sabato 10 ottobre 2009

La Chiesa rischia un altro schiaffo. Con la legge antiomofobia si introduce il reato di opinione

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Occhio alla trappola, cari politicamente e mediaticamente corretti!

29 commenti:

Stefano ha detto...

Io sono allibito. Senza vergogna alcuni politici approfittano di qualsiasi cosa pur di far guadagnare punti alla loro immagine, calpestando minoranze e dignità della fede cattolica. Ci vogliono far passare come vittime per potersi presentare come nostri paladini, quando il fine della legge con il Cattolicesimo a poco o nulla a che fare. La legge è rivolta ad una minoranza, una minoranza nel paese che come tutti i gruppi è composta da “integralisti”, prepotenti, egocentrici, ma soprattutto da persone normalissime, che per il loro orientamento sessuale sono costantemente discriminate quando non fisicamente minacciate. Fisicamente minacciate. Rispetto ad i rischi che corre in termini di sicurezza personale una persona con un orientamento sessuale “tradizionale” per intenderci, nel loro caso si aggiunge quello per la loro omosessualità. Non dovrebbe per tanto lo stato cercare di proteggerli in modo particolare? Cosa fa per farlo? Aggiunge un aggravante ai reati (ai reati!) commessi nei confronti di queste persone se motivati appunto dall’omofobia. In che modo dovrebbe toccare la Chiesa? La Chiesa commette forse reati nei confronti delle persone omosessuali? Assolutamente no. E’ evidente allora che chi la vuole fare passare come una “mossa anti-cattolica”, mescolando nel calderone anche la vicenda di Boffo come si fa nell’articolo, senza che si capisca in che modo serva allo sviluppo dell’argomentazione, cerca solo di presentare la sua immagine come quella di paladino d’una cristianità vessata, un’operazione puramente politica. Per favore, non lasciamo che ci trascinino così rozzamente nei loro giochi.
Ste

Raffaella ha detto...

Una legge non puo' mai essere rivolta ad una minoranza perche' ogni norma e' "generale e astratta".
Se nel testo vi sara' un riferimento alle opinioni espresse, non sara' piu' possibile affermare nulla che possa essere interpretato, alla luce del politicamente corretto, come incitamento alla discriminazione.
R.

Bastardlurker ha detto...

La Chiesa rischia un altro schiaffo
PRIMO PIANO
Di Emilio Gioventù

Alla Camera la legge sostenuta anche da Pdl e Carfagna. Ma i cattolici voteranno no

Con il reato di omofobia non potrebbe più criticare i gay

In ballo c'è la modifica all'articolo 61 del codice penale, «concernente l'introduzione della circostanza aggravante relativa all'orientamento o alla discriminazione sessuale».

L'articolista smentisce se stesso.

Se viene introdotta una circostanza aggravante è una balla scrivere che nel codice penale ci sarà il reato di omofobia.

Anonimo ha detto...

ben venga la legge. Le gerarchie ecclesiastiche staranno attente prima di scagliare anatemi contro tutti e tutto.

(post tagliato per incompatibilita' con le tematiche del blog)

Raffaella ha detto...

Cio' che dice Anonimo e' la prova lampante di cio' che accadra' o si vorrebbe che accadesse: bavaglio alla Chiesa.
R.

Stefano ha detto...

