martedì 23 giugno 2009

Il Papa: «Solo la fede rivela il senso del soffrire» (Muolo)


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tra i malati

«Solo la fede rivela il senso del soffrire»

La certezza di chi crede, contenuto della tappa del Papa alla «Casa sollievo della sofferenza»

Mimmo Muolo

DAL NOSTRO INVIATO A SAN GIOVANNI ROTONDO

La papamobile varca il cancello di Casa Sollie­vo della Sofferenza e un raggio di sole si fa stra­da tra le nuvole grigie. Sembra quasi un segno di speranza per quanti soffrono e lavorano in que­sta «cittadella della carità», come la chiamava Pa­dre Pio, che Benedetto XVI visita nel primo pome­riggio.
I malati a causa del maltempo sono all’in­terno, ma alcuni si affacciano alle finestre.
Per loro è il primo pensiero del Papa.
«Non mi è purtroppo possibile, come pur desidererei, visitare ogni padi­glione e salutare uno a uno i degenti, insieme a co­loro che di essi si prendono cura.
Mi preme però far giungere a ciascuno una parola di paterno confor­to e di incoraggiamento a proseguire insieme que­st’opera evangelica a sollievo della vita sofferente, valorizzando ogni risorsa per il bene umano e spi­rituale degli ammalati e dei loro familiari».
Poco prima, la piccola folla radunata sul piazzale all’ingresso, aveva ascoltato la testimonianza di An­na Daniele, che ha lavorato come infermiera nel reparto di oncologia e che da poco ha scoperto di essere ammalata di cancro. «Questa è una diagno­si terribile – sottolinea –, fa paura, ma è più terribi­le non essere amico di Dio, allontanarsi dal suo a­more».
Di qui la promessa: «Voglio essere una don­na con la lampada sempre accesa e con le valigie pronte e voglio che il mio cammino su questa ter­ra sia tutto teso a far del bene, nelle azioni del vi­vere quotidiano». Anche il Papa sembra commos­so.
Si alza dalla sedia, si intrattiene per qualche mi­nuto a colloquio con l’ammalata e le dona un ro­sario. Scaturiscono così le domande esistenziali che egli cita nel suo discorso: «Perché soffriamo? Può ritenersi positiva l’esperienza del dolore? Chi ci può liberare dalla sofferenza e dalla morte?».
La rispo­sta che Benedetto XVI propone è quella della fede in Cristo. «La sofferenza – dice – fa parte del miste­ro stesso della persona umana. Essa deriva dalla nostra finitezza e dalla massa di colpa che nel cor­so della storia si è accumulata e anche nel presen­te cresce in modo inarrestabile». Perciò «chi può e­liminare il potere del male è solo Dio. Proprio per il fatto che Gesù Cristo è venuto nel mondo per ri­velarci il disegno divino della nostra salvezza, la fe­de ci aiuta a penetrare il senso di tutto l’umano e anche del soffrire».
Padre Pio l’aveva capito profon­damente, ricorda anche papa Ratzinger. E dunque «voleva che in questa struttura sanitaria si potesse toccare con mano che l’impegno della scienza nel curare il malato non deve mai disgiungersi da una filiale fiducia verso Dio». Questo è l’impegno che Ca­sa Sollievo deve continuare. E il Pontefice, conge­dandosi, cita proprio il santo cappuccino chieden­do ai membri della «grande famiglia» dell’ospeda­le (1100 posti letto), di essere «riserve d’amore» per gli altri.

© Copyright Avvenire, 23 giugno 2009

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