lunedì 27 luglio 2009

Ciò che affascina, in Papa Benedetto, è l’ardita semplicità del compito che sempre più mostra di avere assegnato a se stesso: evangelizzare (Scelzo)


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Restaurato il messaggio rimesso a nuovo il carisma

ANGELO SCELZO

Nel capitolo, sempre più affollato, delle «sorprese» di Papa Benedetto la recita dei vespri nella cattedrale di Aosta è una new entry di tutto riguardo.
Uno pensa: il Papa è in vacanza, il ritmo della vita ordinaria ha le marce basse dappertutto, e un clima di spensierata leggerezza sembra avvolgere e – magari – travolgere ogni accenno di ribellione alla favola dell’estate come stagione dell’effimero.
Quand’ecco che dall’antica cattedrale di Sant’Anselmo, irrompono parole che mentre fanno eco ai sedici secoli di fede di quelle mura – ora riportate all’antico splendore – segnano anche il cammino di un nuovo futuro, iniziato nel momento stesso in cui Papa Benedetto ha improvvisato una straordinaria lezione di magistero.
Come padre e maestro nella fede a un Papa non si poteva certo chiedere di limitarsi ad assegnare appena qualche compito per l’estate; e di avere, quindi, la «mano leggera» – tenendo magari conto del piccolo guaio occorso proprio a quell’arto –. Ma tutto è andato ben al di là.
Innanzitutto la bellezza, un dono che aiuta, e che quasi porta con mano lungo i tratti di un percorso che, nelle parole di Papa Benedetto, riesce ad apparire sempre più suggestivo che impegnativo. O suggestivo, proprio perché impegnativo: affermare, nel silenzio di quella cattedrale, che il «potere è stare con chi soffre» e che «senza Dio il mondo non ha bussola» è stato come squarciare non solo il muro del tempio, ma quello dell’indifferenza.
Non si è trattato di un grido, ma molto di più: una meditazione che ha posto innanzitutto il sigillo alla compiutezza del tempio: oltre e accanto alla pietre è stato restaurato il messaggio, rimesso a nuovo il carisma.
La voce di sedici secoli di fede è arrivata più forte e salda che mai. E nuova, profonda, quasi a smentire che non è questo il tempo per pensare in grande, o per andare oltre ai semplici compiti assegnati, pro-forma, per l’estate.
Ciò che affascina, in Papa Benedetto, è l’ardita semplicità del compito che sempre più mostra di avere assegnato a se stesso: far conoscere e far diventare familiare al mondo il volto di Dio. L’evangelizzazione non è altro. Ma attraverso Papa Benedetto appare sempre più chiaro che è anche il tutto.
Nella cattedrale di Sant’Anselmo sarebbe stato difficile pensare a una visita di mezza estate. Ma neppure si poteva, forse, accostare la recita dei vespri a un vero e proprio pellegrinaggio nell’anima inquieta di questi tempi. Perché di non altro si è trattato: e diventa sempre più difficile parlare di sorpresa.

© Copyright Avvenire, 26 luglio 2009

3 commenti:

Anonimo ha detto...

per Il Santo Padre non essite la pigrizia spirituale legata all'estate e non dovremmo sorprenderci per quello che è in grado di dire partendo da una frase dell'orazione conclusiva dei vespri.
per chi ha letto qualcosa di Lui, fin dai tempi dell'Università, era ed è evidente un colloquio continuo con il Signore e una ricerca del Suo Volto. provate a leggere "introduzione a lCristianesimo". la prima edizione è del 1968 , in ocvcasione dei movimenti univerisitari e della contestazione. Non ho mai letto nulla di più affascinante e tutti Suoiibri sono un tesoro di spiritualità e di approfondimento ch non è pura speculazionbe teologica, ma esperienza e dono di rivelazione.. Non dovremmo stupirci della Sua grandezza, ma ringraziare il Signore che ce Lo ha donato in questo tempo di disorientamento

Raffaella ha detto...

Grazie della testimonianza :-)
R.

euge ha detto...

Per anonimo:

Non vorrei sembrare monotona e priva di idee ma, su quello che hai scritto nel tuo post, concordo pienamente. Ho letto " Introduzione al Cristianesimo e l'ho trovato bellissimo. Un libro che va approfondito e meditato.