Anonimo ci dimostra solo che già esistono e purtroppo continueranno ad esistere esagitati in qualsiasi schieramento. Non c’è nessun legame tra questo ed un’azione giuridica, che è ciò di cui si parla. Già la costituzione garantisce la libertà di opinione per cui è estremamente improbabile che un tribunali condanni la Chiesa o suoi esponenti per un reato d’opinione. Al contrario, la probabilità di essere anche fisicamente aggrediti rappresenta per le persone omosessuali un rischio concreto. Rischio che però sembra non abbastanza rilevante per i politici suddetti, che limitandosi a boicottare questa proposta di legge non propongono alternative, né le persone qui scriventi. La legge farebbe l’unica cosa che le è possibile fare, aggiungere un’aggravante laddove il rischio “normale” di essere vittime di violenza è appunto accresciuto dall’orientamento sessuale. La legge è generale, ma a tutela di una minoranza, come molte delle leggi e come è giusto che sia in uno stato realmente democratico. Non lasciamoci confondere per scopi politici. E’ certamente corretto opporsi ad una legge che costituisca dell’espressione di un’opinione un reato, ma non è questo il caso e non è possibile che lo sia in quanto la legge sarebbe evidentemente anticostituzionale. Ritengo, in quanto cattolico, giusto applaudire ad una iniziativa di governo che vada in difesa di una minoranza particolarmente colpita perché vittima di violenze anche fisiche, iniziativa che nel nostro caso si concretizza in una legge che inasprisce la pena di chi si macchia di violenza nei confronti di una persona per motivi di discriminazione sessuale. Mi spiace vedere che la sofferenza di tale minoranza venga per alcuni in secondo piano rispetto a un remotissimo ed impraticabile rischio di censura.
Ste

Michele ha detto...

Non capisco perché se un etero pesta un omo, oltre al reato di percosse, debba esservi aggiunta un'aggravante. Accadrà lo stesso nel caso in cui un omo pestasse un etero con intento "etrofobico"?

Bastardlurker ha detto...

La proposta di legge non fa distinzioni per il riconoscimento delle circostanze aggravanti.

Anonimo ha detto...

Questa legge in realtà è contro la libertà religiosa.
Se anche ci fosse la libertà di opinione, questa legge comunque, impedirebbe,per esempio, di rifiutare i matrimoni omosessuali in Chiesa,questo infatti verebbe vista come una discriminazione.

Raffaella ha detto...

Il diritto civile e quello canonico sono ordinamenti distinti e separati.
R.

azzeccagarbugli ha detto...

questa volta nemmeno io capisco del tutto l'allarme lanciato dall'articolista. L'aggravante sembra limitata ai delitti non colposi contro la vita e l'incolumità fisica, e di conseguenza inapplicabile al caso di un ministro di culto che manifestasse verbalmente la condanna morale della condotta omosessuale. Per arrivare a un'incriminazione bisognerebbe che il suddetto uccidesse o attentasse alla vita di una persona in ragione della sua omosessualità o, come minimo, che gli procurasse percosse o lesioni.
Ovviamente parlo rebus sic stantibus, se poi ci fosse nel cassetto l'introduzione di veri e propri reati di opinione allora il discorso cambierebbe...

azzeccagarbugli ha detto...

preciso: l'unica attinenza con un'eventuale aggravante "di opinione" potrebbe provenire da interpretazioni estensive del concetto di "personalità individuale".

sam ha detto...

