martedì 23 giugno 2009

Visita a San Giovanni Rotondo: gli indirizzi di saluto al Santo Padre (Osservatore Romano)


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I saluti del sindaco e dell'arcivescovo

San Giovanni Rotondo sarà gemellata con Marktl am Inn

Giunto sul sagrato del santuario di San Giovanni Rotondo, Benedetto XVI è stato salutato dal sindaco Gennaro Giuliani e dall'arcivescovo D'Ambrosio. Ecco le parole del primo cittadino.

Santità,

la comunità di San Giovanni Rotondo, stringendosi all'arcivescovo D'Ambrosio e ai Frati Cappuccini, si presenta giubilante al Sommo Pontefice come una grande famiglia spirituale, unita nel nome di san Pio e stretta attorno al Pastore della Chiesa universale.
Oggi, a San Giovanni Rotondo, su questo sagrato, a pochi passi dal luogo dove visse e operò il Frate Cappuccino possiamo unirci in preghiera all'apostolo Pietro, rinnovando la nostra unità: "Tu es Petrus, et portae inferi non praevalebunt adversum eam"; e possiamo indirizzare il nostro pensiero all'esempio di san Pio, simbolo di obbedienza e di totale dedizione alla Fede.
Vostra Santità, due giorni fa, nella solennità del Sacro Cuore di Gesù ha aperto l'Anno sacerdotale nella prospettiva di far percepire sempre più l'importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanee.
Un'umile cella e un minuscolo confessionale hanno fatto la Storia. Ma sono anche i luoghi in cui si è potuto irradiare il Concilio, grazie alla "semplicità sacerdotale" di un Frate che di sé stesso diceva "sono un umile prete" e che ha saputo anticipare nelle sue opere e nel suo servizio quanto ribadito da Giovanni Paolo II per l'inizio del Terzo millennio: "Un tempo segnato dalla centralità di Cristo nella storia e nella vita di ogni uomo".
San Giovanni Rotondo è "città dell'accoglienza e della riconciliazione" perché è solida nella fede e nella sua missione di aiuto al prossimo, avendo saputo porsi con passione al servizio dell'uomo.
Siamo "un popolo generoso", come amava ricordarci, nelle sue assidue preghiere, padre Pio, implorando per i sangiovannesi pace e prosperità quale segno della sua predilezione.
Oggi, grazie alla presenza di Vostra Santità, San Giovanni Rotondo sta vivendo un giorno fatto dal Signore. Oggi, il calore che i sangiovannesi hanno saputo riservare a padre Pio è tutto per Vostra Santità.
Il popolo di San Giovanni Rotondo è pronto a seguire il Pastore della Chiesa universale con il cuore rinnovato a una gioiosa speranza e a una profonda gratitudine. Per questo, dopo la città di Wadowice, luogo natio di Papa Wojtyla, la nostra comunità sarà presto gemellata con Marktl am Inn, città natale di Vostra Santità, per condividere l'impegno al servizio della verità.

Questo il benvenuto del presule.

Beatissimo Padre,

siamo oggi in tanti, quasi una moltitudine immensa di ogni lingua e nazione a benedire e lodare il Signore per il dono della sua visita e della sua presenza. San Giovanni Rotondo, città posta sul monte, da poco meno di cento anni vede un numero sempre più crescente di uomini e donne che qui salgono, attratti dal carisma e dalla santità di padre Pio da Pietrelcina, "al quale - come lei ci ha ricordato nella memorabile udienza del 14 ottobre 2006 in piazza San Pietro - Dio ha affidato il perenne messaggio del suo amore crocifisso per l'intera umanità".
Ventidue anni fa il servo di Dio Giovanni Paolo II ci ha detto che questa città di San Giovanni Rotondo "sta vedendo da un po' di tempo un giorno fatto dal Signore che ci chiama ad essere sempre degni della testimonianza qui data da padre Pio". Oggi con gioia grande accogliamo lei, Padre Santo, venuto a confermare i fratelli nella fede nel Cristo crocifisso e risorto, volto della misericordia del Padre che in questo luogo per cinquantadue anni è stato rivelato da un povero Frate che pregava, soffriva e con il ministero del perdono, toglieva i peccati del mondo.
Abbiamo desiderato e atteso con l'impazienza affettuosa dei figli la sua venuta, Santità. Le siamo immensamente grati e vogliamo vivere questo giorno santo sostenuti, rafforzati e liberati dalle tante paure e incertezze che ci fanno talvolta dubitare come gli Apostoli nelle tempeste della vita e gridare: Signore e Maestro, non t'importa che moriamo? Non abbiamo ancora fede. Ci guidi e ci confermi nella forte adesione e fiducia a Colui, Cristo Gesù, il solo che può annullare ogni nostra paura.
Padre Santo, a nome dell'intera Chiesa di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, dei confratelli di san Pio da Pietrelcina, i cari Padri Cappuccini, dell'immensa schiera di devoti e figli spirituali del nostro santo, dei gruppi di preghiera di san Pio, della grande comunità di San Giovanni Rotondo qui presente in tutte le sue espressioni, "vi offriamo - come scriveva padre Pio al servo di Dio Paolo VI - la nostra preghiera e sofferenza quotidiana, quale piccolo ma sincero pensiero degli ultimi dei vostri figli, affinché il Signore vi conforti con la sua grazia per continuare il diritto e faticoso cammino, nella difesa dell'eterna verità, che mai si cambia col mutare dei tempi".
Il Signore la protegga e la sostenga nel suo ministero di Pastore della Chiesa universale. Le doni forza e luce, sapienza e intelligenza per guidare tutti noi, redenti dal Signore, sulla via santa. Grazie, Beatissimo Padre, ci benedica.

