giovedì 11 dicembre 2008

Il Papa in Terra Santa, un pellegrinaggio di fede (Brunelli)


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Il Papa in Terra Santa, un pellegrinaggio di fede

Lucio Brunelli

Forse a Natale sarà il Papa in persona ad annunciare l'intenzione di compiere – «A Dio piacendo» – un pellegrinaggio in Terra Santa nel 2009.
Lo ha confidato all'Ansa il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, che di questo viaggio è uno degli organizzatori.
Certo, le incognite dovute al complicato puzzle politico mediorientale non mancano e quindi fino all'ultimo potranno esserci ripensamenti o variazioni.
Ma Benedetto XVI desidera fortemente calcare la terra dove visse Gesù e tutte le diplomazie coinvolte (israeliana, palestinese, vaticana) stanno lavorando alacremente al progetto.
È stata già approntata una bozza di programma che verrà presentata e discussa con il Papa nei prossimi giorni, quando in Vaticano arriverà una delegazione del Patriarcato di Gerusalemme. Secondo questa bozza, l'arrivo di Benedetto XVI nella città santa è previsto la sera di domenica 10 maggio. Proveniente direttamente da Roma o, più probabilmente, dalla Giordania. Come fecero d'altra parte i suoi predecessori: sia Paolo VI nel 1964 sia Giovanni Paolo II nel 2000 iniziarono infatti il loro pellegrinaggio ad Amman. In Giordania vive una delle comunità arabo-cristiane più importanti del Medio Oriente. Il viaggio di Benedetto XVI dovrebbe concludersi la mattina di giovedì 14 maggio, con la cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv.
Sono state programmate tre Messe pubbliche con i fedeli, una per ciascuna delle tre intense giornate in Terra Santa: nella basilica del Getsemani a Gerusalemme, vicino al Giardino degli Ulivi dove Gesù si ritirò in dolorosa preghiera presagendo l'arresto imminente e la condanna a morte; poi nella basilica dell'Annunciazione a Nazareth, città araba ma situata in territorio israeliano; infine nella piazza della Mangiatoia a Betlemme, di fronte alla basilica della Natività.
Il paese dove nacque Gesù è al momento l'unica tappa in territorio palestinese inserita nel programma.
Benedetto XVI vi arriverà da Gerusalemme: una distanza breve, una decina di chilometri appena, che però non saranno percorsi in macchina, ma in elicottero. Scelta motivata da ragioni di sicurezza e non solo. Sarebbe stata forse politicamente imbarazzante l'immagine della vettura del Papa che attraversa lentamente lo stretto varco nel muro di difesa eretto da Israele. Muro odiatissimo dai palestinesi, che lo hanno imbrattato di scritte antisraeliane. Benedetto XVI sarà il primo Papa a vedere la recinzione con i propri occhi. Il muro non era stato ancora eretto, infatti, quando nel marzo del 2000 Giovanni Paolo II compì «il viaggio dei viaggi» del suo pontificato.
Oltre le tre Messe pubbliche con i fedeli, Ratzinger sosterà in preghiera in altri luoghi carichi di memoria. Nella basilica del Santo Sepolcro, il luogo di culto forse più sacro dell'intera cristianità, diventato teatro nelle scorse settimane di una poco edificante scazzottata fra monaci greco-ortodossi e armeni. In programma anche una visita allo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto. Qui il Papa terrà uno dei discorsi più difficili e renderà omaggio alle vittime della Shoà.
Dovrebbe vedere anche una parte del Museo, con la sala buia che ricorda in modo struggente tutti i bambini morti nei campi di sterminio nazisti. Motivi diplomatici portano a escludere però una visita più completa.
Anche per evitare a Ratzinger di imbattersi nel pannello-didascalia che rimprovera a Pio XII i suoi «silenzi» di fronte all'Olocausto. Scritta contestata dal Vaticano, che da tempo chiede sia rimossa o corretta, aggiungendo il ricordo dei tanti ebrei salvati nelle chiese e nei conventi grazie alla sollecitazione di Papa Pacelli. Comunque, la controversia su Pio XII non è più considerata un ostacolo insormontabile alla realizzazione del viaggio, sebbene sia nota la contrarietà israeliana alla sua beatificazione.
Numerose le complicazioni politiche che possono condizionare la realizzazione del terzo pellegrinaggio di un Papa in Terra santa. Da qui a maggio potrebbero cambiare tutti gli interlocutori istituzionali. In Israele si vota per le politiche a febbraio. E anche nei territori palestinesi potrebbero tenersi elezioni politiche e presidenziali anticipate. Ci sono poi le difficoltà nei rapporti bilaterali fra Santa Sede e Israele, legate al lungo stallo nei negoziati per l'attuazione dell'Accordo fondamentale: in gioco questioni non secondarie, come il regime giuridico e fiscale delle proprietà ecclesiastiche.
Il «Jerusalem Post» ha ricordato di recente, quando sono uscite le prime indiscrezioni su un possibile viaggio del Papa a maggio, che il Patriarcato di Gerusalemme deve trecento milioni di new shekel al governo di Tel Aviv. Altro nodo da sciogliere è quello dei visti per i sacerdoti, finora concessi con il contagocce, con notevoli disagi all'attività pastorale dei preti che devono fare la spola fuori e dentro i confini tracciati da Israele. E poi, il problema dei problemi: le sorti del processo di pace per porre fine al conflitto israelo-palestinese.
Benedetto XVI è cosciente degli infiniti ostacoli politici. Ma dice ai suoi collaboratori – perché riferiscano alle parti interessate – che il suo vuole e deve essere esclusivamente un pellegrinaggio religioso.
Monsignor Twal, patriarca di Gerusalemme, ha ammesso di non ritenere che i tempi fossero maturi per una visita del Papa. Avrebbe preferito che essa venisse a coronamento di un successo del processo di pace. «Ma ho paura – ha concluso saggiamente – che se aspettiamo che i tempi siano maturi, allora passeranno altri due o tre pontificati…».

© Copyright Eco di Bergamo, 11 dicembre 2008

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