sabato 14 marzo 2009

Dalla parte della bambina brasiliana. Bellissimo intervento di Mons. Fisichella sull'Osservatore Romano. Da leggere e meditare!


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Leggiamo e meditiamo molto attentamente questo articolo di Mons. Fisichella che personalmente condivido in pieno.
Ringrazio Sua Eccellenza per la delicatezza con cui ha affrontato un tema cosi' devastante come la violenza sulle donne
.
R.

Dalla parte della bambina brasiliana

di Rino Fisichella
Arcivescovo presidente
della Pontificia Accademia per la Vita

Il dibattito su alcune questioni si fa spesso serrato e le differenti prospettive non sempre permettono di considerare quanto la posta in gioco sia veramente grande. È questo il momento in cui si deve guardare all'essenziale e, per un attimo, lasciare in disparte ciò che non tocca direttamente il problema. Il caso nella sua drammaticità è semplice. C'è una bambina di soli nove anni - la chiameremo Carmen - che dobbiamo guardare fisso negli occhi senza distrarre lo sguardo neppure un attimo, per farle capire quanto le si vuole bene. Carmen, a Recife, in Brasile, viene violentata ripetutamente dal giovane patrigno, rimane incinta di due gemellini e non avrà più una vita facile. La ferita è profonda perché la violenza del tutto gratuita l'ha distrutta dentro e difficilmente le permetterà in futuro di guardare agli altri con amore.
Carmen rappresenta una storia di quotidiana violenza e ha guadagnato le pagine dei giornali solo perché l'arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica per i medici che l'hanno aiutata a interrompere la gravidanza. Una storia di violenza che, purtroppo, sarebbe passata inosservata, tanto si è abituati a subire ogni giorno fatti di una gravità ineguagliabile, se non fosse stato per lo scalpore e le reazioni suscitate dall'intervento del vescovo. La violenza su una donna, già grave di per sé, assume una valenza ancora più deprecabile quando a subirla è una bambina, con l'aggravante della povertà e del degrado sociale in cui vive. Non c'è linguaggio corrispondente per condannare tali episodi, e i sentimenti che ne derivano sono spesso una miscela di rabbia e di rancore che si assopiscono solo quando viene fatta realmente giustizia e la pena inflitta al delinquente di turno ha certezza di essere scontata.
Carmen doveva essere in primo luogo difesa, abbracciata, accarezzata con dolcezza per farle sentire che eravamo tutti con lei; tutti, senza distinzione alcuna.

Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri. Così non è stato e, purtroppo, ne risente la credibilità del nostro insegnamento che appare agli occhi di tanti come insensibile, incomprensibile e privo di misericordia.

È vero, Carmen portava dentro di sé altre vite innocenti come la sua, anche se frutto della violenza, e sono state soppresse; ciò, tuttavia, non basta per dare un giudizio che pesa come una mannaia.
Nel caso di Carmen si sono scontrate la vita e la morte. A causa della giovanissima età e delle condizioni di salute precarie la sua vita era in serio pericolo per la gravidanza in atto. Come agire in questi casi? Decisione ardua per il medico e per la stessa legge morale. Scelte come questa, anche se con una casistica differente, si ripetono quotidianamente nelle sale di rianimazione e la coscienza del medico si ritrova sola con se stessa nell'atto di dovere decidere cosa sia meglio fare. Nessuno, comunque, arriva a una decisione di questo genere con disinvoltura; è ingiusto e offensivo il solo pensarlo.
Il rispetto dovuto alla professionalità del medico è una regola che deve coinvolgere tutti e non può consentire di giungere a un giudizio negativo senza prima aver considerato il conflitto che si è creato nel suo intimo. Il medico porta con sé la sua storia e la sua esperienza; una scelta come quella di dover salvare una vita, sapendo che ne mette a serio rischio una seconda, non viene mai vissuta con facilità. Certo, alcuni si abituano alle situazioni così da non provare più neppure l'emozione; in questi casi, però, la scelta di essere medico viene degradata a solo mestiere vissuto senza entusiasmo e subito passivamente. Fare di tutta un'erba un fascio, tuttavia, oltre che scorretto sarebbe ingiusto.
Carmen ha riproposto un caso morale tra i più delicati; trattarlo sbrigativamente non renderebbe giustizia né alla sua fragile persona né a quanti sono coinvolti a diverso titolo nella vicenda. Come ogni caso singolo e concreto, comunque, merita di essere analizzato nella sua peculiarità, senza generalizzazioni. La morale cattolica ha principi da cui non può prescindere, anche se lo volesse. La difesa della vita umana fin dal suo concepimento appartiene a uno di questi e si giustifica per la sacralità dell'esistenza. Ogni essere umano, infatti, fin dal primo istante porta impressa in sé l'immagine del Creatore, e per questo siamo convinti che debbano essergli riconosciuti la dignità e i diritti di ogni persona, primo fra tutti quello della sua intangibilità e inviolabilità.
L'aborto provocato è sempre stato condannato dalla legge morale come un atto intrinsecamente cattivo e questo insegnamento permane immutato ai nostri giorni fin dai primordi della Chiesa. Il concilio Vaticano ii nella Gaudium et spes - documento di grande apertura e accortezza in riferimento al mondo contemporaneo - usa in maniera inaspettata parole inequivocabili e durissime contro l'aborto diretto. La stessa collaborazione formale costituisce una colpa grave che, quando è realizzata, porta automaticamente al di fuori della comunità cristiana. Tecnicamente, il Codice di diritto canonico usa l'espressione latae sententiae per indicare che la scomunica si attua appunto nel momento stesso in cui il fatto avviene.
Non c'era bisogno, riteniamo, di tanta urgenza e pubblicità nel dichiarare un fatto che si attua in maniera automatica. Ciò di cui si sente maggiormente il bisogno in questo momento è il segno di una testimonianza di vicinanza con chi soffre, un atto di misericordia che, pur mantenendo fermo il principio, è capace di guardare oltre la sfera giuridica per raggiungere ciò che il diritto stesso prevede come scopo della sua esistenza: il bene e la salvezza di quanti credono nell'amore del Padre e di quanti accolgono il vangelo di Cristo come i bambini, che Gesù chiamava accanto a sé e stringeva tra le sue braccia dicendo che il regno dei cieli appartiene a chi è come loro.
Carmen, stiamo dalla tua parte. Condividiamo con te la sofferenza che hai provato, vorremmo fare di tutto per restituirti la dignità di cui sei stata privata e l'amore di cui avrai ancora più bisogno. Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia. Nonostante la presenza del male e la cattiveria di molti.

(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2009)

42 commenti:

Anonimo ha detto...

Al proposito, ti segnalo, riprovevole:

http://cathcon.blogspot.com/2009/03/anti-clericalism-lives-on-in-france.html

Caterina63 ha detto...

Ha ragione mons. Fisichella....

Infatti la Chiesa pur condannando sempre l'aborto ed ogni sua forma, parla sempre di omicidio anche quando, in casi estremi, la scelta di chi far morire cade sul nascituro, ma non parla di condanna esplicita, ci sono casi talmente delicati ed intricati che pur commettendosi l'omicidio (l'aborto), non è facile per nulla giudicare o parlare di chi l'ha commesso...

