martedì 1 dicembre 2009

La conversione dei Celti (Michele Brambilla)


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La conversione dei Celti

MICHELE BRAMBILLA

Da qualche tempo a questa parte i più pugnaci difensori della cristianità sono uomini che non hanno fama di baciapile, e neppure di cattolici praticanti. Roberto Castelli, che ieri ha proposto l’inserimento della croce nel tricolore, nel 1998 aveva voluto celebrare il suo secondo matrimonio con un plateale rito celtico a Pontida.
Il ministro Frattini, che s’è detto possibilista sulla proposta di Castelli, non ha nel curriculum matrimoni padani, ma neppure parrocchie e oratori. Né viene dal mondo cattolico Ignazio La Russa, che ieri ha sì stoppato l’idea della croce nella bandiera, ma solo pochi giorni fa aveva rivolto ai giudici della Corte europea – che hanno chiesto la rimozione dei crocifissi dalle aule pubbliche – un colorito «possono morire».
E’ così. La Chiesa tace; o, se parla, lo fa per difendere la libertà religiosa anche dei musulmani, come hanno fatto ieri i vescovi svizzeri. E invece parlano, anzi urlano, soggetti che fino a poco tempo fa non avevano mai dato prova di avere a cuore il futuro della cristianità. Il caso più eclatante è quello della Lega. Castelli, infatti, ha detto di non parlare a titolo personale ma del partito, precisando che al prossimo consiglio dei ministri la richiesta di mettere la croce al centro della nostra bandiera potrebbe e dovrebbe essere formalizzata. E’ un’iniziativa che fa effetto, anche perché in un colpo solo la Lega non solo «riscatta» quel cattolicesimo che aveva spesso un po’ maltrattato (con nozze celtiche appunto, ma anche con altri riti pagani alle foci del Po e con la promessa-minaccia di una nuova Riforma protestante); ma «riscatta» anche, e perfino, quel tricolore che Bossi diceva di utilizzare volentieri come carta igienica.
Queste improvvise conversioni stupiscono sia i laici sia i cattolici. Da che cosa sono provocate? Le risposte possono essere due, non necessariamente l’una alternativa all’altra.
La prima è che anche la storia, oltre che le vie del Signore, è difficilmente prevedibile e riserva spesso molte sorprese. Poniamoci dal punto di vista di un credente. Questi può pensare che è proprio vero che la Provvidenza a volte scrive diritto su righe storte. Nel concreto: l’avanzata dell’Islam in Occidente ha ridestato una cristianità che pareva in sonno, e anche persone che da anni avevano abbandonato la pratica religiosa hanno sentito in pericolo la propria tradizione e reagito con imprevedibile vigore e zelo. Insomma l’Europa secolarizzata avrebbe capito che, dovendo scegliere, il Vangelo è preferibile al Corano.
La seconda risposta è ancora più pragmatica. E vuole che certe conversioni siano dettate solo da motivi politici. Si dimentica spesso, ad esempio, che la Lega deve fare i conti con un elettorato che è fondamentalmente l’ex elettorato della Dc, e che viene in gran parte dalle parrocchie. Più in generale, poi, l’uso della croce sarebbe funzionale alla Battaglia con la maiuscola della Lega: quella contro l’immigrazione.
Quale che sia la risposta giusta – e probabilmente c’è del vero in entrambe le risposte – sia i laici sia i cattolici debbono tenere in grande attenzione l’atteggiamento della Chiesa, che non è affatto da crociata, ma di grande prudenza. Anche qualora fossero animate dalle migliori intenzioni, infatti, certe campagne pro-croce sono quanto meno viziate dall’ingenuità del neofita, il quale non conosce affatto il significato di ciò che crede di difendere. Il cristianesimo è un qualcosa che va proposto; non imposto. Ogni volta che qualcuno ha cercato di imporlo con la legge o con la forza – e nella storia è successo – ha finito solo per farlo detestare. La vera forza del Vangelo è stata, nel corso dei secoli, l’aver cambiato la vita di tante persone, le quali con il loro cambiamento hanno «contagiato» altre persone. E’ stata la carità, più di ogni altra, la virtù che ha convinto gli uomini a diventare cristiani: carità che vuol dire uno sguardo diverso nei confronti del prossimo e della vita.
La Chiesa è prudente e non appoggia certe battaglie proprio perché sa che la croce non può essere impugnata come una clava. E’ un segno sempre «per» tutti e mai «contro» qualcuno. Chi vorrebbe imporre il crocifisso ovunque, ora anche nella bandiera, non si rende conto che la mescolanza tra Dio e Cesare è perfino blasfema. E non si rende conto che così facendo si comporta esattamente come quell’Islam fondamentalista che vuol combattere.

© Copyright La Stampa, 1° dicembre 2009 consultabile online anche qui.

8 commenti:

incontentabile ha detto...

Adesso non esageriamo. Personalmente non sono favorevole a chi usa la religione per la propria campagna elettorale, ma nessuno vuole imporre croci e crocifissi sulla bandiera italiana. Un partito ha detto che vuol presentare una proposta, non issare a forza sui pennoni una nuova versione dello stemma sabaudo. Se, come pare, tutti sono contrari, la proposta verrà respinta senz'altro e tutto resterà come prima. La blasfemia mi sembra ben altra cosa.