Scusate la lunghezza, cerco di fare un po' di chiarezza.
Esiste già il reato di "omofobia" in pochi paesi all'estero ed già è capitata la coartazione e l'incriminazione di Vescovi.
Bisogna fare attenzione perchè i massoni sono molto abili a far passare il male per bene e ad usare i cavalli di troia per espugnare le città fortificate.
Le violenze sugli omosessuali sono già reati sanzionati ed è ovvio che i Cattolici condannino qualsivoglia forma di violenza, ma non è questo il punto, bensì se si debba impedire e punire qualsiasi atto discriminatorio.
Già dire questo è un pugno nello stomaco politicamente scorretto, vero? E già!
In teoria suona molto bene, anzi suona come un principio buono in assoluto, cancellare tutte le discriminazioni, ma veniamo alla pratica e poi ragioniamo: sul piano della morale naturale è lecito o no dare dei bimbi in adozione a degli omosessuali?
E' discriminazione tutelare i limiti imposti dalla natura (che nemmeno i più famosi pederasti greci e latini mettevano in discussione) e l'infanzia?
Per molti è discriminazione.
Sento persino giovani sedicenti cattolici convinti in sostanza dell'irrilevanza o dell'equivalenza di ogni tendenza e comportamento sessuale.
Invece un vero cattolico crede che l'omosessualità è uno stato disordinato della persona, perchè questa è verità di fede rivelata dalle Sacre Scritture e dal Magistero della Chiesa, oltre che evidenza razionale ed empirica.
Impugnarla, per aderire alle ideologie astratte e irrazionali del mondo, è peccato contro lo Spirito Santo.
Ciò non significa che il cattolico non rispetti e non ami e non chieda di rispettare e di amare l'omosessuale. Anzi a maggior ragione, anche perchè solitamente - al di là delle false patine vendute dai media - l'omosessuale è una persona interiormente fragile e sofferente. L'omosessualità, basta conoscere la realtà, resta sempre un'anomalia sofferta anche da chi all'apparenza ne fa una bandiera e un orgoglio, un'anomalia dalla quale ora è pure dimostrato scientificamente che ci si può affrancare.
Dunque, ricapitolando, qualcuno vorrebbe introdurre nell'ordinamento il riconoscimento di una supposta normalità dell'omosessualità.
Una volta introdotto detto principio, ne discenderà a cascata che qualsiasi argomentazione contraria a questa presunta "normalità" e ai diritti conseguenti (ad esempio: accesso al seminario o ad altre professioni sensibili, matrimonio,assegni familiari, adozione etc.)sarà cassabile.
Vedo già le forze laiciste che controllano la Magistratura e la Consulta che si affilano le unghie.
Vedo già le famiglie tradizionali dover contendere le piccolissime torte dei sussidi familiari con unioni contro-natura e fortemente instabili quali quelle omosessuali.
Attenzione alle belle parole: ragioniamo in pratica!
La storia insegna che la fine di ogni civiltà è sancita dalla decadenza morale sessuale e dall'affermazione su larga scala dell'omosessualità.

Stefano ha detto...

Non si può, proprio in quanto cattolici, guardare al precetto dimenticandosi dell’uomo. Potremmo discutere ampiamente, a mio avviso, del concetto che la Chiesa e soprattutto il suo insegnamento ha e può avere nei confronti dell’omosessualità, ma andremmo irrimediabilmentee off topic. Potremmo anche parlare di ciò che realmente è o meno “contro-natura”, che è altra cosa rispetto alla Verità Teologica, estremamente pericoloso perché estremamente ambiguo (i nostri attributi fisici garantiscono ciò che è sessualmente lecito?) sia perché chi se ne occupa con passione e come lavoro, vale a dire la comunità scientifica, per la maggioranza è concorde nel non considerare l’omosessualità come devianza. Ma anche così usciremmo d’argomento, perdendo di vista ciò che in questo caso è realmente importante. Qui si parla, innanzi tutto, di una legge dello Stato. In questo Stato sono stati registrati episodi di violenza nei confronti delle persone omosessuali motivati semplicemente dal loro orientamento sessuale. Per tanto è giusto che lo Stato intervenga rispetto a questa situazione specifica, riconoscendo che una minoranza (come moltissime altre purtroppo) ha particolare bisogno di tutela. Anche ammettendo che si tratti di persone “interiormente fragili e sofferenti”, non si può negare che questa loro “anomalia” li pone in uno stato aggravato di pericolo, e che per tanto si debba cercare di fare qualcosa per garantirne, per cominciare, l’incolumità fisica e la protezione da vessazioni psicologiche, che a maggior ragione andrebbero a peggiorare uno stato di disturbo. Per cui mi chiedo perché si debba tirare in causa il “reato di omofobia”, o le adozioni e i matrimoni omossessuali, visto che non è di questo che si parla, o fantomatici “cavalli di troia” massonici, visto che c’è una Costituzione ancora sorprendentemente forte che ci difende, e comunque prima ancora che l’operazione paventata sia realmente prospettata, quando questo significa negare l’intervento dello Stato a difesa di un gruppo minoritario che soffre? Mi risulta difficile comprendere come si possa, cristianamente, essere così determinati nella difesa e nel rispetto di alcuni principi dottrinali da volgere lo sguardo rispetto alla sofferenza di un uomo, sia pure (se così è) un peccatore.
Ste

Michele ha detto...

