sabato 18 luglio 2009

Il vescovo Anfossi: «Preghiera e vicinanza i segni del nostro affetto al Papa» (Scavo)


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«Preghiera e vicinanza i segni del nostro affetto»

Il vescovo Anfossi: lo sentiamo uno di famiglia

DAL NOSTRO INVIATO AD A OSTA

NELLO SCAVO

«Gli vogliamo bene, non solo come Santo Pa­dre. Per la nostra gen­te Benedetto XVI è come se fosse un parente, un amico, insomma uno di famiglia, perciò desideriamo che possa riposare e ritemprarsi proprio adesso che ne ha bisogno. La Valle d’Aosta non gli farà mancare tran­quillità, affetto e preghiere». Mon­signor Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta, parla appena dopo aver in­contrato il segretario del Pontefice, monsignor Georg Gänswein, e i me­dici dell’ospedale regionale di Aosta.

Che cosa le hanno raccontato?

Mi hanno confermato che il Papa sta bene, che era di ottimo umore sia prima che dopo la breve perma­nenza in ospedale e che ha affron­tato le cure con serenità. In poche settimane riprenderà la funziona­lità della mano al cento per cento.
E la cosa curiosa è che sono stati i medici e gli infermieri a ringraziare il Papa, perché è stato un paziente collaborativo, disponibile, per nul­la spaventato.

Per molte ore numerose persone si sono radunate all’ingresso del Pronto soccorso, mentre altri spon­taneamente si sono recati in pre­ghiera nella Cattedrale dell’Assun­ta.

Questo è il nostro modo, semplice e sincero, di stargli vicino. È la ri­prova che qui Benedetto XVI è a­mato, ma allo stesso tempo rispet­tato. I valdostani non lo hanno mai disturbato, né lo faranno adesso. Anzi è la nostra gente a fare di tutto perché il Pontefice possa riposare. Il fatto che il Santo Padre sia torna­to nello chalet, conferma che tra noi lui sta bene e desidera continuare a godere delle meraviglie di questa terra, in tutta tranquillità e serenità.

Da due anni il Papa mancava al­l’appuntamento con Les Combes. Speravate nel suo ritorno?

Nel corso della visita pastorale di quest’anno, ovunque mi sono reca­to, con chiunque mi sono trovato a parlare, alla fine c’era sempre qual­cuno, un adulto o un bambino, che riproponeva la medesima doman­da: «Ma il Papa tornerà a riposarsi da noi in Valle d’Aosta?». Questo spiega l’attaccamento al Pontefice e l’attesa dei valdostani. E su una co­sa tutti siamo d’accordo: il riposo del Papa deve essere rispettato, fa­vorito e difeso. Anche per questa ra­gione Benedetto XVI qui si sente co­me in famiglia.

La Valle d’Aosta come sta vivendo la permanenza del Papa?

La diocesi di Aosta e tutta la comu­nità valdostana hanno accolto con gioia Benedetto XVI. Abbiamo cer­cato di preparare tutto quello che dipendeva da noi affinché le sue va­canze fossero serene fin dall’inizio e con serenità possano proseguire. Per tutti i valdostani la presenza del Papa è un grande onore; per i cre­denti rappresenta un momento di grazia.

State preparando qualche appun­tamento con il Pontefice?

Tutti noi lo aspettiamo venerdì prossimo per il Vespro nella nostra Cattedrale, che è stata appena re­staurata. Inoltre, come sempre ac­cade durante il soggiorno, alla do­menica la preghiera dei fedeli con­tiene speciali invocazioni dedicate a lui. Poi venerdì gli sveleremo ap­punto il nostro Duomo, un tesoro di architettura e di fede che affon­da le radici nel quarto secolo. Ci sa­ranno i sacerdoti, i religiosi, i laici, i fedeli che da lungo tempo attendo­no questo momento. E vedrete che per allora l’inconveniente alla ma­no destra del Papa sarà già passato in secondo piano.

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2009

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