mercoledì 29 aprile 2009
Abbraccia la gente, stringe le mani. Consola e prega. C'è chi ha asciugato lacrime ieri sul vestito bianco di Benedetto XVI (Bobbio)
Vedi anche:
Il Papa: sporcizia e peccato oscurano Dio nell'uomo e nella Chiesa (Izzo)
Abusi sugli Aborigeni canadesi, il Papa: deplorevole la condotta di alcuni esponenti della Chiesa
Il Papa: "Ho un bellissimo ricordo della mia visita in Sardegna" (Izzo)
Il Papa incontra un gruppo di Aborigeni del Canada: preoccupato per le vostre sofferenze
Il Papa: la fede ci aiuti a vedere la luce di Dio nella Chiesa e nell'umanità, oltre la sporcizia del peccato (Radio Vaticana)
Il Papa: "E’ nella Chiesa che Dio si fa presente, si offre a noi nella Santa Eucaristia e rimane presente per l’adorazione. Nella Chiesa Dio parla con noi, nella Chiesa "Dio passeggia con noi", come dice San Germano. Nella Chiesa riceviamo il perdono di Dio e impariamo a perdonare" (Catechesi)
L'amarezza di Benedetto XVI per le sofferenze causate agli aborigeni del Canada da alcuni membri della Chiesa (Radio Vaticana)
Il Papa va in Terra Santa : tra tante chiacchiere e maldicenze, inutili e dannose per tutti
Fango e baci: il Papa lascia l’Abruzzo con la talare sporca di terra (Rodari)
Casavola commenta la visita di Benedetto XVI in Abruzzo ricordando il saggio su Newman: quale spirito di libertà in questo Papato!
Il Papa: vedere nella Chiesa la bellezza di Dio, non solo i peccati degli uomini (AsiaNews)
Il Papa: "San Germano ebbe un ruolo significativo nella storia complessa della lotta per le immagini" (Sir)
PAPA: 40 MILA FEDELI LO ACCOLGONO IN PIAZZA SAN PIETRO
L'abbraccio del Papa all'Abruzzo ferito: «Ora case e chiese solide» (Muolo)
Don Luigi Maria Epicoco: in Abruzzo il Papa ha aperto un cantiere. Da luoghi di dolore a luoghi di speranza (Sir)
Il Papa in Abruzzo, Don Epicoco: "Ha trasfigurato l'orrore in opportunità" (Sir)
Il Papa in Abruzzo: il primato della carità (Bobbio)
La veste bianca tra le macerie. Il Papa, pastore lontano dal fasto (D'Alessandro)
Benedetto tra i terremotati, testimone di solidarietà (Valli)
Una lettera a Papa Ratzinger dagli studenti scampati al crollo (Il Tempo)
Il Papa tra le popolazioni sfollate ha lanciato un messaggio di speranza (Il Tempo)
Il dono del pallio al Papa eremita che non lo ebbe mai (Piccirilli)
Davide, uno dei ragazzi che ha incontrato Benedetto XVI: «Anche il Papa aveva l’abito infangato» (Tornielli)
Papa Ratzinger tra le macerie del terremoto: «Vorrei abbracciarvi tutti, a uno a uno» (Tornielli)
Carezze ai bambini e strette di mano. Il Papa a Onna rompe il protocollo (Martirano)
Il Papa visita Onna: video di Rainews24-YouTube
Rocco D'Orazio sulla visita del Papa in Abruzzo: Con lo stile di un padre. Parole e gesti di incoraggiamento e speranza (Sir)
Questa volta i gesti del Papa sono stati altrettanto importanti delle parole, più semplici e dirette che mai (Vecchi)
Di Cicco: il Papa sa essere semplice senza artifici perché sa farsi prossimo restando schivo e libero dalle apparenze mediatiche (Osservatore Romano)
Il Papa in Abruzzo: Il terremoto non ha distrutto l'amore (Osservatore Romano)
In un clima di grande commozione l'abbraccio di Benedetto XVI ai terremotati (Radio Vaticana)
Il Papa in Abruzzo: la cronaca de "Il Centro" (2)
Il Papa indossa l'elmetto bianco dei vigili del fuoco
I ragazzi della casa dello studente: "È stato un incontro commovente" (Sir)
Benedetto XVI in Abruzzo, la gente di Onna: "Ci ha ridato la speranza"
Il Papa: "L’Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare" (Discorso a Coppito, L'Aquila)
Il Papa commosso: ''E' peggio di come avevo pensato vedendo in televisione''
Il Papa a Collemaggio, prega davanti a Celestino V
Il Papa ad Onna: "Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno" (Discorso alla tendopoli di Onna)
Il Papa visita la tendopoli di Onna: «Ora case solide, lo dobbiamo ai morti»
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA AI QUATTRO VESCOVI "LEFEBVRIANI"
VISITA DEL SANTO PADRE ALLE ZONE COLPITE DAL TERREMOTO IN ABRUZZO (28 APRILE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
Il Papa all'Aquila: questa terra risorga
Alberto Bobbio
L'Aquila
Abbraccia la gente, stringe le mani. Consola e prega. C'è chi ha asciugato lacrime ieri sul vestito bianco di Benedetto XVI a Onna e poi all'Aquila.
Arriva in auto, perché le nuvole basse e la pioggia avevano sconsigliato il viaggio in elicottero. Dice che è venuto a condividere «lo sgomento e le lacrime per i defunti».
Ma invita anche a guardare al futuro, spiegando che «occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello di responsabilità, in ogni momento, mai venga meno».