In questo caso è stato un errore scomunicare PUBBLICAMENTE medici erchè qui parliamo di una BAMBINA DI NOVE ANNI VIOLENTATA...ed è proprio in casi come questi che Gesù stesso ci rammenta che NON SIAMO PIU' SCHIAVI DELLA LEGGE il chè non vuol dire che l'omicidio avvenuto di un altra creatura innocente non sarà giudicato da Dio...TUTTO SARA' GIUDICATO e l'ha dove NON arriva l'uomo o la sua giustizia, arriva sempre quella di Dio....

In questa situazione purtroppo neppure tanto rara nè unica...le vittime SONO DUE, i medici hanno tentato di salvarne una perchè loro NON sono Dio e non potevano salvarle entrambe...

Ci sono molte altre cose da scomunicare pubblicamente e che stanno alla base anche di tante brutture che la legge umana non riesce ad arginare che questa proprio se la potevano risparmiare...

E non si tratta di moralismo o di pietismo, speriamo piuttosto che non strumentalizzino mons. Fisichella per dire che è favorevole all'aborto...oggi non ci meraviglia pià nulla, che si sappia restare almeno in silenzio di passione davanti a storie come queste...

Fraternamente CaterinaLD

A.R. ha detto...

Stavolta mons. Fisichella ha parole veramente delicate eppure chiarissime anche per i giornalisti più ottusi. Una cosa è il caso umano da curare con ogni misericordia e amore possibile, un'altra cosa il caso giuridico. Ma in questo caso, comunque, la scomunica latae sententiae, cioè qualla scomunica che avviene nel segreto della coscienza di chi sa di aver compiuto un'atto che lo mette fuori della Chiesa, non andava irrogata, cioè ribadita pubblicamente (e neppure per il diritto una tale scomunica, nel caso concreto in esame, va sanzionata dal Vescovo).
A volte si esagera nel sottolineare quello che a tutti è chiaro. Ridicolo comunque il ragionamento di chi dice: non gli abortisti vanno scomunicati, ma il violentatore di bambini. Certo, proprio un discorso logico: chi fa male ai bambini va punito, ma chi invece li ammazza prima che nascano è un eroe.
Mio Dio, dove siamo arrivati!
Ringraziamo Mons. Fisichella per il suo contributo umanissimo e cristianissimo al ragionamento su un caso concreto, non su un principio morale. E' la vita concreta che richiede misericordia e amore. I princìpi non ne hanno bisogno.

Caterina63 ha detto...

Lettera aperta alla piccola Carmen

Dolcissima Carmen...alcuni anni fa in Italia una bambina di nome Maria di soli tre anni veniva ripetutamente violentata dal suo patrigno a tal punto che la bimba morì, era il Venerdì Santo, giorno in cui sarebbe uscito il film "La Passione" di Mel Gibbson tanto discusso perchè descrive la passione di un Uomo-Dio, Gesù Cristo, in modo così talmente reale da leggere chiaramente non solo la storia di Maria e della sua breve vita d'inferno, ma anche la tua storia, in quel Corpo martoriato c'è descritta tutta la tua passione, l'umiliazione che hai dovuto subire, la profanazione non solo al tuo corpo ma anche alle due vite che dopo portavi dentro a causa di quella violenza...

Non so proprio come potrai uscire fuori da questa situazione, ma se sopravviverai ce la farai perchè quel Crocefisso che in quei chiodi ha crocefisso anche la tua storia con la sua, non permetterà la tua sconfitta...
Ti porto nel cuore piccola dolce Carmen....ti voglio bene....

con affetto, una mamma fra le tante che oggi staranno piangendo leggendo la tua storia... CaterinaLD

euge ha detto...

Ancora una volta un GRAZIE a Mons. Fisichella che ha trattato con estrema delicatezza e fermezza una situazione così drammatica.

gemma ha detto...

ci speravo in queste parole.....

Anonimo ha detto...

Io penso che Mons. Fisichella dice molte belle cose in questo articolo ma si sbaglia quando dice che "non meritano la scomuica quelli che ti hanno aiutato a...". Sicuramente ha ragione quando dice che meglio essere zitti, ma dire che i medici non meritano la scomunica... é semplicemente falso. NOn si puó MAI uccidere direttamente a nessuno. MAI.

Raffaella ha detto...

Vescovi e cardinali di allora?
R.

Anonimo ha detto...

a me sembra uno scandaloso giustificazionismo dell'aborto. Adesso i medici che ammazzano innocenti vanno ringraziati perché hanno permesso alla bambina di vivere? E chi lo dice che sarebbe morta? E comunque non si può fare il male perchè ne venga un bene.

Come sul testamento biologico, Fisichella è ambiguo, e in questo caso scandaloso.

Anonimo ha detto...

Dolcissime le parole di monsignor Fisichella, ma alla fine non ho capito la situazione, un po' come non capisco quando a parlare o scrivere è il cardinale Martini. In questo caso i medici che hanno procurato l'aborto sono scomunicati o no? C'è la possibilità di fare un'eccezione in situazioni così gravi?

Raffaella ha detto...

Posso dire la mia opinione.
Non e' un problema di eccezioni.
La vita va preservata sempre e l'aborto e' sempre sbagliato.
Tuttavia, in questo caso, eravamo di fronte ad un caso terribile: una bambina (non una ragazzina ma una bambina!), violentata ed incinta di due gemelli.
Il diritto canonico e' chiarissimo, ma era proprio necessario parlare della scomunica latae sententiae in un momento cosi' drammatico?
A mio avviso prima si doveva parlare di misericordia, di amore, di comprensione e poi del diritto.
Ci sono situazioni in cui l'aspetto umano deve prevalere su quello giuridico pur importantissimo.
La scomunica scatta automaticamente, quindi non c'e' discussione, ma di fronte ad una bambina si dovevano usare ben altri toni.

Anonimo ha detto...

aggiungo, che l'Arcivescovo di Recife - mons. Josè Cardoso Sobrinho - non ha parlato di scomunica della bambina (ovviamente) ma dei familiari e dei medici. Al contrario, per la bambina ha avuto parole di comprensione. Ma nessuno pubblica le impeccabili e coraggiose dichiarazioni dell'Arcivescovo e tutti bevono le calunnie della stampa, compresi i prelati più intenti a divorarsi tra loro che a difendere la verità quando costa davvero qualcosa (perchè oggettivamente questo caso era difficile da spiegare in mezzo al battage mediatico dei laicisti).

Che ammazzare bambini in grembo alla madre non è una cosa che si fa a cuor leggero e non si può condannare come altri abomini è una cosa che può dire Pannella per dare scuse ai "Cattolici Adulti" per votare leggi immorali, non un presidente di commissione pontificia. Perchè, un omicidio fatto a cuore pesante è meno omicidio? E poi far passare l'arcivescovo di Recife come un senza cuore come se avesse condannato al madre-bambina e non i medici assassini e i familiari loro complici è una calunnia intollerabile, tanto più da parte di un prelato, e sull'Osservatore!

