martedì 23 giugno 2009

La domenica speciale dei 50mila saliti a San Giovanni Rotondo: «Un giorno di grazia» (Ruggiero)


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GIOVANNI RUGGIERO

L’ acqua, però, si è presto asciuga­ta, lasciando intatta l’emozione; e le rose fra poco appassiranno trattenendo vivo il ricordo di questo giorno.
L’acqua è della pioggia, venuta da un cielo che, clemente, ha consentito che la Messa con il Santo Padre, sul­l’ampio sagrato del nuova chiesa dedi­cata a san Pio, giungesse alla fine, senza costringere agli ombrelli.
Il cielo si è per­fino squarciato. La tempesta sedata. Le rose, invece, sono quelle dei vivai di Ter­lizzi che hanno adornato e ingentilito la giornata del Papa a San Giovanni Ro­tondo. Rosse quelle poste nella cripta; bianche, gialle e arancio quelle che ma­gnificavano l’altare.
Appena la Messa è finita, i fedeli hanno raccolto queste rose recise. Ne hanno fatto dei mazzetti che hanno portato con lo­ro. Adesso appassiranno in altri luoghi, nelle loro case vicine o anche mol­to lontane da qui. Sono un souvenir insolito per segnare un giorno per tanti aspetti speciale. Nessuno le butterà quan­do saranno appassite. Ci sarà qualcuno che aiuterà Costantina Di Lella, che nasconde le rose sotto un impermeabile giallo per­ché la pioggia non ne ro­vini i petali. L’aiuterà a ri­porle in un posto sicuro, perché Costantina è co­stretta su una sedia a rotelle. A San Se­vero è la responsabile del Cvs (Centro volontari della sofferenza), e lei la soffe­renza la guarda in faccia e l’ha preso di petto. « Intanto – dice Costantina sorri­dendo – le metterò davanti alla Madon­na della nostra associazione. Le lascerò seccare e le terremo con noi. Ci ricorde­ranno questo giorno, e sorrideremo per­fino della pioggia » . Una volontaria la protegge con l’ombrello, lei allunga un braccio e saggia il tempo: « Che vi dice­vo? – fa alle amiche – Avete visto? Non piove più » . Infatti ha smesso. Il sole die­tro le nuvole si affaccia. Come se tutto cominciasse.
Orsola e Eliana vengono da Morcone.
Le rose che hanno preso andranno nel pae­sino dove Padre Pio fece il noviziato. Tut­ti quelli di Morcone, per questo, si sen­tono particolarmente legati al santo. Questa « amicizia » le ha portate spesso qui, e oggi – giorno speciale – non pote­vano mancare. Ognuna ha preso due ro­se, gialle e arancio: « Segnano un giorno di grazia: – dice Orsola – la visita del Pa­pa. Con lui Cristo è venuto nella terra di Padre Pio » . Le rose di Eliana, invece, ap­passiranno nel piccolo cimitero di Mor­cone, dove riposano i suoi cari. Eliana sui petali gialli vi ha scritto la preghiera recitata qui.
Neppure Carmela De Meo, Maria Gio­vanna Riontino e le altre amiche vengo­no da lontano: Manfredonia è proprio qui vicino. Mostrando le rose, svelano un trucco: « Le terremo al buio sottoso­pra » ... « E poi – aggiunge l’altra amica – le spruzzeremo di lacca. Quella per i ca­pelli » , e assicurano che funziona. « Ci ri­corderanno anche il nostro vescovo che ci lascia » , dice una delle due, riferendo­si a monsignor D’Ambrosio, l’ammini­stratore apostolico, destinato a guidare la diocesi di Lecce. « Gli abbiamo detto – aggiungono – di non dimenticarsi della parrocchia di San Camillo... » .
Di casa nel paese del Gargano sono an­che Giovanni Simonetti e la moglie Lu- cia.
Da cavaliere, il marito le porta le ro­se. Ma le ha raccolte lei. « Il Papa – dice la donna – non lo avevamo mai visto co­sì da vicino. Soltanto in televisione. Per questo, è stata una giornata ricca di e­mozione » . Erano venuti qui non molto tempo fa per pregare davanti alle spo­glie di san Pio. Tornano a casa con que­sta nuova emozione, che durerà anche quando le rose saranno appassite. Ha deciso dove le metterà.
Su quel mobile del soggiorno, accanto alla foto che li ve­de nell’abito delle nozze, e basterà guar­darle per rinnovare la preghiera, e ritor­nare col pensiero qui. Andranno a Pesaro invece le rose che ha raccolto Cristina Scatassa. È un bel fa­scio. Che se ne farà? Le darà a qualcuno? Appassiranno insieme? « Segneranno questo evento – dice –. Evento è la parola esatta. Il Papa potrei vederlo anche altre volte – aggiunge mo­strando un immaginario spazio – e io ero proprio da qui a lì.
Vedere il Papa qui era possibile solo og­gi. Non è stata curiosità. Ho sentito qualcosa che mi spingeva a venire, e non ho esitato. Vedrò que­ste rose un domani, e mi ricorderò che c’ero an­ch’io » .
Si fa avanti una famiglio­la. Il papà, la mamma e tre figlie. Sono di Canosa. Hanno una storia di sof­ferenza e di guarigione. « San Giovanni Rotondo – dice Sabino Travisani – è una meta frequente per noi. È stata lei – aggiunge indicando la moglie Lidia – ad affidarsi a Padre Pio » . Fu nove anni fa, quando nacquero premature Federi­ca e Francesca. Per la primogenita Sere­na non ci furono problemi, ma la gravi­danza delle due gemelle fu particolar­mente difficile. Sono nate qui. Mamma Lidia si affidò ai medici di Casa Sollievo e al frate delle stimmate.
Federica Pio e Francesca Pio si somigliano come due gocce d’acqua: «La maestra – dice di­vertita Federica – si confonde sempre».
Sono state battezzate nella chiesa del convento, e la mamma volle aggiungere anche il nome Pio. «Non potevo fare di­versamente – confida la mamma –.
Quando ho avuto bisogno mi sono ri­volto a Padre Pio, e spesso l’ho sognato. Per tutta la gravidanza ho sempre senti­to odore di fiori» . Come queste rose. Che ne faranno? «Le metterò in una busta di plastica» , dice Francesca.

© Copyright Avvenire, 23 giugno 2009

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