domenica 15 marzo 2009

"Se si trasforma la Chiesa in un talk-show". Straordinario editoriale di Andrea Tornielli, da leggere ed incorniciare!


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LETTERA DI PAPA BENEDETTO XVI AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA DEI QUATTRO VESCOVI CONSACRATI DA MONS. LEFEBVRE: LO SPECIALE DEL BLOG

Leggiamo e commentiamo:

SE SI TRASFORMA LA CHIESA IN UN TALK-SHOW

di Andrea Tornielli

Molti dei commenti e delle reazioni alla lettera sofferta che Benedetto XVI ha inviato ai vescovi di tutto il mondo per spiegare il vero significato della revoca della scomunica ai lefebvriani e spegnere le polemiche suscitate dall’intervista negazionista di monsignor Williamson, hanno indugiato sulla solitudine del Papa, sui problemi del governo curiale, sull’opposizione da parte degli episcopati progressisti e sulle rigidezze dei tradizionalisti, sugli errori di comunicazione. E si sono concentrati infine sulle fughe di notizie «miserande», secondo la definizione del direttore de L’Osservatore Romano, che con un suo editoriale ha attirato l’attenzione mediatica proprio su questo argomento.

Eppure il cuore dell’inconsueto messaggio papale – una lettera coraggiosa e umile allo stesso tempo, con la quale Benedetto ha preso su di sé le responsabilità della macchina curiale – ha rischiato e rischia di rimanere ancora sotto traccia.

È vero: Ratzinger non nasconde, nelle sette pagine inviate ai «confratelli nel ministero episcopale», di essere stato profondamente colpito non dalle polemiche esterne, dalle strumentalizzazioni mediatiche del suo gesto di misericordia e riconciliazione nei confronti dei lefebvriani, quanto piuttosto dall’asprezza e dall’ostilità delle reazioni in campo cattolico, nella Chiesa. Vescovi e cardinali lo hanno attaccato, hanno ritenuto che il Pontefice volesse fare un’inversione di marcia rispetto al Concilio Vaticano II. Una «valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento».

Con il suo gesto solitario e sofferto, il Papa ha voluto, ancora una volta, richiamare tutti alla necessità di uno sguardo diverso, lo sguardo della fede: «Sempre e di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema: l’amore».

Non per appiattire il dibattito e il confronto interno alla Chiesa, non per fare tabula rasa delle differenze e delle diversità, che da sempre hanno caratterizzato la «catholica», che si chiama così proprio perché include e non esclude, e al cui interno la stessa fede può essere vissuta secondo esperienze, modalità e sensibilità diversissime tra di loro.

No, l’amarezza del Papa non è stata determinata dal fatto che siano stati espressi giudizi diversi sulla revoca della scomunica. La sofferenza che traspare dalle pagine della lettera è legata al fatto che in quei giudizi, in quelle critiche che gli hanno fatto ricordare la frase paolina sui cristiani che si mordono e divorano a vicenda, non c’era carità.

Prevalevano le logiche delle fazioni contrapposte, che finiscono per trasformare anche la Chiesa in un talk show o in un congresso di partito, con tanto di correnti contrapposte e cordate che mirano soltanto alla gestione del potere.

Questo Papa anziano, che all’inizio del suo pontificato disse che il suo compito «è di far risplendere davanti agli uomini e alle donne di oggi la luce di Cristo: non la propria luce, ma quella di Cristo», chiede ancora una volta alla Chiesa e a tutti i suoi membri, come pure alla sua Curia, un cambiamento di sguardo e di mentalità.

Quello sguardo che si può cogliere nel commento pubblicato su L’Osservatore Romano di oggi dal vescovo Rino Fisichella, dedicato al caso della bambina brasiliana stuprata dal patrigno, rimasta incinta di due gemelli e fatta abortire. Una storia tragica, che ha visto il vescovo di Recife salire alla ribalta delle cronache internazionali per aver immediatamente annunciato che i medici che hanno praticato l’aborto sono incorsi nella scomunica. «Prima di pensare alla scomunica – scrive Fisichella – era necessario e urgente salvaguardare la sua vita innocente e riportarla a un livello di umanità di cui noi uomini di Chiesa dovremmo essere esperti annunciatori e maestri».

Ecco, questo stesso sguardo di misericordia è quello che Benedetto XVI testimonia alla Chiesa.

Pensare che il cuore del problema siano solo le poltrone della Segreteria di Stato – dove pure esistono innegabili disfunzioni - o lo studio di più efficaci strategie comunicative, o ancora le divisioni secondo logiche politiche tra conservatori e progressisti, significa, una volta di più, ridurre la profondità dell’insegnamento papale a logiche di potere mondano.

