giovedì 30 aprile 2009
Il Papa in Abruzzo: Quell'umile viaggio sulle tracce del dolore di un popolo (Banfi)
Vedi anche:
Il Papa in Abruzzo: Quei segni di fede ritrovati che risvegliano memoria e pietà (Corradi)
L'arcivescovo dell'Aquila commenta la visita del Papa: L'uomo della speranza tra i superstiti (Osservatore Romano)
Apertura straordinaria dei Musei Vaticani, domenica 10 maggio, per una giornata di solidarietà con i terremotati d'Abruzzo (Osservatore Romano)
Il Papa in Abruzzo: Ricostruire la speranza (Scelzo)
Il Papa: "E' peggio di quanto credessi" (Galeazzi)
Ratzinger, Papa e teologo che piange sulle macerie (Farina)
Il Papa all'Aquila: ora costruite case solide (Vecchi)
Il Papa in Abruzzo: Il conforto di quell'abbraccio (Osservatore Romano)
Mons. Fellay chiede al Papa di "proteggere" le trattative per il rientro dei Lefebvriani accettando una situazione "intermedia" (Izzo)
Il distretto tedesco della Fraternità San Pio X invita il vescovo Zollitsch a ritrattare (Messainlatino.it)
L’umanità nascosta (???) del Papa teologo (Partipilo)
Il Papa, pellegrino ad Onna (Bruno Vespa)
Il Papa agli indigeni del Canada: "Sono vicino alle vostre sofferenze" (Izzo)
«Il rosario del Papa sulla tomba di mio figlio». La commozione tra le tendopoli: «Ha saputo toccare i nostri cuori» (Bellaspiga)
Abbraccia la gente, stringe le mani. Consola e prega. C'è chi ha asciugato lacrime ieri sul vestito bianco di Benedetto XVI (Bobbio)
Il Papa: sporcizia e peccato oscurano Dio nell'uomo e nella Chiesa (Izzo)
Abusi sugli Aborigeni canadesi, il Papa: deplorevole la condotta di alcuni esponenti della Chiesa
Il Papa: "E’ nella Chiesa che Dio si fa presente, si offre a noi nella Santa Eucaristia e rimane presente per l’adorazione. Nella Chiesa Dio parla con noi, nella Chiesa "Dio passeggia con noi", come dice San Germano. Nella Chiesa riceviamo il perdono di Dio e impariamo a perdonare" (Catechesi)
L'amarezza di Benedetto XVI per le sofferenze causate agli aborigeni del Canada da alcuni membri della Chiesa (Radio Vaticana)
Il Papa va in Terra Santa : tra tante chiacchiere e maldicenze, inutili e dannose per tutti
Fango e baci: il Papa lascia l’Abruzzo con la talare sporca di terra (Rodari)
Di Cicco: il Papa sa essere semplice senza artifici perché sa farsi prossimo restando schivo e libero dalle apparenze mediatiche (Osservatore Romano)
Casavola commenta la visita di Benedetto XVI in Abruzzo ricordando il saggio su Newman: quale spirito di libertà in questo Papato!
La veste bianca tra le macerie. Il Papa, pastore lontano dal fasto (D'Alessandro)
Il Papa in Abruzzo: il primato della carità (Bobbio)
Benedetto tra i terremotati, testimone di solidarietà (Valli)
Davide, uno dei ragazzi che ha incontrato Benedetto XVI: «Anche il Papa aveva l’abito infangato» (Tornielli)
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA AI QUATTRO VESCOVI "LEFEBVRIANI"
VISITA DEL SANTO PADRE ALLE ZONE COLPITE DAL TERREMOTO IN ABRUZZO (28 APRILE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG (Discorsi e raccolta di articoli, commenti, interviste)
PAPA IN ABRUZZO/ Quell'umile viaggio sulle tracce del dolore di un popolo
Alessandro Banfi
mercoledì 29 aprile 2009
«L’Aquila anche se ferita tornerà a volare».
E vola l’abito bianco del Papa in un giorno grigio di pioggia e di vento. Fragile, leggero, squassato dal dolore e dal ricordo. Ma anche dolcissimo Gesù in terra. Un padre che ha portato speranza, come ha detto il sindaco Massimo Cialente. Benedetto XVI è stato tutto questo in un giorno che resterà memorabile su questa terra martoriata d’Abruzzo.
È arrivato in macchina, in ritardo. Il cattivo tempo ha fermato l’elicottero e questa circostanza non ha fatto che sottolineare l’umile operaio della vigna del Signore, come si chiamò Ratzinger nel primo giorno da Papa. Un operaio che ha risalito via XX Settembre e si è incontrato con dei giovani davanti alla Casa dello Studente, tappa del disastro e del dolore. Un dolore che trova nelle sue parole, prima che nella sua personale compassione, un senso, un perché.
Il suo è un messaggio semplice.
Come cristiani. «Dobbiamo chiederci - ha detto il Papa - : “Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?”. Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendone nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza».
Croce e speranza fra le macerie e le tende.
Sotto la pioggia e di fronte al vento di un’avversità che a tratti sembra sovrastare la scena, sommergere con la sua negatività di morte l’orizzonte. Eppure Cristo c’è, attraverso questo anziano professore tedesco divenuto il successore di Pietro. C’è oggi, qui e ora.
Ma c’è un messaggio anche per i cittadini, per la comunità civile.
Anche per chi non crede. «Come comunità civile - ha insistito - occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno». Ci vorranno «case solide e belle», costruite a regola d’arte. Un messaggio di responsabilità, una speranza tutta terrena e razionale che tragedie di questo tipo non accadano mai più.
Ma per chi conosce la storia dell’Aquila e la sua spiritualità, oggi è accaduto qualcosa che rappresenta un piccolo grande evento nella storia della Chiesa. Benedetto XVI ha portato un dono nella Basilica di Collemaggio, dove sono conservate le spoglie di Celestino V, suo predecessore. Un dono molto significativo, il pallio papale. Una specie di riabilitazione postuma da Pietro a Pietro, nei confronti di un personaggio straordinario della storia della Chiesa. Quel Pietro da Morrone, monaco abruzzese in fama di santità, che il potere del mondo e la Provvidenza volle sul trono papale in un momento difficile per la Chiesa di Cristo e che qui riposa. Colui che secondo Dante «fe’ il gran rifiuto», unico pontefice della storia a dimettersi. Ma anche l’inventore della Perdonanza, grande festa anticipatrice del Giubileo sulla scia di San Francesco.
Benedetto ha reso onore a Celestino e attraverso di lui all’identità di un popolo e alla sua religiosità. A quella Grazia particolare che i Celestini rappresentarono, fino all’abolizione dell’ordine monastico. Tanto amato da Bonaventura e tanto equivocato dalle varie profezie confusamente spiritualiste di oggi.
Grazie Papa per il contrastato e difficile e umilissimo viaggio di ieri sulle tracce del dolore di un popolo.
© Copyright Il Sussidiario, 29 aprile 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento