venerdì 12 dicembre 2008

Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: una sfida per uomini feriti dall'ingiustizia (Frangi)


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Una sfida per uomini feriti dall'ingiustizia

Giuseppe Frangi

Speculazione: ecco la triste parola con cui verrà ricordato quest'anno che ci stiamo per lasciare alle spalle. Mai ne avevamo sperimentato in modo tanto brutale le conseguenze sulla vita quotidiana e concreta. La speculazione ha impazzato, dalla finanza al petrolio per approdare persino sulle nostre tavole. Ha azzerato risparmi di una vita, ha reso impegnativo persino fare un pieno di benzina, ha fatto schizzare i prezzi di quei beni primari a cui guardavamo con abitudinaria tranquillità.
Dice il vocabolario che speculazione è ricerca del massimo guadagno in attività commerciali o finanziarie. Bene o male ci abbiamo sempre convissuto, da che il mondo è mondo. Ma quello che è successo di diverso quest'anno è l'offensiva generalizzata e incontrollata. Quasi che la speculazione e chi la cavalcava godesse di una libertà d'azione senza riserve, per cui tutto il mondo ha dovuto salire su questa giostra impazzita dove l'economia aveva perso ogni connotato reale e ogni rapporto con la vita concreta.
Giustamente Papa Benedetto XVI ha colto la gravità epocale di questa anarchia dei poteri reali che decidono i destini del mondo, e ha dedicato alla questione il consueto messaggio per la Giornata mondiale della pace.
Già il titolo indica il rapporto tra speculazione e rischio di conflitti: «Combattere la povertà, costruire la pace». Una verità che nel finale del messaggio lo definisce addirittura un «assioma».
L'esempio più eclatante è quello della speculazione sul prezzo delle materie prime alimentari. Come ha puntualmente documentato in questi mesi la Coldiretti, la speculazione ha colpito in maniera gravissima le popolazioni povere.
Il prezzo del grano da marzo ad oggi è crollato del 60% dopo aver subito un'impennata che, com'è dimostrato dal precipitoso calo successivo, non aveva nessuna ragione reale. L'impennata ha legittimato l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari come la pasta, a livello di produzione industriale.
Ora quei prezzi sono rimasti alti, andando ad erodere il potere d'acquisto dei contadini che nel frattempo, con il precipitare del valore del grano, hanno visto calare anche i loro già esigui margini di guadagno. Coldiretti stima perdite di oltre 120 miliardi di euro per i contadini dei diversi continenti, che ora rischiano di essere costretti ad abbandonare una coltivazione dalla quale dipende la sopravvivenza di miliardi di persone. Intanto a livello internazionale sono quasi raddoppiati i costi dei concimi necessari per fertilizzare i terreni e non sono calati i prezzi dei prodotti alimentari finiti.
Non è quindi un caso che anche la Fao abbia denunciato nel suo Rapporto, reso pubblico proprio in settimana, che la popolazione che soffre la fame sul nostro pianeta è cresciuta di 40 milioni nell'ultimo anno, arrivando ormai a sfiorare il miliardo di persone. Il Papa giustamente nel suo messaggio grida al mondo che questo è un modello di sviluppo insostenibile, destinato non solo a lasciare nella disperazione milioni di persone, ma anche a generare nuove guerre. Ma come si possono vincere forze che stanno così violentemente condizionando i destini del mondo? Il Papa ovviamente si appella a chi ha maggiori poteri.
Ma poi arriva a interpellare la responsabilità e la coscienza di ciascuno. Un mondo diverso, dice, può essere possibile solo «solo se ogni uomo si sentirà personalmente ferito dalle ingiustizie esistenti nel mondo e dalle violazioni dei diritti umani ad esse connesse».

Sentirsi personalmente feriti: è bellissima questa espressione di Papa Benedetto, perché riporta entro l'orizzonte della vita di ciascuno anche problemi che sembrano ingovernabili e lontani.

«Ciascuno faccia la parte che gli spetta e non indugi», scriveva nel 1891 un altro Papa, attento alle grandi emergenze sociali del suo tempo, Leone XIII. E Benedetto gli fa eco con parole ancor più appassionate: «La lotta alla povertà ha bisogno di uomini e donne che vivano in profondità la fraternità e siano capaci di accompagnare persone, famiglie e comunità in percorsi di autentico sviluppo umano».
Non pensiamo che la lotta alla fame si giochi solo sui grandi scacchieri mondiali. Si gioca anche sul piano delle coscienze individuali. Solo uomini «feriti» da questo scandalo e appassionati al destino degli altri uomini possono costruire una civiltà diversa. Infatti la speculazione ha nel nostro fatalismo il proprio migliore alleato.

© Copyright Eco di Bergamo, 12 dicembre 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffa, in arrivo titoloni su documento bioetica CdF.
Buon relativissimo "divertimanto".
Alessia

Raffaella ha detto...

:-)))