martedì 28 aprile 2009

Lukashenko, l'ateo che vuole l’incontro tra le due Chiese (Fazzi)


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Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

L’ateo che vuole l’incontro tra le due Chiese

di Massimo Fazzi

[28 aprile 2009]

E' definito «l'ultimo dittatore comunista d'Europa» e, da parte sua, se ne compiace.
Ma l'ambizioso piano che ha portato Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia, al terzo piano del Palazzo apostolico per incontrare Benedetto XVI ha il sapore di una missione medievale.
Riunire le chiese d'Oriente ed Occidente in un Sinodo da svolgersi nella sua capitale, Minsk.
Una città che il presidente avrebbe presentato al pontefice come il luogo migliore al mondo per incontrare il Patriarca ortodosso di tutte le Russie, Kirill, da poco succeduto al defunto Alessio II. Il comunicato della sala stampa della Santa Sede che offre il rendiconto dell'avvenuto confronto ha gli algidi toni della diplomazia.
Ma questo, dice a liberal un rappresentante della Curia, «non vuol dire niente, per chi è abituato a interpretare. Il Papa ha posto l'ecumenismo fra i suoi obiettivi più sentiti, e nel corso del suo pontificato ha dimostrato di voler far seguire alle parole i fatti».
Nel testo diffuso dal Vaticano si legge: «Durante le conversazioni [fra Benedetto XVI e Lukashenko], svoltesi in un clima positivo, sono state affrontate questioni attinenti al rapporto tra fede e ragione e al dialogo interconfessionale e interculturale. Inoltre sono stati trattati temi di carattere internazionale legati alla promozione della pace e dell'autentico progresso dell'umanità, come pure alcune problematiche interne del Paese, argomenti concernenti la Chiesa cattolica in Bielorussia e le prospettive di approfondimento della collaborazione tra le due Parti.
Si è infine rilevata la pacifica convivenza che caratterizza le relazioni tra le comunità cattolica e ortodossa, nonché con le altre confessioni religiose».
Per un noto ateo si tratta di un risultato già di per sé ammirevole. E se il Presidente ama ricordare le raccomandazioni del metropolita ortodosso della sua capitale,Filarete («Alexander, la prego, almeno in pubblico, non dica che Lei è un ateo») sa anche che soltanto un nuovo ruolo internazionale potrebbe sganciare lui e la Bielorussia dalla presenza ingombrante del Cremlino.
Il 10 aprile scorso, all'incontro con patriarca Kirill a Mosca ha gettato l'amo: «La Bielorussia è il miglior posto possibile per un incontro del genere: situata al centro dell'Europa, all'incrocio tra ortodossi e cattolici, è un isola di tolleranza tra diverse religioni». Chi era presente all'incontro assicura che la reazione del barbuto successore di Alessio sia stata più che positiva.
Ma rimane il fatto che l'isola di tolleranza tanto tollerante non lo è. Pur essendo abbastanza numerosi (tra i 10 milioni di abitanti uno su sette è di religione cattolica), i cattolici e soprattutto i loro sacerdoti sono stati per decenni nel mirino delle autorità, sospettati di attività "distruttive"e spesso mandati via come persone non gradite.
A Grodno (città con una concentrazione di cattolici particolarmente alta) per anni non si è riuscito a ottenere il permesso di costruire una chiesa cattolica (ottenuto solo questo anno). I rapporti sono migliorati sensibilmente nella seconda metà del 2008, con la visita a Minsk del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, e l'invito di Lukashenko per la visita del Papa in Bielorussia «quando gli farà comodo». Cui la cattedra di Pietro ha risposto con un contro-invito, subito accettato. L'incontro avviene dopo anni di lontananza dalla scena europea, dove Lukashenko non mette piede dal 1995. A smorzare gli entusiasmi delle "feluche di Cristo" ci ha pensato una delle dirette interessate, la chiesa ortodossa bielorussa. Il portavoce del metropolita Filarete,Andrej Petrashkevich, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano russo Kommersant che «le condizioni di un possibile incontro rimangono come 10 anni fa: rimane il problema del proselitismo e degli uniati ucraini. Finchè il Vaticano non decide sulla sorte degli uniati cattolici in Ucraina, non possiamo parlale di un incontro». Il problema risale al 1596, quando venne formata una chiesa greco-cattolica unita a Roma che riconosce i dogmi e il catechismo cattolico, ma che mantiene rituali e tradizioni ortodosse. La Chiesa ortodossa russa non vede di buon occhio gli uniati, che considera la loro presenza in Ucraina come un'intromissione nel proprio territorio canonico. Ma il Papa potrebbe, come nel caso dei lefebvriani, rivedere la propria posizione in materia.
In nome,ovviamente,dell'ecumenismo con l'Oriente.

© Copyright Liberal, 28 aprile 2009 consultabile online anche qui.

Che significa "il Papa potrebbe, come nel caso dei lefebvriani, rivedere la propria posizione in materia"?
Mah!

R.

2 commenti:

Lapis ha detto...

la "propria" posizione ???!!!

Anonimo ha detto...

I cattolici di rito orientale, sprezzantemente definiti uniati dagli ortodossi, che prima del concilio Vaticano II erano l'altro "polmone" della Chiesa oggi, in nome dell'ecumenismo, son diventati una presenza ingombrante. Ed ora l'altro polmone son considerati gli ortodossi; e questi ultimi voglion solo una cosa: "riassorbire" gli uniati. Ecco cosa significa attendersi che il papa cambi posizione: sacrificare gli uniati sull'altare dell'ecumenismo.
Non credo che lo Spirito Santo permetterà ciò, certo è che in questi ultimi decenni agli ortodossi gli si è concesso molto, modificando in moltissimi punti la posizione che la Chiesa aveva da secoli.
Anto