venerdì 12 dicembre 2008

Il Papa: La pace si può costruire solo sconfiggendo la fame (Bobbio)


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La pace si può costruire solo sconfiggendo la fame

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nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Le risorse per combattere la povertà ci sono, ma il loro impiego è ostacolato dalle speculazioni sul cibo, da una spesa militare troppo alta, da istituzioni politiche ed economiche che favoriscono la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Ma «le distorsioni di sistemi ingiusti, prima poi, presentano il conto a tutti».
Non è ancora l'enciclica sociale promessa, ma il messaggio di Benedetto XVI per la prossima Giornata mondiale della pace, che si celebra il 1° gennaio, ne anticipa sicuramente qualche tema. Si intitola «Combattere la povertà, costruire la pace» e invita a cambiare «gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società».
Scrive il Papa: «Nell'attuale mondo globale è sempre più evidente che si costruisce la pace solo se si assicura a tutti la possibilità di una crescita ragionevole».
Il Messaggio, che verrà inviato nei prossimi giorni, attraverso le nunziature apostoliche, a tutti i capi di Stato, è stato presentato ieri nella sala stampa della Santa Sede dal cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, il quale ha sottolineato che la lotta alla povertà ha bisogno di «una maggiore solidarietà globale».
Povertà e diritto alla vita. Non è vero che meno popolazione significhi più ricchezza.
Il Papa smonta la tesi che «le campagne di riduzione delle nascite, condotte a livello internazionale, anche con metodi non rispettosi né della dignità della donna né dei diritto dei coniugi a scegliere responsabilmente il numero dei figli, e spesso, cosa ancor più grave, non rispettosi del diritto alla vita», servano per eliminare la povertà. Benedetto XVI denuncia invece che «lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei più poveri tra gli essere umani».
Nel Messaggio il Papa fa rilevare che nel 1981 oltre il 40 per cento della popolazione mondiale viveva sotto la soglia della povertà. Oggi il dato in percentuale si è ridotto della metà, pur essendo aumentati gli abitanti del pianeta. La popolazione è «una ricchezza», perché significa più lavoro e più intelligenze.
Anche la lotta ad alcune pandemie, come l'Aids, deve essere portata avanti, senza i «ricatti» di chi «condiziona gli aiuti economici all'attuazione di politiche contrarie alla vita». Il problema è anche quello infatti di «educare i giovani ad un sessualità pienamente rispondente alla dignità della persona».
Il Papa mette in luce anche altri problemi legati alla lotta contro le pandemie e cioè «una decisa promozione della ricerca medica», di «innovazioni terapeutiche» e «applicazioni flessibili dei diritti di proprietà intellettuale» sui farmaci. La «difesa della famiglia», oltre che «l'accesso ai vaccini» e la «cura delle madri», permetterebbe di ridurre la povertà tra i bambini.
Povertà e disarmo. Benedetto XVI è molto preoccupato «dell'attuale livello di spesa globale militare».
Ricorda che la spesa militare «ostacola seriamente il raggiungimento dei grandi obiettivi di sviluppo» e rischia di «accelerare una corsa agli armamenti che provoca sacche di sottosviluppo e di disperazione, trasformandosi così paradossalmente in fattore di instabilità, di tensione e di conflitti». Chiede agli Stati di fare «autocritica» e destinare le risorse risparmiate dalle armi a «progetti di sviluppo delle persone e dei popoli più poveri».
Povertà e cibo. Non c'è insufficienza di cibo, ma «difficoltà di accesso» agli alimenti. Il Papa denuncia i fenomeni speculativi, le turbolenze finanziarie e le distorsioni del commercio internazionale. Rileva che se si mettono al margine i popoli si creano «pericolose premesse per guerre e conflitti». Il cardinale Martino ieri mattina ha definito «ingiuste e anacronistiche le misure protettive» in campo agricolo dei Paesi industrializzati. Benedetto XVI fa notare che ci sono «Paesi a basso reddito, soprattutto africani gravemente marginalizzati rispetto ai flussi commerciali» e lancia un appello perché «tutti i Paesi abbiamo le stesse possibilità di accesso al mercato mondiale».
Vi è poi il problema della diffusione delle tecnologie, che favorisce chi ha più soldi da spendere, ma che incide anche sulla dinamica dei prezzi, per cui il costo dei prodotti lavorati dall'industria cresce più velocemente di quelli delle materie prime e dei prodotti agricoli in possesso dei Paesi più poveri.
Povertà e finanza. Una finanza che non sostiene nel lungo termine la «possibilità di investimento e quindi di sviluppo» è «quanto mai fragile». Il giudizio di Benedetto XVI sulla attuale crisi dei mercati è molto pesante. Dimostra, ammonisce il Papa, che la finanza «è a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive della considerazione, a lungo termine, del bene comune».
Se la finanza infatti si appiattisce sul «breve e brevissimo termine», diviene «pericolosa per tutti, anche per chi riesce a beneficiarne durante le fasi di euforia».
Povertà e globalizzazione. Per governare la globalizzazione occorre «una forte solidarietà globale» tra «Paesi ricchi e poveri» e anche all'interno dei singoli Paesi, ricchi compresi. Il Papa chiede un «codice etico comune», perché «la globalizzazione elimina certe barriere, ma ciò non significa che non ne possa costruire di nuove».
Benedetto XVI fa notare che «avvicina i popoli», ma «la vicinanza spaziale e temporale non crea di per sé le condizioni per una vera comunione e un'autentica pace».
Bisogna smetterla, dunque, con politiche «assistenziali» e investire in cooperazione «sul piano economico e giuridico», creare istituzioni «efficienti e partecipate» e porsi anche il problema dell'aumento dei reddito. Secondo il Papa infatti va «sgombrato il campo dall'illusione che una politica di sola ridistribuzione della ricchezza esistente possa risolvere» la questione della povertà «in maniera definitiva».

© Copyright Eco di Bergamo, 12 dicembre 2008

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