Il Papa non ha bisogno di interpreti autorizzati: comunica benissimo e dà il meglio di sé anche quando parla a braccio. In un momento della storia in cui Dio «sparisce dall’orizzonte degli uomini» c’è bisogno di riscoprire che alla Chiesa non si possono applicare le logiche aziendali, né può rimanere ripiegata su se stessa, concentrata sui suoi organigrammi.

La Chiesa vive spalancata verso il mondo. Proprio per questo, martedì prossimo, il vescovo di Roma parte per l’Africa, il continente dimenticato.

© Copyright Il Giornale, 15 marzo 2009 consultabile online anche qui.

Questo editoriale e' davvero straordinario!
Per molti motivi, ma soprattutto perche' coglie in pieno lo spirito con cui il Santo Padre ha scritto la lettera ai vescovi.
Purtroppo in questi giorni stiamo leggendo di guerre di potere, di un Papa solo, amareggiato, sconfortato, di problemi di comunicazione, di fughe di notizie...
In effetti l'editoriale di Vian non ha aiutato in questo senso perche' ha sviato l'attenzione dei media sul vero significato della lettera.
C'e' da sperare che l'Osservatore torni sul contenuto del testo del Papa visto che ieri era gia' sparito dal giornale.
Il Santo Padre non e' amareggiato per essere stato criticato.
No! Tornielli ce lo spiega benissimo!
Nella Chiesa ci sono sempre stati problemi, divergenze, punti di vista diversi ed e' bello perche' questo dimostra la cattolicita', cioe' l'universalita'.
Il problema non e' questo!

"Con il suo gesto solitario e sofferto" (sto riprendendo le parole di Tornielli), "il Papa ha voluto, ancora una volta, richiamare tutti alla necessità di uno sguardo diverso, lo sguardo della fede: «Sempre e di nuovo dobbiamo imparare la priorità suprema: l’amore»".
...
"La sofferenza che traspare dalle pagine della lettera è legata al fatto che in quei giudizi, in quelle critiche che gli hanno fatto ricordare la frase paolina sui cristiani che si mordono e divorano a vicenda, non c’era carità".

Ecco il punto! Non c'era carita' nei giudizi e nelle critiche espresse dai cattolici, dai cardinali, dai vescovi, dai sacerdoti!
Non c'era misericordia!
Il Papa soffre non perche' qualche buontempone lo ha offeso, ma perche' la Chiesa sta perdendo il supremo comandamento: l'amore!
Benedetto non accusa nessuno, anzi! Prende su di se' responsabilita' che anche ALTRI dovrebbero riconoscere.
Bellissimo il riferimento all'editoriale di ieri di Mons. Fisichella che dimostra di avere capito CON I FATTI (e non con le parole dei comunicati e degli attestati di solidarieta' chissa' quanto sinceri...) lo spirito della lettera di Benedetto XVI.
Straordinario l'editoriale di Tornielli perche' ci riporta alla lettera e non alle polemiche
!
Raffaella

18 commenti:

mariateresa ha detto...

cara, buona domenica.
Sì è un bel modo di inziare la domenica, questo articolo di Tornielli.
Il nocciolo di tutto questo pontificato secondo me è proprio questo tentativo, veramente oltre le forze umane, di riunire in unico corpo quello che è diviso in fazioni.Per andare avanti insieme.
Nel mio piccolo voglio provare anch'io a frenare certi miei imbizzarrimenti perchè il bene enorme che voglio a papa Benedetto mi porta, a mia volta a desiderare legnate virtuali verso alcuni.
Credo che Vian fosse imbufalito per l'ennesima fuga di notizie che avrebbe potuto sporcare anche l'iniziativa di questa lettera. Ma la fuga di notizie è ormai la prassi e credo che bisognerà trovare il modo di conviverci.
Qualcuno, qua e là sulla rete ricorda che fazioni e contrapposizioni ci sono sempre state nella Chiesa e cita s. Paolo (come il papa) e gli Atti.
A maggior ragione dobbiamo sempre tenere presente che tenere un atteggiamento fraterno è una sfida per i cristiani di tutti i tempi.
Preghiamo con convinzione per questo e per questo pastore straordinario che il Signore ci ha dato.

A.R. ha detto...

E' vero Raffaella. Il problema serio è che non è ancora entrato nella testa e nel cuore di chi agita il Concilio Vaticano II proprio l'insegnamento sulla Chiesa di questo Grande Concilio.
La chiesa è mistero di comunione fra Dio e gli uomini, non è organizzazione umana per la diffusione di un'ideologia. La Chiesa non può funzionare come tale se non c'è prima di tutto l'amore per Dio che vuole "che tutti siano salvi e arrivino alla conoscenza della Verità". Si fa presto a parlare dell'amore di Dio e del prossimo in generale. E' quando lo si deve applicare, prima di tutto ai "fratelli nella fede", che ci giochiamo la riconoscibilità come discepoli di Cristo. La chiesa è definita "sacramento di Cristo", è vero, ma non ex opere operato, come l'eucaristia, ma ex opere operantis. Se non lasciamo che Cristo rifulga sul volto della Chiesa, la Lumen Gentium (la luce delle genti che è Cristo) non riuscirà a risplendere sul volto sporcato e imbrattato della sua Chiesa.

