lunedì 27 aprile 2009

Domani il Papa in visita nelle zone terremotate. Interviste a Mons. Molinari, a Don Cardoso e ad alcuni aquilani (Radio Vaticana)


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Domani il Papa in visita nelle zone terremotate

Benedetto XVI si recherà domani mattina in Abruzzo per incontrare le popolazioni terremotate. Alle 9.30 giungerà ad Onna, in elicottero: poi, in automobile, si trasferirà all’Aquila.
Prima tappa alla Basilica di Collemaggio per l’atto di venerazione all’urna di Celestino V. Quindi, la breve sosta alla Casa dello studente, seguita dall’incontro, nel piazzale della Scuola della Guardia di Finanza a Coppito, con i sindaci e i parroci dei Comuni più colpiti dal sisma e poi con i fedeli e il personale impiegato nei soccorsi.
Il Papa guiderà la recita del Regina Coeli. Infine il saluto alle rappresentanze delle categorie presenti. Alle 12.00 la partenza per il Vaticano. Ma diamo la linea ad uno dei nostri inviati in Abruzzo, Massimiliano Menichetti.


L’Aquila si prepara ad accogliere il Papa, che domani verrà nei luoghi più colpiti dal sisma del 6 aprile scorso. Benedetto XVI sarà ad Onna, Collemaggio, la Casa dello studente – nel centro città – ed infine il congedo nella Caserma di Coppito, dove si raccoglierà in preghiera con tutta L’Aquila, con tutto l’Abruzzo. Questa mattina la terra ha tremato ancora, durante i preparativi per quest’attesa visita, mentre si montano le ultime strutture. La città abbraccerà il Papa, ferita, ma non nel cuore, che batte vigoroso, come prima; me lo ha detto Mario, una delle tante persone con le quali ho parlato questa mattina. In questo scenario di attesa, proseguono i rilievi tecnici, strutturali sulle abitazioni: su oltre 15 mila crollate, sarebbero più del 54% quelle agibili. Oggi, nei pressi della stazione, sono iniziate le prime demolizioni; qui tutti attendono, però, da ieri, l’ordinanza del sindaco, che permetterà il rientro in casa per i più fortunati. Negli accampamenti, intanto, la vita è migliorata: c’è acqua calda, i riscaldamenti nelle tende funzionano ed i pasti sono assicurati a tutti. Lo ricordiamo, in città, nelle tendopoli, sono oltre 35 mila le persone; altri sono ospitati lungo la costa adriatica, nelle strutture alberghiere. Oltre 65 mila, comunque – secondo gli ultimi dati della Protezione civile – gli sfollati a causa del terremoto; senza soste il lavoro dei volontari, Protezione civile, Vigili del Fuoco. Questi ultimi, impegnati anche a recuperare gli oggetti delle persone, che pazientemente si mettono in fila per essere accompagnati davanti a quella che era la propria casa.

Ad accogliere il Papa in Abruzzo sarà l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari. Ascoltiamolo al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – E’ stata un’iniziativa che viene proprio dal suo cuore di padre, di pastore, vedendo la nostra sofferenza di questo momento. La nostra tragedia è conosciuta in tutto il mondo, però la presenza del Papa, la farà conoscere ancora di più e questo ci porterà anche, certamente, ad avere ancora più solidarietà da parte di tutti e per noi questo è importante. Però, a prescindere da questo, quello che è più importante, è proprio sul piano religioso, sul piano della fede.

D. – Mons. Molinari, che cosa vi porterà il Papa?

R. – Quello che conta è che lui ci confermi nella fede. E’ lui che ci indica la strada da seguire, è lui che ci dice da quale parte sta la verità che guida il popolo cristiano; è lui che ci rassicura e che ci libera dal dubbio. In questo momento, veramente, confermare i propri fratelli nella fede, questi fratelli che sono nella prova, nella sofferenza, diventa ancora più bello, ha un sapore ancora più profondo, un significato ancora più bello. In fondo, una volta mi disse un teologo: “Io mi aspetto dal mio vescovo solo questo: che mi confermi nella fede del Cristo risorto”. Il Papa quindi, viene a confermarci in questa fede, nel Cristo risorto, con tutto quello che questo significa. Significa buttarsi dietro alle spalle tutto quello che sa di sfiducia, di rassegnazione, di dubbio; di rinuncia ad impegnarci a lottare per andare avanti. Credere nel Cristo risorto significa mettere da parte tutto quello che è cultura di morte, che è crisi della speranza per imboccare, invece, decisamente la strada dell’affidarsi totalmente al Signore, anche quando sembra tanto, tanto difficile: ed in questo momento è difficile. Di fronte ad una prova così grande, il nostro popolo ha tanta fede però, indubbiamente, è un momento difficile e quindi, la presenza del Papa ci richiama alla centralità di questa fede e noi sappiamo che abbiamo bisogno davvero di tanta solidarietà da parte di tutti. Ringraziamo tutti ma prima di tutto per la profonda fede, quella fede che genera anche la speranza, che genera la forza di andare avanti e tutto questo non lo ritroviamo nei ragionamenti umani. La povera ragione umana, di fronte a questo mistero del dolore, di una prova così grande, si arrende, non trova spiegazione. Alla luce della fede, non è che abbiamo delle spiegazioni preconfezionate, astratte, ma abbiamo l’esempio di Cristo che, salendo sulla Croce, soffrendo, dando la sua vita, ha salvato tutto il mondo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

Sull’attesa del Papa in Abruzzo ecco alcune testimonianze raccolte sempre da Massimiliano Menichetti:

D. – Domani ci sarà l’arrivo del Papa: che cosa vi aspettate da questa visita?

R. – (Paolo) Sarà un segno di grande speranza; incoraggiante insomma. Dà quella speranza di andare avanti, anche al di là delle macerie.