E che ipocrisia dire che siccome la scomunica è latae sententiae non c'era bisogno di pubblicizzarla! Perchè, è "meno" scomunica delle altre? Anzi, proprio oggi che nessuno ha più il senso del male e del peccato che si devono avvisare le anime per il loro bene, perchè si pentano e cambino. Altrimenti ci salviamo la coscienza col dire che c'è gia la scomunica latae sententiae e poi nessuno verifica se il Corpo del Signore viene dato ad abortisti o se c'è ravvedimento da parte dei responsabili.

Se il peccato è pubblico, pubblica deve essere la sua trattazione, a motivo dello scandalo che può perder molti altri, e chi commette peccati riservati per la remissione alla sede apostolica o all'ordinario (come l'arcivescovo di Recife) non può ricevere legittimamente senza aver rinunciato all'errore, che i medici abortisti hanno invece rivendicato e difeso sui giornali.

Per una volta sto col Cardinale Re, prefetto per i Vescovi e presidente della commissione per L'America Latina che ha havuto il coraggio di difendere l'arcivescovo di Recife invece di accodarsi alla stampa laicista.

Anonimo ha detto...

che la bambina non fosse scomunicata lo avevo capito anch'io che di queste cose sono piuttosto ignorante (se non altro penso che non possa essere scomunicata a causa della giovanissima età). Il mio problema era proprio riuscire a decifrare il pensiero di mons. Fisichella perché non capivo se rimproverava solo i toni o se non era d'accordo con la scomunica. Penso che la blogger Raffaella mi abbia chiarito le idee, grazie (e capisco anche il pensiero di quirinus).

Anonimo ha detto...

Sono un po’ confuso. Se la scumunica, che non è una pena giuridica qualsiasi, ma un allontanamento dolorosissimo per chi lo subiscie ed evidentemente drammatico agli occhi di chiunque sia credente, non andava fatto in pubblico? E questo tutto quello che si riesce a dire? Cosa significa? Che se le cose le si fa nel segreto, ovvero lontano dagli occhi dei media, cioè della pubblica opinione, allora si possono fare? Assume un valore diverso, più leggero per chi lo subisce se viene fatto in segreto? Il caso ha avuto rilevanza purtroppo per motivi di audience sbagliati, ma può anche offrire occasione di riflessione, ed un po’ meno diplomatica di quella che qui mi sembra si stia dando. Perché se è solo una parte del mondo, ed una parte della Chiesa, ad indignarsi e a condannare profondamente l’ottusità e la violenza di questo sistema di vivere l’insegamento di Cristo, mentre l’altra si limita ad auspicare un sistema solo più silenzioso di trattare certe questioni, si favorirà la diffusione della mentalità di cui quirinus o fr..A.R. poco sopra ci ha offerto un sublime esempio.
Ste

euge ha detto...

Credo che queste dichiarazioni molto apprezzabili di Mons. fisichella, siano state un momentino alterate. Infatti, rileggendo il suo editoriale, si può notare come egli difenda come è giusto che sia la sacralità della vita e sottolinei come sia inaccettabile la pratice dell'aborto. Mi è sembrato di scorgere invece nelle sue parole, l'eccessiva pubblicità che è stata data ad un atto che se non ho capito male, avviene automaticamente mentre, la notizia doveva essere evidenziata per la mostruosità di cosa e successo. Faccio presente inoltre, che Mons. fisichella si è sempre battuto con argomenti validi su questi argomenti e certe interpretazioni del suo editoriale, mi sembrano francamente un pò forzate. Vi invito a rileggerlo con molta attenzione.

gemma ha detto...

non vedo nelle parole di Fisichella nè istigazione all' ipocrita scomunica in segreto nè un cambiamento nelle posizioni della Chiesa nei confronti dell'aborto.
C' è un'enciclica di Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, in cui si sottolinea la posizione della Chiesa nei confronti dei medici che praticano l'aborto, del personale sanitario e anche degli amministratori delle strutture che lo praticano . Un sanitario credente sa bene a cosa va incontro, non c'è alcun bisogno di rimarcare pubblicamente la sua scomunica, che per la Chiesa evidentemente è tale anche se non sbandierata .

Anonimo ha detto...

su questo argomento, in questo blog, non è stata detta una parola finchè non ha parlato fisichella. per caso si aspettava la parola di un alto prelato per farsi un opinione??

Anonimo ha detto...

L'aborto procurato è sempre immorale, a prescindere dall'età della madre. Invece, in caso di malattia grave della madre, è lecito assumere una medicina o effettuare un'operazione chirurgica, anche se indirettamente (ripeto indirettamente) si provoca la morte del nascituro. Dunque, se il vescovo di Recife ha ricordato la scomunica, significa che è avvenuto un vero aborto procurato.

Il caso in questione avrebbe potuto alimentare l'idea tra i fedeli che l'aborto in alcuni casi possa essere giustificato. Dunque, bene ha fatto il vescovo di Recife a ricordare la grave pena canonica in cui sono incorsi i colpevoli di questo mostruoso delitto (l'omicidio di due gemellini). Non sono informato sulla vicenda, ma non ho nessun elemento per sospettare che questo vescovo coraggioso abbia potuto avere parole prive di carità nei confronti della bambina di 9 anni.

Dò un consiglio a tutti: non vi fidate ciecamente di quel che dicono certi giornalisti. E' molto più prudente andare a leggere le fonti primarie.

Anonimo ha detto...

a me invece sembra che quando monsignor Fisichella dice che (faccio copia-incolla dall'ultimo paragrafo) "sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia" voglia far capire di non condividere affatto la scomunica ai medici in casi come questi.

Anonimo ha detto...

Lo rileggiamo con molta attenzione e possiamo ancora fare la citazione: "Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere". E non, monsignore, NON SONO ALTRI che meritano la scomunica, sono quelli. E Lei non aiuta a capire la veritá.

Anonimo ha detto...

concordando con quirinus e l’anonimo ore 6.17 e 6.20
.............
Mi pare che con troppo facile sentimentalismo (altro che carità)
si voglia lodare le parole di Mons. Fisichella, che in qualità di Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha una responsabilità gravissima
per le affermazioni che ha fatto, pur sembrando dare un colpo al cerchio e uno alla botte.
La questione è – ancora, come nel caso Eluana – una sola:

5° NON AMMAZZARE
è comandamento di Dio ancora valido oppure no?
Il discorso ambiguo e confusionario (laddove dice: “altri meriterebbero la scomunica”,
anche lui è approdato al sinistro benaltrismo? Chi sono questi altri? Se ne può parlare
altrove di questi altri…),
disorienta gravemente le coscienze cristiane:
ci sono casi in cui è ammesso l’aborto, per riguardo e pietà verso la madre?
Ma questa è esattamente la mentalità che portò l’Italia alla legge voluta dai radicali e nel mondo all’ECCIDIO di milioni di bambini.
E’ veramente questo che vuole dichiarare la Chiesa oggi?

