lunedì 11 maggio 2009

Il Papa in Israele: editoriale profondamente ingiusto e pieno di pretese di Abraham B. Yehoshua


Clicca qui per leggere l'editoriale, che non intendo commentare, perche', come Cattolica, mi sento particolarmente irritata ed offesa.
E' comunque profondamente ingiusto attribuire alla Chiesa Cattolica ogni colpa e responsabilita' arrivando addirittura ad accusarla di "debolezza morale e di tradimento teologico" di fronte al nazismo.
Sono affermazioni crude e profondamente offensive che di certo non costituiscono la migliore forma di benvenuto al Papa in Israele.
Dopo lo straordinario successo della visita di Benedetto XVI e la calorosa accoglienza da parte dei Musulmani, ci si sarebbe aspettato molto di piu' dagli amici ebrei soprattutto in virtu' dell'imprescindibile contributo dato da Joseph Ratzinger nel dialogo fra Cristianesimo ed ebraismo.
Purtroppo anche questo editoriale conferma la mia convinzione: nulla di cio' che dira' il Papa sara' mai sufficiente.
Pazienza...anche in questo caso ce ne faremo una ragione
.
R.

4 commenti:

mariateresa ha detto...

è un editoriale veramente supponente.Certuni pensano di avere l'esclusiva del diritto ad offendersi e della giusta diagnosi storica. Hanno per forza sempre ragione e a loro sono dovute scuse perenni e inginocchiate.
Persone di questo tipo sempre ci sono state e sempre ci saranno. Ma, me fiduciosa e ingenua, non credo che tutti gli ebrei siano così.

Cindy ha detto...

Come Pio XII! Anche quello che diceva lui era troppo per i nazisti e troppo poco per gli alleati!
In ogni caso fino adesso la visita è stata un vero successo speriamo che continui!
A proposito Benedetto mi sembra più amato dai musulamani che dagli ebrei...vorrà dire qualcosa?

Carla ha detto...

Buon giorno, per una volta tanto sono ottimista, non sarà questo editoriale a fermare la "buona battaglia" di Papa Benedetto per la pace, in questa importante e delicatissima missione, resa possibile dall'ottimo lavoro svolto dalla diplomazia vaticana. Insomma, secondo me si tratta solo di parole, quelli di Papa Benedetto sono gesti concreti, semi che porteranno comunque frutto, indipendentemente dalle voci di dissenso (sia da parte ebrea che musulmana) questo cammino di riconciliazione.

Anonimo ha detto...

Ci sono persone che pensano di detenere l'esclusiva della sofferenza. Gli ebrei oggi, specialmente quelli più anziani, la pensano così. E' tale la loro rabbia e il loro rancore da arrivare a chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze e alle soppraffazioni, attuali purtroppo, perpetrate ai danni di popolazioni innocenti e indifese come innocenti e indifese furono le vittime della shoah. Anch'io penso che vi siano nel mondo ebraico persone che la pensano diversamente da Yehousha, al quale mi piacerebbe chiedere chi, secondo lui, si spese a favore degli ebrei durante il nazismo. Spero molto nelle nuove generazioni, nella loro capacità di superare il passato e guardare al futuro in un'ottica di fratellanza. Odio genera odio e amore generazione amore.
In ultimo, detesto questa via crucis che il nostro Papa è stato costretto a sobbarcarsi, detesto la struntalizzazione che lo accompagna, la pretesa di averlo in esclusiva dalla propria parte, fregandosene della altrui ragioni.
Ma il nostro meraviglioso Papa ha deciso e alla sequela di Gesù Cristo ha preso la propria croce ed è partito.
Alessia