L'incolumità fisica di TUTTI i cittadini è già protetta dal c.p.
Se hanno particolare bisogno di tutela allora può significare che questa particolare tutela instauri un loro "privilegio", che rischia di violare l'art. 3 Cost. c. 1.
Il concetto da te richiamato di "vessazione psicologica" è piuttosto ampio: un gay potrebbe sentirsi vessato dall'insegnamento della Chiesa? Se la vessazione fosse a discrezione del presunto vessato, chiunque potrebbe sentirsi tale: anche un fumatore potrebbe farlo sulla base delle continue campagne antifumo.
Se nel corso degli anni le aggressioni a fumatori cominciassero (o si moltiplicassero), l'odio antifumatori potrebbe essere ritenuta un aggravante? Se l'odio divenisse rilevante in sede penale, non si rischierebbe già di fare un processo alle idee e/o alle intenzioni?

Michele ha detto...

Un'altra domanda, un po' balorda: se un omo ci "provasse" con me insistentemente ed io, dopo ripetuti rifiuti, esasperato, lo prendessi a legnate, rischierei di vedermi addebitata l'aggravante?

sam ha detto...

Ste:"Non si può, proprio in quanto cattolici, guardare al precetto dimenticandosi dell’uomo."

Premesso che i precetti di Dio sono fatti per l'uomo, per il bene dell'uomo e per la felicità dell'uomo... io non ho mai parlato di precetti.
Se vuoi leggere tu la questione in questi termini, il precetto contro l'omosessualità, così come tutti gli altri precetti riconducibili all'amore per Dio, per sè e per il prossimo, non possono essere intesi come una specie di "capricci" di Dio. Dio ci ama e per questo ci ricorda come Lui ci ha progettati e creati, chiamandoci a conformarci alla nostra dignità originaria, a partire da qualunque sia lo stato di disordine in cui ci troviamo.

Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Gn 1,27

Ste:"Una minoranza (come moltissime altre purtroppo) ha particolare bisogno di tutela"

Le leggi vanno fatte per tutti. La violenza non dev'essere fatta contro alcuno e per nessuna ragione.

Ste:"Questa loro “anomalia” li pone in uno stato aggravato di pericolo, e che per tanto si debba cercare di fare qualcosa per garantirne, per cominciare, l’incolumità fisica e la protezione da vessazioni psicologiche, che a maggior ragione andrebbero a peggiorare uno stato di disturbo."

Nessuno può garantire l'incolumità fisica di chicchessia con una legge. Le leggi, ma molto di più cultura, educazione e formazione umana, possono ridurre la casistica. La legge al massimo punisce gli attacchi contro l'incolumità fisica delle persone... degli omosessuali, degli etero, degli anziani, dei malati, degli extracomunitari, etc.
Parlando di "protezione da vessazioni psicologiche" bisogna intendersi. Se uno dice una parolaccia o un'offesa ad un omosessuale è già oggi punibile, come se offendesse o insultasse chiunque altro. Perchè una speciale tutela per gli omosessuali e non, ad esempio, per gli obesi?
E poi chi stabilisce cos'è "vessazione psicologica"? Qualcuno potrebbe intendere in questo modo anche il rifiuto ad ammettere in seminario un ragazzo decisamente omosessuale...

"Visto che c’è una Costituzione ancora sorprendentemente forte che ci difende"
E come no!Infatti prima della sentenza della Corte pensavamo che difendesse anche la vita dei disabili non autosufficienti come Eluana...

"Negare l’intervento dello Stato a difesa di un gruppo minoritario che soffre?"

Premesso che come gruppo quello omosessuale non è certo una categoria debole, ma una lobby potente, influente e in molti campi dominante, perchè proprio quel gruppo dovrebbe ricevere tutele maggiori di altri?

"Mi risulta difficile comprendere come si possa, cristianamente, essere così determinati nella difesa e nel rispetto di alcuni principi dottrinali da volgere lo sguardo rispetto alla sofferenza di un uomo, sia pure (se così è) un peccatore."