A Caterina63 vorrei dire (pur condividendo la sua pietà per la bimba e la sua Croce)
che gli uomini di Chiesa hanno sempre il sacrosanto dovere di ricordare agli uomini che il PECCATO rimane peccato,
non si trasforma in cosa buona
in nome della nostra carità!
(Anche il padre di Eluana ha
fortemente voluto la sua uccisione,
per AMORE della figlia)
e SI DEVE EVITARE, NON APPROVARE, MA CONDANNARE.
- Non è ammissibile ottenere un bene PER MEZZO DI UN MALE;
- Chi non condanna il male, permette IMPLICITAMENTE che si compia:
non abbiamo bisogno di questo
"progresso" dalla Chiesa, oggi che viviamo l’eclissi di Dio,
è vero o no?

Anonimo ha detto...

per chi conosce l'inglese, eccon un articolo che dimostra come l'Arcivescovo di Recife non abbia fatto che il suo dovere di pastore, che non ha affatto dimenticato il dramma della bambina e che non meritava gli insulti di Fisichella. Tra l'altro, l'Arcivescovo è uno dei leader di una campagna per la vita e la famiglia in Brasile che ha avuto molto successo ed è per questo che viene intervistato su questi argomenti. Richiesto di una parere su questa vicenda, ha detto quello che doveva dire. Fisichella eglialtri, invece, hanno accettato le balle dei giornali e hanno pugnalato un confratello alle spalle, trovando scuse per un aborto procurato, nonostante altre voci nella Chiesa avessero già espresso supporto per Mons. Cardoso Sobrinho. Tant'è che la settimana scorsa i titoli nazionali e internazionali erano "Il Vaticano appoggia l'arcivescovo di Recife". Ieri invece, su Radio Radicale, erano in brodo di giuggiole per l'articolo di Fisichella.

Far credere che i medici e la famiglia abbiano preso,poverini, una decisone sofferta ma in buana fede è una menzogna Vhi ha "sofferto", il padrino che prima la stupra e poi la porta ad abortire? O i medici che hanno rilasciato interviste manifestando "l'orgoglio" per la scomunica? Prima di calunniare un arcivescovo in prima linea dai bei palazzi vaticani ci si dovrebbe documentare

www.lifesitenews.com/ldn/2009/mar/09030601.html

Although doctors at the hospital where the girl was initially admitted, Imip, reportedly said that her life was not in danger, her mother reportedly transferred her to another hospital, Cisam, that was willing to do the abortion, which is not penalized under Brazilian law because the girl was raped.

José Cardoso Sobrinho, Archbishop of Olinda and Recife, confirmed that while the child would not be held accountable for the act, the doctor who carried out the abortion and anyone who assisted or gave their approval were excommunicated by the Church.

"To be subject to this penalty is it is necessary to be of age. The Church is very benevolent, especially with minors," the Archbishop told the media. "Now the adults, those who approved, who carried out this abortion, are excommunicated."

Sobrinho brushed aside the notion that the legality of the abortion under Brazilian law was a sufficient excuse for those involved.

"The law of God is above all human law," he said.. "Therefore, when a human law, meaning a law promulgated by human legislators, is contrary to the law of God, this human law has no value."

Abortion, he said, is "homicide against innocent life. We are talking about a silent holocaust, that kills a one million innocents in Brazil and fifty million in the world every year, a holocaust worse than the six million Jews, which we lament every year."

The Archdiocese of Olinda and Recife was preparing to file a motion to prevent the abortion when news arrived that it had already been carried out.

The Archbishop's decision to announce the excommunication, which is automatic under the Church's law for those who participate in an abortion, was met with denunciations publicized by Brazil's media, which is dominated by liberal ideologues. Among those quoted was Brazil's pro-abortion health minister, Jose Gomes Temporao, who repeated the claim that the girl was at risk from the pregnancy.

However, an attorney for the Archdiocese, who was preparing to file a motion to stop the abortion when word came that it had already been done, told the media that "various specialists from Imip, which is a major hospital, say that she didn't have a risk of dying. They could have waited longer."

In an interview with ElPais.com yesterday, Sobrinho held firm.

"I'm not sorry. What I did was to declare the excommunication. It is my obligation to alert the people, so that they may fear the laws of God," he told the online publication.

The Archbishop will reportedly give a homily against abortion at the launch of the National Conference of Brazilian Bishops annual Fraternity Campaign this Saturday. Last year's Campaign was entitled "Fraternity and the Defense of Life" and galvanized the nation's Catholic majority against the practice.

A nationwide poll last year indicated that 68% of Brazilians oppose the further legalization of the abortion, which is not criminally penalized only in rape cases, or when the mother's life is in danger.

Sobrinho made headlines earlier this month when he denounced the distribution of millions of contraceptives for Carnival, a festival that precedes the Catholic celebration of Lent.

Anonimo ha detto...

personalmente non ci tengo a veder gente scomunicata a tutti i costi, ma mons. Fisichella non aiuta certo a fare chiarezza. E poi l'arcivescovo di Recife ha davvero sbandierato scomniche di sua iniziativa oppure qualcuno è andato a cercarlo facendogli precise domande a cui, suo malgrado, non ha voluto negare una risposta? anche questo non è chiaro.

Anonimo ha detto...

L’ultima serie di commenti aiuta a spiegare quello che poco sopra cercavo di dire. E’ evidente che è mancata una presa di posizione critica di fronte a questo fatto, e riesce a lasciare scontenti anche i cattolici ‘giustizialisti’ pertanto è evidente anche che si è preferito non sbilanciarsi, e io continuo a leggere come unica nota chiara e non equivocabile, l’auspicio che certe cose si trattino in silenzio, cioè nel segreto.
E’ stato detto:
“C' è un'enciclica di Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, in cui si sottolinea la posizione della Chiesa nei confronti dei medici che praticano l'aborto, del personale sanitario e anche degli amministratori delle strutture che lo praticano”.
E altri commenti in modo analogo hanno espresso con naturalezza il fatto che la scomunica arriva ‘automaticamente’, e per tanto non c’era bisogno di fare tanto scalpore.
Io sono molto colpito dalla tranquillità con cui si accetta questo. A leggere qui sembra davvero che la famiglia della Chiesa debba funzionare ne più ne meno che come uno stato, con pene che colpiscano immediatamente ed implacabilmente chi si macchia di una colpa, dando soddisfazione ad una brama di giustizia molto umana, e cioè che alla fine è soprattutto brama del giudizio, della condanna, della ‘caccia’ al peccatore. Quanti di tutti quelli che qui hanno avuto tanta carità e pietà per quelle vite non nate ne hanno avuta altrettanta per quei medici peccatori certo, ma non userei mai la parola assassini? Il fatto che il sistema vada bene e sia auspicabile, forse, all’interno di uno Stato ‘umano’ non significa che debba essere l’ideale anche per il popolo di Dio; tanto più che non sempre è la perfezione nemmeno per lo Stato laico, poiché spesso la realtà si dimostra molto più varia delle leggi con cui si cerca di strutturarla, e si offrono casi inaspettati e di difficile giudizio. In tutto il dolore di questo fatto, si poteva almeno trovare un’occasione importante, per capire che forse organizzare la comunità cristiana secondo un insieme rigidissimo di leggi e di condanne che si applicano ‘automaticamente’ non ostante la gravità e la drammaticità di certe sanzioni, molto si discosta da quel primo comandamento che Cristo stesso ci ha affidato, e che quindi un sistema tanto rigido forse andrebbe rivisto. Perché alla fine l’atteggiamento che si produce, negli uomini di Chiesa, è quello di cui qui abbiamo avuto numerosi esempi.
“gli uomini di Chiesa hanno sempre il sacrosanto dovere di ricordare agli uomini che il PECCATO rimane peccato” “si deve condannare”. “è comandamento di Dio ancora valido oppure no?”.
Sempre più pronti a condannare che ad aprirsi alla carità, dimentichi di quel primo e principale comandamento.
Ste

Lapis ha detto...

