venerdì 8 maggio 2009

Ad Amman subito la lettera dei 138: il commento di Giorgio Bernardelli (Missionline)


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E' con grande piacere che riceviamo e pubblichiamo:

Ad Amman subito la lettera dei 138

di Giorgio Bernardelli

Ore 14,30: il documento sul dialogo tra cristiani e musulmani citato fin dalle prime parole

Benedetto XVI è appena atterrato ad Amman e subito si conferma quanto questa prima tappa in Giordania sia tutt'altro che un aperitivo al resto del pellegrinaggio in Terra Santa.

Ho seguito tanti viaggi del Papa: non ricordo di avere mai sentito discorsi all'aeroporto tanto pieni di contenuti.
Di solito l'accoglienza è una semplice espressione di auspici sul viaggio. Qui - invece - sia il re giordano Abdallah II, sia Benedetto XVI hanno già detto cose molto importanti. Del resto nell'incontro che avranno stasera al palazzo reale non sono previsti discorsi.
Innanzi tutto il re giordano: più che al Papa ha parlato al mondo musulmano mettendo sul piatto tutto il peso del suo titolo di «Custode della Spianata delle Moschee a Gerusalemme».
È stato un discorso ambizioso, il suo: ha proposto la Giordania come un modello. E ha subito citato la lettera A Common Word, il documento sul dialogo tra cristiani e musulmani scritto alla fine del Ramadan 2007 (clicca qui per leggere da missionline.org gli approfondimenti su questo testo).
Di quel documento ha citato il messaggio centrale: la comunanza dei due comandamenti dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo. Ma oggi ha fatto anche un passo ulteriore: ha detto che questa verità è comune a «cristiani, ebrei e musulmani». Anche gli ebrei devono essere parte di questo dialogo, dice il re discendente del Profeta Muhammad. Una frase che avrà fatto alzare più di un sopracciglio nel mondo musulmano. Infine Abdallah II ha citato subito il Baptism site, la località di Betania oltre il Giordano che la Giordania punta a far diventare una grande meta di pellegrinaggi cristiani: geopolitica interna musulmana, dunque, ma anche marketing turistico.

Il discorso del Papa, subito dopo, è stato non meno significativo. Soprattutto perché Benedetto XVI ha usato parole significative d'appoggio rispetto al percorso avviato dalla monarchia giordana. Anche lui ha citato indirettamente la lettera dei 138, ricordando l'incontro del novembre scorso a Roma con il Forum cattolico-islamico che proprio a partire da quell'iniziativa si è costituito.
Ha dato ormai per assodato che il Baptism site è il luogo di cui parla il Vangelo di Giovanni quando racconta il Battesimo di Gesù (e questo non sarà piaciuto molto al ministero del Turismo israeliano). Ma soprattutto Benedetto XVI ha detto anche lui una cosa importante rivolta a tutto il mondo musulmano: ha lodato il fatto che domenica a Betania oltre il Giordano potrà benedire la prima pietra di due nuove chiese. L'ha definito un «segno del rispetto di questo Paese per le religioni».
Aggiungendo ancora una volta che «il rispetto della libertà religiosa è un diritto fondamentale non solo in Medio Oriente ma in ogni parte del mondo».
In conclusione: questi tre giorni in Giordania saranno importantissimi sul fronte del dialogo con il mondo musulmano. E forse - prima dell'incontro della tarda mattinata di domani in moschea - sarà bene andare a rileggersi qualcosa sulla lettera dei 138.
Il traduttore della Rai, quando re Abdallah l'ha citata, ha tradotto il titolo Un mondo comune al posto di Una parola comune. Un errore veniale, che dice però quanto poco di questo testo così importante si sia parlato in Italia. Forse sarebbe ora di correre ai ripari.

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