giovedì 29 ottobre 2009

Sinodo dei vescovi, Dall’Africa al Medio Oriente. Intervista con Mons. Eterović (Sir)


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SINODO DEI VESCOVI - Dall’Africa al Medio Oriente

Intervista con mons. Nikola Eterović

“Alzati, Chiesa in Africa”; “Coraggio! Alzati, Continente africano”.
Questa l’esortazione di Benedetto XVI, durante la messa conclusiva del secondo Sinodo per l’Africa.
Nella sua omelia, il Papa ha lanciato un appello alla riconciliazione e ha ribadito l’impegno della Chiesa nella lotta alla fame e nella promozione umana. I lavori sinodali, durati dal 4 al 25 ottobre, sono stati strutturati in 20 Congregazioni generali e 9 Sessioni dei Circoli minori, divisi in tre lingue ufficiali: francese, inglese e portoghese. Dei 244 padri sinodali, 197 provenivano dall'Africa, 34 dall’Europa, 10 dall’America, 2 dall’Asia e 1 dall’Oceania. All’Assise hanno partecipato anche i “delegati fraterni”, rappresentanti di 6 Chiese e comunità ecclesiali presenti in modo significativo in Africa, con le quali la Chiesa cattolica mantiene rapporti di dialogo e di collaborazione, oltre a 29 esperti, 49 uditori e tre “invitati speciali”: Abuna Paulos, patriarca della Chiesa ortodossa Tewahedo Etiope, Rudolf Adada, già capo della Joint United Nations/African Union Peacekeeping Mission per il Darfur, e Jacques Diouf, direttore generale della Fao. Con mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ripercorriamo alcuni momenti dell’assemblea sinodale.

"Alzati, Chiesa in Africa…": quali prospettive per il futuro?

“Benedetto XVI, nel riassumere ciò che lo Spirito Santo dice oggi alla Chiesa pellegrina in Africa, ha trovato parole ispirate nell’omelia dell’Eucaristia con cui si è chiusa la seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. Con tali parole ha indicato il cammino della diletta Chiesa in Africa, famiglia di Dio. Animata dallo Spirito del Signore risorto, presente in mezzo ai suoi, la Chiesa riunita nell’Assise sinodale si è impegnata a ravvivare nell’obbedienza della fede il dono del coraggio cristiano per intraprendere con rinnovato vigore una nuova evangelizzazione che deve essere accompagnata dalla promozione umana. Nonostante non poche difficoltà interne ed esterne la Chiesa, pertanto, è chiamata ad alzarsi e a camminare. Insieme con essa, tutto il continente africano è chiamato a rialzarsi dalla sua prostrazione e unire gli sforzi di tutti gli uomini di buona volontà nella costruzione di un futuro migliore, privo delle grandi schiavitù della violenza, della povertà e della malattia”.

Il tema della “riconciliazione, giustizia e pace” in Africa è stato “trattato” da diversi punti di vista. Quali le questioni maggiormente sottolineate?

“La riconciliazione con Dio, con se stesso e con il prossimo, è stato il tema predominante della riflessione sinodale. Al riguardo, è indicativa la riscoperta del sacramento della riconciliazione da promuovere nelle singole comunità in Africa. La riconciliazione è il fondamento dei nuovi rapporti anche nel loro aspetto sociale, tra le persone nelle famiglie, e nelle piccole o grandi comunità. La Chiesa diventa famiglia di Dio nel senso proprio se è composta da persone riconciliate. Una Chiesa riconciliata nei suoi membri diventa il lievito della riconciliazione anche a livello sociale. Senza un cuore riconciliato non vi può essere vittoria sul diffuso male della corruzione, che diventa come un cancro nel tessuto sociale con ramificazioni anche nell’ambito ecclesiale. La riconciliazione è, dunque, il fondamento su cui costruire nuovi rapporti tra le persone in una società più giusta, condizione di una pace equa e durevole. Certo, si potrebbe dire che la riconciliazione, la giustizia e la pace sono così connesse tra loro che se mancasse una tutte ne risentirebbero. Il primato, tuttavia, spetta alla riconciliazione”.

Benedetto XVI ha sottolineato che sul tema del Sinodo è stato trovato il giusto equilibrio evitando il rischio della politicizzazione e dell’isolamento nella dimensione spirituale...

