martedì 14 luglio 2009

Caritas in veritate, regole etiche di mercato per una crescita collettiva: un'analisi di Mons. Bruno Forte


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ANALISI

Regole etiche di mercato per una crescita collettiva

di Bruno Forte

Era stato Paolo VI, il Papa dell'Enciclica Populorum Progressio (1967), a intuire con singolare lungimiranza, al tempo della "guerra fredda" e dei blocchi contrapposti, che il futuro del pianeta sarebbe stato sempre più connesso, al punto che lo sviluppo dei popoli "dipendenti" avrebbe prima o poi condizionato anche quello delle nazioni del primo e del secondo mondo.
Con la sua Caritas in veritate Benedetto XVI riprende l'intuizione, situandola però nel contesto dell'attuale globalizzazione, descritta come "la novità principale" prodottasi nei quarant'anni trascorsi: si tratta dell'esplosione dell'interdipendenza planetaria, processo che, «nato dentro i paesi economicamente sviluppati, ha prodotto un coinvolgimento di tutte le economie... e rappresenta di per sé una grande opportunità. Tuttavia, senza la guida della carità nella verità, questa spinta planetaria può concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni nella famiglia umana» (n. 33). Si individua qui la domanda di fondo dell'Enciclica, che ne ha reso particolarmente impegnativa l'elaborazione e ne mostra la scottante attualità: come valorizzare la globalizzazione, evitandone i pericoli drammaticamente evidenziati dalla crisi economica mondiale in atto, dovuti all'avidità e alla spavalderia con cui alcune agenzie hanno giocato sull'apparente omologazione della finanza virtuale con l'economia reale a proprio vantaggio e a danno dei più deboli, nell'assenza di ogni organismo di controllo capace di incidere a livello planetario?
La risposta del Papa è netta: l'economia da sola non basta a promuovere il bene comune, né peraltro la carità come guida dei rapporti personali e sociali è sufficiente, se l'una e l'altra non si coniugano all'individuazione e al rispetto di norme oggettive, che abbiano carattere di esigitività morale per tutti.«L'economia ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona» (45). Al centro della valutazione morale in campo economico deve esserci la dignità di ogni essere umano, lo sviluppo di tutto l'uomo in ogni uomo. «Desidererei ricordare a tutti – scrive il Papa –, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità» (n. 25).
Il discorso si fa estremamente concreto: «La dignità della persona e le esigenze della giustizia richiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche non facciano aumentare in modo eccessivo e moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti» (n. 32). Nell'analisi del Papa ciò è esigito anche dalla "ragione economica": «L'aumento sistemico delle ineguaglianze tra gruppi sociali... ha anche un impatto negativo sul piano economico, attraverso la progressiva erosione del capitale sociale, ossia di quell'insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile" (ib.).
Il mondo, le società, le persone non cresceranno se non insieme! E questo perché «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani» (ib.). Si comprende in tal senso la preoccupazione del Papa riguardo al ricorso egoistico alla delocalizzazione del lavoro: «Non è lecito delocalizzare solo per godere di particolari condizioni di favore, o peggio per sfruttamento, senza apportare alla società locale un vero contributo per la nascita di un robusto sistema produttivo e sociale» (n. 40).
Anche in campo economico, «il rispetto dei legittimi diritti degli individui e dei popoli» (n. 4) proibisce di agire per pregiudizio,considerando l'altro come minaccia e rifiutandogli le garanzie dovute alla sua dignità di persona, specialmente se in particolari condizioni di bisogno e di fragilità. Si pensi al dramma degli immigrati clandestini: «Ogni migrante – afferma il Papa – è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione» (n. 62). O si pensi all'abuso delle risorse energetiche da parte di alcuni paesi, alla crisi ecologica che sempre più ne consegue a danno di tutti ( cap.IV dell'Enciclica), all'usodella tecnica non finalizzata alla promozione della dignità della persona ma al potere di alcuni su altri (cap. VI) o ancora alla manipolazione e alla violenza esercitata sulla vita umana, nella varietà delle sue fasi e delle sue espressioni (nn.74-75)...
Questo forte richiamo alla sensibilità etica in campo economico e sociale non ha nulla di moralistico. L'Enciclica, ad esempio, non demonizza in alcun modo il profitto e l'impresa, come avveniva nelle letture ideologiche massimaliste. Ciò che deve però caratterizzare il conseguimento del profitto e l'imprenditorialità è l'attenzione all'eticità dei mezzie dei fini, oltre che al reinvestimento sociale dei profitti stessi.
Qui Benedetto XVI avanza un'idea di grande fascino, che appare supportata dalle tante forme di finanza etica e di economia di comunione che si vanno sviluppando nel mondo: la rilevanza del principio di gratuità in economia (n. 34). Se è vero che non si crescerà se non insieme, il reinvestimento di una parte degli utili al servizio della promozione umana e sociale dei più deboli è garanzia di benessere per tutti. «Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica » (n. 35). Ne è riprova l'impatto positivo avuto nelle economie delle varie forme di microcredito e di partecipazione cooperativa.
Il Papa della Deus caritas est lancia in tal modo un messaggio di estrema attualità: senza regole etico-sociali oggettive lo slancio della solidarietà e l'impresa economica sono a rischio per tutti. «Senza la verità, la carità... è esclusa dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività» (n. 4). Il villaggio globale ha bisogno tanto di amore, quanto di verità. Saranno capaci i grandi della terra e le Dodici Tavole per un'etica economica mondiale, da essi approvate a L'Aquila, di corrispondere nei fatti a questa sfida? La sincronia fra la pubblicazione dell'Enciclica e il G-8 giustifica con singolare evidenza la domanda.

L'autore è Arcivescovo di Chieti-Vasto

© Copyright Il Sole 24 Ore, 12 luglio 2009

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