lunedì 16 marzo 2009

Dall’India la Via Crucis 2009 del Papa (Missionline)


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E con grande piacere e gratitudine che riceviamo e pubblichiamo questa notizia colma di significati.
L'anno scorso le meditazioni della Via Crucis furono affidate al cardinale Zen per evidenziare il dramma dei cristiani cinesi.
Quest'anno saranno protagonisti i nostri fratelli indiani.
Un bel segnale di universalita'.
Colgo l'occasione per manifestare ancora una volta la solidarieta' del blog ai cristiani indiani
.
R.

Vaticano

Dall’India la Via Crucis 2009 del Papa

di Lorenzo Fazzini

Benedetto XVI ha scelto un vescovo indiano per scrivere i testi sulla Passione. Un segno di vicinanza a una Chiesa perseguitata

Il dramma dei cristiani perseguitati in India «approda» a Roma. E in un contesto che richiama, in senso storico, la persecuzione per la fede cristiana.
Secondo alcune fonti vaticane Benedetto XVI avrebbe scelto un vescovo indiano per redigere i testi a commento della Via Crucis che lui stesso presidierà la sera del Venerdì santo al Colosseo di Roma.
La scelta del Papa è caduta su monsignor Thomas Menamparampil arcivescovo di Guwahati, nello Stato dell’Assam. A lanciare la notizia è stata l'agenzia SarNews (South Asia Religious News) - l'agenzia della stampa cattolica indiana - ed è stata rilanciata oggi con grande evidenza anche dal sito internet della Conferenza episcopale indiana.
La scelta di Menamparampil rappresenta un segno concreto attraverso cui il Pontefice vuole dimostrare la sua solidarietà ai cristiani che in India, negli ultimi anni, sono oggetto di particolari ostracismi e violenze da parte di frange integraliste indù. Gli episodi più gravi si sono verificati a partire da agosto scorso nello Stato dell’Orissa: 50 mila i cristiani sfollati, 130 le vittime accertate, ancora oggi 3 mila cristiani risiedono in campi profughi.
La scelta di mons. Menamparampil arriva dopo che lo scorso anno Benedetto XVI aveva incaricato il cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, del compito di redigere i commenti della Via Crucis. Dopo la «passione» dei cristiani cinesi, sottoposti a decenni di ferreo controllo del regimo comunista, ora la Chiesa universale, insieme al suo Pastore, pregherà e ricorderà la morte di Cristo con la sensibilità dei martiri indiani di oggi.

Mons. Menamparampil, 62 anni, salesiano, guida una diocesi dove i cattolici sono 50 mila su 6 milioni di abitanti. Salesiano, ha un piccolo primato personale: è stato il primo missionario ad infrangere la barriera dell’Arunachal Pradesh, uno Stato indiano che fino al 1978 era proibito agli evangelizzatori. In 30 anni il Vangelo si è propagato in maniera molto viva tra la gente: oggi nelle due diocesi comprese in questo territorio statale (che conta 1,9 milioni) ci sono 170 mila cattolici, ovvero il 16% dell’intera popolazione dell’Arunachal Pradesh.

L'arcivescovo Menamparampil è una delle figure di spicco oggi della Chiesa asiatica. Non a caso - durante l'ultimo sinodo dei vescovi tenutosi in ottobre in Vaticano - a lui era stato affidata una delle cinque relazioni introduttive sulla Parola di Dio nella vita della Chiesa in ciascuno dei cinque continenti. Clicca qui per leggere il testo integrale della sua relazione sulla Parola di Dio in Asia.

L'arcivescovo di Guwahati è anche una figura di riconciliazione. Lo Stato indiano dell'Assam è infatti da tempo teatro di scontri tra le popolazioni tribali Bodo e i musulmani locali. All'inizio di febbraio monsignor Menamparampil si è fatto promotore di un incontro tra i leader delle diverse etnie. Da questo incontro è nato un tavolo comune che si propone di aiutare a superare le tensioni etniche. Clicca qui per leggere la notizia dell'agenzia asiatica UcaNews che racconta questa storia.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Una scelta azzeccata da parte del papa.

Testimoni del Vangelo, come nei primi secoli, al contrario del bivacco dei vescovi svizzeri, austriaci, tedeschi che tra un boccale di birrra equalche perpetua...... hanno pure da ridire al papa.