sabato 5 dicembre 2009

L'Ateismo di Stato è vinto, resta quello più subdolo intellettuale (Roberto Pepe)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

L'Ateismo di Stato è vinto, resta quello più subdolo intellettuale

Roberto Pepe

Il Cardinal Ruini, sul Corriere del 2 dicembre, afferma che “l’ateismo ci distrugge”,… e dice bene, perché è quello che il nostro grande Papa Ratzinger sta cercando di sottolineare in tutti i modi da quando si è dato il nome di Benedettp XVI.
In realtà, bisogna dar merito anche ai predecessori al Soglio pontificio, ma dobbiamo ammettere, assurdamente, che in precedenza era molto più facile attuare una simile campagna “anti-ateistica”: fino all’89, infatti, la situazione era chiaramente identificabile: di qua del muro i credenti (buoni e cattivi) ed al di là i miscredenti materialisti.
Come in un bicchiere contenente acqua ed olio, i due liquidi si individuano essendo separati… ma in un bicchiere con acqua e caffé, il tutto si mischia in un colorino marroncino indefinito. Questo per dire che, allora, si poteva emanare paradossalmente più facilmente, di adesso, una avvertenza al mondo, con la quale si sanciva che, chi si identificava seguace della dottrina comunista, era fuori dai canoni cattolici e quindi si auto-proclamava “scomunicato”, non degno di poter accedere alla sacra comunione.
Quando il Papa innovatore Roncalli, da esperto e navigato diplomatico, più che da prete, subdorò negli anni ’60 che prima o dopo, nel mondo, ci sarebbe stato un apocalittico ribaltone, (passando per il fragoroso ’68), cercò di indagare sulle potenzialità della fede universale, varando un’ attualizzazione formale e manageriale della Chiesa con il Concilio ecumenico Vaticano II, concluso poi da Paolo VI. Fu un’operazione proto-storica, come frutto di una premonizione di quello che successe inevitabilmente una ventina di anni dopo, con la caduta del muro di Berlino e con la liquefazione del sistema ateo-materialista-comunista autoimploso per fame. Fu una battaglia contro l’ateismo di Stato stravinta, poi, dal Papa polacco Giovanni Paolo II che diede l’ultimo colpo definitivo al vecchio sistema.
Papa Benedetto, non a caso parte proprio dalla “Populorum Progressio” frutto, quarant’anni prima, del magistero di Paolo VI, con la quale proponeva già una “Sollecitudine delle cose sociali” attuata con “Gioia e speranza”. Quelle dannazioni per la croce che qualche anno prima Papa Roncalli identificava con chiarezza estrema nell’imperialismo, comunismo e democratici progressisti, (oltre che negli eterni nemici storici massoni), non esistono più nell’epoca più recente, essendo dottrine politiche “diluitesi” tra di loro. Tale situazione, pertanto, essendosi amalgamata e rafforzata nel Nord del pianeta, ha purtroppo provocato lo scompenso tremendo nel mondo restante più povero, in particolare centro-africano.
Quindi ora il problema individuato da Papa Ratzinger è proprio quello di ricomporre una chiave di lettura moderna dell’ateismo, non più di Stato, ma incuneatosi e miscelatosi persino in quei settori intellettualoidi filosofici, autodefinitisi cattolici militanti. E’ ovvio che primario intervento resta quello di far fronte alla urgente “carità” che soddisfi le primarie esigenze vitali dei poveri di tutto il mondo, ma, contemporaneamente (e molto più importante), c’è l’esigenza di concepire questa “carità” come una “verità” assoluta dell’individuo verso l’Altissimo e non solo come atto formale di donare “ut”, per avere qualche ricompensa.
L’abbiamo già sottolineato altre volte, Papa Benedetto vola alto: la coerenza e credibilità che richiama Ruini sta proprio nel riportare il dialogo cattolico in un ambito meramente divino e non finalizzato (solo) nell’interventismo umano sociale.
E’ certo che in un’epoca di transizione caotica si sono dovute effettuare alcune manovre prettamente politiche, (lo stesso GiovanniXXIII riconobbe, de facto, il Partito Socialista, per sganciarlo dal PCI) col risultato, però, che atti di pura carità, come le visite ai piccoli malati ed alle carceri del Papa, previsti e, quasi “imposti” dalla religione cattolica, furono interpretati esasperatamente da certi ambienti a-cattolici e cattolici-progressisti come una propaganda di finalizzazione esclusivamente terrena dei dettami religiosi, così, aperti verso il “sociale” di questo mondo. Quasi che la Chiesa si fosse tramutata in una sorte di "medici senza frontiere"
Quello che denuncia Ruini è sacrosanto: fa più paura l’ateismo di quelli che si autodefiniscono cattolici militanti che del filosofo o scienziato ateo, che effettua una ricerca. Chi ricerca e dubita già crede potenzialmente….
Il relativismo moderno, immediatamente messo a fuoco dall’attuale Papa, purtroppo, è frutto dell’eccesso di quella presunta e falsa “modernizzazione”, di quella “politicizzazione”, di quell’interventismo protagonista, tra le file degli stessi evangelizzatori e tra le stesse associazioni che si riuniscono come comunità consociative d’attacco che scambiano il mezzo per il fine, mentre si dimenticano, come ha ricordato saggiamente Benedetto, che il rapporto con Dio ce l’ha l’individuo direttamente. E’ costui che poi, alla fin dei conti, pur seguendo e rispettando doverosamente le regole terrene, gli atti di carità,... dovrà rispondere singolarmente dei propri atti a “LUI” e non ci sarà una "Class action" a difenderlo.

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