Ho letto tutta la serie di interventi e non so che dire. La mia confusione a questo punto è notevole. L'impressione che ne ricavo è che qui abbiamo due uomini di chiesa di alto livello (mica due chierichetti) che sembrano dire cose opposte. O meglio, mons. Fisichella ribadisce, sì, il diritto canonico, ma conclude con un giudizio che fa propendere per una sua contrarietà alla scomunica in casi come questo.
Non voglio fare la farisea, ma è proprio per non diventare tale, che chiedo un po' di chiarezza all'interno della nostra Chiesa. Vista l'età della bambina, la sua incapacità ad assumersi responsabilità, il rischio per la salute, l'aborto può essere considerato meno grave del solito e tale da non meritare scomunica per coloro che lo compiono?
Qualcuno sarà in grado di dare una risposta o dovremo attendere immancabilmente che prenda di nuovo carta e penna il Papa???

Anonimo ha detto...

Scusi, Stefano
secondo lei
"aprirsi alla carità" significa
che in certe condizioni, come queste, l'omicidio è da considerare azione buona e da favorire?
Che io sappia, nel codice penale è ammessa solo come attenuante la legittima difesa:
dobbiamo pensare che l'aborto procurato equivalga ad una legittima difesa da un nemico che minaccia la vita della madre (o di altri?)
Sopprimere due vite umane (oltre a milioni ormai) in nome della carità?
Nostro Signore sarebbe contento di
questa convinzione diffusa che si appella a Lui stesso?

Raffaella ha detto...

In effetti il problema e' complicato.
Come conciliare il diritto alla vita che non e' mai negoziabile con la misericordia che e' sempre doverosa in questi casi?
E' difficile rispondere e si corre il rischio di aggiungere confusione a confusione.
Io non credo che Mons. Fisichella voglia recedere dai principi assoluti, quale e' il diritto alla vita.
La scomunica c'e' e non si puo' negare perche' e' automatica.
Il problema pero' e' il modo in cui si parla di questi problemi.
Io non conosco bene il caso e non so se si poteva agire in modo diverso pero' credo che, pur mantenendo ferma la sanzione canonica, si debba sempre parlare di misericordia ed abbracciare le vittime.
In questo caso ce ne sono molte.
Ripeto: trovare un linguaggio in questi casi e' difficile.
R.

Anonimo ha detto...

non è che si sta cercando di scaricare sulla Chiesa la responsabilità del fatto che in Brasile gli abortisti non sono ancora riusciti a far passare le leggi che vorrebbero?

Anonimo ha detto...

Stefano ha scritto: "la scomunica arriva ‘automaticamente’, e per tanto non c’era bisogno di fare tanto scalpore."

Ma quale scalpore, se non quello creato dalla stampa abortista, scusa? L'arcivescovo ha risposto a delle domande. Il contesto è quello di una campagna per la famiglia e per la vita a Recife di cui lui è il leader. Gli abortisti hanno cercato il massimo dell'esposizione mediatica per questo aborto, PRIMA che l'arcivescovo dicesse alcunchè, ed è propiro l'arcivescovo che su becca l'accusa di fare clamore? Non deve parlare di sacralità della vita, un arcivescovo?

Ce lo siamo dimenticato cosa dice il diritto canonico, e recentemente un certo J. Ratzinger, su comunione e favoreggiamento dell'aborto? "Non uccidere" vale ancora o è un principio "integralista"?

Fisichella lo ha accusato di non aver avuto pietà della bambina, che è falso, come se lui avesse scomunicato lei e non semplicemente avvertito i responsabili di un doppio assassinio del loro stato di scomunicati automaticamente. Per la bambina ha avuto solo parole di comprensione e compassione (vedi articolo in inglese sopra).

L'arcidiocesi stava cercando di aiutare la bambina e trovare una soluzione per salvare due vite innocenti quando è arrivata la notizia dell'avvenuto aborto, ben reclamizzata dai media e NON dall'arcivescovo, ma Fisichella parrebbe credere più ai media che a un suo confratello.

Fisichella ha detto: "Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia"

Ora, siccome gli unici che sono incorsi nella scomunica latae sententiae sono i medici assassini e i parenti complici, è evidente che Fisichella pensi che l'aborto -questo "abominevole delitto", per citare il Concilio - è la benemerita azione che ha permesso alla bambina di "continuare a vivere". Prima si parte, ipocritamente, dicendo che la scomunica non doveva essere "sbandierata", per concludere che invece non ci voleva proprio! Tra un pò scomunichiamo l'Arcivescovo di Recife invece, e agli abortisti diamo un premio!!

Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Vita lo sa che l'aborto procurato non è MAI giustificato, nè moralmente, nè scientificamente? L'ha letta Evangelium Vitae? Cos'era, una gravidanza extrauterina dovuta a un difetto fisico che i medici hanno trattato causando involontariamente e indirettamente un aborto? No, è stato un aborto diretto. La bambina aveva un tumore all'utero o qualcosa che richiedeva una isterectomia radicale? No, I medici del primo ospedale dove è stata ricoverata avevano escluso il pericolo di vita. A quel punto la famiglia ha preso la bambina e l'ha portata in un altro ospedale di abortisti disposto ad ammazzare i due gemellini (e a vantarsene poi su tutti i giornali, come sa chi si è preso la briga di informarsi prima di calunniare un vescovo col coraggio di posizioni scomode in difesa della verità e della vita).

Stefano ha scritto: "sembra davvero che la famiglia della Chiesa debba funzionare ne più ne meno che come uno stato, con pene che colpiscano immediatamente ed implacabilmente chi si macchia di una colpa, dando soddisfazione ad una brama di giustizia molto umana,"

Ma secondo te la Chiesa dovrebbe abolire il V comandamento o renderlo ininfluente e dare la comunione a chiunque commetta un omicidio di qualunque tipo? Siccome lo stato punisce il furto, e i comandamenti condannano il rubare, la chiesa diventa uno stato? Allora c'è mai un motivo per non dare la comunione a qualcuno, e per insegnare cosa va fatto e cosa va evitato per andare in cielo?

Stefano ha scritto: "Quanti di tutti quelli che qui hanno avuto tanta carità e pietà per quelle vite non nate ne hanno avuta altrettanta per quei medici peccatori certo, ma non userei mai la parola assassini?"

Quindi due bimbi in utero e quelli che li hanno fatti a pezzi o avvelenati con una iniezione di potassio sono sullo stesso piano? A chi ammazza qualcuno dovremmo non dire nulla perchè bisogna avere pietà di vittima e carnefice allo stesso modo?

E poi, se qualcuno ammazza un innocente indifeso, l'unica definizione e proprio "assassino". Non ci sono ingiuste uccisioni volontarie di innocenti che non sono omicidi. E che sono sennò, "servizi sociali"?

E per favore, finiamola con l'ipocrisia della "carità" trasformata nel dovere di non dire mai nulla che possa scontentare il mondo. Da sempre la Chiesa, e recentemente Papa Wojtyla e Ratzinger ci hanno insegnato che non c'è carità senza VERITA' e qui la verità e che 2 innocenti sono stati ammazzati e che un arcivescovo che ha solo ripetuto l'ovvio - mentre cercava di aiutare una bambina - è stato calunniato da un altro arcivescovo insieme alla stampa laicista, e con argomenti giustificatori dell'aborto!

Ripeto: Fisichella ha detto: "Sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono, non quanti ti hanno permesso di vivere e ti aiuteranno a recuperare la speranza e la fiducia"

Ora, siccome gli unici che sono incorsi nella scomunica latae sententiae sono i medici assassini e i parenti complici, è evidente che Fisichella pensi che l'aborto -questo "abominevole delitto", per citare il Concilio - è la benemerita azione che ha permesso alla bambina di "continuare a vivere". Prima si parte, ipocritamente, dicendo che la scomunica non doveva essere "sbandierata", per concludere che invece non ci voleva proprio! Tra un pò scomunichiamo l'Arcivescovo di Recife invece, e agli abortisti diamo un premio!!

Inoltre si dimentica la funzione "medicinale" -come dice il diritto canonico - della scomunica, atta a far ravvedre il peccatore e contribuire a salvargli l'anima, e a istruire tutti gli altri sulla gravità di certe azioni.

Noi non ci possiamo conformare alla mentalità di questo mondo, come dice S. Paolo, che sapeva bene cosa Cristo pensasse del sale scipito e del suo destino.

Rimango assolutamente scandalizzato dall'articolo di Fisichella, e sono sicuro che se ci si peritasse di documentarsi su quello che è successo a recife, non ci si sognerebbe di calunniare così Mons. Cardoso Sobrinho..

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella
ritengo che non esista il problema di trovare un linguaggio.
Il grande problema di oggi, a mio avviso, è quello del coraggio di dire la verità, pane al pane, vino al vino, il SI' SI' NO NO, che sta sparendo dalla faccia della terra.
L'aborto è un omicidio, punto.
Non ha giustificazioni, a meno di un grave pericolo di vita della madre (e pensiamo a Santa Gianna Molla...)
Con quale buona fede e ragione si può affermare: per amore di questa bambina (o donna) decidiamo di uccidere i suoi figli?
Siccome è stata violentata, aggiungiamo la violenza di uccidere due innocenti: ma che logica è,
che carità è mai questa?

All'epoca di Eluana
(evento così lontano nella memoria dell'Italia, ormai...)
ci fu chi riaffermò, con chiara e rara coscienza:
NESSUNO può uccidere
NESSUNO per NESSUN motivo, punto.

Invece ora ci stiamo abituando all'idea che ci può essere una
forma di carità che permetta l'omicidio: perchè la vita di quella bambina sarebbe diventata
vita "indegna", esattamente come
si diceva per Eluana.
Ora a me sembra che questo
oscuramento della coscienza collettiva si possa chiamare
"effetto Eluana", e che sia un castigo di Dio per l'umanità che calpesta i suoi comandamenti.

Poi, vorrei chiedere:
non si potevano dare quei bambini
in adozione? Veramente era necessario ucciderli per dare
"dignità" alla povera acerba mamma?
E siamo sicuri che quando lei sarà grande approverà questa decisione presa "per il suo bene"?

Anonimo ha detto...

Io faccio una certa fatica ad equiparare l’omicidio di una persona all’aborto procurato, ma non ho mai inteso parlare di questo. La carità che è mancata è quella nei confronti dei medici, dei peccatori, ed è mancata in modo lampante qui ma anche, e credo sia molto più grave, è mancata in seno alla Chiesa stessa, alla Chiesa che si affretta a punire, ad allontanare, a giudicare, che condanna e sembra rispondere perfettamente a quella sete di condanna che ricorda la brama della gente di partecipare ed osservare esecuzioni pubbliche. Questo atteggiamento così umano, questo automatismo, non ci dovrebbero appartenere. Eppure per prime le alte gerarchie favoriscono e difendono questo sistema, e non può non essere una conseguenza il linguaggio violento di tante persone, ‘medici assassini’, o i recenti esempi ‘beppino boia’ ecc. Che siano colpevoli, o peccatori, non dovrebbe riguardarci e specie in questo caso la Chiesa avrebbe potuto dare un luminoso esempio su quello che vuol dire essere cristiani e misericordiosi, ed usare parole se non gesti di carità anche nei confronti di questi medici che io credo sia proprio eccessivo chiamare ‘assassini’. Le gerarchie hanno perso l’occasione di mostrare come amare anche i peccatori, ed il risultato è che in molta gente cattolica si lascia crescere questo umore giustizialista, e direi quasi violento, per cui nel peccatore si riesce a vedere solo e prima di tutto qualcuno da condannare, magari anche con una ‘esecuzione’ pubblica. E non si può proprio ridurre tutto ad una mera questione di linguaggio, perché si sta parlando di cose ben più grandi e radicali, amore misericordia, allontanamento e scomunica sono cose che non cambiano a seconda del modo in cui se ne parla.
Ste

Anonimo ha detto...

Ma è ovvio che se uno ritiene, al contrario della Chiesa, che l'aborto non sia un omicidio, la scomunica per gli assassini sembri eccessiva. Se non c'è differenza tra bene e male ovviamente noi non dobbiamo dire nulla a chi uccide, perchè a quanto pare è più importante essere "caritatevoli" che difendere vite innocenti.

Comunque, poichè 50 milioni di innocenti ogni anno vengono uccisi per mano di leggi omicide che permettono l'aborto, e poichè questi innocenti erano vivi prima che qualcuno facesse qualcosa per farli morire, e poichè se uno è morto innocente a seguito di una azione intenzionale di qualcun altro, tale azione si chiama "omicidio", la Chiesa usa proprio questo termine, e da 2000 anni, come ricorda tutto il Magistero da sempre. Anzi, viste le dimensioni assunte dal fenomeno, senza paragoni in tutta la storia umana (nessuna guerra, nessuna carestia mai ha ucciso 50 milioni di persone all'anno, la seconda guerra modiale impiegò 6 anni per fare gli stessi morti, e non erano tutti innocenti), la Chiesa chiama ed equipara questo abominio al genocidio e all'olocausto. Vogliamo dire che Giovanni Paolo II era senza "carità"??