Mi pare di notare un po' di retorica e di giudizi. Chi l'ha detto che la difesa dei principi dottrinali significhi volgere lo sguardo dalla sofferenza umana? Lo dici tu? Da quale punto del mio scritto deduci una mancanza di sensibilità verso le sofferenze interiori degli omosessuali? Sei così certo di occupartene più te di quanto possa trovarmi ad occuparmene io?
Quanto al giudizio sul peccato, lo lascio a Dio e io di questo non ho parlato, ne hai parlato tu.

Ribadisco che nell'attività legislativa si devono attentamente sondare le conseguenze pratiche immediate e a cascata di quel che si va a toccare. Molte leggi ideologiche hanno belle finalità apparenti che non conseguono e finalità occulte che perseguono.

Stefano ha detto...

particolarmente forzato l’aggettivo di lobby per la categoria omosessuale. Omosessuali sono persone di ogni strato sociale, di ogni ambiente di lavoro, insomma si tratta di una categoria così estremamente eterogenea che difficilmente si può far rientrare nel concetto di “lobby”, come possono essere, ad esempio, le case farmaceutiche: obiettivi comuni, stessi strumenti, identico ambiente e simili mentalità.
“Da quale punto del mio scritto deduci una mancanza di sensibilità verso le sofferenze interiori degli omosessuali?”
"Vedo già le famiglie tradizionali dover contendere le piccolissime torte dei sussidi familiari con unioni contro-natura e fortemente instabili quali quelle omosessuali. […]La storia insegna che la fine di ogni civiltà è sancita dalla decadenza morale sessuale e dall'affermazione su larga scala dell'omosessualità".
Io non la conosco, non mi permetto di giudicarla nel modo più assoluto. Ma posso valutare ciò che scrive. Lei è evidentemente contro questa proposta di legge. Così come i politici citati nell’articolo, non vuole che venga approvata. A leggere ciò che scrive, perché facendo un bilancio tra i possibili effetti positivi, vale a dire una riduzione dei reati nei confronti della minoranza omosessuale, e quelli negativi, vale a dire la normalizzazione a livello generale della condizione omosessuale (questione dottrinale, non meramente etica giacché è la dottrina che le suggerisce che questo sia male) lei opta senza indugio per la seconda. Non calcolando, inoltre, che mentre per la prima la possibilità è concreta, con l’introduzione di un reato di opinione la legge in questione ha proprio poco a che fare.
Ste

Anonimo ha detto...

Penso che la discussione sia impostata su premesse fuorvianti perchè inquinate da una superficiale analisi dell'argomento e da una scarsa attenzione alle problematiche giuridiche(che in questo caso dovrebbero essere centrali).
La proposta di legge non offre una tutela giuridica rafforzata a categorie deboli, ma sanziona più intensamente dei fatti, già costituenti reato, in ragione dello specifico movente, particolarmente riprovevole, che ha animato il reo; inoltre il riferimento alle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale riguarda non solo le ingiustizie subite dagli omosessuali ad opera degli etero, ma anche quelle(ipotizzabili in astratto, anche se rare nella pratica)perpetrate dagli omosessuali sugli etero.
Se da un punto di vista strettamente giuridico escludo che possa venire, in questo modo, istituito un reato di opinione, anche da una prospettiva meramente politica non vedo come la Chiesa possa venire penalizzata da tale norma: il Catechismo condanna con fermezza qualunque forma di violenza fisica e verbale(presupposto per l'applicazione dell'aggravante)nei confronti delle persone omosessuali, di conseguenza nessuno degli atti di fede cattolici possono sentirsi minacciati. L'aggravante per questo tipo di atti intolleranti già potrebbe essere ricostruita in via interpretativa sulla base dello stesso art 61 1), ossia l'aggravante dell'"aver agito per motivi particolarmente futili o abietti", non trovo nessun male in una più precisa puntualizzazione normativa. Se poi la proposta anticiperà di fatto l'introduzione di un reato di opinione, sarà a quest'ultima che dovremmo opporci, senza coinvolgere la bontà della prima.
Mi rivolgo a Sam, Michele e Raffaella: non trovate anche voi che i reati sulla persona siano più gravi se motivati dall'intolleranza nei confronti della vittima?