E avverte: «A questa condizione L'Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare».
È stata una Via Crucis in tre tappe, dentro il dolore della gente, per le vite e le cose sbriciolate in pochi secondi. Onna, prima stazione.
Piove. Fa freddo. L'auto nera del Papa percorre piano la strada di fango che costeggia le macerie del borgo, fino alla tendopoli. Non c'è protocollo e anche l'ombrello bianco che tengono sul capo del Papa viene chiuso, anche se piove ancora un po'.
Scende e si sporca le scarpe di fango, mentre saluta il vescovo Giuseppe Molinari, mentre stringe a lungo le mani di Guido Bertolaso, mentre ha una parola anche per monsignor Orlando Antonini, nunzio apostolico in Paraguay, abruzzese che a Villa San Angelo ha perso nel terremoto otto parenti, mentre ringrazia don Cesare Cardoso, il parroco di Onna.
Stringe mani, anche quelle di alcuni ragazzi musulmani dell'Islam Relief Italia, che sono qui da venti giorni per aiutare.
«Vorrei abbracciarvi uno a uno»
Sale su una pedana e dice: «Vorrei abbracciarvi uno a uno». E rivela che «se fosse stato possibile avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti».
Definisce l'Abruzzo «terra splendida e ferita»: «Mi rendo ben conto che nonostante l'impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia». Osserva che la «Chiesa tutta e qui con me», per «aiutarvi a ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate». E dice tutta la sua ammirazione «per il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità».
Cita, per sottolineare la speranza che nasce dalla forza d'animo d'un popolo di montagna, un frase che gli anziani si ripetono continuamente: «Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso».
È la speranza che può dare ali all'Abruzzo ferito. Il Papa spiega che lo chiedono anche i morti: «Attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza, attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare a ornarsi di case e di chiese, belle e solide».
Assicura la gente che «Dio non vi abbandona» e non è «sordo al grido di chi ha perso case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane». Ma bisogna stare attenti a non «limitarsi all'emergenza iniziale». La «solidarietà deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo». Per questo il Papa nella prima stazione della Via Crucis attraverso il terremoto ha incoraggiato «tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano».
«È molto peggio di quello che pensavo»
Scende della pedana e abbraccia di chi è sopravvissuto, ma deve contare 40 morti, tirati fuori dalle macerie delle case sbriciolate là in fondo. Le tre suore dell'asilo di Onna gli mostrano la tenda dove vivono adesso.
E Ratzinger dice: «Avete fatto molto bene a stare qui. È una grande testimonianza che date al vostro popolo». Poi sale nella jeep con Bertolaso alla guida, loro due soli, e si infila tra le macerie delle case di Onna.
Dirà poco dopo alla basilica di Collemaggio, seconda stazione: «Adesso che ho visto di persona mi rendo conto che è peggio di quello che pensavo». Non c'è Papamobile oggi per Benedetto XVI. Su un pulmino bianco della Protezione civile arriva nella chiesa di Celestino V, il Papa del «gran rifiuto». Gli aprono appena la porta santa. La teca con i resti del suo predecessore è lì sull'ingresso.
Il Papa lascia il pallio che gli misero sulle spalle il giorno della sua elezione. Ma lui vorrebbe entrare. Ci prova. Lo trattengono, tutto è pericolante.
Da qui alla Casa dello studente c'è meno di un chilometro.
La zona è completamente inaccessibile. Lo aspettano 12 studenti insieme al cappellano dell'università, don Luigi Epicopo. È la terza stazione. Lui si informa delle facoltà frequentate, degli esami e delle lezioni precarie.
Alcuni studiano ingegneria. E il Papa li sprona a studiare bene perché così si possono costruire case più sicure. È un dialogo fitto, loro da soli, in faccia alle macerie. Maria Fidanza, studentessa di Comunione e liberazione, gli consegna una lettera che hanno scritto gli universitari di Cl, per ringraziarlo.
Il vescovo Molinari: ricostruzione subito
L'ultima tappa è nella caserma della Guardia di finanza. In una sala incontra i sacerdoti terremotati, si informa con ognuno dei danni e delle vittime nelle loro parrocchie. Poi saluta i sindaci dei 49 Comuni disastrati. E parla alla gente e ai volontari. Spiega che la solidarietà è un «sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società». Ma non deve essere solo una «efficiente macchina organizzativa», dentro deve avere «un'anima, una passione», sia che «avvenga nelle forme istituzionali», sia in quelle del volontariato: «Anche a questo oggi voglio rendere omaggio».
Il vescovo Molinari, in un discorso dai toni assai fermi, chiede al Papa di pregare insieme a tutta la città, perché «questa solidarietà delle istituzioni continui nel tempo e le promesse vengano mantenute», perché «non si infranga in poveri interessi di parte», perché si rispettino le «competenze di tutti», senza cedere alla «più piccola forma di ostruzionismo», perché la «ricostruzione dell'Aquila o ci sarà subito o non ci sarà». E questa sarebbe «la nostra morte più brutta di quella già tanto tragica causata dal terremoto»: «Ogni ostacolo alla rinascita del mondo del lavoro, alla costruzione di nuove case, alla rinascita della nostra università sarebbe un delitto infame, che gli aquilano non perdoneranno mai».
Lo ripete anche il sindaco Massimo Cialenti: «Continui a pregare per noi, Santo Padre. Ne abbiamo bisogno».
© Copyright Eco di Bergamo, 29 aprile 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento