martedì 26 maggio 2009
San Benedetto e la civiltà cristiana (Gennaro Malgeri)
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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A CASSINO E MONTECASSINO (24 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
Il papa a Cassino
San Benedetto e la civiltà cristiana
Gennaro Malgeri
Quando Joseph Ratzinger, affacciandosi da Pontefice romano, alla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, si fece riconoscere con il nome di Benedetto, il pensiero di tutti corse a San Benedetto da Norcia, il fondatore del monachesimo occidentale.
Ed in tanti si chiesero chi fosse quel mistico operoso che diede vita ad un ordine e contribuì al rinnovamento della Chiesa di Roma che viveva una delle stagioni più controverse della sua storia. Non molto, a dire la verità, si è scritto nel secolo passato su San Benedetto la cui opera è conosciuta fuori dai confini italiani dove, paradossalmente, la spiritualità benedettina è stata assunta a fondamento di una religiosità particolarmente sentita al punto che il Santo, come si sa, viene celebrato quale «protettore d'Europa».
Santo europeo, infatti, Benedetto lo è per aver informato il suo comportamento spirituale ad uno stile di vita proprio della tradizione continentale con la quale ha coniugato la sua Regola che ancora oggi è praticata in centinaia di monasteri in tutto il mondo, ma viene vissuta anche come testo prescrittivo di un cammino religioso nell'ambito della laicità. È questo che fa della scelta cenobitica di Benedetto un atto «rivoluzionario» rispetto al monachesimo del suo tempo che traeva dal romitaggio di tipo orientale l'imitazione ascetica. Si può essere con Dio nel mondo, sembra ricordarci San Benedetto e si deve essere nel mondo per Dio e per le creature che Egli ha generato: un'inversione, o, quanto meno, una diversa «apertura» al sacro rispetto al posteriore francescanesimo che della «nullificazione» della persona, in quanto totalmente votata alla contemplazione fino alla scarnificazione di se stessa, aveva fatto l'abito etico e comportamentale.
Il Santo di Norcia ci è stato consegnato dalle pagine dedicategli dal suo più grande apologeta, Papa Gregorio Magno, per il quale non era soltanto un esempio di virtù ed un difensore della fede contro le molte storture alberganti nella chiesa del suo tempo, ma soprattutto l'innovatore della religiosità cristiana sul punto di essere «paganizzata» a fini politici. L'Italia e ciò che rimaneva dell'Impero d'Occidente e d'Oriente, quando Benedetto nacque, probabilmente intorno alla fine del 400, erano i paradigmi della dissoluzione morale, mentre Roma moriva sotto i colpi dei barbari. Il «giovane» cristianesimo non poteva non risentirne, ma trovò negli anacoreti, negli eremiti, nei cenobiti i suoi difensori più intransigenti che lo salvarono dagli abissi, nei quali rischiava di sprofondare, facendosi testimoni di un piano divino. Il «cenobitismo radicale», come lo definì Luigi Salvatorelli nella sua biografia dedicata a San Benedetto nel 1929, del mistico di Norcia, che attrasse nella sua orbita moltitudini di uomini di Dio, si fondava su un «individualismo sociale» che lo caratterizzava rispetto all'eremitismo dell'epoca e a tutto il monachesimo precedente fondato sull'obbedienza, la povertà e la castità. La cura di San Benedetto era «cura di anime inferme, non tirannide su quelle sane».
E il potere dell'abate non aveva altro scopo che il bene materiale e spirituale, la salvezza eterna dei suoi monaci. Per di più la vita benedettina, pur essendo integralmente cenobitica, si svolgeva nel monastero che «non costituiva nessun fine a sé, nessun ente trascendentale: il fine erano i monaci e il monastero non era che il mezzo, il luogo della loro vita, l'officina in cui essi trovavano gli strumenti della propria santificazione individuale. Se fosse stato differentemente, quello di Benedetto sarebbe stato paganesimo e non cristianesimo», come scrisse Salvatorelli. È così che il cenobio forma una famiglia, vale a dire qualcosa di stabile, di duraturo, cementata da un profondo sentimento di intimità spirituale e religiosa, nella quale la rinuncia ai beni materiali è il corollario di una vita dedicata a Dio e soggetta alla Regola ed all'autorità dell'abate.
Lontano dalla decadenza delle città e delle corti, Benedetto da monastero di Montecassino irradiava spiritualità e cultura. Egli, infatti, istituendo nell'abbazia una biblioteca e facendo acquisire familiarità con questa a tutti i monaci pose le condizioni dello sviluppo intellettuale del monachesimo. Nella storia d'Italia San Benedetto occupa un posto di rilievo non soltanto nell'ambito religioso. Il suo tempo fu tempo di decadenza politica e civile. Egli fuggì le devastazioni dello spirito, rinunciò alle dignità clericali, creò un tipo di comunità nuova che esercitò una forte attrazione sugli spiriti migliori e che fece crescere «libera e sola». Taumaturgo, legislatore, organizzatore, San Benedetto seppellì il vecchio mondo per indicare la strada verso l'edificazione di quello nuovo: il mondo della civiltà cristiana.
© Copyright Il Tempo, 25 maggio 2009 consultabile online anche qui.
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