lunedì 13 luglio 2009
Maurizio Lupi: L'enciclica e la fede che diventa metodo (Corriere)
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L' UOMO E LO SVILUPPO ECONOMICO
L' enciclica e la fede che diventa metodo
Maurizio Lupi
Caro direttore,
la straordinaria enciclica di papa Benedetto XVI introduce nel dibattito sulla crisi economica mondiale due parole che sembrano non appartenere al patrimonio degli economisti: carità e verità. Si tratta di un approccio rivoluzionario.
Normalmente infatti siamo abituati a considerare la carità come una forma di assistenzialismo, un gesto di bontà. È di questo che ha bisogno un mondo che fatica a rialzarsi dopo il terremoto finanziario che l' ha colpito? Credo sia necessario fuggire questa lettura semplicistica dell' enciclica.
Non possiamo infatti ridurre le sue parole a una serie di precetti etici nell' illusione che basti essere più buoni per impedire che ciò che è accaduto si ripeta. Il Papa squarcia il velo della discussione ripartendo dall' origine, da ciò che l' uomo è: desiderio di bellezza, giustizia, verità. Per questo il suo messaggio è universale.
«Talvolta - scrive Benedetto XVI - l' uomo moderno è erroneamente convinto di essere il solo autore di se stesso, della sua vita e della società». Questo è il fondo del problema. L' assenza di uno sguardo capace di andare oltre la ricerca egoistica di un tornaconto personale.
Il problema non è il profitto, ma quando questo è finalizzato a se stesso. Come ha giustamente scritto sull' Osservatore Romano il governatore della Banca d' Italia Mario Draghi. Il punto quindi non è dividersi tra statalisti e liberisti, tra tifosi dello Stato o del libero mercato. Ma recuperare una visione solidale dell' economia in cui al centro è posto lo sviluppo per tutti gli uomini. Ecco allora che la carità nella verità diventa elemento fondamentale. Non c' è dono di sé, infatti, se non nella ricerca di un bene più grande. Ne abbiamo avuto dimostrazione nello straordinario movimento di popolo che ha accompagnato le due tragedie che hanno colpito l' Italia: quella dell' Aquila e quella di Viareggio.
Ne abbiamo prova quotidiana nelle eccellenze del nostro Paese, di quella «Italia che non ti aspetti» descritta con puntualità nelle pagine di questo giornale. Tutto questo ha un nome: sussidiarietà. Cioè la possibilità che uomini e donne si mettano insieme per rispondere ai bisogni di tutti. Il modello capitalistico non è estraneo a questa concezione soprattutto in un Paese come il nostro che si è sviluppato grazie allo straordinario contributo di tanti piccoli e medi imprenditori, ma anche grazie al movimento cattolico e operaio che hanno prodotto un capitalismo in cui le categorie di giustizia e bene comune era fondamentali. Il Papa non detta un decalogo per affrontare la crisi, ma indaga la realtà con gli occhi della fede. Una fede carica di ragioni che, se vissuta fino in fondo, diventa metodo. Soprattutto per chi, come noi, si trova quotidianamente ad affrontare le sfide della politica. Non a caso Paolo VI definiva la politica come «forma esigente di carità». Perché l' obiettivo non è il potere personale, ma il bene dell' uomo. E senza lo sviluppo dell' uomo non c' è sviluppo economico. Vicepresidente della Camera dei deputati
© Copyright Corriere della sera, 12 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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