domenica 10 maggio 2009
Un ponte di pace e di riconciliazione tra passato e futuro (Osservatore Romano)
Un ponte di pace e di riconciliazione tra passato e futuro
dal nostro inviato Gianluca Biccini
Amman, 9.
Nel luogo in cui Dio parlò a Mosè e gli mostrò la terra promessa, Benedetto XVI ha iniziato il pellegrinaggio vero e proprio in Terra Santa con un appello a superare qualsiasi ostacolo si frapponga alla riconciliazione fra cristiani ed ebrei. Il fine è quello della pace nella regione mediorientale. Gli strumenti indicati dal Papa sono il rispetto reciproco e la cooperazione.
Il secondo giorno del viaggio del Pontefice in Giordania si è aperto all'antica basilica del Memoriale sul Monte Nebo. Sabato mattina, dopo la messa privata nella cappella della nunziatura ad Amman, Benedetto XVI è giunto nel luogo - a ottocento metri di altitudine - dal quale Mosè vide, prima di morire, il meraviglioso panorama della terra promessa.
Il Pontefice si è affacciato da questa terrazza sulla Terra Santa. Da qui Giovanni Paolo II iniziò il 20 marzo 2000 il suo pellegrinaggio giubilare. Come Mosè e come il suo predecessore, Papa Ratzinger, nonostante la foschia, ha potuto scorgere in lontananza parte della valle del Giordano, con il Mar Morto e il fiume che vi si getta; la città cisgiordana di Gerico e il Monte degli Ulivi a Gerusalemme, Betlemme, il lago di Tiberiade. Ha visto l'albero di ulivo piantato da Wojtyla a fianco degli scavi. E la scultura cruciforme con serpenti intrecciati a simboleggiare il Nehushtan, il serpente di rame costruito da Mosè.
Ad accoglierlo a Siyagha, sulla vetta del Monte Nebo, padre José Rodríguez Carballo, ministro generale dell'Ordine dei frati minori, che gli ha rivolto parole di saluto. Con lui i frati della comunità francescana del vicino convento, e alcuni archeologi impegnati negli scavi, affidati alla Custodia di Terra Santa.
Il Papa ha recitato una preghiera e ha ascoltato la lettura del passo del Deuteronomio (34, 1-7.10-11a) che si riferisce a questi luoghi. Tra coloro che hanno accolto il Pontefice, anche religiosi e religiose della Piccola Famiglia dell'Annunziata - comunità monastica fondata da don Dossetti - che vivono a Main, un villaggio nei pressi di Madaba.
Ed è in quest'ultima città, a metà strada tra il Monte Nebo e la capitale, che successivamente Benedetto XVI si è trasferito in macchina. Sorta sull'antico sito biblico di Medba, è la quinta del Paese per popolazione ed è celebre per i mosaici.
Tra musiche, colori e profumi tipicamente arabi il Papa ha attraversato il quartiere cristiano della città che ha dato i natali al patriarca Twal. Tanti i bambini in festa che sventolavano bandierine con i colori pontifici, giordani e libanesi. Tra gli striscioni di benvenuto anche alcuni in italiano e in tedesco.
Giunto sulla spianata in cui sta sorgendo l'Università del patriarcato latino, Benedetto XVI è stato accolto all'interno di un tendone proprio dal patriarca, che gli ha rivolto il saluto. Dopo una breve preghiera il Papa ha benedetto la prima pietra dell'erigenda struttura accademica, e ha auspicato che diventi un centro per la formazione dei giovani e per il progresso delle scienze. L'ateneo, nelle intenzioni della Chiesa locale e del regno di Giordania, che sostiene l'iniziativa, è infatti destinato a diventare un polo d'attrazione internazionale.
In precedenza, nel pomeriggio di venerdì 8, subito dopo la cerimonia di benvenuto all'aeroporto, il Papa aveva vissuto un momento particolarmente intenso con la piccola comunità cattolica del Paese, recandosi in visita al centro Regina Pacis. Si tratta di una struttura per disabili, gestita direttamente dal patriarcato latino di Gerusalemme. È stata inaugurata il 15 aprile 2004. Giovanni Paolo II ne aveva benedetto la prima pietra il 21 marzo 2000 durante la messa celebrata nello stadio di Amman. Benedetto XVI ha inaugurato una nuova ala. Il patriarca emerito Sabbah e monsignor Salim Sayegh, vicario del patriarca per la Giordania, sono gli animatori principali di quest'opera di importanza nazionale, se si considera che il 53 per cento della popolazione giordana ha meno di 19 anni e il 10 per cento di questi giovani è portatore di handicap.
Il centro è anche un laboratorio di dialogo tra musulmani e cristiani. Non è un caso dunque che appena un'ora dopo il suo arrivo il Papa abbia scelto questo luogo per l'ennesimo invito alle religioni a costruire insieme la pace. Un messaggio che ha suscitato grande entusiasmo qui ad Amman. L'immagine di una donna musulmana inferma che bacia la mano di Benedetto XVI ha già fatto il giro del mondo, come quella in cui il Papa ha indossato una kefiah giordana offertagli da due giovani scout. Un gesto che ha suscitato l'entusiasmo dei tanti presenti.
(©L'Osservatore Romano - 10 maggio 2009)
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