“Il Santo Padre ha seguito personalmente e da vicino i lavori sinodali. Egli ha poi voluto incontrare personalmente tutti i padri sinodali. Tale atteggiamento di partecipazione e condivisione delle gioie e preoccupazioni della Chiesa in Africa è stato assai edificante. Inoltre, il Papa ha avuto pronunciamenti magistrali all’inizio dei lavori che hanno dato la giusta direzione alle riflessioni. Si tratta in primo luogo dell’omelia di apertura dell’assise sinodale e della meditazione sullo Spirito Santo, agente principale di ogni assemblea del Sinodo dei vescovi. I padri sinodali, dunque, si sono lasciati guidare dallo Spirito nel riscoprire la Parola di Dio e alla sua luce descrivere e valutare le situazioni nei singoli Paesi e in tutto il continente. Tale metodo ha permesso di rimanere nella giusta posizione che è tipicamente cattolica: essa cerca di leggere gli eventi sociali, culturali, economici e anche politici alla luce del Vangelo. La Chiesa non intende sostituirsi al potere civile, bensì illuminare tutta la realtà, spesso complessa, con la luce che proviene da Gesù Cristo, l’unico di cui si può dire letteralmente «veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9)”.

Da questo Sinodo è emerso un continente che ha voglia di rialzarsi e dire basta con lo stare ai margini del mondo; un continente che vuole prendere in mano il proprio destino. L’Africa ha le risorse per farlo?

“La maggiore ricchezza dell’Africa sono i suoi uomini e le sue donne. In molti Paesi oltre il 60 % della popolazione ha meno di 25 anni. È un continente giovane, aperto al futuro. Occorre, pertanto, investire molto nell’educazione dei giovani. Un padre sinodale ha parlato di materia grigia che richiede il primato degli investimenti e che è più preziosa delle risorse materiali. Sviluppando in modo armonico tale materia grigia, educando bene gli africani li si renderà in grado di essere promotori in prima persona dello sviluppo del loro continente. Per farlo, l’Africa oggi ha bisogno dell’aiuto dei Paesi benestanti. Ciò è anche nel loro interesse, ad esempio per far diminuire la migrazione clandestina. Quando gli africani troveranno un degno lavoro nel proprio continente vi resteranno volentieri e la grave questione dell’immigrazione verso l’Europa e l’America potrà essere più facilmente regolarizzata. Secondo alcune previsioni, nel 2050 la popolazione dell’Africa sarà raddoppiata. Anche dal punto di vista economico, degli investimenti, tale realtà diventa un’occasione per gli imprenditori e per coloro che intendono investire in Africa, desiderando contribuire al suo sviluppo. Con la sua rete di scuole, incluse 20 università cattoliche, la Chiesa è in prima linea in tale processo di emancipazione di uomini e donne africani. Essi hanno diritto di far parte del processo di globalizzazione, mantenendo la loro specificità culturale e religiosa, e arricchendo con i propri valori l’umanità intera”.

I padri sinodali hanno sottolineato molto l’importanza del dialogo declinato nella forma ecumenica, interreligiosa e con la tradizione africana. Cosa è emerso?

“All’Assemblea sinodale hanno partecipato i delegati fraterni, rappresentanti di 6 Chiese e comunità ecclesiali. In modo particolare è stata rilevante la partecipazione del patriarca Abuna Paulos della Chiesa ortodossa etiope. La Chiesa cattolica continua il dialogo ecumenico anche in Africa per il bene dei fedeli di tutte le denominazioni cristiane, chiamati a dare comune testimonianza della loro fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Non mancano occasioni e progetti di collaborazione pure nel campo della promozione umana. La religione tradizionale africana è il denominatore comune del sostrato culturale e religioso degli africani. Durante i lavori sinodali sono stati sottolineati numerosi elementi validi di tali credenze, che in genere sono servite come preparazione ad accogliere la Buona Notizia. Non sono però mancate osservazioni critiche nei riguardi di aspetti della religione tradizionale in contraddizione con la fede cristiana e che non possono essere accolti. I vescovi, come maestri della fede, sono chiamati a fare attento discernimento alla luce del Vangelo, accettando tutto quello che di buono, di valido, di santo esiste in tale religione. In tale senso si parla anche del processo d’inculturazione. Particolare attenzione è stata dedicata al dialogo con i musulmani. È stata riconosciuta la varietà delle situazioni e delle possibilità di dialogo e di collaborazione. Sono stati segnalati anche casi di radicalismo e del cosiddetto fondamentalismo che è contrario alla tradizione culturale africana, soprattutto nelle vaste regioni a sud del Sahara. Ad ogni modo, i padri sinodali hanno ribadito con forza il dovere di rispettare ovunque e sempre la libertà di coscienza e di religione, e non solamente di culto”.

