lunedì 27 luglio 2009

Il geriatra Vergani: Quattro anziani per ogni bambino. Ha fatto bene il Papa a ricordare l'importanza dei nonni (Corriere)


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I nonni sono un «ammortizzatore sociale». Il Papa li elogia

Quattro anziani per ogni bambino

di CARLO VERGANI

In Italia oggi ci sono quattro nonni di età superiore ai 65 anni per ogni bambino di età inferiore ai 6. Sono anziani capaci e in qualche maniera prestigiosi, perché a 65 anni l’attesa di vita è ancora di vent’anni e a 75 di dieci.
Ha fatto bene il Papa a ricordare la loro importanza: sono un ammortizzatore sociale. Se analizziamo la loro collocazione nella nostra società, notiamo che, mentre resiste il modello di famiglia verticale, in cui convivono diverse generazioni, è cambiato il ruolo.
Fino a qualche anno fa si parlava fa di «fenomeno sandwich», con la donna giovane schiacciata tra il bambino e il vecchio da accudire. Questo fenomeno oggi sta calando.
Ci rendiamo conto che sempre più la persona anziana è una risorsa per la famiglia, è un soggetto attivo che si prende cura di sé e degli altri. Ed è una fetta di popolazione ampia se pensiamo che tra i 50 e i 65 anni, nel nostro Paese, solo il 43 per cento degli uomini e il 21 per cento delle donne sono ancora occupati nel mondo del lavoro, i cosiddetti «lavoratori anziani». Ci sono tanti giovani pensionati che possono-potranno dare notevole energia alla famiglia, tanto da funzionare come «ammortizzatori sociali». Basti pensare al ruolo dei nonni di fronte alla scarsità degli asili nido.
Proprio perché è una risorsa preziosa per la società non va depauperata: sull’anziano bisogna investire. Anche quando è attivo, ha una sua vulnerabilità. E ne è consapevole. Significativa a questo proposito un’indagine Istat che indica come prima paura dell’anziano la perdita dell’autonomia: è come se egli percepisse che in una situazione di bisogno va incontro all’abbandono.
L’anziano ha delle necessità che dobbiamo riconoscere. E’ fragile, vulnerabile, può avere malattie croniche. Serve dunque uno sguardo nuovo della città, che deve andare oltre il rapporto nonni-nipoti, deve includere l’anziano, deve tenere conto dei suoi bisogni e rivedere i propri schemi organizzativi. La solitudine, per esempio, è un evento sentinella: sappiamo che l’anziano solo va incontro a un decadimento fisico e psichico costante e più veloce. La solitudine facilita l’emarginazione e il decesso. Non possiamo ridurre la questione a interventi marginali assistenziali. Perché stiamo parlando di una grossa realtà: entro pochi anni gli anziani saranno il 30 per cento della popolazione. Risorsa importante, concreta, da non consumare ma su cui investire.

Carlo Vergani, geriatra

© Copyright Corriere della sera, 27 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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