(©L'Osservatore Romano - 22-23 giugno 2009)

Gli indirizzi di saluto

Il dolore vissuto come offerta

"Ho il cancro e le offro le sofferenze mie e di tutti gli ammalati della Casa Sollievo delle sofferenze": hanno suscitato una grande emozione le parole rivolte al Papa da Anna Daniele, dipendente dell'ospedale, all'inizio dell'incontro. "Sono una dei dipendenti che hanno l'onore e la gioia di lavorare qui - ha spiegato la donna - ma da luglio sono anche un'ammalata di cancro. La scoperta del nodulo, la conferma della diagnosi mi hanno trovato incredula, smarrita, persa, in mille perché senza risposta. Credere in un Dio Padre mi ha dato la risposta anche a quei perché che risposta non hanno".
"Mi sono chiesta quale progetto Dio ha su di me - ha affermato - e non mi sono ribellata, ma ho voluto dire eccomi, sono pronta. La malattia è per me una rivelazione: non ho paura di morire, ho solo paura che, quando sarà, non avrò nulla da offrire al Signore. Voglio essere una donna con la lampada sempre accesa, con le valigie pronte e voglio che il mio cammino su questa terra sia teso a far del bene non nelle grandi opere, ma nelle azioni del vivere quotidiano. Non voglio parlar male di alcuno, voglio fuggire il pettegolezzo, con umiltà voglio essere al servizio del prossimo, voglio dedicare la mia vita al bene, così quando il Padre mi chiamerà a sé, in virtù del poco di buono che ho fatto, perdoni il tanto di male che in vita ho potuto compiere"
Un "pensiero particolare" la donna l'ha riservato a tutti coloro che hanno cura dei malati: "Non ci lasciate soli con i nostri pensieri, le nostre paure e quando non avete nulla da dire non vi preoccupate, basta che ci prendiate solo per mano e noi sapremo e sentiremo che ci siete".
Prima di Anna Daniele, l'arcivescovo D'Ambrosio ha presentato al Papa la realtà della struttura, "cantiere aperto di preghiera e carità operosa" con una "storia viva che narra le acrobazie dell'amore". Poi il direttore generale, Domenico Crupi, ha salutato il Papa a nome dei dipendenti e degli ammalati, in particolare dei bambini. La parola di Benedetto XVI, ha riconosciuto, darà la "forza per praticare e vivere giorno per giorno la centralità della persona del malato, nella visione dell'antropologia cristiana, anteponendo questo valore agli egoismi, alle nostre umane ambizioni, a fuorvianti teorie scientifiche ed economiche". Sarà anche "guida nell'affrontare le grandi sfide etiche poste da un tumultuoso sviluppo della medicina che si concentrerà sempre più sull'impiego delle nanotecnologie, delle bionanotecnologie, della robotica e della post-genomica. Come istituto scientifico di ricerca per la genetica e le malattie eredo-familiari non ci sottrarremo alle sfide, le affronteremo sicuri nel solco tracciato dal magistero della Chiesa".

(©L'Osservatore Romano - 22-23 giugno 2009)