Si è parlato molto anche di famiglia, giovani e modelli di pensiero.

“Una delle categorie più presenti nel Sinodo è stata «Chiesa-famiglia di Dio». Tale espressione era stata adoperata già nella prima Assemblea speciale per l’Africa, tenutasi 15 anni fa. Essa è poi diventata parte del patrimonio universale della Chiesa. In quest’assise sinodale il tema è stato ripreso alla luce della riconciliazione, della giustizia e della pace. La famiglia è il nucleo centrale della vita ecclesiale e sociale. La riconciliazione incomincia in famiglia per poi estendersi nella società. Anche la Chiesa, grande famiglia, dev’essere il luogo privilegiato della riconciliazione, per stabilire sempre di più rapporti tra fedeli fondati sulla giustizia e sulla pace, che sono prima di tutto dono di Dio e poi risultato degli sforzi umani. La famiglia, oggi messa in crisi anche in Africa da certe correnti ideologiche, ha avuto un luogo privilegiato nella riflessione dei padri sinodali. Non vi è dubbio che la pastorale familiare sarà una delle principali preoccupazioni pastorali dei vescovi nella loro attività di evangelizzazione e promozione umana. Essi saranno impegnati sempre più in favore di una concezione della famiglia secondo i sani principi della cultura tradizionale africana, perfezionati dalla luce del Vangelo”.

I padri sinodali hanno indirizzato al Popolo di Dio un messaggio (“Nuntius”) e, inoltre, hanno consegnato al Papa 57 Proposizioni finali. Nel frattempo, quali sono le attese e le scelte prioritarie?

“Ritornando nelle proprie diocesi, i padri sinodali trasmetteranno alle Chiese particolari lo spirito dell’assise sinodale, come pure i temi principali. Essi sono contenuti nel Messaggio indirizzato al Popolo di Dio. Si tratta di un testo che riguarda l’attuale situazione della Chiesa e della società africana. Pertanto, nei prossimi mesi gli agenti pastorali nel continente africano avranno modo di leggerlo, di studiarlo, personalmente e in comunità, e di presentarlo alle rispettive comunità perché diventi operativo a tutti i livelli. A tale finalità, anche le Proposizioni potranno essere assai utili. Esse sono primariamente indirizzate al Santo Padre affinché, con l’aiuto del Consiglio speciale per l’Africa, elabori un documento, raccogliendo tutta la ricchezza dei lavori sinodali, e lo indirizzi alla Chiesa cattolica in Africa. Ovviamente, il documento sarà di grande interesse per tutta la Chiesa. Infatti, anche se l’assise sinodale ha riguardato principalmente l’Africa, tutta la Chiesa ne è stata coinvolta a vari livelli”.

Un’ultima domanda: dal Sinodo sull’Africa a quello sul Medio Oriente. Come procederà il cammino di preparazione per l’appuntamento del 2010?

“Il Consiglio speciale per l’Africa ha avuto una prima riunione a margine della seconda Assemblea speciale. I Membri hanno concordato il calendario dei lavori che saranno ripresi nei prossimi mesi. Per l’Assemblea speciale per il Medio Oriente si seguirà la prassi abituale. Nel mese di novembre si riunirà il Consiglio speciale per il Medio Oriente per approvare il testo dei Lineamenta. Seguirà, dunque, la riflessione su tale documento nelle Chiese particolari. Dalle risposte che esse invieranno alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi nascerà l’Instrumentum laboris, documento di lavoro dell’assise sinodale. Alla Segreteria generale pertanto non mancherà il lavoro nei prossimi mesi, lavoro che è al servizio della comunione episcopale sotto la guida di Benedetto XVI, presidente del Sinodo, che da vicino ne segue l’attività”.

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