Raffaella ha detto...

Certo, ma vale per tutte le vittime, siano esse omosessuali o eterosessuali.
R.

Stefano ha detto...

Con tutta onestà non pensavo che una questione così semplice, per lo meno dal punto di vista etico, potesse sollevare così complesse opposizioni. Proverò dal mio piccolo a suggerire la mia prospettiva. Michele, lei pur ponendo situazioni improbabili coglie il nucleo della questione. Partiamo naturalmente dal presupposto che lo Stato dovrebbe garantire al meglio la sicurezza di tutti i cittadini. Tra questi è possibile identificare (almeno) una categoria di persone che è più a rischio di altri, in condizioni normali. Infatti una persona omosessuale, oltre a poter cadere vittima di aggressioni per una qualsiasi delle motivazioni per cui può capitare alle altre persone, può esserlo anche per via del suo orientamento sessuale. Questa sua caratteristica, che sia o meno un disturbo, la rende oggetto particolare di violenza da parte di così detti gruppi omofobi, offre, per dire così, un motivo in più perché venga picchiata. Non ha importanza, come ben evidenzia lei, quale sia questa caratteristica, poiché non si tratta, ad esempio, di una legge sull’educazione alla tolleranza, bensì si tratta di una legge che inasprisce la pena per ridurre, attraverso la deterrenza, questa aggravante, questo motivo in più e cercare di tutelare meglio persone che ne hanno evidentemente bisogno,

Stefano ha detto...

come dimostrano i crimini a sfondo omofobico in aumento nel nostro Paese. Cercando di rispondere a Sam invece: “Le leggi vanno fatte per tutti.” Come ho già qui cercato di ricordare, non è esattamente così. Io sono convinto che uno Stato democratico si debba curare anche, se non soprattutto, delle minoranze. D’altronde le norme sulla maternità non sono certo fatte per tutti, così come le tutele speciali (pensiamo all’esempio banalissimo delle barriere architettoniche) nei confronti delle persone disabili. E potrei andare avanti. Come si può osservare, è proprio di una comunità democratica, oltre che sorprendentemente cristiano, curarsi dei bisogni speciali che man mano emergono relativi ai vari gruppi che costituiscono tale comunità. Siamo d’accordo che una legge punitiva non è sempre sufficiente a garantire l’incolumità fisica delle persone, ma è già molto. E sono certo che converrà con me che vivere nella costante consapevolezza che la propria omosessualità (vale a dire gesti, modi di fare, di esprimersi) possa essere sufficiente a provocare un’aggressione nei propri confronti rappresenti una forma di vessazione psicologica non indifferente, a maggior ragione se si è costretti a vivere in ambienti frequentati da persone violente ed omofobe (o semplicemente ignoranti), che per fortuna non è il caso della Chiesa. Per cui non c’è da preoccuparsi, così come è inutile chiedersi come verrebbe giudicata la non ammissione in seminario per omosessualità, perché la legge interverrebbe solo sui reati già esistenti, introducendo semplicemente un’aggravante. La nostra Costituzione è ancora estremamente chiara e forte, a mio avviso, riguardo alla libertà di opinione ed espressione. Trovo

sam ha detto...

Siamo corretti. Dire che le unioni omosessuali sono contro natura, che il loro riconoscimento sarebbe dannoso per la famiglia e che l'omosessualità è una costante della decadenza delle civiltà, non ha proprio nulla a che fare con l'insensibilità verso le persone che soffrono a causa della loro omosessualità.
Per l'anonimo vale la risposta di Raffaella.
L'intolleranza è sempre un'aggravante, ma qualunque intolleranza e non solo quella verso gli omosessuali e non solo quella di genere. Ce ne sono di etnia, di classe, di salute, di aspetto fisico, di religione... Ogni intolleranza di tipo discriminatorio - e senza i due pesi e le due misure del politicamente corretto - dev'essere aggravante.
Del bianco verso il nero e viceversa, dell'etero verso l'omo e viceversa, del magro verso il grasso e viceversa, del ricco verso il povero e viceversa, del cristiano verso il musulmano e viceversa, dell'ateo verso il credente e viceversa, etc.
Impossibile elencare tutte le possibili forme di intolleranza che l'uomo può sviluppare verso il suo prossimo. Quindi vanno punite tutte, con una norma generale.
Altrimenti è chiaro che si vuole introdurre un trattamento speciale per quella categoria al fine di poterlo poi estendere contro qualsiasi forma di discriminazione, compreso il matrimonio e l'adozione.
Sappiamo bene dall'esperienza degli ultimi decenni che queste cose funzionano secondo la teoria del piano inclinato. Si sa come si comincia e si sa, purtroppo, anche dove si va a finre.