Raffaella ha detto...

Grazie per le vostre belle riflessioni :-)
Oggi mi piacerebbe chiudere qui, con questo articolo di Tornielli, ma dobbiamo documentarci anche con altre fonti.
Teniamo pero' sempre presente questo "faro" che poi e' lo spirito della lettera del Santo Padre.
R.

mariateresa ha detto...

Ho visto che Avvenire oggi continua a pubblicare attestati di solidarietà al papa e anche una serie di box per ricordare tutti gli interventi pubblicati su questo argomento.Sembra quasi un excusatio non petita.
Ma, a dire la verità, noi l'avevamo petita.

Raffaella ha detto...

Si', peccato che non fosse "manifesta" fin dall'inizio :-)
R.

Anonimo ha detto...

L'articolo in sè è bello.

Però non vorrei farvi dimenticare che Tornielli, che prende le mosse proprio dalla polemica sulle "fughe di notizie" - per altro per smorzarla -, si è fatto principale interprete (e non da oggi) di una tale pratica che il Papa stigmatizza.

Se i vaticanisti cominciassero a rispettare il silenzio che ogni fedele dovrebbe rispettare, e lavorassero con giudizio, forse il Papa non sarà più costretto in futuro a scrivere lettere, che per altro sono sempre stupende, ma indice di un grande dolore.

Per questo motivo non ritengo che l'articolo di Tornielli sia in sè positivo: è come se io prima mi rendessi complice di un delitto e poi lo minimizzassi scrivendo su di esso un romanzo stupendo.

Mi spiace.

Raffaella ha detto...

Non e' cosi' visto che l'esclusiva era del Foglio.
I giornalisti devono fare il loro lavoro. Il punto e': come lo fanno?
Tornielli e' obiettivo e si vede quanto grande sia il suo rispetto per il Papa.
Non possiamo fare di tutta l'erba un fascio e pensare che tutti i vaticanisti siano uguali.
Non e' cosi'!
R.

mariateresa ha detto...

io credo che se ci lamentiamo di Tornielli possiamo anche andare tutti a zappare .Non è la Bibbia, ma è leale e documentato . No lo scoop non stato suo.

Raffaella ha detto...

Esatto!
Impariamo a distinguere ed a apprezzare!
R.

Anonimo ha detto...

Concordo con l'anonimo delle 10,37.
Da quale pulpito viene la predica.
Tornielli (per l'Italia) fu il primo a far "fuggire" la notizia della revoca della scomunica.
Parimenti per la letera papale, unattimo dopo Il Foglio.
Sul suo blog, un lettore ne a chiesto conto della correttezza delle anticipazioni e Tornilli ha risposto che lui è un giornalista e che quando ha una anticipazione confermata la pubblica.Perfetto, nulla a eccepire, però poi non faccia la morale.
Una cosa positiva trovo in questo scritto, al termine, la definizione dell'Africa come continente dimenticato.

Raffaella ha detto...

Anche questo blog ha rilanciato immediatamente la notizia del Foglio!
Nascondersi sotto la sabbia non ha senso.
Se c'e' una notizia bisogna darla, soppesarla e spiegarla come meglio e' possibile.
R.

Anonimo ha detto...

Raffaella...
un mio post non è stato pubblicato.

Ad ogni modo: c'è differenza tra un blog che raccoglie notizie e un giornalista che le rilascia.

Una volta che la notizia è pubblica è bene che sia divulgata.

Ma tu non crei notizia, semplicemente la raccogli e la pubblichi.

(sono sempre l'anonimo che ha sollevato il caso).

Anonimo ha detto...

tornielli è un grande

Anonimo ha detto...

Il Papa è un grande, anzi un maximo.
Tornielli fa bene il suo lavoro (anche se la categoria dei giornalisti non è delle migliori)e questo articolo è splendido ed edificante.
Detto ciò, non mi va di incensare nessuno, specie di questi tempi in cui abbiamo già dovuto ingoiare troppe delusioni.
Si fa il nome di Tornielli per importanti cadreghe vaticane e la fedeltà di una persona non si può valutare realmente quando è in corsa per un posto, ma solo quando lo occupa e in questi mesi ho scorso tanti movimenti, non sempre luminosi.
Io confido nel Signore e nel suo Vicario Benedetto che è a Lui pienamente conforme.
Buona Domenica.

