periodo in cui - ha spiegato Benedetto XVI - Costantinopoli diventa il centro di una crisi religiosa che oppone l’imperatore Leone III, preoccupato da un “eccessivo culto delle icone”, al Patriarca Germano, convinto all’opposto. A sostegno delle sue opinioni, Germano aveva portato l’esempio della solenne processione e dell’ostensione dell’immagine della Madre di Dio che gli abitanti di Costantinopoli avevano organizzato per chiedere alla Madonna protezione contro l’assalto, poi fallito, dei Saraceni. Dopo quell’evento, ha osservato il Papa:
“Il Patriarca Germano (…) si convinse che l’intervento di Dio doveva essere ritenuto un’approvazione evidente della pietà mostrata dal popolo verso le sante icone (...) A nulla valsero i richiami del patriarca Germano alla tradizione della Chiesa e all’effettiva efficacia di alcune immagini, che venivano unanimemente riconosciute come ‘miracolose’”.
Benedetto XVI, pur qualificando il Patriarca Germano non un “grande pensatore” dal punto di vista teologico, ne ha riconosciuto i meriti “soprattutto - ha detto - per certe sue intuizioni sulla mariologia”. Un suo scritto, ha soggiunto, fu inserito da Pio XII nella Costituzione dogmatica Munificentissimus Deus, con la quale nel 1950 Papa Pacelli promulgò il dogma dell’Assunzione della Vergine. In particolare, ha sottolineato ancora Benedetto XVI del Patriarca Germano:
“Le sue splendide Omelie sulla Presentazione di Maria al Tempio sono testimonianze tuttora vive della tradizione non scritta delle Chiese cristiane. Generazioni di monache, di monaci e di membri di numerosissimi Istituti di Vita Consacrata, continuano ancora oggi a trovare in quei testi tesori preziosissimi di spiritualità”.
Terminate le catechesi in sintesi nelle altre lingue, il Pontefice ha salutato, tra gli altri, il gruppo proveniente dalla Sardegna, giunti in Piazza San Pietro per ricambiare la visita del Papa dello scorso settembre. Quindi, ricordando la festa con la quale oggi la Chiesa celebra Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa e compatrona d'Italia, Benedetto XVI ha invitato soprattutto i giovani ad essere come la Santa senese “innamorati di Cristo”, per “seguirlo con slancio e fedeltà”.
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