giovedì 23 luglio 2009
Il free software sponsorizzato dal Papa. Un’enciclica decisiva (Adinolfi)
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Il free software sponsorizzato dal papa
Un’enciclica decisiva
MARIO ADINOLFI
Come è noto papa Ratzinger non ha una grande dimestichezza con l’informatica: «Non è un Papa tecnologico », ha detto padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, a proposito del notebook Olivetti che Bernabè ha recentemente donato al pontefice in occasione della sua recente visita nella diocesi di Ivrea. Un notebook che difficilmente utilizzerà. Eppure la sua recente enciclica Caritas in veritate dedicata ai problemi economici e sociali fonda, anche da un punto di vista cristiano, su solide categorie etiche il movimento del “free software”.
Un paragrafo contro il copyright
Nell’enciclica, scritta anche per fare memoria e continuare l’impegno di Paolo VI e della sua Popolorum progressio, c’è un paragrafo esplicitamente dedicato ai problemi del copyright: il Papa lamenta che un’eccessiva tutela del copyright in materia di innovazioni tecnologiche, soprattutto in campo sanitario, rappresenta un freno per il progresso dei popoli. In realtà, tutta l’enciclica è un inno all’economia della gratuità e del dono, cioè a un’economia che non abbia solo al centro il profitto e come unica finalità il benessere materiale soprattutto di pochi.
Il dono è risorsa economica
La gratuità, il dono, la solidarietà, l’unione e la comunione con gli altri, sono potenti risorse anche economiche. Sono fattori di sviluppo che, se mortificati, danneggiano e frenano lo stesso meccanismo dell’economia, che rischia di impazzire e di diventare distruttivo, come avviene nell’attuale crisi finanziaria. L’impresa non è solo quella dell’imprenditore privato alla ricerca del suo profitto, dei grandi fondi anonimi e multinazionali che spingono i manager a licenziare in cambio di forti benefit, ma può essere anche un’impresa cooperativistica e collaborativa.
Il valore di mercato della gratuità
Il mercato per essere veramente tale deve permettere anche a queste imprese di essere presenti e competere con quelle tradizionali. I due mondi, quello dell’impresa privata e individualistica e quello delle imprese fondate sulla comunione e sulla cooperazione, non devono rimanere distanti e incomunicabili, ma possono a loro volta collaborare e ibridarsi. Anche l’impresa privata può imparare dalle forme aziendali che si basino maggiormente sulla gratuità ed il dono. Gratuità e dono, apertura all’altro come persona e non solo come merce o fattore di produzione, sono atteggiamenti che servono anche all’interno dell’economia di mercato, con le sue logiche e le sue leggi. Sembra che anche il pontefice abbia imparato dalla rivoluzione del “free software” e che lo benedica: anche questo è un segno dei tempi, fuori e dentro la chiesa.
www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it
© Copyright Europa, 22 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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