Anonimo ha detto...

Sam ha detto: "La categoria dei giornalisti non è delle migliori": Bene. Allora vorrei chiedere a Sam. Quali sono le categorie migliori? Gli imprenditori? I sindacalisti? I politici? I fruttivendoli? I dottori? Gli avvocati? I dentisti? Gli insegnanti? e potrei andare avanti per ore. Per favore, non caschiamo in beceri luoghi comuni e parliamo col senno della ragione alzando il tono del dibattito.

Grazie, Matteo

Anonimo ha detto...

Anch'io penso che l'articolo di Tornielli sia straordinario. Concordo pienamnete con Raffaella.
Per il resto, il Papa non è solo: c'è il popolo fedele con le sue preghiere. Poi, Lui sa benissimo che il suo ministero va letto alla luce di Gv 21, 15-19:
Quand`ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi ami?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi ami?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi".
Per questo, DOBBIAMO sempre sostenerlo con la preghiera.
Roberto

Anonimo ha detto...

In Germania, Austria e Svizzera tedesca, non c'è praticamente nessuno, salvo Badde, che rintuzza i nuovi Lanzichenecchi. Se ci fosse un blog documentato, esauriente e diffuso come questo di Raffaella forse il sacco di Roma non sarebbe così devastante. Il sito Mfthk non viene contrastato sullo stesso campo e la disinformazione dilaga. Ormai sono convinti di aver vinto e vogliono solo stravincere accusando il Papa di essere direttamente un filonazista. In Francia, dopo anni di sbandamenti, qualche risultato si sta ottenendo anche grazie ai siti citati da Raffaella. Saluti,Eufemia

Caterina63 ha detto...

Anonimo ha detto...
L'articolo in sè è bello.

Però non vorrei farvi dimenticare che Tornielli, che prende le mosse proprio dalla polemica sulle "fughe di notizie" - per altro per smorzarla -, si è fatto principale interprete (e non da oggi) di una tale pratica che il Papa stigmatizza.

Se i vaticanisti cominciassero a rispettare il silenzio che ogni fedele dovrebbe rispettare, e lavorassero con giudizio, forse il Papa non sarà più costretto in futuro a scrivere lettere, che per altro sono sempre stupende, ma indice di un grande dolore.

Per questo motivo non ritengo che l'articolo di Tornielli sia in sè positivo: è come se io prima mi rendessi complice di un delitto e poi lo minimizzassi scrivendo su di esso un romanzo stupendo.

Mi spiace.

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Straquoto anche se in sè, l'articolo, sottolinea indubbiamente gli aspetti centrali del problema...ma per un giornalista questo non dovrbbe essere difficile, specialmente se vaticanista...

Non voglio polemizzare cara Raffaella, ma fu proprio Tornielli a giugno del 2008 a dare un grande dispiacere al Papa quando pubblicò in anteprima l'uscita di un presunto documento ufficiale VOLUTO DAL PAPA nel quale la FSSPX allo scadere del loro anniversario 28.6.2008 avrebbero dovuto accettare SENZA RISERVE i famosi 5 punti...tra cui l'accettazione del Concilio SENZA COMMENTI....le critiche dello stesso Tornielli nel Blog contro mons. Fellay non fecero bene a nessuno...

La lettera gettata in pasto del blog e scatenando la solita guerriglia si rivelò una bufala...non certo macchinata da Tornielli, ma è lui che raccoglie queste FUGHE DI NOTIZIE e le sfrutta...
le mette nel blog prima dell'uscita ufficiale...senza curarsi di moderare gli interventi...

Quando certi vaticanisti vengono a conoscenza di certe notizie dovrebbero avere L'ETICA professionale di ATTENDERE CON PAZIENZA l'uscita ufficiale...o di proporre l'argomento usando IL CONDIZIONALE e mai con l'indicativo...

Servirà questa lezione? mah!

quel che voglio dire è che a fare poi dei bei articoli, siamo buoni tutti...da quando il Papa ha scitto la Lettera che strano, sono diventati all'improvviso tutti più BUONI, TUTTI PIU' MISERICORDIOSI....tuttavia sfugge qualcosa:

il senso della Lettera SULLA TRADIZIONE E SULL'OBBEDIENZA è stato recepito?
Oppure qui restimo incatenati esclusivmente al misericordiosismo dimenticando che il Papa ha chiarito, una volta per tutte per esempio, che la FSSPX HA TUTTO IL DIRITTO di chiedere da oggi gli approfondimenti DOTTRINALI, diritto negato loro dai vescovi e dagli stessi Media?

Cosa vuol dire dunque dire "sto con il Papa" e dire " una Lettera coraggiosa e stupenda?"

Fraternamente CaterinaLD