Raffaella ha detto...

Concordo.
Se un partito vuole cambiare l'art. 12 della Costituzione, che sancisce che la bandiera italiana e' il Tricolore, liberissimo di presentare una proposta.
Sta alle Camere approvare o meno. Se poi si ottiene la maggioranza assoluta, ma non si raggiunge quella dei due terzi del Parlamento, si puo' ricorrere al referendum.
Ed e' in quella sede che potremmo avere grandi sorprese, ma sono convinta che non ci si arrivera' mai.
R.

laura ha detto...

D'accordo, d'accordo. Probabilmente, anche il eghisti, seppure un po' pazzerelli, hanno un cuore e una coscienza e non credo che la loro proposta abbia olo ed esclusivaent un fine politico. Sono per l fiducia verso gli altri. La Croce fa parte della nostra storia ed è l'immagine del dolore dell'uomo. Credo che tutti avvertano questo

Gianpaolo ha detto...

Non poche volte i "rozzi barbari" mostrano un buon senso che non si trova in tanti cristiani da salotto, che sono incapaci di "inorridire" davanti al tradimento di Cristo che si consuma nell'Europa apostata...

Anonimo ha detto...

non mi sembravate così tecnici e costituzionali quando si volevano introdurre i pacs o per le leggi sul fine vita..

Raffaella ha detto...

Personalmente sono sempre stata tecnica e costituzionale.
Se c'e' una maggioranza, quest'ultima ha il diritto di fare le leggi previste dal programma presentato durante le elezioni.
Ovviamente la minoranza ha un diritto equivalente di opporsi con i mezzi che ritiene opportuni (nella legalita' ovviamente).
Nel caso dei pacs non esisteva una maggioranza ed i politici cattolici hanno legittimamente sollevato obiezioni.
E' la democrazia.
R.

azzeccagarbugli ha detto...

A proposito di blasfemia nel mescolare Dio e Cesare…. effettivamente, stringi stringi, il nodo che arriva sempre al pettine è la separazione tra religione e politica, la laicità dello stato, con cui l’islam, si sa, non va precisamente a nozze.
Sono un po’ ot rispetto all’articolo, ma vorrei provare a spendere due parole sull’apparente facilità con cui si parla di società multietnica e multireligiosa. Non si tratta solo di dire, ok ragazzi, visto che negli ultimi anni abbiamo avuto una massiccia immigrazione dai paesi islamici vorrà dire che in Europa accanto alle chiese avremo sempre pù moschee (che comunque già ci sono, come abbiamo le sinagoghe, e Roma ne è un esempio) e accanto alle pizzerie i negozi di kebab. Questo sarebbe l'ultimo dei problemi, anzi, sarebbe un non-problema. E sarebbe un piccolo problema anche la presenza di un minareto nei pressi di un campanile o di una torre comunale, se non fosse che resta da capire se e quanto la costruzione di un minareto significhi per un musulmano la stessa cosa che per un cristiano è rappresentata dal campanile. Il fatto che abbiano forme simili non vuol dire automaticamente che abbiano lo stesso valore simbolico. Ho letto che il minareto indica la sottomissione definitiva del territorio alla religione islamica e alla sua legge, cioè la sharia. Se qualcuno può smentire, in maniera concreta, magari con qualche dichiarazione di un’autorità religiosa islamica, tirerei un sospiro di sollievo. Ma se invece fosse veramente così, posso anche capire che molti, in Svizzera, non abbiano gradito l’idea. Nessun cristiano, quando vede sorgere un campanile nel suo paese, pensa che per questo la Bibbia andrà a sostituire la Costituzione o che un vescovo siederà sullo scranno più alto del parlamento e che la Repubblica italiana dovrà trasformarsi in una teocrazia. Per cui bisogna forse aspettare un momento prima di passare a facili equazioni campanile=minareto. Adesso dirò una cosa "blasfema", ma se avessimo anche noi (e non l’avremo) un referendum analogo, e venisse fuori che ogni minareto costruito è un avamposto in più alla sharia, alla poligamia, alla lapidazione delle adultere, e magari al burqa, beh, effettivamente ci penserei anch’io due volte prima di dire sì a simili “valori”. Non sono i miei, e non mi piacerebbe contribuire a fargli spazio nella vita civile. Il fatto che siano inscindibilmente legati alla professione di una fede, è un problema interno all’islam, sono gli islamici che per primi lo devono risolvere e chiarire di fronte a noi. Chiarirci se quanti di loro vivono, lavorano in Europa (e in alcuni casi hanno già la cittadinanza) intendono procedere fianco a fianco a noi per migliorare gli stati di cui già fanno parte, sentendosene laicamente parte, o se il loro unico obiettivo sia quello di trasformarli in repubbliche islamiche.

Anonimo ha detto...

Non mettete Gesù all'asta
di Ubaldo Casotto
http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/136135/
Alla firma di Casotto aggiungo anche la mia.
Alessia