Michele ha detto...

Sam ha detto:

L'intolleranza è sempre un'aggravante, ma qualunque intolleranza e non solo quella verso gli omosessuali e non solo quella di genere.

Ecco, è questo il punto del contendere: se l'intolleranza, qualsiasi intolleranza, debba essere un'aggravante. Sam e Stefano, seppur su posizioni opposte nello specifico, ritengono di sì.
A mio avviso, invece, non deve essere così. E mi spiego. In una democrazia liberale, quale è quella italiana e tutte quelle occidentali, la morale è strettamente separata dal diritto. Questa separazione si rifà alla distinzione kantiana tra libertà interna (morale) e libertà esterna (diritto). Ciò significa che, in una liberaldemocrazia, qualsiasi orientamento morale può essere accettato o quanto meno tollerato: si può essere razzisti o antirazzisti, omofobi o omofili, ecc. Solo, l'intolleranza non può "uscire" dalla coscienza per passare all'azione. Introdurre un'aggravante per un reato, sulla base della motivazione d'intolleranza di questo, significherebbe, a mio parere, violare la separazione sopra detta tra le due libertà estendendo indebitamente il campo del diritto anche alla libertà interna, cioè alla libertà di coscienza (che, com'è noto, è un bene ritenuto fondamentale da tutte le costituzioni liberaldemocratiche): l'intollerante così non si vedrebbe giudicato solo sulle azioni, ma anche sui pensieri, finendo per essere sottoposto, in sede di processo, ad un "tribunale della coscienza".

Anonimo ha detto...

Ringrazio Sam e Raffaella per la solerte risposta. Preciso meglio la mia posizione.
Per Sam: la teoria della "china scivolosa" sicuramente è spesso valida, però bisogna tenere presente che gli eccessi possono avvenire in due opposte direzioni. Quindi come non è lecito concedere alle persone omosessuali degli arbitrari riconoscimenti giuridici delle loro relazioni sessuali perchè ciò potrebbe portare ad una deriva permissivista(adozioni, matrimoni, equiparazione alle famiglie...)allo stesso modo non si può negare loro una giusta protezione contro i reati dettati dall'omofobia poichè si rischierebbe così di incorrere nell'estremo opposto dell'intolleranza.
A prescindere dalle intenzioni recondite dei parlamentari proponenti(giuridicamente irrilevanti), la proposta di legge formalmente non fa altro che aggravare la sanzione per i reati motivati dall'odio verso le PERSONE con differenti orientamenti sessuali, senza in alcun modo minacciare la libertà di critica delle SCELTE SESSUALI; dalla previsione di un'aggravante(che presuppone la consumazione di un reato descritto in altre norme) non può infatti discendere un ampliamento della fattispecie delittuosa.
Se poi alcune forze politiche ritengono(segretamente)che la legge sia un antipasto per l'illiberale istituzione del reato di omofobia, sarà a questo che ci dovremmo opporre, senza coinvolgere l'attuale disegno di legge, obiettivamente lodevole(si rischierebbe anche di dare ai soliti noti il pretesto per accusare i cattolici di essere latentemente intolleranti, alimentando paradossalmente il rischio che leggi realmente liberticide vengano approvate).
A Raffaella: come puoi sostenere che la proposta di legge tuteli solo gli omosessuali? L'aggravante di cui stiamo discutendo si applicherebbe sia nel caso che la discriminazione offenda l'orientamento omosessuale, sia nel caso che colpisca l'orientamento eterosessuale. Ovvio che statisticamente è più facile che gli etero discriminino i gay piuttosto che il contrario e quindi della legge IN CONCRETO beneficeranno soprattutto gli omosessuali, ma IN ASTRATTO(che è quello che conta nel giudizio sulle norme)nulla vieta che a trarne protezione siano gli eterosessuali.