D. – E che cosa porterete al Papa?

R. – Sicuramente tanta sofferenza per la situazione che si vive; anche tanta preoccupazione per il futuro. Però, c’è la speranza di un futuro.

D. – Come stanno andando le cose?

R. - (Lucia) Per quanto riguarda l’accoglienza e l’assistenza sono ottime. Abbiamo degli angeli qui dentro. Abbiamo la Protezione civile, i Vigili del Fuoco, che danno veramente un aiuto a livello psicologico, anche fisiologico, per quanto riguarda gli ammalati. Certo, mancano le nostre quattro mura. Speriamo, però, che al più presto Dio ci dia una mano per poter rientrare nelle nostre case.

D. – Trovo straordinario il fatto che voi siate in una tenda e mi diciate: “Abbiamo di tutto e di più”. Com’è possibile una cosa del genere?

R. – Sì, perché abbiamo visto di peggio: le persone che ormai non ci sono più. E a questo punto possiamo dire veramente che Dio ci ha aiutato. Dobbiamo, allora, continuare ed andare avanti.

D. – Domani ci sarà l’arrivo del Papa. Che cosa si aspetta da questo incontro?

R. – Noi avvertiamo nell’aria questa presenza. L’avvertiamo.

D. - Come sta vivendo questa situazione?

R. – (Luciana) Con tanta pace dentro perché penso che la mia casa sia questa. Quando sono venuta qui ed ho trovato i frati, per me è stata una cosa molto importante perché sento la presenza di Cristo; nonostante tutto, vedo che Dio non ci abbandona.

D. – Lei dice: “la mia casa è questa” e sta indicando una cappella-tenda…

R. – Sì, perché qui trovo veramente, in Gesù Cristo, la forza di andare avanti.

D. – Cosa significa per lei questo arrivo del Papa?

R. – Io penso che sia molto importante, sento veramente che è Cristo sulla terra.

D. – Che cosa porterà al Papa, nel suo cuore?

R. – La preghiera per lui. Io penso che la preghiera è importante, la preghiera reciproca.

D. – Lei è dell’Aquila?

R. – (Norma) Sì, proprio aquilana. Mi manca l’Aquila, è finito tutto. Il Corso e i Portici non ci sono più ed allora è triste, ci viene da piangere.

D. – Domani verrà il Papa. Che cosa si aspetta da questo incontro con il Papa?

R. – Sempre cose buone perché quando uno ha la fede, deve sperare sempre. Già che siamo salvi, è tanto; pensando a tutte quelle persone che sono rimaste sotto le macerie, è triste.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

Ascoltiamo infine don Cesare Cardoso, parroco di Onna e Monticchio, al microfono di un altro dei nostri inviati, Fabio Colagrande:

R. – Ho visto nella gente tanto entusiasmo. La gente ha detto: “Che bello”. Certamente poi, andando più in là e toccando i sentimenti di alcune persone, soprattutto quelli più feriti, che sono stati più colpiti, perché hanno perso dei cari, alcuni di loro mi hanno detto: “Noi aspettiamo il Papa”, come quelle persone o quei figli, che quando hanno un problema ad un certo punto bussano alla porta e si vedono arrivare il papà. Certamente quel papà, quel padre spirituale, non cambierà gli eventi, o quello che è successo, però ci darà tanta forza, tanta serenità, ci aiuterà spiritualmente a superare queste difficoltà.

D. – Sappiamo che Benedetto XVI ha espresso proprio il desiderio di incontrare i terremotati, di incontrare i familiari delle vittime. Come avete preparato l’accoglienza al Papa?

R. – In modo molto semplice. Se fosse stato un clima diverso, avremmo fatto chissà quante belle cose. Adesso, però, lo facciamo con tanta semplicità. Una signora mi diceva: “Padre, l’unica cosa che vorrei fare, quando vedrò il Sommo Pontefice è dargli un abbraccio e dirgli ‘la ringrazio Santità, perché è qui con noi. La sua presenza ci spinge a dare un senso alla nostra sofferenza’”.

D. – Lei don Cesare ha vissuto la Pasqua qui ad Onna nel dramma. Come è riuscito ad infondere la speranza della Resurrezione alla sua comunità?

R. – Ricordandomi le parole di San Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo: la tribolazione, la fame, l’angoscia”. Nessuno e niente ci potrà separare da Lui, perché noi siamo in tutto questo più che vincitori, perché Cristo è la nostra forza ed è Cristo che ci dà tutto ed è la nostra speranza.

(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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