Gli indirizzi di saluto

Il coraggio e la forza di non seguire le mode

Rilanciare una radicale testimonianza di amore in un mondo disorientato: è questo l'impegno assunto davanti a Benedetto XVI dall'arcivescovo D'Ambrosio, dal ministro generale dei cappuccini e dai giovani che hanno preso la parola all'inizio dell'incontro nella chiesa San Pio da Pietrelcina.
L'arcivescovo ha dato voce alla "gioiosa, libera ed entusiasta fedeltà al Papa" di tutti i presenti che "sentono forte e viva l'intercessione di san Pio da Pietrelcina" nell'"itinerario di vita nuova e santa che li affascina, ma che spesso è condannato a fare i conti con le paure, le incertezze, le fragilità che ampliano i margini di sfiducia sempre in agguato e ci fanno avvertire e soffrire la nostalgia della santità. Gli impegni, le tante cose da fare, la mentalità di questo mondo, che talvolta riesce a far breccia anche in noi, creano una sorta di nebbia che offusca i connotati della perfezione e rende incerto il cammino. Oggi desideriamo essere rinvigoriti, rinfrancati e spronati dalla sua parola, sì che il Cristo della fede sia sempre e ancora il Cristo della nostra storia da lui riconciliata, purificata, rinnovata".
Padre Mauro Jöhri, ministro generale dei cappuccini, dando al Papa il benvenuto a nome dell'ordine gli ha chiesto di aiutare i religiosi "ad avvicinarsi a san Pio, alla sua persona, alla sua spiritualità, al suo carisma. "Ci sentiamo - ha aggiunto - incoraggiati dalla sua presenza a proseguire con sempre maggiore fedeltà il nostro cammino di consacrati seguendo Cristo come san Francesco ci ha indicato".
Il ministro generale ha ricordato la forza delle parole che padre Pio ripeteva spesso e testimoniava sempre: solamente sotto la croce si impara ad amare. "In questi luoghi - ha detto - san Pio ha affrontato il dramma dell'abbandono o dell'incomprensione come anche le lotte con il demonio, ma mai ha perso l'umiltà di chiedere al Signore di non tradire il suo amore e di essere fedele al compito di partecipare al suo dolore così da essere il dispensatore della sua misericordia. Ma san Pio era allo stesso tempo lieto. Le sue battute scherzose o i suoi richiami benevoli verso chi, nascosto tra la folla, credeva di non essere conosciuto da lui, erano veri e autentici momenti di gioia, di vera letizia francescana. Di quella letizia francescana che sta nella profondità più segreta e intima del cuore di chi sa che Dio ha amato per primo e da sempre ha preceduto tutti nell'amore e nel perdono. Padre Pio nel suo confessionale era segno visibile della infinita misericordia e della felicità di Dio per le anime che ritrovavano il loro autentico volto".
Infine Maria Celeste Buenza e Luigi Gravina si sono rivolti al Papa per esprimere i sentimenti dei giovani e "raccontargli a cuore aperto le nostre storie, forse brevi ma intense, in questo tempo che ci offre grandi possibilità ma anche tante solitudini. Nei suoi interventi ha sempre ribadito l'eterno e sempre nuovo fascino del Vangelo, che è il fascino di Gesù di Nazaret, Colui che entra nelle nostre vite non per togliere ma per aggiungere un sapore e una qualità umanamente insperabile. Questa percezione rivoluzionò l'esistenza di Francesco d'Assisi, tanto da dargli la forza di abbracciare l'amore piuttosto che le ricchezze e resta la scommessa di ogni giovane francescano e di tutti noi che con lei sperimentiamo la letizia del servire e non dell'essere serviti".
"Questo insegnamento - hann0 affermato - padre Pio lo trasmetteva con amore ai suoi giovani discepoli sin dai primi anni della sua permanenza in questo luogo destinato a divenire punto di riferimento per tante anime. Quella povera fraternità, composta da pochi giovani e sostenuta dall'insegnamento e dall'esempio del frate di Pietrelcina e dei suoi confratelli, ha generato nel tempo la grande famiglia dei Gruppi di preghiera e il miracolo vivente della Casa Sollievo della sofferenza, realizzando di fatto la vera rivoluzione di Dio. Questo modo di rivoluzionare il mondo noi desideriamo incarnare nelle nostre vite, comunicare ai nostri coetanei e testimoniare al mondo intero"
Al Papa i due giovani hanno chiesto "di aiutarci a scoprire ancora di più in padre Pio un esempio di vita evangelica da imitare, soprattutto quando intorno a noi riusciamo a vedere solo il buio, quando invano tendiamo la nostra mano verso punti di riferimento talvolta evanescenti, quando nell'ora della sofferenza e della prova si fa ancora più seducente il canto delle sirene che ci illudono, offrendoci consolazioni effimere e ingannevoli. Ci indichi il modo per riuscire a riconoscere e ascoltare la voce di Dio, per poter comprendere il suo progetto su di noi. Ci aiuti a scoprire la nostra vocazione, ad avere l'entusiasmo di rispondere il nostro sì con lo stesso slancio di amore della Vergine Maria e di san Pio. Ci insegni ad avere, come lei, il coraggio e la forza di non seguire le mode, di non omologarci, per essere autentici cristiani e ridestare le tante cosciente sopite che vediamo intorno a noi".

(©L'Osservatore Romano - 22-23 giugno 2009)

2 commenti:

massimo ha detto...

ciao Raffa,
come ti dissi il cardinale Caffarra ha preso molto seriamente l'hanno sacerdotale.sabato ha predicato un ritiro spirituale al seminario dheoniano presente in diocesi.
purtroppo il carinale a volte parla a braccio........
nel sito della diocesi trovi la meditazione,ciao mas.

Raffaella ha detto...

Grazie, Massimo :-)
R.