lunedì 25 maggio 2009

Lavoro e preghiera, Papa Ratzinger sulle orme di San Benedetto (Il Mattino)


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Comunicato stampa di Telepace: dal 16 giugno l'emittente trasmetterà in digitale. Ne approfitto per i doverosi ringraziamenti a Telepace...

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A CASSINO E MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Lavoro e preghiera, Ratzinger sulle orme di San Benedetto

DALL’INVIATO Cassino.

Un nuovo umanesimo nel segno millenario di San Benedetto patrono d’Europa. Per riformulare in chiave d’oggi la regola del lavoro, della preghiera e della lettura.
Il viaggio a Montecassino di papa Ratzinger, ieri, diventa così punto di convergenza e di sviluppo di un percorso lungamente maturato.
Da cardinale, custode della dottrina cattolica come prefetto della Conregazione della Fede con Giovanni Paolo II, Joseph Ratzinger amava venire all’Abbazia, anche in privato. Lo fece, l’ultima volta, nel febbraio del Duemila. Cinque giorni vi si trattenne. Per coltivare gli spunti sempre nuovi di un antico precetto di vita. Nella fede che diventa consapevolezza e si fa scelta «in gesti di solidarietà concreti», come ha ribadito nell’omelia. E che perciò apre orizzonti di contatto con le altre religioni monoteiste, come dimostra il suo recentissimo viaggio in Terrasanta, ma soprattutto indispensabili spazi di confronto per l’universo dei non credenti. Ragione di più, allora, per il cardinale Ratzinger appena eletto Papa, per scegliere per il suo pontificato il nome di Benedetto XVI.
È il segno di una identità culturale che di questo pontefice rivela oggi non soltanto nel profilo più noto, quello del teologo, ma a un tempo in quello dell’impegno sociale: un legame che egli stesso ha voluto ribadire ieri affermando che «l’anima del monachesimo è umanizzare il mondo lavorativo».
E alla comunità benedettina di Montecassino Joseph Ratzinger ha dedicato significativamente le prime iniziative del suo pontificato con la nomina ad abate, due anni fa, del giovane Dom Pietro Vittorelli.
Ne aveva apprezzato da tempo il dinamismo intellettuale e le capacità organizzative, come pearltro ha dimostrato anche ieri nell’accogliere il «suo» pastore. Peraltro, questo Papa è alla vigilia della sua prima enciclica sociale, la «Caritas in veritate»: potrebbe firmarla già il 29 giugno nella ricorrenza solenne di dei Santi Pietro e Paolo, sempre con l’occhio rivolto all’attualizzazione rigorosa del dettato benedettino. Del resto, bastava vederlo ieri nel tardo pomeriggio nel richiamo alle «radici cristiane dell’Europa» pronunciato ai Vespri in Abbazia e poi nei toni assorti della preghiera per la pace al cimitero polacco che accoglie i cauti dei lancieri del generale Anders che il 18 maggio del 1944 ebbero ragione delle esigue truppe della Wehrmacht, dopo che per nove mesi diedero scacco alle divisioni alleate lungo la linea Gustav. Ma anche nell’affrontare la pagina forse più oscura della campagna d’Italia degli alleati con il bombardamento a tappeto dell’Abbazia, questo Papa ha mostrato di muoversi come erede e depositario della «missione benedettina»: costruire una «umanità nuova all’insegna dell’accoglienza e dell’aiuto ai più deboli» rimarginando le ferite della storia nella riconciliazione e nell’omaggio pronunciato in tedesco, polacco e inglese a «tutti i caduti, che diedero testimonianza valorosa» sugli opposti fronti. Ed è anche questo un motivo fondante del suo ritorno a Montecassino. fa. sca.

© Copyright Il Mattino, 25 maggio 2009 consultabile online anche qui.

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