sabato 9 maggio 2009

Benedetto XVI: «Dialogo con ebrei e islam» (Lorenzoni)


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Benedetto XVI: «Dialogo con ebrei e islam»

Amman
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Rodolfo Lorenzoni

La risposta di Benedetto agli integralismi è la pace.
In volo verso la Terra Santa per il pellegrinaggio più impegnativo e delicato del suo pontificato, il Papa ha invocato il dialogo tra le tre religioni monoteiste quale strumento decisivo per il raggiungimento della fine del conflitto mediorientale.
«Il dialogo con ebrei e islam è necessario, nonostante i malintesi inevitabili quando per duemila anni si è stati separati», ha spiegato il Pontefice a bordo dell'aereo che lo ha condotto ad Amman, in Giordania. Un invito alla conciliazione diretto, pieno di attenzione per i fondamenti delle altre confessioni religiose, tanto che il Papa ha voluto esprimere esplicitamente e specificamente il suo «profondo» rispetto nei confronti della comunità musulmana.
Una sorta di richiamo alle ragioni dell'alleanza tra le religioni di Abramo, affinché anche nel campo della ricerca dell'accordo tra gli uomini tale alleanza possa produrre i frutti più alti. Il successo del processo di pace è in effetti l'obiettivo diplomatico che in questa congiuntura storico-politica sta più a cuore a Benedetto XVI, il quale guarda con favore a tutte le «posizioni realmente ragionevoli» che possano facilitare la fine dei conflitti in Medio Oriente. Ma intanto Benedetto ieri non poteva che rivolgersi in particolare ai cristiani che vivono in questi luoghi martoriati: «restate nelle vostre terre - ha detto loro – perché con aiuti concreti, scuole e ospedali, dovete trovare il coraggio, l'umiltà e la pazienza per rimanere in questi paesi ed offrire il vostro contributo per un futuro di pace». Una presenza cristiana forte è insomma tra gli elementi indispensabili che il Pontefice individua a garanzia di prospettive di intesa praticabili. Certo, Benedetto ha tenuto a precisare che la Chiesa non è un potere politico, bensì una forza spirituale. Ma il contributo vaticano al processo di pace – specialmente grazie a questo viaggio apostolico – nelle parole di Ratzinger può essere decisivo almeno a tre livelli: attraverso la preghiera («apre a Dio e può realmente agire nella storia»), con la formazione delle coscienze (per evitare che siano «governate unicamente da interessi particolari») e con la ragione, perché non essendo la Chiesa una parte politica essa è in grado di identificare e indicare le strade più giuste per arrivare al silenzio delle armi. Ad attenderlo all'aeroporto di Amman, Benedetto ha trovato il re Abdallah II Bin al-Hussein con la sua consorte, la regina Rania. «Dobbiamo opporci alla violenza e batterci per il dialogo», ha osservato il re citando «il profeta Maometto». E inoltre ha voluto ricordare che «la Giordania riconosce il diritto di Israele ad esistere e il diritto degli israeliani alla sicurezza, nella condanna di tutte le ideologie ambiziose che costituiscono una minaccia terribile». Parole in sintonia con la intenzioni diplomatiche vaticane, visto che L'Osservatore Romano ieri ha definito la visita di Benedetto «un pellegrinaggio nel rispetto dei diritti di ogni popolo», con evidente riferimento sia ai palestinesi che agli israeliani.

© Copyright Il Tempo, 9 maggio 2009 consultabile online anche qui.

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