Evangelium vitae 58: "La gravità morale dell'aborto procurato appare in tutta la sua verità se si riconosce che si tratta di un omicidio e, in particolare, se si considerano le circostanze specifiche che lo qualificano. Chi viene soppresso è un essere umano che si affaccia alla vita, ossia quanto di più innocente in assoluto si possa immaginare: mai potrebbe essere considerato un aggressore, meno che mai un ingiusto aggressore! È debole, inerme, al punto di essere privo anche di quella minima forma di difesa che è costituita dalla forza implorante dei gemiti e del pianto del neonato. È totalmente affidato alla protezione e alle cure di colei che lo porta in grembo. Eppure, talvolta, è proprio lei, la mamma, a deciderne e a chiederne la soppressione e persino a procurarla.

È vero che molte volte la scelta abortiva riveste per la madre carattere drammatico e doloroso, in quanto la decisione di disfarsi del frutto del concepimento non viene presa per ragioni puramente egoistiche e di comodo, ma perché si vorrebbero salvaguardare alcuni importanti beni, quali la propria salute o un livello dignitoso di vita per gli altri membri della famiglia. Talvolta si temono per il nascituro condizioni di esistenza tali da far pensare che per lui sarebbe meglio non nascere. Tuttavia, queste e altre simili ragioni, per quanto gravi e drammatiche, non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente."

Memoria e Identità: "Se l'uomo può decidere da solo, senza Dio, ciò che è buono e ciò che è cattivo, egli può anche disporre che un gruppo di uomini debba essere annientato. Decisioni di questo genere furono prese, ad esempio, nel Terzo Reich da persone che, avendo raggiunto il potere per vie democratiche, se ne servirono per porre in atto i perversi programmi dell'ideologia nazionalsocialista... le forme di sterminio nominate poc'anzi sono cessate. Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società... I parlamenti che promulgano simili leggi devono essere consapevoli di spingersi oltre le proprie competenze e di porsi in palese conflitto con la legge di Dio e con la Legge di natura."

Evangelium vitae, come tutto l'insegnamento della Chiesa, spiega anche il dovere dei cattolici di opporsi all'introduzione di legislazioni omicide e di lottare per la loro abolizione dove esistano.

Il contesto di questo assassinio è proprio una violenta campagna per la legalizzazione totale dell'aborto in Brasile, cui il bravo arcivescovo si sta opponendo. Mons. Cardoso Sobrinho era anche già odiato dalla stampa (e non solo) per la sua opposizione alla teologia della liberazione.

Documentarsi prima di calunniare un Arcivescovo e dare lezioni di "carità". Ma certo, se uno non pensa che laborto sia omicidio... Ma allora cerchiamo di rifiutare o accettare TUTTO quello che la Chiesa insegna, non solo luoghi comuni adattati alla bisogna. E chi è meno "caritatevole", coloro che si battono per il diritto alla vita o quelli che giustificano o minimizzano l'aborto e accusano di mancanza di "carità" chi non è d'accordo, i profeti della "tolleranza" e del "dialogo" che appena ti azzardi a dissentire si stracciano le vesti? Ma a qualcuno interessa dei bambini fatti a pezzi con forcipe e bisturi? Evidentemente no.

Anonimo ha detto...

Ho letto solo ora:
‘Quindi due bimbi in utero e quelli che li hanno fatti a pezzi o avvelenati con una iniezione di potassio sono sullo stesso piano? A chi ammazza qualcuno dovremmo non dire nulla perchè bisogna avere pietà di vittima e carnefice allo stesso modo?’
Si! Si!! A me hanno insegnato così, che essere cristiani è così bello proprio perché a noi Dio ha lasciato il compito più facile, cioè amare il prossimo senza distinzione, senza distinzione, mentre a lui possiamo lasciare il doloroso e difficile (realmente Divino) compito di giudicare ogni essere umano.

Ste

Anonimo ha detto...

Perdoem-me por escrever em Português. Contudo, não posso deixar de me pronunciar após ter visto a repercussão dessa declaração de Mons. Fisichella aqui no Brasil. A mídia brasileira está se utilizando da declaração de Mons. Fisichella para condenar D. José. Na verdade, afirmam que o "Vaticano" condenou D. José, e que eles (o "Vaticano") estão ao lado da menina (ou dos abortistas, como queiram). Já fizeram até uma votação na televisão para saber qual a opinião dos espectadores sobre a atitude do Vaticano em apoiar os médicos abortistas, que desejavam salvar a vida da menina. D. José aparece como tendo sido desmentido pelo Vaticano. Já o Vaticano parece se posicionar favoravelmente ao aborto e contra a excomunhão, afinal "sono altri che meritano la scomunica e il nostro perdono"... Fiquei escandalizado ao ver como a atitude corajosa de D. José foi transformada em meio de fazer propaganda ao aborto. A idéia é fazer com que as pessoas pensem que a Igreja não é mais contra o aborto...

Anonimo ha detto...

Vittima e carnefice devono essere rispettati...certo.
Ma questo oggi si realizza così:
"Nessuno tocchi Caino:
se Caino ammazza Abele ha fatto
cosa buona!"
Quando si vorrà capire che il delitto va chiamato col suo nome?
L'aborto è OMICIDIO e non ha NESSUNA GIUSTIFICAZIONE.
Dio non è machiavellico:
noi ciechi servi della menzogna infernale del 3. millennio che dilaga nel mondo scristianizzato
osiamo dire che
"Dio ha bisogno del male per fare il bene",
che B. Englaro ha voluto procurare la morte a sua figlia per amore,
che i sanitari utili servi dei partiti della morte (eutanasia e aborto)
hanno ucciso quei gemellini nel ventre della mamma "per il suo bene".
Questa è la mostruosità che oscura
le coscienze sganciate da Cristo:
il MALE viene chiamato BENE
e viceversa, come profetizzava Isaia!
Dobbiamo così stare a sentire sedicenti cristiani che lodano gli omicidi ritenendoli atti "caritatevoli".

Allora:
MISERERE NOSTRI, DOMINE!

Anonimo ha detto...

Il dramma del nostro tempo di oscuramento della vera Fede sta
proprio in questo: si è insegnata una dottrina carente e avvelenata da menzogne e fallaci interpretazioni del Vangelo.
La Chiesa orizzontale, che ha predicato l'amore per il prossimo senza agganciarlo e derivarlo dall'amore di Dio, dal quale esso procede,
(la Carità procede dalla Verità,
come lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio!)
ha dimenticato le
7 opere di misericordia spirituale:

1. Consigliare i dubbiosi
2. Insegnare agli ignoranti
3. AMMONIRE I PECCATORI
4. Consolare gli afflitti
5. Perdonare le offese
6. Sopportare pazientemente le persone moleste
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

E soprattutto ha dimenticato
ciò che bene ci ricorda il card. Biffi, a proposito dei terribili
malintesi sulla MISERICORDIA E CARITA'
"La prima misericordia di cui abbiamo bisogno è la luce impietosa della Verità"
(in "Pecore e Pastori", dove rileva le mille e una aberrazioni dottrinali e pratiche a cui conduce il "modernismo".)

La Carità senza Verità degenera in buonismo, (giustificare il male compiuto per "pietà" verso il malfattore) che è solo una grottesca e indegna caricatura dell'Amore di Dio.

Anonimo ha detto...

