lunedì 27 aprile 2009

La Sacra Scrittura va letta con la Chiesa (Doldi)


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La Sacra Scrittura va letta con la Chiesa

Marco Doldi

Come leggere la Sacra Scrittura?
Come interpretare il testo sacro? Domande non da poco. Eppure, ogni tanto, conviene porle, perché si potrebbe cadere non solo nella deriva individualistica, ma anche in quella meramente scientifica.
Di questo ha recentemente parlato Benedetto XVI, ricevendo, giovedì scorso, i membri della Pontificia Commissione Biblica.
Richiamando l’insegnamento del Concilio, ha ricordato, innanzitutto, come il modo d’interpretare la Scrittura sia sottoposto al giudizio della Chiesa, la quale ha il compito, affidatole da Cristo Signore di conservare e interpretare la Parola di Dio (cfr Dei Verbum, 12).
La Chiesa, mediante il suo Magistero, anima la Tradizione vivente, che è un tutt’uno con la Sacra Scrittura. Sempre il Concilio ha sottolineato l’inscindibile unità tra Sacra Scrittura e Tradizione vivente della Chiesa: strettamente congiunte e comunicanti, scaturiscono dalla stessa divina sorgente, che è la Rivelazione. Formano, pur nella loro diversità, una cosa sola e tendono al medesimo fine, che è quello della conoscenza del mistero di Dio.
“Infatti – insegna la Costituzione Dei Verbum – la Sacra Scrittura è Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano”.
In questo modo, il credente attinge la sua certezza sulle cose che riguardano Dio non dalla sola Sacra Scrittura, ma anche dall’insegnamento secolare della Chiesa. Da queste premesse scaturisce che Scrittura e Tradizione devono essere accolte e venerate con il medesimo sentimento di pietà e di riverenza, secondo l’antica espressione di S.Basilio.
A motivo di questa reciprocità, di questa inter-penetrazione – tra Parola di Dio scritta e Parola di Dio insegnata – il contesto adeguato per comprendere la Scrittura è quello della Chiesa.
È la Chiesa che nella grande Tradizione ha riconosciuto e proposto al popolo di Dio quei libri sacri come ispirati. È la Chiesa che sempre invita i fedeli ad accostarsi alla mensa della Parola. È la Chiesa, mediante il suo Magistero, che apre ai credenti il significato autentico della Parola di Dio.
Proprio la dimensione ecclesiale, che concretamente diviene ascolto della parola dei pastori, conduce al superamento di ogni individualismo e immette nella pianta feconda della grande conoscenza, offerta dalla Tradizione vivente. Per rendersi conto di questo basterebbe, per esempio, avvicinare l’interpretazione che i Padri della Chiesa hanno dato del Testo Sacro.
La Parola di Dio, insomma, va letta con la Chiesa. Accanto a questa prima attenzione, se ne impone oggi un’altra: quella di non ridurre il Testo Sacro ad un mero documento scientifico. È noto come dal secolo scorso in avanti siano notevolmente progrediti gli studi specifici per spiegare la composizione del Testo Biblico, l’intenzione dello scrittore umano, la diversità dei generi utilizzati. Tutto questo è estremamente positivo, perché documenta come la Bibbia non sia nata a tavolino e non sia un testo fuori dal tempo, fuori dalla storia. Tuttavia, non sono mancate esagerazioni, che hanno condotto, alla fine, a considerare le pagine sacre come uno dei tanti documenti storici e basta. Benedetto XVI, diverse volte, ha messo in guardia nei confronti di questa deriva. Ai membri della Pontificia Commissione Biblica ha precisato come il compito dei ricercatori, che studiano con diversi metodi la Sacra Scrittura, sia quello di contribuire alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, secondo quei principi voluti dal Concilio, che impongono: attenzione all’unità della Scrittura, attenzione alla Tradizione vivente, attenzione alla coesione delle singole verità di fede tra di loro e con la divina Rivelazione (analogia fidei).
Pertanto, “lo studio scientifico dei Testi Sacri è importante, ma non è da solo sufficiente perché rispetterebbe solo la dimensione umana.
Per rispettare la coerenza della fede della Chiesa l'esegeta cattolico deve essere attento a percepire la Parola di Dio in questi testi, all'interno della stessa fede della Chiesa. In mancanza di questo imprescindibile punto di riferimento la ricerca esegetica resterebbe incompleta, perdendo di vista la sua finalità principale, con il pericolo di essere ridotta ad una lettura puramente letteraria, nella quale il vero Autore – Dio – non appare più”.
Nuovamente appare che la casa dove studiare la Parola scritta è la Chiesa. “L'interpretazione delle Sacre Scritture non può essere soltanto uno sforzo scientifico individuale, ma deve essere sempre confrontata, inserita e autenticata dalla Tradizione vivente della Chiesa.
Questa norma è decisiva per precisare il corretto e reciproco rapporto tra l'esegesi e il Magistero della Chiesa.
L'esegeta cattolico – ha concluso il Papa – non si sente soltanto membro della comunità scientifica, ma anche e soprattutto membro della comunità dei credenti di tutti i tempi”.

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