Anonimo ha detto...

Michele, è vero che le democrazie liberali non inquisiscono le opinioni personali(finchè restano tali), questo non esclude che quando queste siano particolarmente riprovevoli ed inducano il soggetto a delinquere, possano diventare giuridicamente rilevanti non in quanto tali, ma come aggravanti ad un reato. Seguendo il tuo ragionamento l'aggravante ex art. 61 1)c.p., già prevista nel nostro ordinamento, "aver agito per motivi particolarmente futili o abietti", sarebbe incostituzionale. Mi sembra una forzatura: premesso che ciascuno può pensare ciò che vuole, comprese le più sciagurate scelleratezze, non possiamo giudicare allo stesso modo un imputato che ha commesso un furto spinto dall'indigenza e quello che ha compiuto lo stesso reato per odio verso la vittima. Non trova?

Michele ha detto...

Sì, trovo le sue osservazioni pertinenti. Ma sorge un ulteriore dubbio: alla fin fine, non è che questa legge si rivelerebbe inapplicabile? L'indigenza non è difficile da dimostrare, basta dare un'occhiata alle condizioni economiche del reo, senza contare che questa sarebbe un'attenuante e dunque il reo avrebbe tutto l'interesse a dimostare che il suo atto è stato spinto dall'indigenza. Per l'odio la faccenda è più complicata: va anzitutto dimostrato, e non solo supposto. Poi è difficile da dimostrarsi, cioè richiederebbe prove multiple ed univoche in questa direzione. prendiamo ad es. la recente aggressione avvenuta all'Eur (mi pare): tale Svastichella ferì un omosessuale dopo, dice lui, essere stato provocato. In questo caso agisce l'aggravante oppure no, visto che l'aggressore ha dichiarato di non aver nulla contro tale categoria di persone?

alberto ha detto...

Bisogna stare attenti alle opinioni pero'. Visto che le opinioni non sono certezze, non si puo' bollare come perversi o contronatura delle persone "altre", tanto piu' quando a livello scientifico non risulta.
Bisognerebbe condannare il comportamento e non la cagoria delle persone. Un gay non "esercitante" non e' necessariamente un demente. Si puo' dire invece che nella propria visione religiosa, un gay "esercitante" non e' conforme al disegno divino e che l'omosessualita' e' un peccato.
D'altronde se tutti i "dogmi" religiosi dovessero essere intoccabili, un domani potrebbe essere contronatura chi non pratica la poligamia, o chi non ha la moglie bambina, o le donne senza burqua...pensiamoci bene....

Anonimo ha detto...

Michele. Non si confondano gli aspetti processuali da quelli di diritto sostanziale: una cosa è sostenere che una norma è iniqua, un' altra è dire che ci sono difficoltà probatorie.
Ovvio che qualsiasi aggravante(o attenuante) soggettiva presuppone una difficile indagine dell'interno psichico del reo e nel caso che la sussistenza del fatto non risulti provata al di là di ogni ragionevole dubbio, l'incertezza è pro reo. Queste questioni però si pongono per qualunque situazione, sollevarle solo nel caso dell'intolleranza omofobica suona discriminatorio. Confondere i problemi e scambiare la difficoltà probatoria con una questione di uguaglianza è ancora più grave.
Nel caso da Lei citato(Svastichella)spetterà al giudice valutare se nel (presunto)compimento dell'atto criminale il soggetto abbia agito con intenti discriminatori od altro. Naturalmente ciò che può pensare l'imputato in tutti gli altri contesti è di per sè irrilevante(al più può valere come indizio), la valutazione deve essere effettuata sul caso concreto.