In questo dibattito si continua a parlare di scomunica e di rispetto della Verità, ma mi sembra che non tutti sappiano che la Chiesa prevede la scomunica latae sententiae solo per l’aborto (can. 1398), e non invece per l’omicidio, per il quale l’autorità ecclesiastica è libera di prevedere ed infliggere pene diverse (cfr. can. 1397).
Ciò significa che la scomunica non è una pena necessariamente prevista per ogni delitto contro la vita umana, tanto è vero che, a fronte del fatto di Recife, qualcuno ha mai visto un vescovo affrettarsi a scomunicare l’autore di un omicidio?
Il diritto penale canonico, inoltre, in forza della profondissima “humanitas” che lo caratterizza, impone sempre di fare riferimento a tutte le circostanze del caso concreto prima di applicare o dichiarare una pena prevista in astratto. Ad esempio, nonostante il delitto commesso, non è passibile di pena non solo il minore di 16 anni, ma anche chi ignorava di violare una legge canonica munita di pena (v. can. 1323).
Il Codice di diritto canonico prevede inoltre tutta una serie di circostanze che obbligano a mitigare o sostituire la pena (v. cann. 1323-1324): circostanze che sicuramente potevano e dovevano essere valutate nel caso di Recife.

Anonimo ha detto...

la ragione della scomunica per aborto risiede nella volontà della Chiesa di far riflettere sulla gravità dell'uccisione di un essere talmente debole e indifeso da non possedere neppure- come dice Giovanni Paolo II nella Evangelium Vitae- i vagiti del neonato per farsi sentire. E' la difesa dei più piccoli e deboli (quelli di cui tutti vorrebbero che la Chiesa si occupasse, ma forse embrioni e feti non sono i deboli "giusti") che sta alla base della scomunica.
Comunque la scomunica latae sententiae opera in automatico e non è che il vescovo di Recife si sia "affrettato" a irrogarla. Se ci sono motivi per mitigare la sanzione ben vengano, ma questi sì, dopo un'attenta disamina, penso richiederebbero l'emanazione di un provvedimento ad hoc, essendo un'eccezione alla regola generale che opera automaticamente.

Anonimo ha detto...

Nella pena della scomunica latae sententiae si incorre automaticamente solo se ricorrono tutti i presupposti previsti dalla legge della Chiesa, senza necessità di una dichiarazione successiva, che avrebbe - appunto - un mero valore dichiarativo. Se il vescovo di Recife si è "affrettato" a fare una dichiarazione in se stessa non necessaria, doveva prima appurare che i presupposti ricorressero tutti: il che, mi sembra, non è accaduto.
In caso di omicidio, l'intervento dell'autorità ecclesiastica avrebbe invece valore costitutivo, considerato che il diritto canonico non contempla per tale delitto una pena latae sententiae: ribadisco allora di non aver mai sentito che il vescovo di Recife o altri si siano mai preoccupati di comminare ed infliggere la scomunica a qualche omicida.

Anonimo ha detto...

Mi sembra ottima la precisazione dei due anonimi 12.49 e 13.08
Infatti è bene ricordare che la Misericordia di Dio è infinita e può perdonare chiunque abbia commesso sia omicidi che aborti in quantità illimitate, se però sia pentito;
che tutti dobbiamo invocare il perdono per noi stessi e per gli altri (7. opera);
e che la scomunica è proprio un grande gesto di misericordia che la Chiesa prevede nell'intenzione di "ammonire i peccatori" (3. opera),
arginando così nel singolo e nella collettività il rischio che la tendenza ai peccati gravi (tra i quali l'aborto è la massima violenza dell'uomo sull'uomo) diventi, a causa dell'indifferenza e del permissivismo legalizzato, una nefasta abitudine, dannosa per l'anima del colpevole, e una piaga morale cronica, rovinosa per tutta la società civile.

Giovanna

Anonimo ha detto...

L'obiettività del vescovo di Recife e la sua fedeltà al Magistero della Chiesa, in piena coerenza con l’enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, è provata dall’intervista alla “Folha de S. Paulo” che probabilmente mons. Fisichella non conosceva, prima di scrivere l’articolo sull'“Osservatore Romano”:
“Fohla de S. Paulo”: «Perché scomunicare le persone coinvolte nel caso?»
mons. José Cardoso Sobrinho: «Non ho il potere di scomunicare nessuno. Sta scritto nelle leggi della Chiesa. Coloro che provocano la morte in maniera diretta vengono automaticamente scomunicati, ovvero non sono più in comunione con la Chiesa. La Chiesa è talmente clemente che quanti li hanno solo appoggiati non vengono scomunicati e quanti hanno agito direttamente non sono condannati a vita. Se si pentono la Chiesa li perdona».
“Fohla de S.. Paulo”: «La punizione è inflitta nonostante la legge protegga l’atto?»
mons. José Cardoso Sobrinho: «Alcune leggi civili, come l’aborto e il divorzio, sono contrarie alla legge di Dio. Bisogna ricordare che la legge di Dio sta al di sopra di tutte le cose. Ho fatto quello che potevo per impedire la morte di questi innocenti».
“Fohla de S. Paulo”: «Ma la bambina correva un rischio»
mons. José Cardoso Sobrinho: «Il medico diceva che il rischio c’era, ma il fine non giustifica i mezzi. Per raggiungere il buon fine di salvare la vita di lei non si potevano sopprimere due vite. Voglio fare un esempio: mi piace molto dare cibo ai poveri, ma per ottenerlo non posso rubare in banca o assalire qualcuno. Due innocenti sono morti, senza la possibilità di difendersi».
“Fohla de S. Paulo”: «Ma lei non teme che ciò allontani i fedeli dalla Chiesa?»
mons. José Cardoso Sobrinho: «Se si allontanano i fedeli che non sono in comunione con gli insegnamenti della Chiesa, che sia. Hitler uccise 6 milioni di ebrei e ogni anno si fa memoria dell’olocausto. Penso anche all’olocausto silenzioso, ai 50 milioni di aborti nel mondo ogni anno».
(Tratto da Corrispondenza Romana n.1084 del 21/3/2009)

Nel sito dell'archidiocesi di Recife c'è anche la risposta all'articolo di mons. Fisichella. E a dire il vero mons. Fisichella non ne esce molto bene... http://www.arquidioceseolindarecife.org.br/notaoficial.htm

Avendo tempo sarebbe utile anche leggersi la lettera aperta, apparsa su Il Tempo del 16 c.m., di Cossiga al suo amico mons. Fisichella.

http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/03/16/1001900-lettera_aperta_senatore_cossiga_monsignor_fisichella.shtml

sagmarius ha detto...

Monsignor Fisichella ha torto.
L'articolo è ambiguo: a prima vista suscita applausi, ma leggendo più attentamente si nota come sia viziato da un errore di fondo: Fisichella, che lo voglia o no, tenta di giustificare una violazione del V comandamento e così facendo crea dubbi tra i fedeli.
Spiace che l'Osservatore Romano non si sia accorto della debolezza dell'articolo e l'abbia pubblicato.
Ha ragione invece il Vescovo di Recife.
Sottoscrivo quanto scritto da Quirinus.