mercoledì 8 luglio 2009

Il Papa: «La finanza senza Dio ha provocato la crisi» (Pinna)


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IL TESTO INTEGRALE DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"

ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG

Monito di Benedetto XVI nella sua prima enciclica sociale, «Caritas in Veritate», 142 pagine presentate ieri in Vaticano: a rischio persino la democrazia

«La finanza senza Dio ha provocato la crisi»

Il Papa esorta a creare una «autorità mondiale» in grado di guidare la globalizzazione: l'Onu è inadeguata

Elisa Pinna

VATICANO

Alla vigilia del G8, il Papa esorta a creare una vera «autorità mondiale» in grado di guidare i sommovimenti della globalizzazione e di imporre regole etiche all'economia. Chiede più presenza dei governi e della società civile per uscire dall'attuale crisi mondiale, che ha accresciuto le disuguaglianze sociali, le povertà estreme, il dramma del lavoro precario, e messo a rischio persino la democrazia nei paesi più fragili e poveri.
Nella sua enciclica «Caritas in Veritate», la terza del pontificato e la prima di carattere sociale, Benedetto XVI punta il dito contro il liberismo sfrenato, la logica del profitto, la finanza «speculativa» senza Dio, responsabili dell'attuale collasso planetario.
Nell'era globale, l'Onu e altri forum internazionali – avverte Ratzinger – si sono rivelati inadeguati a fronteggiare le nuove sfide della interdipendenza; anche i paesi poveri hanno diritto a far sentire la loro voce: accanto ad un'urgente riforma delle Nazioni Unite, Benedetto XVI ipotizza dunque una vera "governance" dei processi mondiali in atto, un'autorità con «potere effettivo» e nel rispetto dei «principi di solidarietà e sussidiarietà». Una proposta che deve definirsi meglio ma che non si traduce - ha avvertito il cardinale Renato Raffaele Martino nella conferenza di presentazione dell'enciclica – nella creazione di un supergoverno mondiale.
In «Caritas in Veritate», il papa ribadisce il sì della Chiesa al «mercato», purchè esso non si riduca alla «legge del più forte», non pretenda di essere svincolato da qualsiasi controllo e ammetta la presenza di più forme economiche, ad esempio le cooperative. La Chiesa – ricorda – non è nemmeno contro la globalizzazione, a patto che essa non sia frenata «con progetti egoistici e protezionistici» e offra la possibilità di «una grande redistribuzione della ricchezza». La crisi attuale, sintetizza Benedetto XVI, «ci obbliga a riprogettare il nostro cammino».
L'enciclica, 142 pagine nella versione italiana, una gestazione di quasi tre anni, diverse stesure e revisioni fino agli ultimi ritocchi della scorsa settimana, si avvale di contributo molteplici (economisti, teologi, cardinali) e si presta a più di una lettura. In primo piano c'è la riaffermazione della dottrina sociale cattolica, ancorata sin dai tempi di Leone XIII e della sua Rerum Novarum del 1891 alla difesa dei più deboli.
Nell'attualizzarla al giorno d'oggi, Benedetto XVI denuncia la «riduzione delle reti di sicurezza sociale», il pericolo delle delocalizzazioni volute spesso da multinazionali prive di scrupoli, l'indebolimento dei sindacati; ricorda che un lavoro "decente" è un «diritto inalienabile» di ogni essere umano e rivendica pieni diritti per gli immigrati che, ammonisce, «non sono una merce». Il papa affronta anche il problema della tutela dell'ambiente, «un dono di Dio da usare responsabilmente». Deve finire – scrive – «l'accaparramento delle risorse» da parte di Stati e gruppi di potere a danno dei «paesi poveri». I temi economici dell'enciclica si intrecciano tuttavia con questioni morali e più propriamente teologiche. Perchè tutto è collegato, e senza rispetto della vita umana, senza il senso della trascendenza, non vi può essere sviluppo, osserva Benedetto XVI.
Così accanto alle pagine sulla crisi e sul diritto al lavoro, ecco quelle sulla necessità di contrastare la «cultura della morte», il «relativismo», la sessualità vissuta come edonismo. Il pontefice ribadisce i suoi «no» dottrinali all'aborto, all'eutanasia, alla minaccia di una programmazione eugenetica delle nascite.

© Copyright Gazzetta del sud, 8 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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